29 Settembre 2012 |
Quando a settembre stavo da Jan a New York, un giorno siamo andati al Dumbo Art Festival a Brooklyn. Abbiamo camminato lungo il fiume. C'era il bellissimo spettacolo di Manhattan dall'altra parte dell'East River e in lontananza la Statua della Libertà.
Ci siamo ricordati le due volte che siamo arrivati a New York con la nave, passando vicino alla Statua della Libertà, entrando nell'Hudson River. La prima volta, era il 13 giugno del 1965, Jan era troppo piccolo per ricordarsi qualcosa. David aveva 4 anni e mezzo. Io vedo nel mio diario che Pino era entusiasta quando lasciammo il mare per entrare nel fiume: la Statua, i grattacieli, l'emozione di entrare in un altro mondo.
La seconda volta era il 29 luglio del 1970. Sigrid aveva 22 mesi, Jan 6 anni, David 9 anni. Quando la nave alle 4.30 di mattina è entrata nel fiume Hudson siamo saliti tutti quanti in coperta. Pino è andato a prendere pizza calda per i bambini. E tutti noi a guardare come entravamo nel porto di New York. Faceva un caldo bestiale. David e Jan se lo ricordano ancora. Come la prima volta abbiamo aspettato, vagabondando per New York, il treno diretto in Canada per andare dai miei.
Mi ricordo anche la volta che io con i miei genitori ed i miei due fratelli abbiamo lasciato l'Argentina per trasferirci in Canada. Era il 1955. Da Buenos Aires a New York abbiamo viaggiato su una nave da carico. Un'emozione anche allora l'approccio con New York. E aspettando il treno per il Canada abbiamo assaggiato la Grande Mela. Sono piuttosto vaghi i miei ricordi e ho perduto i diari di quei tempi, ma ricordo che mio padre ci ha introdotto in un locale dove suonavano jazz, musica nuova per le nostre orecchie ormai abituate ai tangos argentini. Per strada c'erano ragazze molto belle, slanciate ed eleganti. Pensavo che a Buenos Aires fossero eleganti ma qui le superavano.
Siamo tutti pieni di ricordi. Ognuno di noi è diverso non soltanto per l'aspetto esteriore ma anche per i ricordi che ospita nel cervello. A volte penso, vedendo per strada tante persone che camminano davanti a me: "Involucri pieni di pensieri, gioie, preoccupazioni, dubbi, certezze, speranze, rassegnazioni. E ricordi." Più viviamo più ci riempiamo di ricordi. E c'è posto per loro. Ma è vero anche che molte cose sbiadiscono o ci sfuggono e questo fa sì che ci sia di nuovo un vuoto da riempire. Ricordi, ricordi: sorrisi, melanconie. Ricordi da cancellare, da ricordare.
Belle le parole del giornalista Giacomo Papi in un suo articolo: "Il passato ci gonfia, e ci abita, ci esiste in segreto davanti, senza mai rivelarci che siamo già avvenuti."
Il poeta giapponese Junichiro Kawasaki dice: "Il presente è una scorreggia del passato che si disperde nel futuro."
Il poeta giapponese Junichiro Kawasaki dice: "Il presente è una scorreggia del passato che si disperde nel futuro."
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