martedì 22 dicembre 2015

David ed i suoi alunni

David insegna discipline pittoriche al Liceo Artistico; ha due classi nella sede centrale, il Mafai, e due nella succursale, il Caravaggio. 
Qualche giorno fa l'insegnante di italiano è entrata nella sua aula e ridacchiando gli ha detto: "Senti    cosa mi hanno raccontato i tuoi studenti: tempo fa hai letto alla classe un  racconto e il compito che hai assegnato era quello di realizzare un disegno ispirato a questa storia. Ho chiesto ai ragazzi chi fosse l'autore del racconto e loro con cautela, quasi esitando, mi hanno detto: professoressa, non sappiamo se lei lo conosce questo scrittore. Si chiama Kafka."  
Era successo che David aveva fotocopiato questo racconto di Kafka dal titolo Il messaggio dell'Imperatore e aveva distribuito le copie agli studenti affinchè potessero seguirlo mentre leggeva ad alta voce la storia, anzi la declamava alla Vittorio Gassman. Tutta la classe era attentissima e con entusiasmo si è messa a disegnare, spesso disegni molto ma molto belli che David mette sulla sua pagina facebook valorizzando così i giovani autori di cui è orgoglioso.
Un'altro autore che David ha proposto in classe è John Fante. Una ragazza è rimasta spaesata, delusa. Ha detto che non riusciva a percepire nè la qualità tecnica della narrazione nè l'originalità della storia che per lei era troppo semplice e piatta. David le ha risposto che Fante, cantore delle piccole cose, riesce come pochi a scrivere in maniera diretta e apparentemente semplice e col tempo lei avrebbe sicuramente rivalutato lo scritto e l'avrebbe apprezzato.
Quando poi ha dato il tema "fatevi un ritratto come pensate di essere da grandi, dai 50 anni in su", i lavori che sono venuti fuori e che ho visto su fb li ho trovati incredibili. E sono solo ragazzi di circa 15 anni, maschi e femmine.


Altre volte racconta una storia strampalata inventata da lui e gli studenti si divertono un  mondo a creare disegni fantasiosi. Alcuni alunni dell'anno scorso e che ormai frequentano l'Accademia di Belle Arti sono venuti a trovarlo affermando che a loro mancano le sue lezioni e le sue storie.
Porta sempre la macchina fotografica a scuola e a volte, quando comincia la lezione, la mette al collo di uno dei suoi alunni, gli spiega come farla funzionare e gli dice che per 30 minuti il suo compito è quello di girare per l'aula scattando foto a tutto e a tutti, un vero e proprio reportage che testimoni il lavoro che si svolge in classe. Poi, una volta a casa, David seleziona le foto migliori e le pubblica su fb nell'album Liceo Artistico e Dintorni che è molto visitato e commentato.

L'ultimo compito che David ha assegnato alla classe aveva come tema La Paura. Diceva David ai propri studenti che tutti gli esseri viventi hanno momenti di paura e angoscia: paura di un compito in classe, paura di cadere, timore del temporale, del buio, di un animale con l'aspetto feroce, di una persona. Adesso toccava a loro confrontarsi con le proprie paure, tirarle fuori, rappresentarle, esorcizzarle e tentare di vincerle raffigurarandole coraggiosamente sulla carta.
In classe per circa cinque minuti ha regnato il silenzio, tutti avvolti dai pensieri che indagavano nel profondo, poi  un fermento, un vociare, un elencare le proprie paure. Quando si sono messi a lavorare con carta, matita e colori andavano a verificare che cosa i compagni avessero fissato sul foglio e quindi esternavano ancora altre paure che col passare del tempo venivano in superficie.
Di questa lezione hanno parlato anche con gli amici delle altre classi che poi, incuriositi, sono venuti a dare un'occhiata ai lavori ultimati.
L'anno scorso in un'altra classe David ha dato lo stesso tema da svolgere. C'era una ragazza con una paura matta dei ragni. David l'ha incoraggiata a disegnare un ragno. Dopo molto titubare l'ha fatto, prima con ripugnanza poi con entusiasmo, ed è nato un piccolo capolavoro. L'ho visto in foto.



I giorni che David dopo le lezioni ha le prove col gruppo si porta la chitarra a scuola, quando suona l'ultima campanella sale sul motorino con lo strumento in spalla e si dirige a Trastevere per suonare. Alcuni ragazzi vorrebbero assistere alle sue prove o ai concerti.
I genitori durante i colloqui gli dicono: "prof. lei è un mito". 
Professore, educatore, psicologo e amico paterno.
Quando David leggerà questo mio post sicuramente dirà: "Mamma, stavolta hai esagerato. Ci mancava poco e avresti dichiarato che ho anche un'aureola sulla testa."

  
                

giovedì 10 dicembre 2015

New York, maggio 2015. Ecco Sigrid.

Il 7 maggio, il giorno dopo l'operazione alla mia bocca, Jan ha lavorato la mattina e nel pomeriggio era libero, così, finito di pranzare siamo andati a Tribeca. E forse è cominciato quel giorno il rito di sederci per un pò su una delle panchine fuori dal Vesuvio Playground a vedere la gente che passa, elegante e casual, famosa e non. Quel pomeriggio faceva un caldo afoso e dopo aver camminato parecchio ci siamo seduti con una bibita fresca in mano. Sulla panchina, vicino a noi, c'erano diversi italiani, alcuni di loro Jan li conosceva e ci abbiamo chiacchierato. Una signora mi raccontava che era qui da 36 anni, lei e suo marito, originari del Molise, hanno tre figli e una nipotina, Isabella, di tre anni, lei ha 63 anni, un pacemaker, prende undici pillole al giorno, abitano al sesto piano, niente ascensore. Era molto simpatica. Ogni volta negli anni seguenti quando ero a New York speravo di rivederla ma non è successo mai. Il suo indirizzo non lo sapevo. Poi abbiamo preso la metro per vedere al Guggenheim Museum una mostra sul minimalismo che però non ci interessava molto; solo la piccola sala con lavori di Marcel Duchamp e Boccioni ci è piaciuta. Il bus 3 preso sulla Madison Ave ci ha lasciato sotto casa. Io mi sono sdraiata sul divano e Jan con la sua solita velocità magica ha cucinato. Quando alle 20.00 è venuta K, bella come sempre, la cena era già pronta: per loro pasta al sugo e per me una buona zuppa. Jan ha il dono di dare a tutto quello che prepara un tocco speciale, quasi esotico. Per dessert gelato.
La mattina dopo abbiamo accompagnato K. dal suo parrucchiere nella Amsterdam Ave, aveva tanti impegni di natura sociale quel giorno. Nel pomeriggio Jan ed io abbiamo visto uno spettacolo simpatico con attori molto giovani in un piccolo teatro off-Broadway. La sala era piena. Finito il lavoro teatrale abbiamo camminato nel parco curatissimo lungo il fiume Hudson. C'era il sole ma faceva fresco, meno male che avevo portato una giacca. Lì la Christoffer Street è molto frequentata da omosessuali. Camminando camminando abbiamo fatto delle spese e preso dolcetti in una pasticceria italiana. Entrando un attimo in una chiesetta russa venivamo salutati da un bel canto e al mercatino nella palestra abbiamo acquistato pomodorini e fragole. Poi la metro e alle 20.00 a casa. Jan ha mangiato una banana e si è avviato con la metro all'aeroporto. E alle 22.30 è tornato con Sigrid che aveva un buonissimo aspetto. Che bello averla con noi. Il mio tesoro di figlia a New York con noi! Quell'anno era la prima volta che ha raggiunto me per stare insieme a Jan. Ed è per questo che ho preso il  mio diario del 2004 per rivivere quei bellissimi giorni scrivendone. Gli ultimi due anni il nostro incontro è stato in settembre. Avrei voluto anche David con noi ma il 1° settembre inizia la scuola e non può mancare.
Leggo che a maggio 2004 nell'aereo di Sigrid c'erano dei viaggiatori speciali: 15 cavalli.! Sigrid ha avuto il permesso di andarli a vedere: 15 bellissimi cavalli ammaestrati.


Davanti al locale dove Jan ha suonato con un suo gruppo.


New York maggio 2015 - dentista




Il 4 maggio mattina Jan aveva un appuntamento dal suo dentista. Sono andata con lui e ho fatto controllare anche la mia bocca. Il medico ha visto una parte delle mie gengive molto arrossata e ha diagnosticato un'infezione in atto. Adesso capivo perchè sentivo fastidio da un pò di tempo ma il dentista a Roma sorvolava quando glielo facevo notare. La cosa da fare era di farmi operare da un chirurgo paradentale (specializzato in disturbi delle gengive). L'assistente del dentista mi ha fissato un appuntamento con un paradentologo per la mattina del giovedì seguente, cioè il 6 maggio. Jan mi ha portato col suo motorino fino alla Fifth Avenue. C'erano da riempire delle carte. Il medico Neal V., di poche parole ma gentile ha visto subito il problema e mi ha chiesto: "Facciamolo subito, o vuole tornare un'altra volta?" "Subito." Tre iniezioni e poi sembrava che scoppiasse un bombardamento nella mia bocca, il medico lavorava senza sosta a velocità supersonica. Sentivo raschiare contro l'osso mandibolare e tagliare, un movimento continuo. Sentivo l'assistente dire: "Una grande infezione." Dopo mezz'ora l'operazione era finita. Il medico ha toccato il mio braccio e con un sorriso ha detto: "You were great." Quando mi sono alzata vacillavo. La segretaria mi ha fatto avere una richiesta per antidolorifici e uno sciacquo, raccomandandomi di non prendere l'aspirina, di mangiare per una settimana con l'altra parte della bocca, niente cibo solido, tagliare il pane a pezzettini e bere molto. Tornati a casa Jan ha mangiato la zuppa di piselli che avevo preparato in anticipo ed è uscito per impegni. Io ho aspettato che finisse l'effetto dell'anestesia per poi mangiare un pò di zuppa e un pezzetto di banana, e le mie solite vitamine. Mi sono sdraiata per breve tempo pensando: "Se esco sicuramente mi sento meglio." E così ho preso l'autobus sotto casa fino al Metropolitan Museum dove ho guardato le tante bancarelle dove artisti espongono le proprie opere, e poi, entrando nel Central Park mi sono seduta su una panchina a guardare dei vivaci bambini che si arrampicavano su una statua che raffigurava tre orsi, e che si trova in uno dei bellissimi playgrounds (giardino giochi) del parco. Ho preso il bus 3 per ritornare e vicino casa ho preso un cartone di succo di mele, la mia bibita preferita. Erano le 19.00 e Jan era già a casa ma doveva uscire di nuovo. Mi aveva prese le medicine in farmacia. Dopo aver mangiato qualcosa ho preso l'antidolorifico, più tardi ho sciacquato la bocca, non avevo più dolore. Frattanto ha telefonato la segreteria del medico per informarsi se stavo bene. Una settimana dopo sono stati tolti i punti.



sabato 28 novembre 2015

New York, maggio 2004

In un post precedente ho scritto che anche nel 2004 Sigrid era venuta dall'Olanda per passare due settimane con Jan e con me a New York. Io sono arrivata il primo maggio e Sigrid sette giorni dopo.
Jan allora abitava in un bell'appartamento della Manhattan Avenue, lo conoscevo già perchè nel 2001, tornando dal Canada, mi ci ero fermata per 10 giorni e perciò mi era tanto familiare. Prendo il mio diario di quell'anno che mi servirà come appoggio della mia memoria.
Trascrivo.
Al mio arrivo ho trovato sul tavolo davanti alla finestra un vaso con un enorme bouquet di rose. Sono arrivata di sera e dopo aver cenato ho cominciato a sentire la stanchezza del viaggio e mi sono sdraiata sul letto. Jan si è messo al computer e per curiosità ha cercato su Internet Fennema, il mio cognome, e ha trovato pagine intere dedicate ai portatori di questo nome, sparsi in tutto il mondo.  Incuriosita mi sono rialzata per vederle insieme a lui e tutti e due eravamo più che sorpresi. In un lunghissimo albero genealogico siamo arrivati alla mia famiglia, ai miei genitori, ai miei fratelli ed a me e ho trovato che una cosa non era esatta: dice che i miei fratelli ed io siamo nati a L'Aia (Den Haag o 's Gravenhage) mentre siamo venuti al  mondo a Den Helder. Con la mia famiglia non ho mai vissuto a L'Aia. Non molto tempo fa ho visitato di  nuovo questo sito per trovare dei dati sulla mia bisnonna Johanna Visser che poi ho usato in un post.
Il giorno dopo era domenica e in mattinata in una grande chiesa abbiamo assistito ad un servizio gospel. Il coro sul podio era composto da gente di colore vestita di bianco. Anche il ministro, in un elegante abito bianco, che cantava e predicava, era un afro-americano. Sembrava un lavoro teatrale ben eseguito. Vicino a noi una signora nera ballava con le braccia alzate, era in trance. E non era l'unica in questo stato. Tanti turisti in chiesa. Poi a casa abbiamo chiamato Sigrid in Olanda. Diceva: "Che strano saperti a New York." Lei e Kevin avevano ospiti spagnoli che avevano conosciuto in Spagna, marito,  moglie e bambina ed era come se si conoscessero da sempre. David rispondeva sul suo cellulare. Stava nel suo studio di Via Morin a dipingere. Dopo aver pranzato e riposato un'oretta Jan ed io abbiamo preso la metro per camminare per tantissimi blocks downtown riposandoci poi su una panchina nel Washington Square Park a guardare la gente. La stessa cosa che continuiamo a fare adesso.
Voglio raccontare di una mia piccola avventura. Tre giorni dopo il mio arrivo, il 4 maggio, nel pomeriggio Jan è andato via per lavoro e io ho deciso di fare una passeggiata al centro. Ho preso la metro e ho camminato per le strade del West Village, guardando i bei negozi e poi passando per il parco di Washington Square dove mi sono seduta al sole. Sentivo la stanchezza dovuta al jet-lag ed ho deciso di tornare a casa. Non sapevo dove trovare la metro ed ho chiesto informazioni ai passanti e così all'Astor Place ho preso il treno per la 125a Strada. Il treno era bellissimo, nuovo, ben attrezzato. Pensavo: devo dire a Jan che ci sono dei treni più belli e moderni di quelli che prendiamo di solito.
Sono scesa alla 125th Street. Arrivata su per strada non riconoscevo il posto, mi era completamente sconosciuto. Era strano, non passava quasi nessuno, un quartiere isolato, e alla mia domanda su come arrivare a Manhattan Ave. le rare persone incontrate non avevano una risposta. Camminavo guardandomi intorno. Arrivata ad un grande palazzo illuminato sono entrata, sembrava un albergo di lusso. Alla reception desk  rivolgendo la mia domanda ad una signorina elegante lei si è alzata per chiedere un'informazione ad altri all'interno dell'albergo. E' tornata con un giovane slanciato che indossava un camice bianco: lui mi ha detto che proprio in quel momento aveva finito il suo turno di lavoro e mi poteva dare un passaggio in macchina perchè andando a casa passava proprio nella Manhattan Avenue. Risultava che era un medico filippino e l'albergo un ospedale (Henry J.Carter Specialty Hospital and Nursing Facility) Mi ha lasciato davanti casa. Ringraziandolo gli ho detto che è stata una fortuna averlo incontrato perchè mi ero sentita persa. Erano le 19.30 e mi sono messa a cucinare, ero stancamorta ma cucinando mi è passata la stanchezza. Alle 20.00 è venuto Jan insieme a K., sua compagna di allora. K. bella e carina come sempre. Una volta era venuta da noi a Roma. Questa sera portava un mazzo di fiori, carrot cake e cheese cake, io per lei avevo una collana. Abbiamo mangiato con appetito la cena: borbottone, fatto con peperoni, cipolla, patate e philadelphia, frittata e insalata, come dessert le torte. Poi ho chiacchierato con K su tanti argomenti, eravamo sulla stessa lunghezza d'onda. Jan mi ha detto dopo: "Mamma, sembri così giovane, sai parlare di tutto." L'ho scritto nel mio diario, questo complimento mi ha fatto tanto piacere. Avevo quasi 73 anni. Jan e K. mi hanno preso in giro per diversi giorni perchè accettavo passaggi in macchina dagli sconosciuti. Sigrid il giorno dopo al telefono sentendo della mia avventura ha anche lei fatto una risata.

Henry J.Carter Specialty Hospital and Nursing Facility



mercoledì 28 ottobre 2015

Ritorno a Roma

Il 9 ottobre: giorno di partenza. Alle 16.00 Jan mi ha accompagnato in taxi all'aeroporto, in netto anticipo perchè alle 18.00 aveva un wine tasting in un'enocoteca di Harlem. Ma il traffico era impazzito e si andava a passo d'uomo. Si sentiva forte la pioggia sul tetto e i lampi guizzavano nell'aria. Siamo arrivati all'aeroporto J.F.Kennedy giusto in tempo per il mio aereo e con la compagnia Delta tutto è andato veloce, al check-in neanche c'era bisogno di levarsi le scarpe. Dal taxi Jan aveva già fatto sapere all'amico dell'enoteca che non sarebbe arrivato all'ora stabilita, è stato compreso e rassicurato.  Io e Jan ci siamo salutati e una volta passata attraverso i controlli, girando l'angolo per prendere la strada verso il  gate G14, ho dato un'ultimo sguardo all'indietro e mi è sembrato che da ormai molto lontano Jan mi stesse salutando un'ultima volta con le due braccia alzate, ma con tutta quella folla non ero sicura che fosse lui.
Una volta nell'aereo il capitano del volo ha comunicato al microfono che ci sarebbe stata un mezz'ora di ritardo. Ma invece che alle 19.30 l'aereo è partito due ore più tardi. E' stato sempre il pilota a spiegare ai passeggeri che per colpa dei lampi non era stato possibile rifornire l'aereo di carburante, sarebbe stato troppo pericoloso farlo, ma dato che avremmo incontrato un vento favorevole saremo arrivati  non troppo in  ritardo.
Durante il viaggio i miei pensieri erano rivolti in continuazione ai giorni trascorsi insieme a Jan e Sigrid. Jan così premuroso, lo vedevo mentre alla sera mi preparava il letto sull'ampio divano e la mattina in un lampo lo disfaceva piegando lenzuola e coperta e mettendole nell'armadio. E' sempre pieno di attenzioni. In volo mi distraevo vedendo i films del vasto programma sul piccolo schermo davanti a me. Stavo comoda perchè sugli aerei della Delta c'è più spazio per le gambe. La cena vegetariana era buona, il personale molto gentile. Di turbulenze ce n'erano tantissime: "Rimanete seduti sulle vostre poltrone, tenete allacciate le cinture." Vedevo intorno a me la gente che dormiva ma a me il sonno è rimasto sconosciuto. L'aereo era pieno, solo due posti vicino a me erano vuoti e non è venuta l'amica immaginaria dei miei racconti a trovarmi per chiacchierare insieme degli elementi acqua, fuoco e aria. Si è rintanata in quei racconti e ci è rimasta. Le uniche parole dette da me durante tutto il viaggio sono state: "I should like a glass of applejuice" alla domanda dell'hostess che chiedeva cosa desiderassi bere, e poi "thank you".
Addizionando le ore oziose prima del decollo alle ore di volo, il viaggio è stato lungo. Ho spesso guardato l'orologio.
A Fiumicino c'era David, mi stava aspettando da tanto tempo. Era bello rivederlo. Che fortuna avere dei figli così amorevoli!
Ho lasciato New York con la pioggia e ho ritrovato la pioggia a Roma. Mi aspettavo come gli altri anni giorni ancora caldi ma questa volta l'autunno è arrivato presto e i sandali e i vestiti leggeri non li ho più messi. David ha mandato una mail a Sigrid e Jan per avvertirli che ero arrivata bene. Alle 4 del pomeriggio Jan mi ha chiamato per dirmi che ieri dall'aeroporto ha preso la metro e alle 19.30 si è presentato nell'enoteca dove agli ultimi clienti ha fatto assaggiare i suoi vini. Il proprietario giapponese, amico di Jan, vuole organizzare fra breve un altro wine tasting. Poi, dice Jan, una volta arrivato a casa era strano non trovarmi, gli mancavo. Era comunque un piacere mangiare le carote con cipolle fritte che gli avevo preparato in mattinata, prima di partire: Jan, che è un mago, avrà aggiunto un pò di questo e un pò di quello per far diventare le carote un piatto da ristorante. Dopo la giornata stressante lui, stanchissimo, era a letto già alle 23.00.
La mia vita romana è pian piano ricominciata nonostante il jet lag da smaltire. E continuo a viaggiare senza sosta, mi sposto con grande facilità nei luoghi dove stanno i miei amati. In un racconto del 25 gennaio 2004 ho scritto così: "Sulle ali del pensiero mi sposto in continuazione, non ci sono frontiere, solo passato, presente e futuro. E si viaggia gratis."



giovedì 22 ottobre 2015

Ultimi giorni ad Harlem: aria di Halloween

Mancavano due giorni alla mia partenza e perciò ho portato indietro il mucchio di films presi in prestito. Ho camminato fino alla biblioteca comunale che si trova a fianco del Marcus Garvey Park e consegnando i films ho avuto una brutta sorpresa: mi toccava pagare una multa perchè quasi tutti i films venivano riconsegnati in ritardo. La signorina ha fatto il calcolo ed erano 72 dollari. Mi è venuto un colpo. Ho aperto il mio borsellino ma non bastavano i soldi. Desolata ho detto che non sapevo di queste regole, che abitavo in Italia e che ero in visita qui da mio figlio, ma la colpa era mia perchè ero stata io, usando la tessera di mio figlio, ad aver preso in prestito questi DVD. La signorina ha preso il telefono e con voce sommessa ha parlato con qualcuno, dopodichè ha messo sul banco lo scontrino con la somma finale di 72 dollari cambiata in 0 dollari. L'ho ringraziata molto e come mi sentivo sollevata di non dovermi presentare a Jan con una multa da pagare.
Poi con lui camminando per le strade di Harlem abbiamo visto che come d'incanto era, quasi da un giorno all'altro, avvenuto il risveglio di Halloween. In alto, sugli scalini delle case apparivano oltre le piante fiorite anche zucche di diversi formati e davanti al supermercato Best Market erano sistemati grandi scatoloni strapieni di zucche di varie specie e colori, enormi e minuscole. Ogni anno nella 116a Strada gli abitanti di una casa brownstone addobbano la scaletta d'entrata e il cortiletto antistante in grande stile, ma solo durante la nostra ultima passeggiata abbiamo trovato il tutto avvolto di decorazioni Halloween  talmente abbondanti che abbiamo esclamato: "che esagerazione questa volta." Jan ha scattato qualche foto.



116a Strada


In autunno molti newyorkesi fanno una scampagnata per godersi la natura con gli alberi che si colorano di rosso e giallo-oro; gli agricoltori mettono a disposizione qualche frutteto dove cogliere, a pagamento, con le proprie mani le bellissime mele mature.


Quando ero ormai già tornata a Roma Jan ha immortalato un campo di zucche lo stesso giorno che con Viviana e Leo è andato a cogliere mele in campagna. Solo Viviana le ha raccolte pagando 20 dollari per 20 mele. Il weekend successivo ha preparato per gli amici una cena buonissima a base di mele. Jan mi ha scritto che gli è venuta voglia di zucca, l'ha comprata al supermercato già tagliata a dadini, l'ha cucinata e come se l'è gustata.



campo di zucche (foto di Jan)


venerdì 9 ottobre 2015

Cena a casa

E' un rito che ogni anno invitiamo Jolonda e Jacqueline a cena. Finalmente martedì 6 ottobre eravamo tutti liberi da impegni ed abbiamo chiesto anche ad Andreas di venire. Andreas è greco e l'anno scorso andando in Grecia a trovare dei parenti ed amici, fermandosi un giorno a Roma, è venuto a pranzo da me. Lui e Jan si sono conosciuti attraverso il mondo del vino.
Di mattina ho già preparato il sugo alla genovese e nel pomeriggio, dopo una passeggiata nel parco Morningside, portandomi un libro, e una scappatina a Best Market, ho fatto un dolce alle pesche. Jan si è liberato dal lavoro già alle 19.00 e, come di consueto, dopo una doccia ha fatto mille cose in un lampo. E quando alle 19.30 sono arrivate Jacqueline e Jolonda il tavolo era apparecchiato con sopra  svariate pietanze. Meno male che era tornato il bel tempo ed ho potuto indossare un vestito estivo, mettendo da parte la felpa.
Era un grande piacere rivedere dopo un anno le due "ragazze". Ormai ci conosciamo da tanti anni e le vedo sempre uguali. Jacqueline lavora come personal trainer (allenatore personale) e anche come personal shopper (consulente per gli acquisti) ed adesso sta seguendo un corso di dietologia on line che la tiene molto occupata. Comincia già alle 6 di mattina e perciò ha detto in anticipo che doveva tornare a casa alle 22.00.

Jacqueline
Yolonda fa l'attrice. Fra una puntata e l'altra di uno sceneggiato televisivo in questi giorni ha un breve intervallo. Su Facebook vedo sempre foto stupende di lei. Un attimo dopo è venuto anche Andreas con una torta salata fatta in casa. Le due amiche hanno portato dei dolcetti. E Jacqueline mi ha regalato un bel libro intitolato Advanced Style dell'autore Ari Seth Cohen. La dedica sulla prima pagina è: "Para Aukje, one stylish and sweet lady!! Love Jacqueline." I foulards che avevo portato per loro da Roma sono piaciuti molto. La cena è stata gustata appieno, anche la torta di Andreas era squisita. E il dolce alle pesche è stato un successo. La serata era così gradevole che Jacqueline non aveva voglia di andarsene anche se pensava con spavento all'alzata di buon ora che l'aspettava. Con l'occhio ai tanti impegni che ognuno di noi aveva il giorno dopo Jan alle 23.00 si è alzato dicendo: "Ragazzi è ora per andare a nanna." Non molto dopo se ne sono andati, per rivederci il prossimo anno. Jan, come al solito ha dato ad ognuno una bottiglia di vino e una fetta di dolce da portar via. E mentre Jan impacchettava i cibi, Yolanda ha lavato i piatti.

Yolonda

Il libro Advanced Style è fotografico, raffigura tante signore non più giovani che indossano vestiti  di proprio gusto. A volte di una semplicità ricercata con accessori importanti, altre volte vestite in modo classico oppure sofisticato, ma anche a volte da sbarazzine e persino da stravaganti ed eccentriche. Ma sempre con stile personale studiato. Il motto di molte di loro è "Celebrate ogni giorno e non guardate il calendario". Insomma fashion deve essere divertimento ad ogni età. Una signora dice che da giovane si vestiva per gli altri, adesso per se stessa. Una signora di cento anni afferma che anche per uscire a comprare una cosa sotto casa si veste e si trucca a puntino perchè non si sa mai chi potrebbe incontrare. Un'altra dichiara: "La mia filosofia è che la moda dice "anch'io", mentre style dice "solo io". Una signora con i capelli corti rossi dice: "Feel beautiful inside, and you will be beautiful outside." Tutte le signore nel libro sono bellissime, una diversa dall'altra. Il fotografo è stato molto bravo a captarle per le strade di New York e di coglierle in una posa adeguata.