giovedì 19 febbraio 2015

Gli Ugonotti

Da bambina, in Olanda, fra tutte le canzoni che ci insegnavano a scuola ce n'era qualcuna Afrikaans; perciò forse ho sempre avuto un'attrazione per il Sud Africa. Mi sembrava che fosse un bellissimo paese e sognavo di andarci un giorno. Non sapevo niente di Apartheid e se l'avessi saputo chissà, forse avrei avuto altri pensieri. Però un debole per questo paese mi è rimasto sempre. Il 25 gennaio ero a casa di Allegra per l'evento mensile del tè-culturale; la maggior parte degli ospiti erano italiani. Il tè e le torte erano come sempre ottimi e lo sketch eseguito da due giovani attori italiani è stato molto applaudito. Poi ci si mescolava alla gente, si scambiavano due parole qui e là e il tempo scorreva gradevolmente. Era quasi ora di andare quando Allegra si è rivolta ad una giovane signora dicendo: "Oh guarda, con questa mia amica puoi parlare inglese, è olandese però parla anche inglese." La giovane guardandomi in faccia con aria contenta ha replicato in olandese: "Ma allora possiamo parlare in olandese, io sono Afrikaans, sono del Sud Africa." Tutte e due eravamo felici di quest'incontro a sorpresa. Ci capivamo. Mi ha detto che poco tempo fa era stata in Olanda e si è innamorata della lingua olandese che è più complicata dell'Afrikaans. Abbiamo canticchiato insieme la canzone Sari Marais ed era un peccato doverci salutare. Lei era da poco in Italia e non parlava ancora l'italiano.
 https://www.youtube.com/watch?v=wrvEwv26WLc

Non molto tempo fa ho trovato fra i tantissimi libri sui tantissimi scaffali del Mercatino a Porta Maggiore il primo volume di una trilogia intitolato Il giuramento degli eretici della scrittrice Hélène Blignaut. Leggendo sulla copertina che è nata in Sud Africa l'ho preso senza indugiare. Ho già qualche altro libro che parla di vite vissute in Sud Africa e mi affascinano.
L'autrice di questo romanzo storico narra, esaudendo il desiderio di suo zio Jean Terblanche (fratello del nonno), la vita di un suo avo, anche lui un Jean Terblanche, che all'inizio del '700 era fuggito dalla sua Francia a causa dell'intolleranza del Re Sole (Luigi XIV) e dei cattolici francesi.
Lo zio era sudafricano e per ragioni politiche si era trasferito in Inghilterra nei primi anni Cinquanta, in esilio volontario. Diceva alla nipote che si sentiva Sudafricano fino al midollo, un vero boero, e non aveva dimenticato di essere stato un Ugonotto. Aveva anche sempre cercato di comprendere le ragioni dei neri. 
La colonia del Capo di Buona Speranza che nacque come stazione di rifornimento per la  VOC (Vereenigde Oostindische Compagnie = Compagnia Olandese delle Indie Orientali) fu fondata dagli olandesi, i Boeri (contadini), per conto di Jan van Riebeeck nel 1652. Nel 1668 alla colonia si aggiunsero circa 200 Ugonotti francesi in fuga dalle persecusioni religiose. Le fila degli Afrikaners vennero inoltre ingrossate da coloni provenienti dalla Scandinavia e dalle isole britanniche.
Nel libro, l'antenato Jean, Ugonotto, ed i suoi correligiosi vennero perseguitati dalla chiesa cattolica e vennero privati, anche con atti di violenza, dei loro averi: si commisero scelleratezze inaudite.
Nella strage di San Bartolomeo nella notte tra il 23 ed il 24 agosto del 1572 i cattolici uccisero circa 300 Ugonotti a Parigi. Continuarono il massacro in altre città ed in campagna, con una stima totale dei morti che raggiungeva le 70.000 persone. La strage contribuiva a diffondere fra i protestanti l'idea che "il cattolicesimo fosse una religione sanguinaria e traditrice". A Roma, il 2 settembre, papa Gregorio XIII fece accendere fuochi in segno di tripudio per gli eretici annientati. Poi fece ordinare al pittore Giorgio Vasari una serie di affreschi raffiguranti la strage, rimasti ancora oggi nella Sala Regia dei palazzi vaticani.


Giorgio Vasari - La notte di S. Bartolomeo
Ma tanti Ugonotti erano riusciti, nonostante il divieto di lasciare il paese, a rifugiarsi in Svizzera, Germania, Inghilterra e Paesi Bassi. Dall'Olanda circa 200 di loro, fra i quali Jean Terblanche, si imbarcarono per il Sud Africa.
La bella cittadina Franschhoek (Angolo Francese) fu fondata nel 1688 dai rifugiati francesi ugonotti provenienti dai Paesi Bassi.
 Il 17 aprile del 1948 fu inaugurato il Monumento agli Ugonotti, a ricordo dell'immigrazione ugonotta.Gli Ugonotto seguirono il movimento luterano e infine quello calvinista. Lutero, un teologo tedesco, fu l'artefice dello scisma  protestante, l'iniziatore della Riforma.
Nel 1511, in seguito a un viaggio a Roma, si rese conto che la chiesa romana era sprofondata nella corruzione e nel malcostume, mai così lontana dall'originario insegnamento cristiano.Particolamente scandalosa gli parve la vendita delle indulgenze, i cui proventi dovevano servire alla costruzione della basilica di San Pietro. Lutero si rese conto che l'indulgenza, l'annulamento dei peccati terreni, era ottenibile semplicemente pagando una somma di denaro. Abusi e speculazioni a non finire. Affermava che l'uomo può fare delle buone azioni a titolo personale e non perchè obbligato da qualche legge o consuetudine.Qualche punto fondamentale della dottrina luterana:Per comprendere le "Sacre Scritture" non occorre la mediazione di concili o di papi, ciò che è necessario e sufficiente è la grazia divina e di essa una conoscenza completa e esatta.Negazione dell'infallibilità papale.Per ricevere la grazia divina non occorre la mediazione di un clero istituzionalizzato: tra uomo e Dio c'è un contatto diretto.


domenica 15 febbraio 2015

Sacchi a pelo

Quando il signor Jorge Mario Bergoglio quasi due anni fa è stato eletto capo della chiesa cattolica, ha assunto il nome d'arte di Papa Francesco. Entrando per la prima volta nel consueto appartamento papale ha esclamato: "Ma qui c'è posto per 300 persone." Dopodicchè si è scelto nei palazzi Vaticani un alloggio un pò più modesto.
Mi sono sempre chiesta chi abita adesso in quell'enorme appartamento. Il nuovo papa ci avrà forse accolto 300 senza tetto dato che raccomanda a tutti di vedere in qualsiasi povero il Cristo? In una visita in Messico ha esortato la popolazione ad aiutare i poveri. Ha anche detto: "La peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale." E ha battezzato con una bella cerimonia 5 bambini i cui genitori sono dei senzatetto e continuano a vivere per strada.
E a Roma i giornali scrivono che questo papa continua a sorprendere. Nei bagni per i turisti in Piazza San Pietro progetta tre docce per i senzatetto e subito arriva un consistente aiuto da Andrea Bocelli e un'impresa del nord si impegna di fare eseguire i lavori, non soltanto sotto il colonnato del Bernini ma anche in decine di parrocchie romane. Si specifica che questo servizio è senza grosse spese.
Già prima il papa ha avuto un'altra bella idea. Quando ha compiuto gli anni il 19 novembre scorso ha donato sacchi a pelo a 400 senza fissa dimora: uomini, donne, italiani e stranieri rattrappiti dal freddo.
Sono sue le parole: "Possiamo riconoscere Gesù nel volto dei poveri, malati, carcerati e profughi."
Adesso 400 senza tetto possono dormire nelle strade di Roma al caldo dei sacchi a pelo e 300 di loro mettendo contemporaneamente l'ombrello sopra la testa stanno anche parzialmente all'asciutto. E se sono poi sporchi di fango possono fare la fila davanti alle docce.
Su Internet ci sono i soliti commenti che accompagnano gli articoli dei giornali.
"Con tutto il rispetto per la sua Santità, non condivido assolutamente questo gesto che se vogliamo è anche di cattivo gusto!! Cosa ci fanno 400 senzatetto con dei sacchi a pelo? Molto meglio se avesse aperto le porte di qualche unità immobiliare di proprietà della chiesa ad accoglierli su di un vero letto ed in ambienti riscaldati con relativi servizi." 
"Dispensa ai poveri senza alcun tipo di pubblicità...buona questa! Infatti la notizia è sul sito dei maggiori quotidiani nazionali."
"Ammazza che sforzo! Bergoglio, navigate nell'oro e pensate di cavarvela con un sacco a pelo."
"Il sacco a pelo costa poco, e una volta "donato" poi ci si lava le mani. Altra cosa sarebbe ospitarli nelle loro tante proprietà vuote che possiedono. Almeno d'inverno."
"Penso ai molti conventi vuoti, perchè non utilizzarli per soccorrere i senzatetto?"
"Santo Padre, temo che il bel gesto non basti. Il Vaticano possiede tantissimi luoghi di accoglienza, ben più confortevoli di un sacco a pelo."
Cliccando si Internet si trova il seguente link: http://qn.quotidiano.net/2007/05/10/11019-chiesa_possiede.shtml   
 


Due sorelle con fissa dimora alla Stazione Termini


sabato 14 febbraio 2015

Tiffany e ombrelli

Nei giorni scorsi, quando non stavo molto in forma, ho scelto fra il mucchio di libri radunato intorno al mio letto qualcosa di facile lettura. Il libro scelto non mi prendeva molto e perciò ogni tanto lo mettevo da parte pensando di non continuarlo. L'ho finito comunque: un libro ben costruito a tavolino, a quattro mani da James Patterson e Gabrielle Charbonnet, un romanzo un pò fantascientifico che potrebbe essere per adolescenti romantici, non smaliziati. Il titolo è Domeniche da Tiffany. La protagonista si muove in un ambiente di sovrabbondanza, i suoi abiti sono di alta moda, calza scarpe da 500 dollari e per autoconsolarsi da una delusione sentimentale si "regala" da Tiffany un anello del valore di 65.000 dollari. Da quando era bambina, Jane, la protagonista, andava con sua madre ogni domenica a fare una visitina al negozio di Tiffany, da cui il titolo del libro.
Fra tutti i brevi capitoli che illustrano in qualche modo il ricco mondo nel quale si  muove Jane ce n'e uno che mi ha dato molto fastidio. E' il capitolo 27. Ogni domenica mattina per sei ore fa volontariato in una casa d'accoglienza per donne sulla Centodiciannovesima Strada, Harlem Ispanico. Serve uova strappazzate e fagioli, panini e margarina. Piatti di plastica per il cibo, bicchieri di plastica per il succo d'arancia. Pensa che sia bello che almeno per quel giorno alcune persone abbiano lo stomaco pieno. Una mamma chiede ancora un pò di cibo per il suo bambino di sei anni. Fa mangiare al suo bimbo solo una piccola parte dell'aggiunta, il resto lo mette in un pezzo di stagnola che prende dalla borsa dicendo: "Il resto è per la cena." Jane continua a servire le persone affamate finchè arriva ad una giovane scheletrica, non più che diciottenne, con un bambino in un vecchio passeggino ed un altro piccolo appeso alle sue magre gambe. La ragazzina ha gli occhi pesti e una fasciatura sporca attorno al braccio destro ciondolante. A Jane si rivolta lo stomaco al pensiero che qualcuno possa aver fatto del male a una persona così fragile. Le riempie un vassoio con del cibo e un cartone intero di succo d'arancia. Poi prende tre banane dalla cucina, dove le suore tengono la frutta fresca per le occasioni speciali. La ragazza ringrazia a bassa voce: "Lei è una bianca buona." Nel libro questo capitolo è una stonatura che lascia l'amaro in bocca; Jane uscendo dalla mensa torna nel suo mondo dorato e subito dimentica la miseria di quelle giovani donne in difficoltà. Avrebbe tutti i mezzi per aiutarle e sostenerle anche economicamente migliorando così la qualità della loro vita ma questo pensiero non le sfiora la mente.


Poi ho sfogliato i giornali che David porta da scuola. Leggo che durante il nubifragio a Roma il Papa ha regalato ai senzatetto 300 ombrelli dimenticati dai turisti nei Musei Vaticani. L'elemosiniere apostolico Mons. Konrad Krejewski dice all'ANSA: "Se si ama si capisce subito quali sono i bisogni delle persone, come fa una mamma con il proprio bambino. E di cosa può avere bisogno un senzatetto quando piove? Di un ombrello."
Anche su Internet si parla di questo papa "accorto". E poi ci sono dei commenti dei lettori."Ombrelli dimenticati dai turisti. Due piccioni con una fava: liberarsi di un impiccio ed apparire un benefattore. Per un momento avevo pensato che gli ombrelli li avesse comprati! Che furbacchione!"
Un altro commento: "Se regala questi ombrelli dimenticati ai senzatetto è perchè il papa ha intenzione di lasciare i clochards fuori dal Vaticano, se li faceva entrare all'asciutto, gli ombrelli non sarebbero serviti. Sa tanto di carità pelosa." E ancora: "Perchè non ospita i senzatetto nelle molteplici stanze del Vaticano???" "Nozze con i fichi secchi!!"

martedì 10 febbraio 2015

Formula magica - Toverspreuk

Il 29 gennaio non mi sono sentita molto bene e mi sono messa a letto. Di sera avevo quasi 39° di febbre e quando di notte mi sono alzata per andare al bagno, nel momento in cui volevo tornare a letto mi è venuta all'improvviso una forte diarrea ed un attimo dopo sono caduta per terra svenuta. David sapendo che non stavo in forma aveva per ogni evenienza lasciato la porta della sua stanza aperta ed anche se ero caduta senza praticamente fare rumore gli era sembrato di sentire qualcosa di sospetto e mi ha trovato lunga lunga per terra con la testa sul tappetino, la faccia imperlata di sudore. Si è preso un grande spavento. Mi ha preso da dietro sotto le braccia e mi ha portato sul mio letto. Di mattina volevo alzarmi ma mi è venuto il nero davanti agli occhi e David mi ha preso in tempo. Ha chiamato la dottoressa, il nostro medico di famiglia, che poi è venuta in mattinata. Mi ha visitato e trovando la pressione molto bassa e il cuore irregolare ci ha caldamente raccomandato di chiamare un'autoambulanza per farmi fare tutti gli accertamenti necessari in ospedale. Io protestavo pensando a tutti i calvari che Pino aveva passato entrando e uscendo dai vari ospedali. Ma loro hanno insistito dicendo che così almeno tutti gli esami si sarebbero svolti lì sul posto. David mi ha assicurato: "Mamma vengo con te, non ti lascerò un attimo." E così ho acconsentito. Sono venuti subito e dato che non potevo camminare mi hanno portato giù con l'ascensore su una sedia, sistemandomi poi su una lettiga. David è venuto con me nell'ambulanza. Al Pronto Soccorso del S. Giovanni i giovani paramedici hanno consegnato le carte da loro compilate e alle 11.30 sono finita in un corridoio davanti a due sale mediche. C'erano altre barelle e ne arrivavano sempre di nuove con pazienti sicuramente più gravi di me. Le ore passavano. Ogni tanto veniva David dalla sala d'aspetto per darmi una carezza ma veniva mandato via: era d'impiccio dato che il corridoio era troppo stretto. Oltre a lui nessuno si mi è mai avvicinato durante le sei ore e mezza d'attesa per chiedermi come stavo. Il personale medico entrava ed usciva dalle due infermerie, le porte sbattevano forte. Qualche volta le salette erano vuote di malati e sentivo voci alterate come se stessero litigando. Ho chiesto due volte ad una dottoressa che usciva se per caso non mi avessero dimenticata. Faceva di no con la testa. Alle 18.00 è toccato a me. Mi hanno fatto un elettrocardiogramma, un prelievo di sangue e una dottoressa mi ha visitato perchè accusavo tosse, nausea e male allo stomaco e al fegato. Dopodichè mi hanno sospinto in un altro reparto dove dopo parecchio aspettare mi è stata fatta un'ecografia addominale e una radiografia toracica. Poi in una stanza un infermiere mi ha messo una flebo perchè già da un paio di giorni non riuscivo a bere nè a mangiare. Lì è potuto entrare David. Pensavo di poter già tornare a casa, ma il paramedico ha detto che era necessaria una TAC del torace che veniva però rimandata al giorno dopo. Si erano ormai fatte le 21. David mi ha abbracciato ed è tornato a casa ed io ho passato la notte in una sala con altre 10 lettighe. Ho dormito forse un'ora. Alle 4 ho scoperto che il mio letto ed i vestiti erano zuppi: l'ago della flebo, era uscito dalla mia mano. Un'infermiere paziente ed efficace ha cambiato il letto e me e ha applicato la flebo all'altro braccio. In mattinata un giovane medico si è dedicato a me. Ha detto che mi voleva ricoverare in attesa di fare la TAC. Ho rifiutato, volevo tornare a casa perchè chissà quanti giorni avrei dovuto attendere. E così mi ha prescritto la TAC da fare per conto mio quando mi sarei rimessa in forze. Ho dovuto poi firmare un documento in cui dichiaravo di non voler assumere antibiotici ed altre medicine. Ha annotato che mi curo abitualmente con l'omeopatia e la medicina ortomolecolare. Era gentile e rassicurante. La diagnosi era gastroenterite con infezione in corso. La pressione si era normalizzata e la temperatura corporea era scesa a 36°.
David è venuto a prendermi con Clara, la mamma di Laura. Un'infermiera mi ha accompagnato su una sedia a rotelle fino alla macchina di Clara. Una volta tornata a casa, David è stato notte e giorno pronto con le sue cure premurose, è stato ed è un grande tesoro. Anche Jan e Sigrid hanno avuto uno spavento, mi hanno chiamato spessissimo. Sigrid aveva persino pensato di prendere un aereo per dare una mano a David.
Flaminia quando ha sentito dire che la nonna stava male ha preso un foglio di carta e l'ha riempito alla rinfusa con lettere e segni dicendo che questa era una formula magica per far guarire nonna.
Poi sapendomi di nuovo a casa ha detto con convinzione che era merito della sua formula magica toverspreuk. Sta attravversando un periodo di racconti di streghe e magia.
E' passata una settimana e sto molto meglio, spero che in breve tempo mi senta di nuovo in forma per poter uscire. C'è un cielo azzurro e un bel sole.

Flaminia strega.

sabato 7 febbraio 2015

Napoli

E' da qualche anno che David, per gioco, spesso si rivolge a Laura con spiccato accento campano, memore dei periodi passati da bambino ad Avellino con la nonna, gli zii e i cuginetti. Lì tutti parlavano un italiano con cadenza irpina. L'unico in famiglia ad esprimersi con un italiano senza accento era Pino che, da solo, fin da piccolo aveva acquisito questa abitudine. All'improvviso a David e Laura è venuta voglia di visitare la città di Napoli e così venerdì 16 gennaio hanno preso il treno dopo che David ha finito con la scuola. Prima di partire, su internet hanno trovato un Bed & Breakfast vicino alla stazione, zona da sempre malfamata e poco raccomandabile, ma comunque affascinante. Usciti dalla stazione si sono trovati da subito avvolti in un mondo esotico, travolgente, caotico al massimo. Gente che si chiamava urlando da un marciapiede all'altro, piccole motociclette che passavano con sopra quattro passeggeri senza casco e la polizia che stava a guardare senza obiezioni, prostitute che ammiccavano ai maschi invitandoli a seguirle, una processione con statue di santi che all'improvviso sbucava da una stradetta laterale. Allegria, e melanconia celata dal chiasso. L'impressione di David e Laura era quella di essere stati catapultati su di un'altro pianeta, in un mondo inverosimile, da non credere che potesse esistere. La sera stessa hanno gironzolato per i vicoli del centro storico e sul tardi, a Forcella, hanno mangiato una pizza fritta nell'antica, tradizionale e spartana pizzeria D'è Figliole.


Hanno girato la città in lungo e in largo, passando per i Bassi e i Quartieri Spagnoli. Hanno preso il tram per andare in periferia, al mercato di Poggio Reale, dove Laura ha comprato scarpe e vestiti, poi tornati in centro hanno percorso tutta Via Spaccanapoli fino alla funivia con la quale sono saliti al Vomero, bellissimo quartiere in collina. David si ricordava ancora molto di quando, andando ad Avellino, ci fermavamo un paio d'ore a Napoli dove Pino ci mostrava l'Università dei suoi studi e tante parti di questa bellissima città.



Spaccanapoli.


David è molto affezionato ai parenti campani e perciò prima di partire si è sentito con la cugina Paoletta che abita con marito e figlioletto a Napoli. Paoletta ha esteso subito un invito a cena per il sabato sera. David e Laura si sono presentati con un vassoio di sfogliatelle della famosa pasticceria Attanasio situata vicino alla stazione, dove, anche con Pino, facevamo una sosta per assaggiare i rinomati dolci.




A sorpresa alla cena sono venute anche Rita la sorella di Paoletta, da Atripalda, e le cugine Rosa e Lydia da Avellino. Da tanti anni non si vedevano ed erano tutti più che contenti di essere riuniti per una sera a rievocare i vecchi tempi. Paoletta con il marito musicista Nicola e il loro bambino Francesco di circa sette anni abitano in una casa molto grande in un bel vecchio quartiere. La casa era appartenuta ai nonni di Nicola. La domenica pomeriggio David e Laura sono tornati a Roma pieni di impressioni sulla città partenopea. Il loro B&B situato in un luogo infernale era, però, provenendo dal caos, un'oasi di calma e serenità: una bella stanza pulita e ordinata.

Cugine con cugino.

Cena a Napoli