lunedì 28 novembre 2011

Colori d'autunno


Un paio di settimane fa ho ricevuto da Jan e Jennifer una mail + foto che ritrae Jenny vicino ad un piccolo lago nel Central Park con alberi ed arbusti esplosi in colori autunnali. Con i primi geli notturni le foglie degli alberi si tramutano dal verde in toni accesi.
Tanta gente in Nord America si prende una piccola vacanza solo per gioire di questo miracolo che lascia a bocca aperta. Ormai esiste un turismo "a tema" che si concentra, a seconda dell'area, tra l'ultima settimana di settembre e l'ultima di ottobre. So che mio fratello Henk, in Canada, anche quest'anno ha preso la macchina e per qualche giorno è andato in giro per godersi lo spettacolo offerto dall'autunno. Un paio di volte mi è capitato di andare in Canada per trovare i miei ed era settembre. Un primo gelo notturno si annunciava.  Nella strada dei miei incontravo un albero con enormi rami rossi fuoco, gialli brillanti e marroni caldi. Migliaia di foglie sparse per terra, incredibilmente belle, ed io a raccoglierle, una era più bella dell'altra. Ho contagiato le miei nipotine che venivano con me per prenderne anche loro. Ci sentivamo nel paese delle meraviglie. Le foglie le abbiamo messe a seccare in mezzo ai libri. Io attraversavo un'era in cui, con passione, facevo composizioni di foglie secche raccolte dappertutto. David poi ne faceva delle foto per farne cartoline da spedire per i compleanni o a Natale.

Composizione


Composizione





Canada
La Sabina
La Sabina, Poggio Mirteto

Anche in Italia ho visto posti che in autunno si accendono di colori solari. Mi viene in mente che da fidanzati Pino, io e una coppia di amici abbiamo passato una giornata di inizio autunno a Poggio Mirteto. Un signore stava dipingendo un quadro che raffigurava gli arbusti e gli alberi che ci circondavano. Abbiamo ammirato il suo lavoro. Ci ha regalato due suoi quadretti dipinti proprio in quei giorni.  Sono ancora in bella vista nella nostra cucina abitabile. Li guardo spesso, il gesto di quel gentile signore novantenne è stato apprezzato  molto. Quel giorno Poggio Mirteto in veste d'autunno era bellissimo. Ma lo è sicuramente tutto l'anno.

sabato 19 novembre 2011

Un altro sabato

Quasi a sorpresa mi sono accorta che è di nuovo sabato e che un'altra settimana è corsa via. Mi sembra solo ieri che era domenica e che sono andata a Porta Portese. Cosa ho fatto in questi sette giorni, fammi ricordare. La mattina le faccende di casa e il mercato. Un giorno ho pranzato da Antonietta (metro e autobus), per poi camminare con Barbara lungo i sentieri della Riserva di Monte Mario con quel bell'odore di terra umida. Poi un altro viaggio nel vecchio quartiere per consegnare la nostra quota all'avvocato che da almeno dieci anni si interessa del caso degli inquilini di Via A.Govoni. Altri pomeriggi ho camminato con una signora del palazzo che mi bussa spesso alla porta: "E' bel tempo, ti va di passeggiare insieme?" Un altro giorno un'amica aveva tanta voglia di leggere con me dei libri inglesi per bambini della scrittrice Alison Littley. Con una tazza di tè ed un vocabolario è stato divertente.Un pomeriggio ho visitato il Mercatino dove ho trovato un libro interessante. Ieri ho portato alla mia amica Eliane oggetti vari, sciarpe e vestitini per il mercatino natalizio che gestisce ogni anno in beneficenza dei bambini africani rimasti orfani per colpa dell'AIDS, che sono sotto la tutela di un gruppo di suore.
Quando posso, dopo pranzo, ho un rendez- vous col sole, sul balconcino. Benedico le montagne in lontananza, le piante ai miei piedi, gli alberi sotto per strada, il mondo intero, e mi immergo nella lettura di un libro.
Mi piace leggere. Da bambina leggevo sempre, in casa tutti leggevano. Mio padre leggeva ad alta voce per mia madre e per la mia bisnonna, mentre facevano lavori manuali, erano tutti e tre appassionati dei libri di Sherlock Holmes. Per mio padre prendevo in biblioteca diversi libri di viaggio che lui leggeva consultando l'atlante.
Per i miei figli piccoli leggevo ad alta voce, e hanno continuato a leggere. Pino leggeva e scriveva libri.
Poco tempo fa sul balconcino ho fatto anche la maglia: un pulloverino di cotone per contribuire come ogni anno al bazar di Eliane. Ho fatto anche dei segnalibri che devo ancora portare a plastificare.
Con Eliane ci conosciamo da tanti anni. Sua figlia Gisella e mia figlia Sigrid frequentavano la stessa classe della scuola elementare Ermenegildo Pistelli.
Una volta alla settimana ci sono delle signore che si riuniscono a casa di Eliane e insieme creano tante cose bellissime. I vestitini fatti  all'unicinetto e con la stoffa sono deliziosi. Quelli che rimangono invenduti vengono spediti in Africa insieme a tante altre cose necessarie. Pacchi pieni. Eliane si impegna al massimo e il suo entusiasmo è contagioso.
E siamo arrivati ad oggi e, come quasi tutti i sabato, è venuta la mia amica Junko a pranzo. Nel pomeriggio avevo da fare al centro e ci siamo andate insieme, con la metro, incontrandoci poi con un'altra amica. Un tè preso in un bar di Via di Ripetta era gustosissimo.
Tutti i giorni sono conditi di telefonate e mails arrivate e spedite.
La mia conclusione è che la settimana dovrebbe durare il doppio.

Maglietta per bambino


Maglia di cotone

Segnalibri


Prima del temporale

lunedì 14 novembre 2011

Lettura al sole


Abbiamo alle  spalle le ottobrate e stiamo vivende le novembrate. Questi giorni il sole è così godibile che spesso metto uno sgabello vicino alle piante sul nostro minuscolo balconcino e leggo un libro accarezzata dai raggi caldi. Finchè dura ne voglio approfittare. Noi Romani siamo fortunati ad avere questo clima. Se solo potessi mandarne un pò a Sigrid che soffre delle frequenti piogge in Olanda.
Il libro che ho appena finito di leggere si intitola: "Tales of Mondino". E' scritto da Walter Dorin,  un nostro caro amico di vecchia data, che ce l'ha mandato poco tempo fa dall'Inghilterra. In prima pagina c'è scritto di suo pugno: "To my good friends Aukje e David with all best wishes. Walter Dorin. London 2011". E su un'altra pagina c'è una dedica stampata: "To the memory of my great friends", e seguono quattro nomi il primo dei quali è Pino D'Amore. Mi ha commosso molto. La dedica finisce con le parole: "and countless others to whom I owe more than I can ever repay."
Ho letto il libro con grande piacere, è delizioso. Walter, che è pittore, ha vissuto per 20 anni in Italia: gli ultimi anni '50 e  gli anni '60 a Roma; gli anni '70 li ha trascorsi nel Nord Italia dove in una cittadina sul Lago di Garda ha lavorato per una galleria d'arte. In questa autobiografia racconta come nei suoi anni romani mangiava in una trattoria in Via dell'Oca e, come tanti altri artisti, ci pranzava e cenava a credito o in cambio di un quadro. Questa trattoria, o meglio osteria, si chiamava Mondino ed ora, al suo posto, c'è un piccolo ristorante elegante. Moltissime cose sono cambiate e non sempre in meglio.
 E' divertente leggere come da Mondino Walter abbia conosciuto gente di tutte le specie. Gente stramba, gente simpatica, matta, furba e amica. Delle amicizie nate in quell'osteria Walter parla con affetto. Avrei volentieri letto un seguito di questo libro. Quegli anni a Roma li abbiamo vissuti anche Pino ed io ed erano anni bellissimi. Naturalmente anche perchè eravamo giovani, ma comunque Roma era più romantica con un'aura di semplicità e ingenuità, persino primitività, naività, finezza e rozzezza. Nell'aria aleggiava qualcosa che adesso non avverto più. Solo qualche volta afferro con le  mie antenne un soffio dello spirito di una volta e mi commuovo. Roma è soffocata dal traffico, le strade sono incredibilmente sporche, il turismo è esploso più di prima, ci sono mendicanti in sovrabbondanza, gli autobus continuano per lo più a farsi attendere. Ma ci ho messo radici e l'accetto (con riserva e critica) così com'è. Qui ho messo su famiglia, ci sono cresciuti i miei figli, i ricordi di tanti anni mi circondano. E poi i colori di Roma mi piacciono. I colori densi di storia.      
Con Walter ci frequentavamo, è venuto a cena da noi e noi andavamo a trovarlo nel suo studio per poi mangiare una pizza insieme. Una volta ho messo nel suo studio un rametto di edera in una bottiglia e lui ne ha fatto un quadro. Abbiamo dei quadri suoi che ci piacciono molto. Nel 1981 è stato pubblicato un altro suo libro: "Great Lovers", tratto dalla serie di quadri su questo tema. E' piaciuto molto a tutti noi. Pino ne era entusiasta. Jan da New York gli ha chiesto l'anno scorso un suo quadro della serie Gli Amanti, ma erano stati tutti venduti.
Con i figli piccoli abbiamo pranzato qualche volta da Mondino. Le pareti erano tappezzate di quadri.
Ho mandato una mail a Walter per dirgli che il suo libro mi è piaciuto molto.

lunedì 7 novembre 2011

Un pò monologo, un pò no, con canti

Tecnica mista su carta.

Ci sono giorni, momenti bui. Così è per tutti. Cara Auk ti stai prosciugando, per oggi dovresti smettere, conserva qualche lacrima per un'altra volta, per quando ce ne sarà bisogno. Adesso prova a pensare a qualcosa di bello, di gradevole. Lascia i tuoi pensieri tristi e vai indietro nel tempo. Vedi, ci stai riuscendo.
Mi vedo camminare, bambinuccia, per le strade di Haarlem. Torno a casa dopo scuola canticchiando una melodia inventata lì per lì. Guardo le mie scarpe nuove bianche con i fiorellini. Come mi piacciono, scarpe più belle non ce ne sono e come mi stanno bene con i bianchi calzini e le gambe abbronzate dal giorno prima quando con tutta la famiglia sono andata al mare in bicicletta.
Non c'è da chiedersi dov'è la mamma, il suo canto viene da su, starà facendo i letti perchè al piano di sopra ci sono le stanze da letto. Allora non me resi conto ma adesso so quant'era bello ascoltare la mamma che cantava con la sua dolce voce le bellissime canzoni che parlavano del mare, delle dune, del vento, degli uccelli, dei fiori. Canzoni tramandate nei secoli, molte delle quali anch'io ho imparato a scuola.
Con la mamma guardo giù, nel giardino di fronte ci sono i bambini della scuola materna che giocano. La maestra gli fa cantare una canzone così melodiosa che ancora oggi ogni tanto riaffiora nella mia mente.
Dopo cena mio papà prega me ed i miei fratelli di cantare per lui e noi intoniamo a tre voci delle canzoni. Quando ce n'e una che mia madre conosce canta insieme a noi. Mio papà  dice che per lui musica più bella non esiste.
Questi miei genitori giovanissimi.
Vedi ragazza mia, cominci a sorridere. Traffico con i colori e anche se rimane un fondo di malinconia, il rosso che il mio pennello traccia sulla carta si mescola con armonia al canto che trasmette la radio.

Roma, 9-2-2004


Tecnica mista su carta.

Canti

Ascolto musica su You Tube. Ascolto l'incredibile voce di Eva Cassidy, la canzone che prefisco cantata da lei è Danny Boy. E anche la voce di Sarah Brightman tocca una corda del mio profondo essere. Di lei mi piace molto la canzone Partirò, che canta insieme ad Andrea Boccelli. Con la sua partecipazione diventa un capolavoro. Spesso clicco sul mio computer queste voci pure ed angeliche e le ascolto immobile, in silenzio.
Nelle scuole elementari olandesi, quando io ero bambina, si cantava molto. Quando il programma giornaliero era portato a termine rimaneva quasi sempre del tempo per cantare e si cantava a più voci. Spesso erano canzoni  tramandate dai nostri genitori e dai nostri nonni. Il mio insegnante poi era anche maestro di musica corale ed esigeva da noi bambini la massima perfezione. Cantare così  mi piaceva tantissimo. Di sera, a letto, i miei due fratelli più piccoli mi chiedevano se per caso quel giorno avessi imparato una nuova canzone che loro non conoscevano. E così succedeva che io dalla mia stanza insegnava loro, che dividevano una camera sullo stesso pianerottolo, un canto a una o due voci. Finchè i nostri genitori da sotto ammonivano: "Ragazzi dovete dormire, è tardi."
La televisione non esisteva ancora, alla radio capitavano anche dei bei programmi, ma tante volte dopo cena mia padre ci chiedeva di cantare per lui, quella era la sua musica preferita. Se la canzone la conosceva, nostra madre prendeva parte al coro.
Alle elementari mia madre cantava talmente bene che la maestra è venuta a casa a parlare con i suoi genitori, ma dato che cresceva con i  nonni ha parlato con loro. Voleva far ottenere alla bambina una borsa di studio per sviluppare questo dono di natura. I nonni erano scettici: ma che stupidaggine è mai questo, cantare per vivere? Ma è più utile imparare a cucire. Così si pensava in quei tempi nei piccoli paesi.  Cantare un mestiere? Mai sentito una cosa così stramba. E così non se ne è fatto nulla.
Io ricordo ancora la voce dolce e pura di mia madre mentre faceva i lavori di casa. Ne ho parlato in un mio racconto scritto durante il corso di Scrittura Creativa che ho seguito tempo fa. Lo copio nel prossimo capitolo.     

    
Antje Pijl Fennema (circa 1915)

mercoledì 26 ottobre 2011

Ascoltate ascoltate le ottobrate son tornate

Pettirosso dagli occhi magnetici

Qualche giorno fa mi sono rivista con l'amica con la quale negli anni passati sono andata diverse volte al bellissimo parco di Villa Pamphili. Ci siamo dette di tornarci uno di questi giorni, tempo permettendo.
Mi sono ricordata che quando seguivo il corso di Scrittura Creativa ho scritto di una passeggiata che lei ed io abbiamo fatto a Villa Pamphili. Ho cercato nella cartella apposita e ho trovato il raccontino datato 26-10-2004. Oggi è il 25-10-2011 e perciò sono sette anni fa, anni volati col vento ottobrino. Ecco la storiella.

Ascoltate ascoltate le ottobrate sono tornate.
Secondo le informazioni meteorologiche di una settimana fa  i forti temporali e le piogge avrebbero cancellato del tutto le ottobrate romane. Ma i media non dettano legge. Raggi di sole sempre più potenti si sono spinti attraverso il cielo grigio, l'azzurro è riapparso ed è arrivata un'ondata di caldo. In Canada questo ritorno di caldo estivo viene chiamato Indian Summer.


Con questo bel tempo l'altro giorno ho camminato con un'amica per Villa Pamphili. Andavamo per prati e sentieri. Come in un museo, davanti ad un quadro, ci siamo sedute per un pò su una panchina di fronte a dei bellissimi alberi esotici. Più in là c'erano delle gattare che chiacchierando tra loro cibavano dei grossi magnifici gatti, abbiamo così appreso che quello enorme dorato si chiama Cicciobello e un'altra Maria, come la Madonna, ha detto una delle signore. Nell'aria risonavano le grida di bambini che correvano dietro ad un pallone. Nell'erba erano riapparse le pratoline. Distesi a perdita d'occhio dei tappeti di malva. All'improvviso in mezzo ad un prato un solitario, voluminoso, basso albero dove intorno svolazzavano tanti uccellini. Volavano con repentini, agitati scatti emettendo brevi suoni uccelleschi. Ogni tanto, quasi a turno, scomparivano dentro il folto fogliame dell'albero nascondendosi ai nostri occhi per sbucare di nuovo fuori riprendendo la loro danza. La mia amica disse che, se non sbagliava, questi volatili erano dei pettirossi. A me sembrava inverosimile che a Villa Pamphili si trovasse un albero preso di mira solo da pettirossi. Scettica mi avvicinai. Era una quercia e, che delizia, su un ramo molto basso, fissandomi con i suoi occhietti, c'era un pettirosso. Questo incontro l'ho sentito come un regalo e, perchè no, un regalo delle ottobrate.
Adesso voi dite: ma come le va di scrivere di queste piccolezze. Ma io vi dico, non sono piccolezze, sono cose gioiose e perciò importanti.
Oggi ricevo una lettera di un'amica dall'Olanda. Mi scrive che il giorno prima le è capitata una cosa gradevole. Ha preso l'ascensore del suo palazzo insieme ad un inquilino straniero che abita al piano superiore. Lui portava con sè dei mazzi di fiori. Lei gli dice con un sorriso: "Va a fare felice qualcuno?" Lui ripete in un olandese stentato: "Fare felice?" Prende uno dei mazzi e lo pone fra le braccia di lei che è sorpresa e commossa.. Se per la mia amica questo non fosse stato un evento importante non me l'avrebbe scritto.
Chiudo questa mia narrazione esclamando: "Viva le ottobrate romane. Viva i pettirossi. Viva i beaux gestes."

martedì 25 ottobre 2011

Manifestazione e Alice Miller

Sabato scorso, il 15 ottobre, è venuta una mia amica a pranzo, Hanny, venuta dall'Olanda per una riunione di vecchi amici del liceo, uno dei quali abita e lavora a Roma. E' venuta anche a trovare me nella mia casa nuova,  ma è arrivata in ritardo perchè non riusciva a prendere un taxi, per via dei disordini in città.  La nostra amicizia è cominciata con lo scambio di casa circa 30 anni fa. E' rimasta vedova e col suo nuovo compagno ci siamo recentemente visti a casa di Jan a New York. Dopo un paio di belle ore passate insieme mi ha detto che le sarebbe piaciuto tornare a piedi al suo alloggio in Trastevere, dal Campidoglio sarebbe stata capace di trovare la strada dato che il giorno prima con i suoi amici aveva fatto questo percorso. Da Piazza Vittorio il Campidoglio non è lontano e così ho voluto accompagnarla. In Via Merulana c'era tanta gente con bandiere. Persino il parco del Colle Oppio era affollato, e Via Labicana e la piazza intorno al Colosseo. Non era possibile trovare un passaggio in quella moltitudine agitata. Siamo tornate indietro un pò spaventate. Si capiva che era in atto una manifestazione ma visto che in casa abbiamo abolito la televisione, e i giornali li guardo superficialmente, non conoscevo lo scopo di questa ennesima manifestazione. Camminando Hanny ha avuto una chiamata sul suo cellulare. Era la figlia che in Olanda vedeva alla televisione i grandi disordini romani ed era preoccupata. Hanny l'ha tranquillizzata dicendole che con un taxi sarebbe tornata al più presto dai suoi amici a Trastevere. In lontananza vedevamo nuvole nere. Incendi? Incontravamo ancora più gente e poliziotti di prima: in Via Merulana, Piazza Vittorio e dintorni, fino alla stazione Termini.  Al taxi-stand c'era la fila, di Italiani e stranieri.  Ma dato che tante strade erano chiuse al traffico non c'era un taxi per tutti. Vedendo l'indirizzo di Hanny un tassista ha detto :"Proviamo." E così ci siamo salutate.
A casa ho sentito David nella sua stanza. Dalla sua finestra si vedevano regolarmente delle grandi fumate nere e si sentivano esplosioni. Sul computer abbiamo seguito l'andamento della manifestazione che avrebbe dovuto essere pacifica. Ho appreso che è stata organizzata da cittadini di tutt'Italia, che si sono autonominati "gli Indignati", per ridurre il potere delle banche e delle multinazionali. E fermare gli speculatori. Ma è degenerata in episodi di violenza. Degli infiltrati col volto coperto da passamontagne  hanno distrutto, incendiato, vandalizzato, lanciato bombe e sampietrini (togliendoli dalle strade) . Tutta questa enorme aggressività faceva paura.
La polizia era in grande minoranza ed avendo avuto l'ordine di non farci scappare il morto, come era successo a Genova in una situazione simile, era impedita ad agire con mano ferma.
Vedendo le scene sul computer e dalla finestra le colonne di fumo nero, con la colonna sonora dei botti, delle grida e del continuo rumore degli elicotteri della polizia che sorvolavano la zona, mi sentivo sgomenta: come possono dei giovani, col volto coperto per non farsi riconoscere, con viltà danneggiare cose altrui, rompere, distruggere con brutalità inaudita. Com'è che hanno questa rabbia nel corpo? Persino degli adolescenti si sono buttati in mezzo alla mischia.
Mi sono venuti in mente i libri di Alice Miller (12-l-1923/14-4-2010. psicoanalista e saggista, autrice di 13 libri, tradotti in 30 lingue) che ho letto non tanto tempo fa: "Il dramma del bambino dotato", del 1958, e "Il bambino inascoltato", del 1989. Libri che mi hanno fatto molto riflettere. Tratti dei suoi libri ed interviste li trascriverò qui.

E' vero che la guerra scatena l'aggressività latente. Ma per essere scatenata deve essere già presente.

Non solo il maltrattamento, ma anche la negligenza di cui sono vittime i bambini piccoli, l'ignoranza dei loro veri bisogni, la mancanza di rispetto possono spiegare la violenza attuale. Nel caso in cui questi bisogni vitali del bambino vengono frustrati, l'integrità del bambino viene lesa in maniera irreparabile. I sentimenti di ira, impotenza, disperazione, desiderio struggente, paura e dolore, ormai scissi dallo sfondo che li aveva motivati, continuano tuttavia ad esprimersi in atti distruttivi rivolti verso gli altri (criminalità e sterminio) o contro se stessi (tossicomanie, alcolismo, prostituzione, disturbi psichici, suicidio).

Gli individui che nell'infanzia non hanno dovuto subire violazioni alla loro integrità, e a cui è stato consentito di sperimentare protezione, rispetto e lealtà da parte dei loro genitori, da giovani e anche in seguito saranno intelligenti, ricettivi, capaci di immedesimarsi negli altri e saranno molto sensibili. Godranno della gioia di vivere e non avranno affatto bisogno di far del male agli altri o a sè stessi, nè addiritura di uccidere. Useranno il proprio potere per difendersi e non per aggredire gli altri. Non potranno fare a meno di rispettare e proteggere i più deboli. Essi saranno in grado di affrontare in maniera più razionale e creativa le minacce presenti nella realtà.

Da questa coraggiosa psicoanalista e scrittrice ho appreso il termine "Pedagogia Nera". Nei suoi libri ne scrive e mi ha toccato l'anima. Chi volesse saperne di più su Alice Miller e le sue deduzioni basta cliccare il suo nome su Google.
Intorno a me vedo tanti giovani sofferenti per aver avuto un'infanzia infelice ma non tutti sono diventati aggressivi verso gli altri, tutt'al più verso sè stessi, soffrendo di depressione, bulimia, attacchi di panico, giorni di apatia. Alice Miller non c'è più per aiutarli.
Un'ultima cosa. Per esperienze personali Alice Miller aveva notato che la maggior parte degli psichiatri e degli psicoanalisti scelgono questo mestiere per aver vissuto un'infanzia problematica. Il ragazzo, soprannominato Er Pelliccia, 23 anni, beccato mentre lancia un estintore contro le forze dell'ordine, frequenta il primo anno di psicologia in un'università privata.