sabato 10 dicembre 2016

Diari

Ogni sera scrivo una paginetta nel mio diario. Con poche parole annoto come è stata la giornata, con chi mi sono vista, se sono uscita, da sola o con chi, le telefonate e le solite facende quotidiane.
Vicino al mio letto sono esposti tutti i diari cominciando dal 1959. A volte li consulto per trovare un fatto accaduto nel passato. E a volte quando non riesco a dormire prendo un libro oppure un diario a caso e mi sprofondo nella lettura della mia vita e in quella dei miei cari e allora vorrei rivivere un attimo certi momenti esaltanti, toccanti, significativi. Rivedere per un momento i miei bellissimi figli negli anni passati, Pino, i miei genitori, i miei fratelli ed altre persone care. Ogni diario è come se racchiudesse una delle mie molte vite. Incontro tanti nomi, di qualcuno ricordo chi rappresenta, ma succede anche che mi chieda: "Ma chi era costui o costei?" Avventurandomi su internet a volte trovo indicazioni oppure incontro nada de nada. E se non ho scritto anche il cognome della persona di sicuro rimango nel buio.
La mia scrittura è molto piccola perchè le pagine non possono contenere più di tanto. E scrivo in olandese: penso che anche per questo motivo non ho dimenticato la mia lingua. Quando io non ci sarò più chi sa se c'è qualcuno che leggerà quello che ho scritto per tanti anni. Dei miei tre figli solo Sigrid è un'ottima padrona dell'olandese. Però ha una vita così piena che ha poco tempo per leggere un libro, e allora decifrare gli scritti di sua madre sarebbe un impegno non da poco. Dopotutto c'è già questo blog che racconta degli episodi di vita vissuta.



Ho conservato un articolo del marzo dell'anno scorso che si intitola: Patrimoni di Famiglia - Ai figli lasciate un diario: senza memoria non c'è identità. Trascrivo due frasi di questo bell'articolo: Quando i ragazzi di oggi avranno tempo per soffermarsi e coltivare curiosità sulle proprie origini, magari non ci sarà più nessuno in grado di raccontargliele. Che restino almeno dei quaderni, dei diari, dei sommari esistenziali delle generazioni precedenti.
Quante cose vorrei sapere di episodi trascorsi anni fa con i miei genitori e sulla vita dei miei antenati. E il perchè di cose fatte. Ma a chi chiedere se i miei genitori non ci sono più, l'unico fratello rimasto abita lontano come anche l'unica anziana zia. Quando ero giovane non ci ho pensato, non mi è passato proprio per la mente.
Rievocando eventi del passato, con un brano musicale, un odore captato dal naso, la nostalgia è in agguato.
Lo scrittore Michael Ondaatje nel suo libro Divisadero, che sto leggendo, ha scritto delle frasi che vanno a pennello in questo post. A pagina 85: Sono sempre le piccole cose a trasportare il passato nel presente. E a pagina 142: Viviamo perennemente nel ricordo delle nostre storie, quali che siano le vicende che raccontiamo. Altre parole che non c'entrano con questo post ma che mi sono piaciute le copio da pagina 32: Ogni cosa è governata dalla sorte. Questo libro è affascinante, di prosa intigrante e contiene frasi da rileggere più volte.
In una rivista recente ho letto un articolo scritto dalla scrittrice spagnola Clara Sànchez. E che dice lei? Regola No.1: evitare la nostalgia! Clara Sànchez definisce la nostalgia il più maliconico, doloroso e distruttivo dei sentimenti.
Sì, spesso doloroso e malinconico lo è, questo sentimento,  forse a volte è anche distruttivo e porta tristezza per ciò che non abbiamo più. Ma dà anche pienezza nel rivivere il ricordo di ciò che è stato.
Virginia Woolf dice: La bellezza del passato risiede nel fatto che nessuno capisce davvero un'emozione quando la vive. Questa si espande più tardi, ed è per questo che non abbiamo rispetto del presente, ma solo rispetto per il passato.
Un'altro aforisma di Virginia Woolf molto bello: Ognuno ha il proprio passato dentro di sè come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono leggere solo il titolo.
 

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