A sei anni ho cominciato a frequentare la scuola pubblica del nostro quartiere nella Schoterstraat 4. Le scuole pubbliche in Olanda sono per bambini di tutte le religioni, perciò senza bibbia e crocifisso. La durata è di sei anni. Libri, quaderni ed altro materiale sono gratis. Allora ogni banco aveva un calamaio, le penne Bic non esistevano ancora. I quaderni venivano utilizzati per intero, non si sprecava una pagina. Gli insegnanti ci spiegavano che la carta era un dono degli alberi e perciò non bisognava sprecarla. E per tutta la vita ho amato e rispettato la carta trasmettendo questo riguardo ai figli. In classe si lavorava molto e intensamente fino alle quattro del pomeriggio con degli intervalli; compiti da fare a casa non ce n'erano. Anche se ero una bambina piuttosto sognatrice afferravo tutto. Dentro le aule sui davanzali c'erano delle piante da accudire a turno dagli scolari.
La maestra della prima classe era juffrouw Spuy (signorina Spuy) e quando un bambino aveva svolto bene un compito lei lo chiamava vicino a sé e da una scatoletta gli permetteva di prendere una minuscola mentina. Qualche volta mentre noi bambini giocavamo sui marciapiedi lei passava in bicicletta con in testa un cappellino e dietro, sul portapacchi, c'era un cagnolino seduto in un cestino. In un album di vecchie fotografie ho trovato una foto con lei durante una gita scolastica della classe di mio fratello Henk. E un'altra foto dove figura anche lei durante una gita della mia classe nel 1940 ad Artis, lo zoo di Amsterdam. Avevo nove anni.
Io sono la prima in alto a sinistra. |
I miei fratelli ed io desideravamo tanto un cane. In un annuncio sul giornale venivano offerti dei cuccioli e con mio padre sono andata in bicicletta a vederli. Non ricordo come mai ma siamo tornati a casa con la loro mamma. Si chiamava Meta. Meta scappava però sempre verso la sua vecchia casa e ne soffrivo. Avevo circa otto anni. In classe dovevamo scrivere un tema e io l'ho scritto su Meta. La maestra l'ha passato da leggere agli altri insegnanti.
Ogni bambino aveva un erbario e mi piaceva molto cercare fiori nel grande parco De Bolwerken, sui prati e in mezzi ai cespugli. Dopo averli fatti seccare in mezzo a un libro li incollavo nell'erbario. A scuola poi si imparava il loro nome e tanti altri dettagli.
In Olanda si cena presto e d'estate, con la luce che c'è fino a tardi, dopo cena i bambini giocano ancora un paio d'ore fuori, noi si andava a letto alla buonòra.
Non c'era ancora la televisione e le sere d'inverno si ascoltava a volte un radiodramma e spesso si giocava tutti attorno al tavolo al gioco Ganzenbord (gioco dell'oca) oppure al Mens erger je niet (Non t'arrabbiare) o anche a carte. Io partecipavo per non essere una guastafeste ma avrei preferito leggere. A volte veniva una mia amichetta a prendere parte al gioco. Ed erano molto apprezzati la cioccolata calda con un biscotto.
D'inverno si aspettava con ansia che per radio annunciassero che il ghiaccio sui canali, fiumi e laghi fosse arrivato allo spessore giusto per potere pattinare. Già da piccoli si cominciava ad andare sui pattini e dopo scuola che grande divertimento. Non c'erano mica i giacconi caldi di adesso; anche col freddo forte indossavamo cappottini o giacchette. Sul ghiaccio si allestivano baracchette dove, seduti su panchine di legno, si poteva comprare una cioccolata o una zuppa calda e ci si poteva riposare un attimo e stringere i legacci dei pattini. C'erano lampioni appesi a dei fili: un'atmosfera da festa. Papà e mamma venivano ad ammirarci e poi si tornava a casa per cena.
D'inverno si aspettava con ansia che per radio annunciassero che il ghiaccio sui canali, fiumi e laghi fosse arrivato allo spessore giusto per potere pattinare. Già da piccoli si cominciava ad andare sui pattini e dopo scuola che grande divertimento. Non c'erano mica i giacconi caldi di adesso; anche col freddo forte indossavamo cappottini o giacchette. Sul ghiaccio si allestivano baracchette dove, seduti su panchine di legno, si poteva comprare una cioccolata o una zuppa calda e ci si poteva riposare un attimo e stringere i legacci dei pattini. C'erano lampioni appesi a dei fili: un'atmosfera da festa. Papà e mamma venivano ad ammirarci e poi si tornava a casa per cena.
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