giovedì 25 ottobre 2012

David professore

Dopo aver vinto un concorso 22 anni fa, quest'anno finalmente gli è arrivata la convocazione: è stato assunto come docente di ruolo in un liceo artistico romano nella materia Discipline Pittoriche. Da settembre insegna nel Liceo Mario Mafai che fa parte di un comprensorio di quattro scuole superiori che nell'insieme si chiama Caravaggio.
Da sempre David è provvisto di un magnetismo che attrae bambini e giovani. Senza far niente di speciale. Come anche certi fiori attraggono più api che non altri.
Gli chiedo spesso: "Come è andata oggi a scuola?" E lui racconta che ci sono ragazzi e ragazze che disegnano molto bene e che hanno voglia di impegnarsi e imparare cose nuove. Ma nella prima classe alcuni ragazzi non ne vogliono sapere, stanno là senza fare niente e danno fastidio agli altri. Uno si chiede perchè abbiano scelto questo liceo.
Capisco dai suoi racconti che è già benvoluto dai suoi alunni. Una ragazza gli ha detto che quando torna a casa di buon umore la madre osserva che sicuramente ha avuto lezione col nuovo professore.
L'insegnante di sostegno si trattiene nelle classi della scuola per rendersi utile in caso di problemi. Una mattina, nell'intervallo, si è avvicinato a David per dirsi piacevolmente stupito del suo metodo d'insegnamento, cioè che si mette in mezzo ai ragazzi e li segue uno per uno durante il lavoro pittorico.
Ha fatto impressione ai ragazzi quando hanno saputo che la mamma di David è olandese. Uno gli ha detto: "Perciò è così alto."
Da  qualche giorno è subentrato l'orario definitivo: prima era martedì il giorno libero di David, mentre adesso è il sabato. Domani, venerdì, finite le lezioni, prende il treno per andare a Barbarano.
L'ultimo turno di lavoro di Laura era stamattina e così lei oggi pomeriggio si è già avviata a Barbarano, insieme alla cagnolina Seila.
 
 

Ottobrata Monticiana

Sabato scorso, come quasi tutti i sabato, è venuta Junko da me a pranzo. Il tempo era incredibilmente mite, veniva la voglia di uscire all'aria aperta e siamo andate a camminare per il rione Monti, il quartiere più antico di Roma, con il suo dedalo di lunghe vie strette tempestate di negozietti di ogni tipo. Fra il 1924 e il 1936 un'ampia porzione della parte bassa del rione fu distrutta per costruire Via dei Fori Imperiali. La zona della Suburra è stata risparmiata (tra Via Nazionale e Via Cavour). Nella Suburra si trovavano - e qualche traccia la si trova ancora - i bordelli più malfamati, le bettole e le locande più insicure. Giulio Cesare qui vide i natali. E anche il regista Mario Monicelli. Della Suburra i turisti amano molto il pittoresco: strade strette che salgono e scendono, boutiques con creazioni originali, botteghe di artigiani, piccole gallerie d'arte, trattorie tipiche, ristoranti, cafè e bars. Sulla porta d'entrata di un bar di Via dell'Angeletto era affissa la scritta: "Per deputati e senatori il prezzo del gelato è di 30 euro". Dopo aver salutato Fernanda nel suo negozio di antiquariato in Via del Boschetto, passando per Via Panisperna (pane e prosciutto) e Via Baccina, abbiamo visto che in Via dei Serpenti stavano mettendo su un palco per la musica e così abbiamo scoperto che quel fine settimana c'era la festa del quartiere, chiamata "Ottobrata Monticiana". Nella piazzetta della Madonna dei Monti c'erano bancarelle con gioielli fatti a mano, vestiti vintage e tanti altri oggetti. Ci sono piaciuti molto collane e orecchini fatti con bottoni attempati. I loro creatori, un giovane studente e la sua ragazza erano molto simpatici. Mi sono innamorata di queste collane originali (e della simpatia di questi due ragazzi). Il loro prezzo era 15 e 20 euro. Non avevo soldi con me. Il giorno dopo sono tornata con la mia amica Flavia e dopo aver vagabondato per le straduzze affollate ho acquistato una bellissima collana double- face (20 euro) che voglio regalare a Sigrid.
Il nome "Monti" deriva dal fatto che comprendeva il Colle Esquilino, il Viminale, parte del Quirinale e del Celio. Oggi il Quirinale, Castro Pretorio e il Celio non gli appartengono più, ma il nome è rimasto.

mercoledì 24 ottobre 2012

Panchine a Roma

Venerdì scorso sono andata al mio vecchio quartiere di Piazza Medaglie d'Oro a prendere la mia carissima amica Barbara per camminare nel Parco di Monte Mario. Sono salita su per la bella scalinata di Via Prisciano. Sulle tappe di questa scala ci sono delle panchine di legno e, andando indietro col pensiero, ricordo che queste panchine hanno da sempre avuto la visita notturna dei vandali e, di volta in volta venivano aggiustate o rimpiazzate da nuove. Questa volta ne ho viste due di danneggiate e,  in cima ai due lati della rampa, due nuove, ognuna collocata su un nuovissimo minuscolo terrazzino. Molto carino. La buca vicino al primo gradino che scende era ancora là, da sempre. Quando vivevo lì ho fatto sempre molta attenzione a non inciamparci per poi rotolare giù.
Ci siamo godute la passeggiata nel bellissimo parco, ammirando le piante, gli alberi e la bella vista e anche i tanti cani che passeggiavano con i loro padroni. Meno male che le panchine sui viali erano intatte.
Guardando su Google ho visto che il fenomeno delle panchine rovinate o divelte dai vandali è un virus italico. Sorprendere i malfattori sul fatto è pressochè impossibile perchè agiscono di nascosto.
E perchè lo fanno? Che cosa hanno in corpo? Perchè questa voglia di distruggere? Ci saranno diversi motivi ed uno di essi è sicuramente LA NOIA.
 J.Edgar Hoover, capo della FBI stava senz'altro dalla parte della ragione quando disse le seguenti parole: "Se le comunità in tutta la nazione provvedessero a più sane strutture ricreative per i giovani, la delinquenza si sarebbe ridotta." La convinzione di Hoover che la ricreazione è una grande risposta è stata ripresa da  giudici, esperti di guida infantile e funzionari di polizia da costa a costa.
Dal 1903 i parchi giochi sono entrati ufficialmente nel panorama delle città americane. Adesso nella sola New York ci sono 700 playgrounds, centinaia di campi da pallacanestra all'aperto, diverse piscine dove si danno lezioni di nuoto gratis, cominciando dall'età di un anno e mezzo e centinaia di campi di handball. Di questi ultimi solo nel Central Park ce ne sono 12: basta portarsi una palla e giocare a volontà. Questo sport è stato importato dagli Irlandesi. Poi ci sono persino dei giardini giochi su alcuni tetti.




lunedì 22 ottobre 2012

Panchine e sedie a New York

Secondo il sociologo William H.Whyte, molti architetti dello spazio urbano hanno spesso lesinato sui posti a sedere negando l'importanza del didietro umano, lasciando che la gente si apppoggiasse a sporgenze, a fioriere, portando con sè sedie pieghevoli e piegato cappotti per alleviare il dolore da sbarre di ferro. Da un paio di anni però New York ha iniziato a riconoscere le esigenze della sedentarietà temporanea e sta sempre di più diventando una città ideale per sedersi. Dappertutto sono stati collocati blocchi di pietra grigia, lastre di granito ed altre possibilità di sedersi. E in tutta la città sono state aggiunte tantissime panchine a quelle già esistenti. Di tanti angoli e di tante strade ampie una parte è stata chiusa al traffico e sono state sistemate sedie e tavolini a disposizione di tutti. Perchè dopo tanto stare in piedi è bello potersi sedere un pò. Sedersi nei parchi e nelle zone chiuse al traffico è un'azione sociale. I Neworchesi possono attraverso il sito web richiedere al Department of Transportation una locazione per un elegante e scultorea panchina disegnata da Ignacio Ciocchini.
Non ho visto nessuna panchina vandalizzata.

sabato 20 ottobre 2012

Prima impressione


La prima impressione quando David ed io siamo scesi dallo shuttle in Via Marsala non era gradevole: sporcizia per strada, una grande pozzanghera nella quale galleggiavano lattine e bottigliette, una forte puzza di urina, miseri, poveri uomini sperduti, dei perdenti, seduti su un basso muretto, per loro mi assaliva un senso di dispiacere. Bottiglie di birra vuote, cicche di sigarette, cartacce e buste di plastica ovunque. Le strade vengono pulite regolarmente ma in poco tempo lo sporco si ci sparpaglia come prima.
Ci sono i bei palazzi umbertini di Piazza Vittorio, ma sotto le loro arcate il pavimento a mosaico in molte parti è rotto e si sono formate delle buche. Ovunque buche, anche il marciapiede di  Piazza Dante si trova in uno stato disastroso.
Adesso è più di una settimana che sono tornata a Roma, vado spesso al mercato e diverse volte mi sono trattenuta nel Parco del Colle Oppio portando con me un libro e Seila, il cane di Laura. Il parco è bellissima ma anche qui c'è qualcosa da obiettare: le solite buche.
Un paio di giorni fa ho attraversato Piazza Re di Roma. La piazza è bella ma dopo un mese di piazze e parchi di New York l'ho trovata disadorna di verde e.....con enormi buche. Bambini che andavano in bicicletta, signori che chiaccheravano seduti sulle panchine circondati dalla bruttezza. Credo che non se ne accorgano neanche talmente sono abituati a vivere in questo squallore.
Si dice che il comune provvederà a riempire le buche di tutta la città, e mi ricordo di tanti anni fa quando la lira esalava il suo ultimo respiro; anche allora le buche venivano riempite, secondo i giornali spendendo un miliardo (o più) di lire. Arrivavano uomini con divise approssimative, con carretti primitivi, e le buche venivano livellate con una sostanza ibrida: dopo qualche mese di pioggia le buche si  riformavano. Una volta hanno aggiustato Via Prisciano levando tutto l'asfalto e ci  hanno impiegato tanti mesi. Un'estate che sono andata a trovare i miei in Canada ho visto una mattina, andando al mercato,  alcuni operai che avevano cominciato a rinovare una larga strada curva nel quartiere. Canadesi e Portoghesi in tute bianche impeccabili, un casco in testa, lavoravano cantando e fischiettando. I macchinari erano modernissimi (là ogni anno viene messa a nuovo una certa quantità di strade). Il secondo giorno pioveva forte e il lavoro era fermo. Il terzo giorno passando per questa strada nel tardo pomeriggio ho visto che i lavoratori stavano ultimando il manto stradale. Un lavoro fatto alla perfezione. Tornando a casa ci ho trovato uno dei miei fratelli in visita. Ho espresso la mia meraviglia che in solo due giorni la strada X fosse stata rimessa a nuovo. Mia madre e mio fratello si sono meravigliati della mia meraviglia. Per loro era una cosa normale.
Camminando un mese per New York in tantissime zone non ho visto neanche un marciapiede con crepe o buche. E i parchi sono bellissimi e curati con amore.

 

martedì 16 ottobre 2012

Arrivo

Quando sono arrivata in mattinata a Fiumicino con l'aereo Delta c'erano i corridoi da percorrere, il controllo passaporti e poi pescare il bagaglio. Uscendo, nella hall, ho visto subito David che fra la gente da lontano mi salutava con la mano alzata. Che bello rivedere dopo un mese il mio primogenito. Dopo l'abbraccio mi ha detto che mi trovava molto bene, si vedeva che con Jan ero stata più che bene. Diceva che fra i passeggeri che entravano nella hall c'era un gruppo di anziani e subito dopo ha visto camminare me, da sola. "E", diceva "ti dico le stesse parole che ti ho detto la scorsa volta che sei arrivata da fuori e ti ho visto uscire: "La mia mamma non è anziana." Embè, grazie per il complimento, sei un tesoro. Invece del treno abbiamo preso lo shuttle che ci ha portato alla stazione Termini in Via Marsala. Fino a casa era un quarto d'ora di cammino. Chiacchierando con David osservavo nel tragitto tutto sulla nostra strada. Dopo una notte senza dormire (sull'aereo non mi viene sonno), ero lo stesso molto sveglia, la stanchezza sarebbe venuta più  tardi, a casa, una volta rilassata. E vedevo che Roma è bella e anche brutta.
Abbiamo fatto sapere a Jan e Sigrid che ero arrivata bene. Quel giorno sono rimasta a casa, disfacendo la valigia, abituandomi a stare di nuovo nel mio ambiente abituale. Non riuscivo a riposare, ero piuttosto scombussolata. I miei pensieri volavano. Ascoltavo musica e mi ritrovavo a New York nella sala Lincoln Center New Space dove il 15 settembre Jan ed io abbiamo assistito ad un bel concerto di musica classica eseguito da ex allievi della famosa scuola di musica Juilliard. Prima di ogni numero uno di loro annunciava il prossimo brano in modo molto spiritoso. Il pubblico era seduta su sedie e anche per terra, c'erano bambini grandi e piccoli, anche neonati in carrozzine. Finito il concerto Jan ha comprato il loro CD e tutti i musicisti ci hanno messo la loro firma. In questa sala gli spettacoli e concerti sono gratis. Quando c'è un concerto o un'opera nella grande sala principale e se il tempo lo permette, fuori del palazzo viene applicato un maxi schermo e tante sedie vengono sistemate davanti nel piazzale, in modo che chi non ha il denaro necessario per pagare il biglietto possa godersi lo spettacolo all'aria aperta. Da non molto c'è nel Lincoln Center un giardino pensile pendicolare dove tutti possono prendere il sole e fare il picnic. E' costruito sopra il tetto di un palazzo che ospita un ristorante italiano (cliente di Jan).
Non è facile avere i figli lontano ma l'importante è saperli felici e contenti e poi come vantaggio c'è che in questo modo mi sposto per andarli a trovare e vivere per un attimo assieme a loro la loro vita in paesi lontani. Mi reputo fortunata di avere figli amorevoli, bravi e simpatici. A Roma vengono volentieri, è il loro porto d'arrivo e di partenza.



Prato pensile nel Lincoln Center


 

 

lunedì 8 ottobre 2012

Partenza



The Hispanic Society of America
 
Ieri era il mio ultimo giorno a  New York. Già da un paio di giorni ero tesa e dormivo di meno pensando all'addio, al dispiacere di lasciare questo tesoro di figlio. Abbiamo passato tanti momenti belli insieme, le nostre gite per la città, le spese ai supermercati, le cenette, i filmini alla sera quando non avevamo degli impegni con amici. E anche in quest'ultimo giorno abbiamo fatto un sacco di cose. Jacqueline ci aveva raccomandato di visitare The Hispanic Society of America e così abbiamo fatto. Questo museo fondato nel 1904 è situato sulle lower Washington Heights, nel Palazzo delle Belle Arti,  non molto lontano da casa nostra. E' un museo di arte e manufatti di origine spagnola, portoghese e latino-americana in genere. Oltre a numerosi dipinti contiene anche libri rari e importanti manoscritti, tra l'altro una prima edizione del Don Chisciotte della Mancia di Cervantes.
 
Joaquin Sorolla
 
Abbiamo osservato tanti quadri di pittori anche famosi come Diego Velazquez, Francisco Goya, El Greco e Joaquin Sorolla. I quadri di quest'ultimo sembrano tanto moderni, gioiosi, leggiadri.
Dopo ci siamo avviati verso la casa più vecchia di Manhattan, la Morris-Jumel Mansion a due passi dal museo. Durante questo fine settimana molte case erano aperte gratis al pubblico, così anche questa villa. Nel giardino c'erano dei tavoli con cibi vari, una giovane leggeva una poesia accompagnata da musica, più in là c'era un concertino. Una guida raccontava ad un gruppetto d'interessati la storia di questa villa. Abbiamo appreso che la casa è stata costruita nel 1765 dall'architetto Roger Morris e riflette lo stile palladiano. La residenza ha sul retro una grande addizione ottagonale, probabilmente la prima nel paese ad avere questa forma. Roger Morris e Mary Philipse si sposarono nel salone. Vissero in questa mansione per 10 anni, dal 1765 al 1775, fu allora che ha avuto inizio la Rivoluzione Americana. Per due mesi il generale George Washington ha avuto qui il suo quartier generale. I successivi proprietari furono Stephen e Eliza Jumel. Nel 1903 la New York City ha acquistata la casa e nel 1961 è stata dichiarata National Historic Landmark
Di fronte all'entrata della villa c'è una piccola strada molto particolare. Una stradetta di case a schiera in legno a due piani costruite nel 1882 sul terreno una volta appartenuto alla villa che si chiama Sylvan Terrace. Camminando in questa via mi sentivo come se fossi stata in un altro mondo.
Nel pomeriggio abbiamo fatto la mia valigia e poi per l'ultima volta quest'anno le spese al Best Yet.
Alle 5 ci siamo avviati con un taxi all'aeroporto J.F.Kennedy. E poi l'addio. Mi sentivo emozionalmente sballata.


Jumel Terrace


Morris- Jumel Mansion