lunedì 7 ottobre 2019

Gatti

 
Disegno di David



Con il suo cellulare Kevin ha spedito a Sigrid qualche foto. Su una si vede Flaminia che sta preparando la pappa di fiocchi d’avena per la prima colazione. E su un’altra c’è Gina seduta in un recipiente di feltro appoggiato su una sedia: cerca compagnia.

Gina


 
Nel giardino qui al Bronx si vede ogni tanto un gatto camminare sul sottile bordo dello steccato. Ieri sera nel buio si sentiva un gran vociare di gatti. Io pensavo che fossero i forti miagolii dei gatti in amore ma secondo Jan e Sigrid erano di ammonimento, di rabbia, di preludio al combattimento. Camminando per le strade non ho visto gatti nei cortili o alle finestre, come dappertutto in Olanda. Però Sigrid e Jan qualche giorno fa a China Town hanno visto un gattino sotto una bancarella, solo soletto ma socievole, per niente pauroso. Sigrid gli ha fatto una foto. Un altro giorno a Brooklyn ha visto un Cat Cafè con almeno 20 gatti sdraiati beatamente in tutto lo spazio. A New York ci sono 5 di questi café’s.



Anche ad Haarlem c’è un Kattencaffè con una decina di gatti e, sparsi per l’Olanda, ce ne sono 150. Il primo è stato aperto ad Amsterdam nel 2015.
Questi café’s sono un'iniziativa di persone che, gestendoli, e con l’aiuto di donazioni, riescono a dare dimora a gatti salvati da una vita randagia. Lì si  possono accarezzare i gatti, giocare con loro e consumare qualcosa con, volendo, un gatto sulle ginocchia. Innamorandosi di uno di loro lo si può anche adottare. Il concetto è nato a Taiwan nel 1998. In Giappone ne esistono più di 150.  A Tokio ci sono 58 pet cafes, dove si trovano sia gatti che cani. Città come Londra, Parigi, Copenhagen e New York hanno seguito l’esempio. Per adesso solo ospitando gatti.
Qualche giorno fa, facendo le spese con Jan sulla 138a Strada siamo entrati, per curiosarci, in un grande negozio parecchio scrauso dove era esposta merce di varia natura. Su una sedia un bel gatto stava dormendo un sonno di beatitudine. Jan l'ha immortalato e soltanto guardando la foto ci siamo accorti del prezzo attaccato alla sedia.

 
 

Giardini: Bronx e Giamaica






Su internet ho cliccato il “nostro” indirizzo al Bronx ed è apparsa una foto dell’appartamento al pianterreno che è in affitto a due giovani dottoresse. Questo appartamento si affaccia sul giardino. Su questa foto si vede come era il giardino ancora disadorno e, confrontandolo a come si presenta adesso, ci si meraviglia del lavoro che Jennifer è riuscita a realizzare in pochi mesi col suo pollice verde e occhio da intenditrice. Jan e Sigrid hanno fotografato piante fiorite bellissime in diversi posti del giardino e sul balcone, sistemate direttamente nella terra oppure in vasi piccoli e grandi. Nuove melanzane stanno crescendo e quasi tutti i giorni Jan raccoglie pomidorini, peperoncini, basilico verde e viola e menta da piante rigogliosissime. Accanto al bambù cresce una pianta con foglie enormi: Elephant Ears – Orecchie d’Elefante. E attraverso lo steccato di legno sono sbucati dei fiori bianchi e rosa migratori. Al centro c’è un piccolo pero che ha già il suo primo frutto.
In una città come New York è un lusso avere un balcone e un giardino. A Roma sono già contenta con il nostro piccolissimo balconcino e mi sento fortunata per quel posticino all’aperto. Qui a New York sul balcone, che qui viene chiamato deck, prendiamo il sole quando non scotta troppo. Da lì si vede il giardino e, un paio di giorni fa, sono salite per la prima volta da noi sul deck le dottoresse per salutarci. A loro è piaciuta molto la vista dall’alto sul nostro e sugli altrui giardini, una prospettiva diversa da quella a cui sono abituate. Abitando al piano terra non si erano rese conto dell’esistenza di tutti quei cortili attaccati l’uno all’altro. Spesso si tratta di giardini non curati o addiritura trascurati. Eileen e Kerri dal loro appartamento osservano come Jennifer si dedichi per ore al giardinaggio e il risultato si vede. Jan a queste simpatiche giovani ha messo in un cestino qualche ramo di basilico e dei bei peperoncini rosso fuoco. 

           
 
 
 
 









 
 
Salutando Jennifer su SKYPE ho visto alle sue spalle la sua bella casa in Giamaica e le ho chiesto di mandarmi qualche foto. Anni fa già ne ho pubblicata qualcuna, però ogni volta che Jennifer si trova nella propria isola apporta nuovi abbellimenti alla sua proprietà e mi piace vederne l’attuale aspetto.



 


 

giovedì 3 ottobre 2019

Fotografie: New York

Quando il lavoro di Jan glielo permetteva lui e Sigrid andavano in giro per la città con la metro. E Sigrid da sola anche in autobus (Jan quando ha un carico di nuove bottiglie di vino da fare assaggiare ai clienti usa spessso lo scooter). Altri anni facevamo queste uscite tutti e tre insieme ma stavolta non me la sento di fare escursioni che vanno oltre il nostro quartiere. Ma non mi pesa: quest’anno è così e basta. Come ho già detto prima, sto volentieri a casa dove non mi manca nulla. E quando questi bei figli tornano a casa hanno storie da raccontarmi e fotografie da mostrarmi. Sigrid è andata da sola anche al Metropolitan Museum dove ha visitato le sale di Arte Moderna. Ha scattato qualche foto dei lavori che più le sono piaciuti. Su alcune foto fatte sotto casa figuro anch’io e si vede bene la casa situata in una delle più belle strade del South Bronx.
 
Festa di San Gennaro
 
 
Williamsburg Bridge
 

Brooklyn
 
 
 
Bronx
Sotto casa
 

mercoledì 2 ottobre 2019

Noi tre a New York

 
L’anno scorso Sigrid ed io non siamo venute a New York dato che la casa al Bronx non era ancora abitabile. E adesso invece ci troviamo noi tre insieme al Bronx. Prima sono venuta io dall’Italia e dopo una settimana è arrivata Sigrid dall’Olanda. Durante i primi giorni ho camminato con Jan per le belle strade di Mott Haven. Mi ha mostrato la chiesetta più antica del Bronx, la Sant’Anna, e le strade con più negozi. Era bello esplorare il quartiere. Poi al supermercato Pioneer abbiamo comprato pane e kiwi’s. Tornando per la 139a Strada una signora affacciata al cancelletto di casa sua ci ha salutato con le parole: “Che bello vedere gente come voi camminare per la mia strada.” Abbiamo chiacchierato un pò, una signora molto carina. Come ogni anno avremmo fatto in seguito gite turistiche in giro per New York, ma un piccolo incidente ha alterato il programma. Il 30 agosto, alzandomi da una poltroncina, ho sentito all’improvviso un vuoto attorno e sono caduta per terra, sul sedere. Per fortuna non si è rotto niente, solo i muscoli vicini all’inguine destro sono rimasti doloranti, specialmente quando salgo o scendo le scale. Ho cercato su internet e sembrerebbe che questo smarrimento sia dovuto al fatto che dopo tante ore sull’aereo seduta in posizione scomoda il mio collo ne ha sofferto provocando una cervicalgia con giramenti di testa. In piu’ dopo le 9 ore d'aereo le ginocchia si sono gonfiate più del solito e anche il piede destro si è molto gonfiato. Ieri Jan e Sigrid mi hanno accompagnata da un medico di quartiere per un controllo. Non è niente di grave, succede spesso dopo lunghi voli. Una volta tornata a Roma dovrò fare ulteriori esami. Alla coscia si tratta di uno strappo muscolare. Adesso sono costretta a camminare molto meno e percio’ quest’anno mi faccio una scorpacciata di questa bella casa con solo  qualche breve uscita per Mott Haven. E’ stato il destino a decidere e a dire il vero non mi annoio, su nello studio ascolto bella musica, ho tanti libri da leggere e anche il computer mi tiene occupata. Sono molto felice che Jan e Sigrid escano insieme per New York o, se Jan ha troppo da lavorare, che Sigrid vada a spasso da sola.
 
 
          
La sera mi piace preparare la cena nella grande, moderna e accogliente cucina. Ieri sera Jan ha fatto uno squisito risotto con le lenticchie. Finito di mangiare rimaniamo seduti a tavola per un po’ e ricordiamo eventi del passato, della nostra vita in comune a Roma e delle nostre vacanze in Italia e all’estero.  Eravamo una famiglia felice e unita e lo siamo ancora.
Jan sente ogni giorno Jennifer dalla Giamaica e, da Roma, David ci ha fatto sapere che dopo una bella vacanza ad Ascoli sono ricominciate le lezioni a scuola. Lunedì scorso ha passato un giorno ad Avellino con le cugine. Mi ha assicurato che sta badando alle piante sul balconcino. Kevin fa sapere a Sigrid che anche là tutto procede bene. Racconta che una sera ha preparato il rijsttafel, una specialita’ indonesiana di cui io sono ghiotta. Dopo aver cenato hanno visto un film sul computer seduti tutti e tre sul divano (e m’immagino che come sempre Gina si è cercata un posticino fra loro). Quando le figlie si sono poi avviate per andare a letto, Livia gli ha detto: “Papa’ che bella serata che è stata.” Kevin era commosso. E’ una cosa rara che Livia, riservata com’e’, esprima i suoi pensieri intimi, al contrario di Flaminia che ha un carattere più aperto.

      

Davanti casa.


 

Sigrid a New York

 
Il 5 settembre Jan è andato a prendere Sigrid all’aeroporto. Sono venuti a casa molto tardi perchè al controllo dei passaporti Sigrid ha dovuto affrontare una fila interminabile impiegando almeno due ore. Mentre aspettavano, le altre covittime si sono scambiate fra loro occhiate incredule per questa situazione da terzo mondo. Quando finalmente l’ho abbracciata ho notato che nonostante tutto cio’ Sigrid aveva un buonissimo aspetto.  E di nuovo noi tre insieme a New York! Che gioia!
I giorni seguenti Sigrid fortunatamente non ha sofferto il jetlag. Anche lei ha ammirato moltissimo la nuova casa al Bronx  e, come ha fatto con me, Jan le ha mostrato il quartiere. Questo zona del South Bronx si chiama Mott Haven. E l’opinione di Sigrid è stata come la mia: ci eravamo aspettate di peggio. Non è bello come Harlem ma ci sono delle buone prospettive, dei miglioramenti stanno già prendendo forma. La nostra strada e quelle attigue sono fra le piu’ belle della zona con affascinanti case stile brownstone e, come Jan, altri proprietari hanno restaurato le proprie palazzine o lo stanno facendo. A poca distanza c’è una biblioteca comunale ma purtroppo non danno più in prestito dvd’s e per me non c’e’ nessun corso da seguire come gli altri anni nelle succursali di Harlem. Ci sono poi anche due supermercati abbastanza vicini e camminando per le strade si incontrano tante scuole con i loro spaziosi cortili per la ricreazione.  E come in tutta New York anche qui ci sono tanti community gardens: piccoli giardini dove alcuni volontari coltivano con passione tanti tipi di verdure che spesso poi regalano alle soup kitchens.  Anche qui si fa molto per la gioventù con playgrounds e campi sportivi dappertutto. Sono molto più belli e ben costruiti che non in Italia e in Olanda e le e piscine comunali sono a ingresso gratuito: dovrebbero essere un esempio per altri paesi. La lingua che si sente molto da queste parti è lo spagnolo perchè molti abitanti (il 72%) sono di origine portoricana, messicana e dominicana
Sabato scorso siamo andati noi tre all’inaugurazione di un grande murales a due passi di casa.  Il lavoro si intitola: “We have a Story to tell” – “Tenemos una Historia que contar” E’ stato eseguito dall’artista cilena Virginia Ayress Moreno con l’aiuto di tanti artisti volontari. Parole di Virginia: “Io sono dalla parte dei nullatenenti e sono contro il razzismo.” C’era musica e un gruppo di signore messicane eseguiva dei balli. Jan ha scattato qualche foto di loro assieme a Sigrid. Abbiamo parlato con diverse persone coinvolte con anima e corpo nell’impresa di migliorare il Bronx.
L’ambiente era caloroso, ci siamo sentiti molto a nostro agio, ben accetti. E’ stata un’esperienza molto simpatica.





 


giovedì 19 settembre 2019

Hunger Free New York.



Al piano superiore della casa c’è anche lo studio/ufficio con computers e stampatrice.  La vista è sulla strada. Quest’ampia camera serve anche da stanza per gli ospiti ed io ci dormo in un letto comodissimo. Ieri mattina presto dalla finestra ho visto un camion con la scritta CITY HARVEST da dove venivano scaricate grandi quantità di scatole e bustoni. Un pò più tardi si è formata una lunga fila di donne e uomini che avevano con sè carrelli delle spese. Ad un certo punto, con molto ordine e calma, degli addetti hanno comiciato a distribuire scatolame, frutta e verdure fresche riempendo i carrelli della gente in fila.
Ho chiesto poi a Jan di cosa si trattava e mi ha raccontato che a New York ci sono tante organizzazioni di volontari che raccolgono ogni giorno quello che donano i supermercati e ristoranti delle loro merci non vendute o non consumate. Ogni quartiere della città ha un giorno della settimana dedicato alla donazione di cibo alla gente bisognosa. E qui nella 140a Strada del Bronx è il mercoledì.
La prima executive director di questa organizzazione, Helen verDuin Palit, quando distribuiva pasti alla gente bisognosa in una Soup Kitchen si accorgeva di come fosse difficile nutrire tutta questa gente. Una sera in un ristorante, consumando un drink ed un appetizer di bucce di patate, una specialità locale, ha chiesto allo chef: “Che ne fate di tutte le patate sbucciate?” Lo chef ha risposto che venivano buttate. Helen ha replicato che per la Soup Kitchen sarebbe un bene enorme poter ricevere tutto quello che il ristorante non utilizzava. Il giorno dopo lo chef ha donato 120 chili di patate già bollite che la Soup Kitchen ha subito usato per arricchire il minestrone della giornata.
Nel dicembre del 1982 Helen ed amici hanno fondato la City Harvest: una serie di camions ritira cibi avanzati da ristoranti e supermercati e poi consegna il cibo direttamente ai posti di distribuzione dove si raduna la gente che ne ha bisogno. Un’idea intelligente e semplice come Food Rescue (Salvacibo) è arrivata a sfamare tante persone che soffrono la fame.
Da quel giorno ad oggi Helen ha aiutato a creare 1335 sedi di City Harvest nel  mondo. E tutto questo è cominciato con un drink ed un appetizer di bucce di patate.
Nel 1987 un altro gruppo di newyorchesi notando che nella citta c’era un’abbondanza di cibo in eccesso mentre un gran numero di famiglie lottava per nutrirsi, ha fondato New York Cares. I suoi tantissimi volontari si dedicano a nutrire coloro che hanno fame, assistono i malati, visitano persone anziane, si dedicano ai bambini bisognosi, sistemano giardini e molto altro ancora. Insomma per coloro che vogliono offrire un pò del loro tempo libero ai meno fortunati ci sono tante opzioni tra le quali scegliere. Se abitassi qui e se avessi qualche anno in meno mi sarebbe piaciuto dare il mio piccolo contributo.                                                                                                                                                

martedì 10 settembre 2019

La casa al Bronx


Domenica 25 agosto sono arrivata con l’Alitalia a New York. C’era Jan che mi aspettava e che gioia rivederlo! Abbiamo preso un taxi e a casa era bello rivedere Jennifer con la cena pronta. Lei sempre bella e in forma. Mi sono gustata le buonissime verdure al forno, avevo un bell’appetito perchè sull’aereo avevo saltato il secondo pasto sapendo che avrei cenato con Jan e Jennifer. E’ la prima volta che vengo qui nella casa del Bronx. Due anni fa Jan me l’aveva fatta vedere, da poco acquistata, quando era un rudere. Dopo mesi e mesi di lavoro è diventata una casa stupenda, una casa da sogno. Non sembra vera questa trasformazione; nel 2017 aveva l’aspetto di una casa devastata da un bombardamento, il tetto era a pezzi, detriti dappertutto sul pavimento sfaldato, mura diroccate.

Lavori in corso








Sono qui da 10 giorni e ancora mi meraviglio di come Jan e Jennifer abbiano curato ogni particolare in tutte le stanze. E con gusto. Anche i mobili dell’appartamento di Harlem sono qui e diverse cose nuove hanno trovato un posto a loro adatto. Alle pareti risaltano i grandi quadri e le incisioni di Jan, le fotografie, disegni e incisioni di David e vari miei collages. E tante fotografie. Persino I bagni e la lavanderia giù in cantina non sono digiuni di arte. E le mani d’oro e artistiche di Jennifer si sono impegnate nell'abbellire giardino e terrazzo (deck). Il giardino è diventato un orto con piante di melanzane, pomidoro, rosmarino, salvia e insalata tenera quasi un pò piccante. Bellissime piante ornamentali completano il tutto. Anche sul terrazzo tante piante stupende. Il basilico poi cresce a dismisura. Con le melanzane Jennifer ha fatto dei piatti squisiti alla parmigiana fino al loro esaurimento.


Su indicazioni di un’amica Jennifer ha da poco installato un sistema di irrigazione automatico nel giardino e anche sul terrazzo, e il 28 agosto è volata in Giamaica per fare altrettanto nel giardino della casa che ha costruito su quell’isola. E’ l’isola dov'è nata e ci va volentieri ogni tanto quando il suo lavoro qui a New York attraversa un momento tranquillo. Dalla finestra della stanza da letto matrimoniale del piano superiore ho una vista ampia sui giardini delle case e non c’è dubbio: il giardino “nostro” è il piu bello e il più curato. Jennifer ha fatto un grande lavoro. Ha il pollice verde e tanta inventiva.