giovedì 18 febbraio 2016

Pomeriggio di tè culturale da Allegra






Una volta al mese Allegra organizza a casa sua un tè culturale. Questa volta era il 24 gennaio. Come la volta precedente è venuta con me la mia amica Flavia. Ho chiesto anche all'amica Simona di venire perchè dato che lei insegna inglese in una scuola elementare pensavo che questo ambiente inglese-italiano le potesse piacere.  
La casa di Allegra si trova nel Ghetto ed è molto bella. E' arredata con mobili e quadri antichi e con qualche tocco di modernismo. I dipinti d'arte contemporanea sono di John, il papà di Allegra; John però non c'è più. Era bello salutare Mave, mamma di Allegra, e Renato, fratello di Allegra. C'erano una trentina di ospiti. Sui tavolini nelle stanze c'erano già le belle teiere pronte con diversi tipi di tè.  Tante torte e dolcetti fatti in casa. Simona, informata in anticipo da me sull'abbondanza di cibarie che avrebbe trovato, a pranzo si era tenuta leggera con solo un brodino. L'ambiente era caldo e rilassante, la gente presente sorridente. Finita l'ora del tè, nel grande soggiorno la designer tessile Livia Crispolti ha proiettato e commentato diapositive sul tema "La moda nel'800 tra tradizioni e rivoluzioni". Nel dépliant presente ho letto nel curriculum che Livia Cispolti è fra l'altro docente di Cultura Tessile e Storia della Moda presso l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Le immagini dell'abbigliamento  mostrate oscillavano tra 800 e 2000. Due secoli fa dal modo di vestire si capiva subito a che classe sociale apparteneva la gente. Vedo su internet che la chiesa, nella moda, è sempre intervenuta, pronta a fustigare i costumi eccentrici (e scollati) che possono risvegliare gli animi e stuzzicare i sensi. Naturalmente coloro le quali venivano messse in guardia erano da subito le donne.
Adesso, meno male, la differenza di vestiario non esiste o è minima. La moda ha uniformato tutto il pianeta. E' un peccato però che il vestiario caratteristico di  molti paesi stia scomparendo. Attravverso l'abbigliamneto c'è comunque una comunicazione, un linguaggio senza parole, il modo di vestirsi dice chi siamo, è un indice della nostra personalità. Oscar Wilde dicva: "Solo le persone superficiali non giudicano gli altri dall'aspetto esteriore. Il visibile, non l'invisibile costuisce il vero enigma del  mondo." Un proverbio napoletano dice: "A secondo di come sei vestito così sei giudicato". Ma attualmente c'è molta più libertà nel conciarsi in confronto a neanche tanto tempo fa. Quando negli anni '50 facevo l'indossatrice e la moda esigeva che la gonna arrivasse tanti centimetri sotto il ginocchio tutte le donne ubbidivano portando le proprie gonne alla lunghezza richiesta. E le scarpe da ginnastica, ormai anche qui in Italia chiamate sneakers, chi se le metteva? C'erano poi solo le Superga bianche e blu; visitando i miei in Canada le portavo con me in altri colori e fantasie. Adesso in tutto il mondo le sneakers vengono indossate da tutti, a qualsiasi età ed in qualsiasi momento della giornata. Forse è vero che l'abbigliamento più corretto per affascinare è composto da abiti che fanno sentire a proprio agio, perchè l'aspetto e il compartamento di colui che si sente bene nella propria pelle e con quello che la copre irradia sicurezza e simpatia.






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