Nei giorni scorsi, quando non stavo molto in forma, ho scelto fra il mucchio di libri radunato intorno al mio letto qualcosa di facile lettura. Il libro scelto non mi prendeva molto e perciò ogni tanto lo mettevo da parte pensando di non continuarlo. L'ho finito comunque: un libro ben costruito a tavolino, a quattro mani da James Patterson e Gabrielle Charbonnet, un romanzo un pò fantascientifico che potrebbe essere per adolescenti romantici, non smaliziati. Il titolo è Domeniche da Tiffany. La protagonista si muove in un ambiente di sovrabbondanza, i suoi abiti sono di alta moda, calza scarpe da 500 dollari e per autoconsolarsi da una delusione sentimentale si "regala" da Tiffany un anello del valore di 65.000 dollari. Da quando era bambina, Jane, la protagonista, andava con sua madre ogni domenica a fare una visitina al negozio di Tiffany, da cui il titolo del libro.
Fra tutti i brevi capitoli che illustrano in qualche modo il ricco mondo nel quale si muove Jane ce n'e uno che mi ha dato molto fastidio. E' il capitolo 27. Ogni domenica mattina per sei ore fa volontariato in una casa d'accoglienza per donne sulla Centodiciannovesima Strada, Harlem Ispanico. Serve uova strappazzate e fagioli, panini e margarina. Piatti di plastica per il cibo, bicchieri di plastica per il succo d'arancia. Pensa che sia bello che almeno per quel giorno alcune persone abbiano lo stomaco pieno. Una mamma chiede ancora un pò di cibo per il suo bambino di sei anni. Fa mangiare al suo bimbo solo una piccola parte dell'aggiunta, il resto lo mette in un pezzo di stagnola che prende dalla borsa dicendo: "Il resto è per la cena." Jane continua a servire le persone affamate finchè arriva ad una giovane scheletrica, non più che diciottenne, con un bambino in un vecchio passeggino ed un altro piccolo appeso alle sue magre gambe. La ragazzina ha gli occhi pesti e una fasciatura sporca attorno al braccio destro ciondolante. A Jane si rivolta lo stomaco al pensiero che qualcuno possa aver fatto del male a una persona così fragile. Le riempie un vassoio con del cibo e un cartone intero di succo d'arancia. Poi prende tre banane dalla cucina, dove le suore tengono la frutta fresca per le occasioni speciali. La ragazza ringrazia a bassa voce: "Lei è una bianca buona." Nel libro questo capitolo è una stonatura che lascia l'amaro in bocca; Jane uscendo dalla mensa torna nel suo mondo dorato e subito dimentica la miseria di quelle giovani donne in difficoltà. Avrebbe tutti i mezzi per aiutarle e sostenerle anche economicamente migliorando così la qualità della loro vita ma questo pensiero non le sfiora la mente.
Poi ho sfogliato i giornali che David porta da scuola. Leggo che durante il nubifragio a Roma il Papa ha regalato ai senzatetto 300 ombrelli dimenticati dai turisti nei Musei Vaticani. L'elemosiniere apostolico Mons. Konrad Krejewski dice all'ANSA: "Se si ama si capisce subito quali sono i bisogni delle persone, come fa una mamma con il proprio bambino. E di cosa può avere bisogno un senzatetto quando piove? Di un ombrello."
Anche su Internet si parla di questo papa "accorto". E poi ci sono dei commenti dei lettori."Ombrelli dimenticati dai turisti. Due piccioni con una fava: liberarsi di un impiccio ed apparire un benefattore. Per un momento avevo pensato che gli ombrelli li avesse comprati! Che furbacchione!"
Un altro commento: "Se regala questi ombrelli dimenticati ai senzatetto è perchè il papa ha intenzione di lasciare i clochards fuori dal Vaticano, se li faceva entrare all'asciutto, gli ombrelli non sarebbero serviti. Sa tanto di carità pelosa." E ancora: "Perchè non ospita i senzatetto nelle molteplici stanze del Vaticano???" "Nozze con i fichi secchi!!"
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