Il 29 gennaio non mi sono sentita molto bene e mi sono messa a letto. Di sera avevo quasi 39° di febbre e quando di notte mi sono alzata per andare al bagno, nel momento in cui volevo tornare a letto mi è venuta all'improvviso una forte diarrea ed un attimo dopo sono caduta per terra svenuta. David sapendo che non stavo in forma aveva per ogni evenienza lasciato la porta della sua stanza aperta ed anche se ero caduta senza praticamente fare rumore gli era sembrato di sentire qualcosa di sospetto e mi ha trovato lunga lunga per terra con la testa sul tappetino, la faccia imperlata di sudore. Si è preso un grande spavento. Mi ha preso da dietro sotto le braccia e mi ha portato sul mio letto. Di mattina volevo alzarmi ma mi è venuto il nero davanti agli occhi e David mi ha preso in tempo. Ha chiamato la dottoressa, il nostro medico di famiglia, che poi è venuta in mattinata. Mi ha visitato e trovando la pressione molto bassa e il cuore irregolare ci ha caldamente raccomandato di chiamare un'autoambulanza per farmi fare tutti gli accertamenti necessari in ospedale. Io protestavo pensando a tutti i calvari che Pino aveva passato entrando e uscendo dai vari ospedali. Ma loro hanno insistito dicendo che così almeno tutti gli esami si sarebbero svolti lì sul posto. David mi ha assicurato: "Mamma vengo con te, non ti lascerò un attimo." E così ho acconsentito. Sono venuti subito e dato che non potevo camminare mi hanno portato giù con l'ascensore su una sedia, sistemandomi poi su una lettiga. David è venuto con me nell'ambulanza. Al Pronto Soccorso del S. Giovanni i giovani paramedici hanno consegnato le carte da loro compilate e alle 11.30 sono finita in un corridoio davanti a due sale mediche. C'erano altre barelle e ne arrivavano sempre di nuove con pazienti sicuramente più gravi di me. Le ore passavano. Ogni tanto veniva David dalla sala d'aspetto per darmi una carezza ma veniva mandato via: era d'impiccio dato che il corridoio era troppo stretto. Oltre a lui nessuno si mi è mai avvicinato durante le sei ore e mezza d'attesa per chiedermi come stavo. Il personale medico entrava ed usciva dalle due infermerie, le porte sbattevano forte. Qualche volta le salette erano vuote di malati e sentivo voci alterate come se stessero litigando. Ho chiesto due volte ad una dottoressa che usciva se per caso non mi avessero dimenticata. Faceva di no con la testa. Alle 18.00 è toccato a me. Mi hanno fatto un elettrocardiogramma, un prelievo di sangue e una dottoressa mi ha visitato perchè accusavo tosse, nausea e male allo stomaco e al fegato. Dopodichè mi hanno sospinto in un altro reparto dove dopo parecchio aspettare mi è stata fatta un'ecografia addominale e una radiografia toracica. Poi in una stanza un infermiere mi ha messo una flebo perchè già da un paio di giorni non riuscivo a bere nè a mangiare. Lì è potuto entrare David. Pensavo di poter già tornare a casa, ma il paramedico ha detto che era necessaria una TAC del torace che veniva però rimandata al giorno dopo. Si erano ormai fatte le 21. David mi ha abbracciato ed è tornato a casa ed io ho passato la notte in una sala con altre 10 lettighe. Ho dormito forse un'ora. Alle 4 ho scoperto che il mio letto ed i vestiti erano zuppi: l'ago della flebo, era uscito dalla mia mano. Un'infermiere paziente ed efficace ha cambiato il letto e me e ha applicato la flebo all'altro braccio. In mattinata un giovane medico si è dedicato a me. Ha detto che mi voleva ricoverare in attesa di fare la TAC. Ho rifiutato, volevo tornare a casa perchè chissà quanti giorni avrei dovuto attendere. E così mi ha prescritto la TAC da fare per conto mio quando mi sarei rimessa in forze. Ho dovuto poi firmare un documento in cui dichiaravo di non voler assumere antibiotici ed altre medicine. Ha annotato che mi curo abitualmente con l'omeopatia e la medicina ortomolecolare. Era gentile e rassicurante. La diagnosi era gastroenterite con infezione in corso. La pressione si era normalizzata e la temperatura corporea era scesa a 36°.
David è venuto a prendermi con Clara, la mamma di Laura. Un'infermiera mi ha accompagnato su una sedia a rotelle fino alla macchina di Clara. Una volta tornata a casa, David è stato notte e giorno pronto con le sue cure premurose, è stato ed è un grande tesoro. Anche Jan e Sigrid hanno avuto uno spavento, mi hanno chiamato spessissimo. Sigrid aveva persino pensato di prendere un aereo per dare una mano a David.
Flaminia quando ha sentito dire che la nonna stava male ha preso un foglio di carta e l'ha riempito alla rinfusa con lettere e segni dicendo che questa era una formula magica per far guarire nonna.
Poi sapendomi di nuovo a casa ha detto con convinzione che era merito della sua formula magica toverspreuk. Sta attravversando un periodo di racconti di streghe e magia.
E' passata una settimana e sto molto meglio, spero che in breve tempo mi senta di nuovo in forma per poter uscire. C'è un cielo azzurro e un bel sole.
Flaminia strega. |
Nessun commento:
Posta un commento