Sul mio computer è installata Venice Classic Radio che offre un programma non-stop di musica classica e spesso, quando faccio ricerche su Internet, visito Facebook o scrivo sul mio blog, contemporaneamente ascolto musica bellissima. Succede che all'improvviso un brano mi faccia trasalire, rievoca momenti sparsi nella mia vita, luoghi e persone riapparono nella mente con dolce nostalgia.
Il 19 dicembre sono stata con un'amica nell'Aula Magna dell'Università La Sapienza per assistere ad un concerto dell'Orchestra Internazionale di Roma. I musicisti erano tutti giovani. Del maestro Antonio Pantaneschi mi colpiva l'eleganza fluida delle movenze. Veniva eseguita la Quinta di Beethoven e poi la Messa dell'Incoronazione di Mozart. Esecuzioni perfette. Ascoltando la Quinta inaspettatamente mi è venuto un gropp'in gola, un singhiozzo in profondità. Veniva su il ricordo di quando, anni fa, nell'altra casa, Sigrid ed io dopo un giorno impegnativo di studi per Sigrid e lavori vari per me, ci mettevamo nella stanza di Jan (che si era trasferito in America) a rilassarci facendo la maglia ed ascoltando musica su audio-cassette, per lo più musica classica. Ci interrogavamo su quale cassetta scegliere e su come proseguire con il nostro lavoro a maglia. Erano serate così belle e armoniose.
I miei genitori, i miei fratelli ed io abbiamo vissuto per 5 anni in Argentina, dal 1950 al 1955. Avevamo in affitto parte di un palazzo che una volta era una clinica. Eravamo molto giovani, i miei fratelli ed io, e a volte il sabato sera organizzavamo una festa nel nostro loft. Venivano tanti amici e si ballava fin dentro il giardino illuminato. Quando ad un certo punto la maggior parte degli ospiti se ne era andata mettevamo su musica classica e ci si sdraiava sui letti e su comode sedie. Che senso di beatitudine e serenità. Invitavo anche Anneke che ancora, dopo più di mezzo secolo, si ricorda con piacere quei momenti.
Quando dopo il lavoro in banca (Banco Holandés Unido) a Buenos Aires tornavo a casa con metro e treno e scendevo alla stazione di Ramos Mejia tante volte venivo avvolta dalla musica che proveniva da un negozio di dischi di fronte alla stazione. Che abbraccio di bentornata! Così ho scoperto la voce e la chitarra di Eduardo Falù che non mi stancavo mai di ascoltare. Ho un suo disco, avuto in regalo quando ormai ero tornata in Europa e che piace tanto anche a David.
Dopo l'Argentina siamo emigrati in Canada: London, Ontario. Per breve tempo siamo stato ospiti di un fratello di mio padre, oom (zio) Wopke con sua moglie e suo figlio. Poi abbiamo preso in affitto una casetta al Dufferin Ave che costeggia il bellissimo Victoria Park. Una casetta modesta fra tutte belle villette. Non avevamo niente, si dormiva su materassi per terra e si scivolava in giù perchè i pavimenti erano inclinati. L'unica cosa che non poteva mancare era la musica che sentivamo grazie ai dischi e allo stereo immigrati con noi.
Abbiamo trovato lavoro, io a due passi, nella London Life Insurance Company, un enorme edificio che comprendeva un intero isolato. Ed abbiamo comprato una bella villetta nella Becher Street, con un mortgage (ipoteca). Un giovane amico canadese ci ha introdotto alla ben fornita biblioteca della città che abbiamo iniziato a frequentare, attraversando la città col caldo o con la neve, prendendo tanti di quei dischi in prestito.
Con flashbacks di pochi secondi, attraverso la musica che sto ascoltando, viene rievocato il passato con sentimenti di tristezza e dolcezza, ricordi nostalgici degli anni della gioventù. Ricordi di persone, cose, condizioni lontane e perdute.
Il termine nostalgia venne creato dal diciottenne alsaziano Johannes Hofer, il quale, nel 1688, inserì questo concetto nella sua tesi di laurea in medicina presso l'Università di Basilea.
In Francia: mal du pays, in Germania: Heimweh, in Inghilterra: homesickness.
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