lunedì 7 novembre 2011

Un pò monologo, un pò no, con canti

Tecnica mista su carta.

Ci sono giorni, momenti bui. Così è per tutti. Cara Auk ti stai prosciugando, per oggi dovresti smettere, conserva qualche lacrima per un'altra volta, per quando ce ne sarà bisogno. Adesso prova a pensare a qualcosa di bello, di gradevole. Lascia i tuoi pensieri tristi e vai indietro nel tempo. Vedi, ci stai riuscendo.
Mi vedo camminare, bambinuccia, per le strade di Haarlem. Torno a casa dopo scuola canticchiando una melodia inventata lì per lì. Guardo le mie scarpe nuove bianche con i fiorellini. Come mi piacciono, scarpe più belle non ce ne sono e come mi stanno bene con i bianchi calzini e le gambe abbronzate dal giorno prima quando con tutta la famiglia sono andata al mare in bicicletta.
Non c'è da chiedersi dov'è la mamma, il suo canto viene da su, starà facendo i letti perchè al piano di sopra ci sono le stanze da letto. Allora non me resi conto ma adesso so quant'era bello ascoltare la mamma che cantava con la sua dolce voce le bellissime canzoni che parlavano del mare, delle dune, del vento, degli uccelli, dei fiori. Canzoni tramandate nei secoli, molte delle quali anch'io ho imparato a scuola.
Con la mamma guardo giù, nel giardino di fronte ci sono i bambini della scuola materna che giocano. La maestra gli fa cantare una canzone così melodiosa che ancora oggi ogni tanto riaffiora nella mia mente.
Dopo cena mio papà prega me ed i miei fratelli di cantare per lui e noi intoniamo a tre voci delle canzoni. Quando ce n'e una che mia madre conosce canta insieme a noi. Mio papà  dice che per lui musica più bella non esiste.
Questi miei genitori giovanissimi.
Vedi ragazza mia, cominci a sorridere. Traffico con i colori e anche se rimane un fondo di malinconia, il rosso che il mio pennello traccia sulla carta si mescola con armonia al canto che trasmette la radio.

Roma, 9-2-2004


Tecnica mista su carta.

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