Il 13 gennaio, dopo una giornata pienissima, la sera sono venuti Cristina e Giulio a farci una visita. Tutto bene con la gravidanza. Il giorno dopo è ricominciata la scuola. Dopo il pranzo - pasta e fagioli, macedonia e creme caramel - abbiamo guardato che cosa c'era nel pacco che quel mattino era arrivato dal Canada. C'erano mille cose belle. Come al solito anche tante specialità olandesi che i miei genitori acquistavano nell'Holland Shop, un negozio che si trovava nel centro della città di London Ontario, e che era molto frequentato da nostalgici olandesi, ma anche da canadesi che avevano scoperto molte leccornie olandesi attraverso amici neerlandesi. A me piaceva tanto riassaporire quei gusti della mia infanzia e anche i miei figli ne erano ghiotti. David e Jan hanno bisticciato per le caramelle. Pino è andato al lavoro, David ha fatto i compiti mentre io lavavo i piatti e anche i pullovers usati in montagna. Poi sono uscita con i bambini. Il tempo era bello e c'erano tanti ragazzini e ragazzine che giocavano per strada. Jan si divertiva a correre dietro a tutta la combriccola facendo ridere e gridare tutti. Scrivo: Jan sta diventando un chiassone indipendente. Dopo cena un racconto. David ha disegnato mezz'ora. Poi tutti dormivano presto.
Il 19 gennaio Pino insieme a Franco e un amico prete sono andati in macchina a trovare sora Maria. Questa anziana signora dormiva alla fine della nostra stradetta in una baracca di scatole di cartone. Pino ha fatto in modo che potesse essere ricoverata in una casa di cura a Nemi, un villaggio a circa 30 km fuori Roma, e l'ha accompagnata lì in taxi. Era stata ospite da noi un giorno a pranzo e abbiamo capito che non era possibile lasciarla vivere in quelle misere condizioni. Poi un giorno siamo andati a Nemi insieme ai bambini che però non potevano entrare nella stanza di Maria e così Pino ed io ci siamo dati il cambio. Maria era molto contenta di avere un tetto e le cure necessarie.
Da un pò di tempo non mi sentivo proprio in forma. Quando attraverso il diario rivivo quel periodo vedo che, dedicandomi al 100% ai figli e alla famiglia, senza nonni o altri parenti a cui poter lasciare ogni tanto i bambini mi era venuto un esaurimento e sentivo battere il cuore troppo forte. Nel pomeriggio del 19 gennaio, dopo aver lavato i piatti e fatto i compiti con David, e mentre Pino e Jan facevano un pisolino sono andata dal nostro medico curante, Cogliati Dezza, portando con me David.
Lo studio medico era a due passi. Il dottore mi ha visitato, poi mi ha detto che il mio cuore era sa- nissimo e la pressione sanguigna buona: 115. Era nervosismo da stress. Mi ha prescritto un ricostituente e uno sciroppo vitaminico. Mi ha chiesto il significato del mio nome: "colei che brilla per i suoi possedimenti". L'ha trovato un nome adattissimo a me. Diceva: "Le sta a pennello." Questo complimento mi ha tirato su. Poi ho comprato della frutta e l'ho portato a Cristina che aveva l'influenza. A casa abbiamo trovato Robin, il padrino di Jan. Aveva una stecca di cioccolato per i maschietti. Gli ho preparato un caffè e abbiamo chiacchierato. Si era convertito al cattolicesimo, era molto religioso e nominava sempre la madonna. Quando è diventato il padrino di Jan ci ha chiesto se potessimo aggiungere ai due nomi Jan Saul anche Maria. Ha scritto dei libri e dava lezioni d'inglese a qualsiasi ora e perciò non è rimasto a lungo da noi. Gli ho dato un pacchetto di biscotti olandesi. Pino frattanto è andato al lavoro.
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