martedì 22 dicembre 2015

David ed i suoi alunni

David insegna discipline pittoriche al Liceo Artistico; ha due classi nella sede centrale, il Mafai, e due nella succursale, il Caravaggio. 
Qualche giorno fa l'insegnante di italiano è entrata nella sua aula e ridacchiando gli ha detto: "Senti    cosa mi hanno raccontato i tuoi studenti: tempo fa hai letto alla classe un  racconto e il compito che hai assegnato era quello di realizzare un disegno ispirato a questa storia. Ho chiesto ai ragazzi chi fosse l'autore del racconto e loro con cautela, quasi esitando, mi hanno detto: professoressa, non sappiamo se lei lo conosce questo scrittore. Si chiama Kafka."  
Era successo che David aveva fotocopiato questo racconto di Kafka dal titolo Il messaggio dell'Imperatore e aveva distribuito le copie agli studenti affinchè potessero seguirlo mentre leggeva ad alta voce la storia, anzi la declamava alla Vittorio Gassman. Tutta la classe era attentissima e con entusiasmo si è messa a disegnare, spesso disegni molto ma molto belli che David mette sulla sua pagina facebook valorizzando così i giovani autori di cui è orgoglioso.
Un'altro autore che David ha proposto in classe è John Fante. Una ragazza è rimasta spaesata, delusa. Ha detto che non riusciva a percepire nè la qualità tecnica della narrazione nè l'originalità della storia che per lei era troppo semplice e piatta. David le ha risposto che Fante, cantore delle piccole cose, riesce come pochi a scrivere in maniera diretta e apparentemente semplice e col tempo lei avrebbe sicuramente rivalutato lo scritto e l'avrebbe apprezzato.
Quando poi ha dato il tema "fatevi un ritratto come pensate di essere da grandi, dai 50 anni in su", i lavori che sono venuti fuori e che ho visto su fb li ho trovati incredibili. E sono solo ragazzi di circa 15 anni, maschi e femmine.


Altre volte racconta una storia strampalata inventata da lui e gli studenti si divertono un  mondo a creare disegni fantasiosi. Alcuni alunni dell'anno scorso e che ormai frequentano l'Accademia di Belle Arti sono venuti a trovarlo affermando che a loro mancano le sue lezioni e le sue storie.
Porta sempre la macchina fotografica a scuola e a volte, quando comincia la lezione, la mette al collo di uno dei suoi alunni, gli spiega come farla funzionare e gli dice che per 30 minuti il suo compito è quello di girare per l'aula scattando foto a tutto e a tutti, un vero e proprio reportage che testimoni il lavoro che si svolge in classe. Poi, una volta a casa, David seleziona le foto migliori e le pubblica su fb nell'album Liceo Artistico e Dintorni che è molto visitato e commentato.

L'ultimo compito che David ha assegnato alla classe aveva come tema La Paura. Diceva David ai propri studenti che tutti gli esseri viventi hanno momenti di paura e angoscia: paura di un compito in classe, paura di cadere, timore del temporale, del buio, di un animale con l'aspetto feroce, di una persona. Adesso toccava a loro confrontarsi con le proprie paure, tirarle fuori, rappresentarle, esorcizzarle e tentare di vincerle raffigurarandole coraggiosamente sulla carta.
In classe per circa cinque minuti ha regnato il silenzio, tutti avvolti dai pensieri che indagavano nel profondo, poi  un fermento, un vociare, un elencare le proprie paure. Quando si sono messi a lavorare con carta, matita e colori andavano a verificare che cosa i compagni avessero fissato sul foglio e quindi esternavano ancora altre paure che col passare del tempo venivano in superficie.
Di questa lezione hanno parlato anche con gli amici delle altre classi che poi, incuriositi, sono venuti a dare un'occhiata ai lavori ultimati.
L'anno scorso in un'altra classe David ha dato lo stesso tema da svolgere. C'era una ragazza con una paura matta dei ragni. David l'ha incoraggiata a disegnare un ragno. Dopo molto titubare l'ha fatto, prima con ripugnanza poi con entusiasmo, ed è nato un piccolo capolavoro. L'ho visto in foto.



I giorni che David dopo le lezioni ha le prove col gruppo si porta la chitarra a scuola, quando suona l'ultima campanella sale sul motorino con lo strumento in spalla e si dirige a Trastevere per suonare. Alcuni ragazzi vorrebbero assistere alle sue prove o ai concerti.
I genitori durante i colloqui gli dicono: "prof. lei è un mito". 
Professore, educatore, psicologo e amico paterno.
Quando David leggerà questo mio post sicuramente dirà: "Mamma, stavolta hai esagerato. Ci mancava poco e avresti dichiarato che ho anche un'aureola sulla testa."

  
                

giovedì 10 dicembre 2015

New York, maggio 2015. Ecco Sigrid.

Il 7 maggio, il giorno dopo l'operazione alla mia bocca, Jan ha lavorato la mattina e nel pomeriggio era libero, così, finito di pranzare siamo andati a Tribeca. E forse è cominciato quel giorno il rito di sederci per un pò su una delle panchine fuori dal Vesuvio Playground a vedere la gente che passa, elegante e casual, famosa e non. Quel pomeriggio faceva un caldo afoso e dopo aver camminato parecchio ci siamo seduti con una bibita fresca in mano. Sulla panchina, vicino a noi, c'erano diversi italiani, alcuni di loro Jan li conosceva e ci abbiamo chiacchierato. Una signora mi raccontava che era qui da 36 anni, lei e suo marito, originari del Molise, hanno tre figli e una nipotina, Isabella, di tre anni, lei ha 63 anni, un pacemaker, prende undici pillole al giorno, abitano al sesto piano, niente ascensore. Era molto simpatica. Ogni volta negli anni seguenti quando ero a New York speravo di rivederla ma non è successo mai. Il suo indirizzo non lo sapevo. Poi abbiamo preso la metro per vedere al Guggenheim Museum una mostra sul minimalismo che però non ci interessava molto; solo la piccola sala con lavori di Marcel Duchamp e Boccioni ci è piaciuta. Il bus 3 preso sulla Madison Ave ci ha lasciato sotto casa. Io mi sono sdraiata sul divano e Jan con la sua solita velocità magica ha cucinato. Quando alle 20.00 è venuta K, bella come sempre, la cena era già pronta: per loro pasta al sugo e per me una buona zuppa. Jan ha il dono di dare a tutto quello che prepara un tocco speciale, quasi esotico. Per dessert gelato.
La mattina dopo abbiamo accompagnato K. dal suo parrucchiere nella Amsterdam Ave, aveva tanti impegni di natura sociale quel giorno. Nel pomeriggio Jan ed io abbiamo visto uno spettacolo simpatico con attori molto giovani in un piccolo teatro off-Broadway. La sala era piena. Finito il lavoro teatrale abbiamo camminato nel parco curatissimo lungo il fiume Hudson. C'era il sole ma faceva fresco, meno male che avevo portato una giacca. Lì la Christoffer Street è molto frequentata da omosessuali. Camminando camminando abbiamo fatto delle spese e preso dolcetti in una pasticceria italiana. Entrando un attimo in una chiesetta russa venivamo salutati da un bel canto e al mercatino nella palestra abbiamo acquistato pomodorini e fragole. Poi la metro e alle 20.00 a casa. Jan ha mangiato una banana e si è avviato con la metro all'aeroporto. E alle 22.30 è tornato con Sigrid che aveva un buonissimo aspetto. Che bello averla con noi. Il mio tesoro di figlia a New York con noi! Quell'anno era la prima volta che ha raggiunto me per stare insieme a Jan. Ed è per questo che ho preso il  mio diario del 2004 per rivivere quei bellissimi giorni scrivendone. Gli ultimi due anni il nostro incontro è stato in settembre. Avrei voluto anche David con noi ma il 1° settembre inizia la scuola e non può mancare.
Leggo che a maggio 2004 nell'aereo di Sigrid c'erano dei viaggiatori speciali: 15 cavalli.! Sigrid ha avuto il permesso di andarli a vedere: 15 bellissimi cavalli ammaestrati.


Davanti al locale dove Jan ha suonato con un suo gruppo.


New York maggio 2015 - dentista




Il 4 maggio mattina Jan aveva un appuntamento dal suo dentista. Sono andata con lui e ho fatto controllare anche la mia bocca. Il medico ha visto una parte delle mie gengive molto arrossata e ha diagnosticato un'infezione in atto. Adesso capivo perchè sentivo fastidio da un pò di tempo ma il dentista a Roma sorvolava quando glielo facevo notare. La cosa da fare era di farmi operare da un chirurgo paradentale (specializzato in disturbi delle gengive). L'assistente del dentista mi ha fissato un appuntamento con un paradentologo per la mattina del giovedì seguente, cioè il 6 maggio. Jan mi ha portato col suo motorino fino alla Fifth Avenue. C'erano da riempire delle carte. Il medico Neal V., di poche parole ma gentile ha visto subito il problema e mi ha chiesto: "Facciamolo subito, o vuole tornare un'altra volta?" "Subito." Tre iniezioni e poi sembrava che scoppiasse un bombardamento nella mia bocca, il medico lavorava senza sosta a velocità supersonica. Sentivo raschiare contro l'osso mandibolare e tagliare, un movimento continuo. Sentivo l'assistente dire: "Una grande infezione." Dopo mezz'ora l'operazione era finita. Il medico ha toccato il mio braccio e con un sorriso ha detto: "You were great." Quando mi sono alzata vacillavo. La segretaria mi ha fatto avere una richiesta per antidolorifici e uno sciacquo, raccomandandomi di non prendere l'aspirina, di mangiare per una settimana con l'altra parte della bocca, niente cibo solido, tagliare il pane a pezzettini e bere molto. Tornati a casa Jan ha mangiato la zuppa di piselli che avevo preparato in anticipo ed è uscito per impegni. Io ho aspettato che finisse l'effetto dell'anestesia per poi mangiare un pò di zuppa e un pezzetto di banana, e le mie solite vitamine. Mi sono sdraiata per breve tempo pensando: "Se esco sicuramente mi sento meglio." E così ho preso l'autobus sotto casa fino al Metropolitan Museum dove ho guardato le tante bancarelle dove artisti espongono le proprie opere, e poi, entrando nel Central Park mi sono seduta su una panchina a guardare dei vivaci bambini che si arrampicavano su una statua che raffigurava tre orsi, e che si trova in uno dei bellissimi playgrounds (giardino giochi) del parco. Ho preso il bus 3 per ritornare e vicino casa ho preso un cartone di succo di mele, la mia bibita preferita. Erano le 19.00 e Jan era già a casa ma doveva uscire di nuovo. Mi aveva prese le medicine in farmacia. Dopo aver mangiato qualcosa ho preso l'antidolorifico, più tardi ho sciacquato la bocca, non avevo più dolore. Frattanto ha telefonato la segreteria del medico per informarsi se stavo bene. Una settimana dopo sono stati tolti i punti.