In un post precedente ho scritto che anche nel 2004 Sigrid era venuta dall'Olanda per passare due settimane con Jan e con me a New York. Io sono arrivata il primo maggio e Sigrid sette giorni dopo.
Jan allora abitava in un bell'appartamento della Manhattan Avenue, lo conoscevo già perchè nel 2001, tornando dal Canada, mi ci ero fermata per 10 giorni e perciò mi era tanto familiare. Prendo il mio diario di quell'anno che mi servirà come appoggio della mia memoria.
Trascrivo.
Trascrivo.
Al mio arrivo ho trovato sul tavolo davanti alla finestra un vaso
con un enorme bouquet di rose. Sono arrivata di sera e dopo aver cenato ho cominciato a sentire la stanchezza
del viaggio e mi sono sdraiata sul letto. Jan si è messo al computer e per curiosità ha cercato su Internet Fennema, il mio cognome, e ha
trovato pagine intere dedicate ai portatori di questo nome, sparsi in
tutto il mondo. Incuriosita mi sono rialzata per vederle insieme a lui e
tutti e due eravamo più che sorpresi. In un lunghissimo albero
genealogico siamo arrivati alla mia famiglia, ai miei genitori, ai miei fratelli ed a me e ho trovato che una cosa non era
esatta: dice che i miei fratelli ed io siamo nati a L'Aia (Den Haag o 's Gravenhage) mentre siamo venuti al mondo a Den Helder. Con la mia famiglia non ho
mai vissuto a L'Aia. Non molto tempo fa ho visitato di nuovo questo
sito per trovare dei dati sulla mia bisnonna Johanna Visser che poi ho
usato in un post.
Il giorno dopo era domenica e in mattinata in una grande chiesa abbiamo assistito ad un servizio gospel. Il coro sul podio era composto da gente di colore vestita di bianco. Anche il ministro, in un elegante abito bianco, che cantava e predicava, era un afro-americano. Sembrava un lavoro teatrale ben eseguito. Vicino a noi una signora nera ballava con le braccia alzate, era in trance. E non era l'unica in questo stato. Tanti turisti in chiesa. Poi a casa abbiamo chiamato Sigrid in Olanda. Diceva: "Che strano saperti a New York." Lei e Kevin avevano ospiti spagnoli che avevano conosciuto in Spagna, marito, moglie e bambina ed era come se si conoscessero da sempre. David rispondeva sul suo cellulare. Stava nel suo studio di Via Morin a dipingere. Dopo aver pranzato e riposato un'oretta Jan ed io abbiamo preso la metro per camminare per tantissimi blocks downtown riposandoci poi su una panchina nel Washington Square Park a guardare la gente. La stessa cosa che continuiamo a fare adesso.
Voglio raccontare di una mia piccola avventura. Tre giorni dopo il mio arrivo, il 4 maggio, nel pomeriggio Jan è andato via per lavoro e io ho deciso di fare una passeggiata al centro. Ho preso la metro e ho camminato per le strade del West Village, guardando i bei negozi e poi passando per il parco di Washington Square dove mi sono seduta al sole. Sentivo la stanchezza dovuta al jet-lag ed ho deciso di tornare a casa. Non sapevo dove trovare la metro ed ho chiesto informazioni ai passanti e così all'Astor Place ho preso il treno per la 125a Strada. Il treno era bellissimo, nuovo, ben attrezzato. Pensavo: devo dire a Jan che ci sono dei treni più belli e moderni di quelli che prendiamo di solito.
Sono scesa alla 125th Street. Arrivata su per strada non riconoscevo il posto, mi era completamente sconosciuto. Era strano, non passava quasi nessuno, un quartiere isolato, e alla mia domanda su come arrivare a Manhattan Ave. le rare persone incontrate non avevano una risposta. Camminavo guardandomi intorno. Arrivata ad un grande palazzo illuminato sono entrata, sembrava un albergo di lusso. Alla reception desk rivolgendo la mia domanda ad una signorina elegante lei si è alzata per chiedere un'informazione ad altri all'interno dell'albergo. E' tornata con un giovane slanciato che indossava un camice bianco: lui mi ha detto che proprio in quel momento aveva finito il suo turno di lavoro e mi poteva dare un passaggio in macchina perchè andando a casa passava proprio nella Manhattan Avenue. Risultava che era un medico filippino e l'albergo un ospedale (Henry J.Carter Specialty Hospital and Nursing Facility) Mi ha lasciato davanti casa. Ringraziandolo gli ho detto che è stata una fortuna averlo incontrato perchè mi ero sentita persa. Erano le 19.30 e mi sono messa a cucinare, ero stancamorta ma cucinando mi è passata la stanchezza. Alle 20.00 è venuto Jan insieme a K., sua compagna di allora. K. bella e carina come sempre. Una volta era venuta da noi a Roma. Questa sera portava un mazzo di fiori, carrot cake e cheese cake, io per lei avevo una collana. Abbiamo mangiato con appetito la cena: borbottone, fatto con peperoni, cipolla, patate e philadelphia, frittata e insalata, come dessert le torte. Poi ho chiacchierato con K su tanti argomenti, eravamo sulla stessa lunghezza d'onda. Jan mi ha detto dopo: "Mamma, sembri così giovane, sai parlare di tutto." L'ho scritto nel mio diario, questo complimento mi ha fatto tanto piacere. Avevo quasi 73 anni. Jan e K. mi hanno preso in giro per diversi giorni perchè accettavo passaggi in macchina dagli sconosciuti. Sigrid il giorno dopo al telefono sentendo della mia avventura ha anche lei fatto una risata.
Henry J.Carter Specialty Hospital and Nursing Facility |