domenica 17 novembre 2019

God is good


Per il suo lavoro Jan si sposta di frequente per la città e se incontra qualcosa di interessante scatta una foto per mandarmela, per rendermi participe delle curiosità sparse per New York. Con lui avevo visto un paio di anni fa ad Harlem gli addobbi di Halloween esposti davanti alle case, a volte impressionanti, comunque divertenti. E zucche ovunque. Tutte quelle decorazoni mi piacevano tanto. Trovandosi a Brooklyn Heights Jan ha scattato un paio di foto per la  mia delizia. Me le ha mandate con le parole "A Brooklyyn Heights impazzano i tricks e treats e le scenografie sempre più elaborate".


 
E ancora a Brooklyn gli alberi di Ginkgo Biloba che col primo freddo, accompagnato da un vento potente quasi su appuntamento, in contemporanea si sono spogliati di tutte le foglie che con l'autunno si tingono di un bel color giallo. Un tappeto d'oro. Queste foglie a ventaglio le trovo bellissime. Quest'albero, la cui origine risale a 250 milioni di anni fa, solo nel 1730 è giunto in Europa dalla Cina e dal Giappone  espandendosi poi a macchia d'olio in altri continenti.
Un'altra foto che Jan mi ha mandato è di un van (furgoncino) bianco che porta la scritta GOD IS GOOD. Proprio quel giorno accendo il  computer e su Facebook leggo un messaggio speditomi dalla pagina L'insostenibilità del Cristianesimo e il mito di Gesù che riporta le parole di papa Francesco: "Per questo bisogna prendere confidenza con la Bibbia: leggerla spesso, meditarla, assimilarla. La Bibbia contiene la Parola di Dio, che è sempre attuale ed efficiente."  Il commento è il seguente: "La Bibbia: Ora dunque uccidete ogni maschio tra i bambini, e uccidete ogni donna che ha avuto rapporti sessuali con un uomo, ma tutte le fanciulle che non hanno avuto rapporti sessuali con uomini, lasciatele in vita per voi. Numeri 31: 17-18." 

Qualche frase che ho incontrato qua e là e che ho annnotato:
Victor Hugo: "Inferno cristiano: fuoco. Inferno maomettano: fuoco. Inferno indù: fiamme. A credere alle religioni Dio è un rosticciere."
Robert G.Ingersoll: "Se un uomo seguisse, oggi, gli insegnamenti del Vecchio Testamento, sarebbe un criminale. Se seguisse rigorosamente gli insegnamenti del Nuovo Testamento, sarebbe un folle."
Ruth Hurmence Green: " C'è stato un tempo in cui la religione regnava sul mondo. Erano chiamati Secoli Bui."
Richard Jeni: "Le guerre di religione: in pratica vi state uccidendo per decidere chi abbia l'amico immaginario migliore."
Mark Twain: " La bibbia ci rivela il carattere del nostro dio con esattezza e dettagli senza rimorso. E' forse la biografia più accusatoria che sia mai stata stampata. Al confronto rende Nerone un angelo."
Mark Twain: La bibbia è molto interessante. Contiene nobili poesie, favole argute, storie sanguinose, buoni principi morali, una miniera di oscenità e più di un migliaio di menzogne."
Woody Allen: "Di nascita sono di confessione ebraica, poi crescendo mi sono convertito al narcisismo."

giovedì 14 novembre 2019

Battezzo, sbattezzo..


I miei genitori sono cresciuti in Frisia (Friesland), dove si praticava la religione riformata. Ogni domenica si andava in chiesa indossando il vestito della festa. Quel giorno bisognava seguire delle regole molto rigide perché era il giorno del riposo. A noi figli raccontavano che il settimo giorno era di una noia totale, tutto era proibito. I miei, da giovani adulti, si sono allontanati dalla chiesa e sono diventati atei. Ai loro tre figli hanno dato libertà di scelta: dovrete decidere voi, una volta adulti, di adottare un credo o un non-credo. Ho frequentato la scuola elementare pubblica che è una scuola senza religione e perciò anche senza simboli. Poi c'era la scuola cattolica e quella protestante. Ho accompagnato qualche volta di domenica delle amichette del quartiere nella loro chiesa. Mentre gli adulti seguivano la funzione i bambini si radunavano in una bella stanza dove si sedevano per terra intorno ad un adulto che raccontava storie della bibbia, e si cantava. E sentire raccontare delle storie affascina sempre i  bambini.
Poi mi sono sposata a Roma. Pino voleva per forza che ci sposassimo in chiesa. Non essendo cattolica ho avuto un permesso speciale, con la richiesta che eventuali figli sarebbero stati battezzati. Non avevo nessun pregiudizio e ho acconsentito.
La domenica accompagnavo Pino in chiesa e quando ha cominciato a leggere il telegiornale assistevamo alla messa nella cappella della RAI in Via Teulada officiata da Padre Igino da Torrice. Una persona amabile e sensibile che avvolgeva tutti i presenti con il suo calore e con la sua fede. Quando è nata Sigrid ho deciso, per convinzione e per essere un tutt'uno con la famiglia, di farmi battezzare insieme a lei ed è stato Padre Igino a battezzarci nella nostra parrocchia di Santa Lucia alla Circonvallazione Clodia. Mi ricordo che Padre Igino era molto emozionato.
Dopo circa due anni David che allora aveva 10 anni ha cominciato ad andare da solo o con gli amichetti al campetto della chiesa a giocare a pallone. La chiesa distava cinque minuti da casa e il traffico allora era minimo. A David piaceva tanto la musica per organo ed un prete si è offerto di dargli delle lezioni che seguiva con profitto. La primavera seguente siamo andati per una settimana a Capri: un albergo per inaugurare la stagione offriva ai dipendenti RAI una breve vacanza ad un prezzo eseguo. Ci siamo goduti a pieni polmoni questa bella isola con ancora pochissimi turisti. Diverse volte abbiamo visitato la Certosa, ci affascinavano le tante cose strane conservate nelle stanze e, specialmente i lavori del pittore tedesco Karl Diefenbach, non ci stancavano mai. Nella cappella David si è messo all'organo suonando a sua fantasia. Una coppia tedesca si è fermata ad ascoltare e avevano parole di lode.





Gli anni passavano e i figli diventavano grandi ed è successo che, leggendo e ponderando molto, la religione cattolica mi andasse sempre più stretta, non mi ci sentivo a mio agio, volevo uscire dalla chiesa, qualsiasi chiesa. Insomma, non volevo più appartenere ad un partito religioso. Sono andata alla chiesa Santa Lucia e al parrocco ho espresso il  mio desiderio di esere cancellata dai loro registri. La risposta è stata: "non è possibile". Nel tempo ho fatto altri tentativi ma sempre con esito negativo. Anni dopo ho letto da qualche parte dell' UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) e 5-6 anni fa con l'aiuto di questa associazione in un attimo mi sono sbattezzata.




Voglio annottare qualche frase che ho incontrato strada facendo:
Josè Saramago: "Il mondo sarebbe molto più pacifico se fossimo tutti atei."
George Bernard Shaw: "Sono ateo e ringrazio Dio per questo."
Dalai Lama: "Questo è la mia semplice religione: non c'è bisogno di templi, nessun bisogno di filosofie complicate, il nostro cervello, il nostro cuore sono il nostro tempio; la filosofia è la gentilezza. Se avete un credo religioso è di grande aiuto, ma se non l'avete si sopravvive lo stesso felicemente."
Emile Zola: "La civiltà non raggiungerà la sua perfezione finchè l'ultima pietra dell'ultima chiesa non cadrà sull'ultimo sacerdote."
Anonimo: "Se un uomo ha un amico immaginario è pazzo, se tanti hanno un amico immaginario è religione." 
Georg Lichtenberg: "La religione: una faccenda domenicale."
Seneca: "La religione è considerata dalla gente comune come vera, dai sapienti come falsa, e dai governanti come utile."
Mahatma Gandhi: "Chi pensa che la religione non debba avere nulla a che fare con la politica, non ha capito nulla nè della religione nè della politica. Dio non ha una religione."


giovedì 7 novembre 2019

Intervista di Gisy Scerman (a David).


 

Intervista di  Gisy Scerman.


D.  La prima cosa che mi ha colpito è il tuo nome d’arte, David D’Amore, che sembra contrastare con le opere che realizzi le quali hanno sempre una forte connotazione necrofila. Infatti se si può dire che tra eros e thanatos c’è un legame diretto in qualche modo non si può dire altrettanto di amore e thanatos…come nasce la scelta di questo nome…?
R.  La scelta di questo nome è dei miei genitori. Infatti David è il mio nome di battesimo e D’Amore è il cognome di mio padre.

D.  Il corpo è sempre al centro delle tue opere. In qualche modo il richiamo antropomorfo anche in assenza di donne e uomini è sempre presente ma in senso distruttivo, o, ancora meglio, alcune immagini le trovo cariche di un’aggressività svogliata. Perché la scelta dominante di questa presenza antropomorfa? 
R.  Mi hanno accusato di essere un apologeta del nulla, un epidermico, e forse è vero ma sono troppo pigro per fare autocritica. Credo comunque che rappresentando il corpo si possa lavorare sulla mente. Il corpo come mezzo per scavare nel profondo a patto che il profondo esista. Il richiamo del corpo è sempre irresistibile, le colline sono belle, i tramonti stupendi, una notte stellata può essere molto romantica, ma vuoi mettere un bel paio di chiappe? 

D.  Nel tuo caso da cosa nasce l’esigenza di creare così tanto materiale; perché è una vita che fotografi, dipingi ecc, ecc…quale è la molla che ti fa scattare i pensieri e di conseguenza le creazioni? 
R.  Per  uno che non sa fare niente l’arte era l’unico mezzo per passare il tempo. In genere le idee più brillanti mi vengono quando, in sella al mio motorino, percorro le strade di campagna in cerca di una grotta in cui infilarmi per qualche ora.     

D.  Il tuo è anche un atteggiamento nichilista; un voler confermare la “nienteficazione” dell’azione dell’uomo, della donna, l’inutilità della ripetitività, o una forma di misantropia, o altro ancora… 
R.  Non sono un misantropo, in me, purtroppo, è  più  presente il vizio della filantropia.  

D.  Tu utilizzi il corpo come un oggetto, lo scomponi per poi ricomporlo con oggetti esterni a lui, in modo tale da confondere organico e inorganico in un’unità frammentata. A me quest’armonia dà una sensazione di blasfemia nel senso buono del termine, una blasfemia poetica…
R.  Sono un pessimo esempio per le nuove generazioni, lo ammetto. Nella prossima vita giuro che dipingerò solo prati in fiore e fotograferò esclusivamente località sciistiche con annessi impianti di risalita. Il termine che hai coniato,”blasfemia poetica”, mi piace, potrebbe essere il titolo della mia prossima fotografia. 

D.  La morte è qualcosa di liberatorio o di dissacrante? 
R.  La morte sarebbe motivata se la vita avesse una sua logica, un significato. Purtroppo, o per fortuna, la vita  è un percorso immobile, un cosiddetto “Falso movimento”. La morte è un accadimento innaturale per il semplice motivo che è preceduto dalla vita, artificio per eccellenza.     

D.  L’amore è sopravvalutato?  
R.  Si, come tutti i vizi e le perversioni. 

D.  Credi nell’uomo? 
R.  Ci vorrebbero cento vite per tentare di decifrare la natura umana. Io di vita ne ho solo una e cerco di dedicarla a cose più elementari e piacevoli. 

D.  Per te, da un punto di vista tecnico, esiste un preciso o usuale modo di procedere per costruire e dare vita alle tue opere, oppure no? E che rapporto hai con le tue opere una volta create?"   
R.  Durante il giorno ho delle vere e proprie visioni ad occhi aperti. Subito corro nel mio studio, ricreo la scena che ho visto e la fotografo. La foto che ho fatto ieri rappresenta una sposa sul cui  ginocchio spicca una ferita sanguinante e grossolanamente fasciata. Il  rapporto con le mie opere è difficile, a volte arrivo a odiarle.  

D.  Non credi che la misantropia per molti validi artisti e scrittori sia qualcosa che giovi all'arte, nonostante poi l'arte dovrebbe (?) essere di dominio pubblico. Non è un controsenso?

R.  Siamo esseri fallibili e soprattutto volubili. A causa delle nostre altalenanti vicende quotidiane  un giorno siamo fieri filantropi e il giorno dopo siamo misantropi convinti. In genere negli artisti subentra la misantropia quando si è incompresi o sottovalutati. E posso anche capirlo. Pensa che nel mondo ci sono delle importanti riviste che ogni anno fanno la classifica dei migliori artisti e sai in base a cosa? In base al loro successo commerciale. Se tutto va bene, a noi umani ci attende l’inferno. 

D.  Ho visto che spesso nelle tue opere compare l’immagine di una melanzana, o cucita o dipinta…se esiste una ragione, perché hai scelto proprio quell’ortaggio? 
R.  Ho scelto la melanzana per motivi estetici, non filosofici o esoterici. I riflessi sul corpo liscio di una melanzana sono fantastici da dipingere e anche da fotografare. Una mia foto del 1998, intitolata “Dissidente”, rappresenta una melanzana con un profondo taglio ricucito chirurgicamente. 

D.  Nella tua produzione artistica, almeno in alcuni dipinti, si può notare una certa assonanza con Munch. Ti sei sentito o ti senti influenzato da alcuni artisti, da alcuni autori, anche letterari, nel tuo modo di produrre?
R.  L’espressionismo nordico mi ha molto attratto, ma troppe sono le cose che mi affascinano, potrei fare un elenco infinito di pittori, musicisti, registi, scrittori e fotografi importanti per la mia crescita artistica. Tra i pittori al momento ammiro il Guariento e Dierick  Bouts.  

D. Sofferenza, schifo, noia, inettitudine, angoscia, dislocazione, morte sembrano i temi forti che rappresenti, e dai quali sei ispirato (e in cui riesci egregiamente). Secondo te, può esistere un arte vera che nasca da sentimenti positivi e solari? Io personalmente non ci credo, tu?
R.  Io vorrei crederlo.

D.  In un’intervista di qualche tempo fa hai detto: “Il sesso, come ogni pratica disgustosa che si rispetti, attrae e nel contempo terrorizza; facendo sesso ripetiamo all’infinito la lezioncina imparata a memoria e, fingendo di non annoiarci diamo vita alla solita, eterna pantomima tra i sessi: gli stessi gesti ripetuti meccanicamente, lo stesso repertorio di parole false e insignificanti pronunciate per conquistare nuovi partners; i quali spesso fingono di ignorare di essere  inclusi in una lista di nomi più o meno lunga: numerati, catalogati e archiviati. E’ giunta l’ora di essere sinceri e dire basta all’orrore: il sesso è il demone della ripetizione da cui difenderci. Ora o mai più”. Bisogna quindi in un qualche modo difendersi dal sesso? E se esiste un modo qual’è secondo te? 
R.  Il sesso dovrebbe essere praticato solo all’interno della legittimata, confortevole e rassicurante quiete matrimoniale. E' pacifico che marito e moglie debbano presentarsi illibati al matrimonio. E' tassativamente vietato introdurre legumi misti e cereali tostati negli orifizi corporei. Il raggiungimento dell’orgasmo è facoltativo

D.  Cos’è che ti schifa profondamente, e cosa invece ti sublima profondamente?
R.  Sono decisamente contrario all’uso improprio dell’arte. L’uomo primitivo, ad esempio, con la scusa dell’arte ha deturpato centinaia di caverne. Hanno fatto bene gli ambientalisti dell’epoca a condannare questi gesti inconsulti.

D.  Cosa rimane (se rimane) di non noioso nella vita di un essere umano?
R.  Andare allo stadio e invadere il campo di gioco a fine partita mi annoiava profondamente ma l’ho fatto per anni.   

D.  Oggi c’è qualcuno o qualcosa che “eleggi” nettamente, o qualcuno o qualcosa che vorresti al rogo? 
R.  Manderei al rogo tutte quelle persone che mi stimano, mi amano, mi supportano, mi assecondano, mi accettano per quello che sono, mi rispettano e mi trattano bene. Dedico un applauso a tutti coloro i quali mi calpestano e mi disprezzano intensamente.   

D.  Per essere un “personaggio pubblico” i compromessi sono inevitabili oppure, per quel che ti riguarda, c’è un modo per essere “pubblicamente se stessi”? 
R. Viviamo nella società, a stretto contatto con gli altri, e per questo motivo tutti siamo personaggi pubblici. I compromessi nella vita sono inevitabili e a volte neanche spiacevoli, guarda al rapporto di coppia, che è bello nonostante spesso sia basato su instabili e delicati  equilibri.   

D.  C’è qualcosa che non hai ancora fatto e che ti piacerebbe fare? 
R.  Mi piacerebbe essere un artista ricco e famoso, possibilmente senza vocazione, che dipinge, suona o fotografa solo per il mercato. 

D.  E qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare o lavorare?  
R.  Già collaboro e lavoro con un sacco di gente. Pensa a tutti quelli che posano per me. Persone coraggiose. Il loro compito è spesso difficile, faticoso e mai passivo.     

D.  Se c’è, una frase che vorresti dire a tutti… 
R.  Abbiamo tutti bisogno di maggior concentrazione. Penso che, nell’insieme, tre noci al giorno e una banana possano bastare.

 
 





 

Autobiografia David: Storie di plagi.

 
Due fotografie. Due fotografie iconograficamente similissime, concettualmente identiche perchè entrambe pervase da una buona dose di humor noir. Entrambe realizzate con cura e utilizzando gli stessi elementi: uno zampone (cotechino), un orologio, un piatto oblungo. Direbbe Breton: "Una raggelata allucinazione sottratta al tempo."
Le due immagini, gemelle nel pensiero obliquo e dissacratorio e sorelle nella forma, non sono però dello stesso autore. Un caso, si dirà, può succedere. No, non deve succedere. Non almeno quando una delle due foto è pubblicata tre mesi dopo l'altra e ne mantiene, seppur ingraziosite, le caratteristiche iconografiche. La volontà di copiare, anzi, il plagio, risulta poi conclamato quando la foto non originale viene utilizzata da una nota casa produttrice di orologi per pubblicizzare il proprio prodotto su scala nazionale. 


Il caso è emblematico e dimostra come molti autori di opere originali non vengano in nessun modo tutelati e incoraggiati ma anzi, spesso, danneggiati e beffati.
Ci si chiede infine perchè un'agenzia pubblicitaria a corto di idee e profumatamente pagata dal committente per il proprio impegno "creativo" debba appropriarsi indegnamente del lavoro altrui.

 
Egregio signor D'Amore, ho preso in esame il materiale da Lei trasmessomi con Sua del 9.10.2001.
Il caso rientra nella fattispecie del plagio ed è meritevole di tutela non soltanto civile (onde ottenere la cessazione dell'abuso e il risarcimento del danno materiale) ma anche penale (onde ottenere la condanna dell'autore del delitto e il risarcimento del danno morale).
Mi tenga informato sulle sue determinazioni.
Cordiali saluti
Italo Tomassoni
Avvocato patrocinante in Cassazione
 
 
 
 
 

 
 
 


Roma, Aprile 2001. Bella giornata, c'è il sole e sto percorrendo in sella al mio motorino il Lungotevere Flaminio. Supero una serie di cartelloni pubblicitari e.....accidenti! Inchiodo e torno indietro. Avevo visto bene: la copia di una mia fotografia campeggia perentoria su di un manifesto. E' un'imitazione davvero spudorata e chi l'ha realizzata non si è nemmeno preoccupato di apportare delle sostanziali modifiche. Si tratta dell'immagine di una bambina con le trecce sulla cui bocca e sui cui occhi sono stati applicati dei cerotti; la voce e la vista della bimba sono annullate. Lo spettatore è aggredito da un senso di ansia e di angoscia perchè i cerotti, invece di proteggere e di curare, impediscono di parlare, di respirare, di vedere. Un'icona di dolente denuncia che non ha bisogno di didascalia. Sarebbe tutto perfetto, peccato che l'ideatore e l'autore della foto originaria sia io.