mercoledì 26 ottobre 2011

Ascoltate ascoltate le ottobrate son tornate

Pettirosso dagli occhi magnetici

Qualche giorno fa mi sono rivista con l'amica con la quale negli anni passati sono andata diverse volte al bellissimo parco di Villa Pamphili. Ci siamo dette di tornarci uno di questi giorni, tempo permettendo.
Mi sono ricordata che quando seguivo il corso di Scrittura Creativa ho scritto di una passeggiata che lei ed io abbiamo fatto a Villa Pamphili. Ho cercato nella cartella apposita e ho trovato il raccontino datato 26-10-2004. Oggi è il 25-10-2011 e perciò sono sette anni fa, anni volati col vento ottobrino. Ecco la storiella.

Ascoltate ascoltate le ottobrate sono tornate.
Secondo le informazioni meteorologiche di una settimana fa  i forti temporali e le piogge avrebbero cancellato del tutto le ottobrate romane. Ma i media non dettano legge. Raggi di sole sempre più potenti si sono spinti attraverso il cielo grigio, l'azzurro è riapparso ed è arrivata un'ondata di caldo. In Canada questo ritorno di caldo estivo viene chiamato Indian Summer.


Con questo bel tempo l'altro giorno ho camminato con un'amica per Villa Pamphili. Andavamo per prati e sentieri. Come in un museo, davanti ad un quadro, ci siamo sedute per un pò su una panchina di fronte a dei bellissimi alberi esotici. Più in là c'erano delle gattare che chiacchierando tra loro cibavano dei grossi magnifici gatti, abbiamo così appreso che quello enorme dorato si chiama Cicciobello e un'altra Maria, come la Madonna, ha detto una delle signore. Nell'aria risonavano le grida di bambini che correvano dietro ad un pallone. Nell'erba erano riapparse le pratoline. Distesi a perdita d'occhio dei tappeti di malva. All'improvviso in mezzo ad un prato un solitario, voluminoso, basso albero dove intorno svolazzavano tanti uccellini. Volavano con repentini, agitati scatti emettendo brevi suoni uccelleschi. Ogni tanto, quasi a turno, scomparivano dentro il folto fogliame dell'albero nascondendosi ai nostri occhi per sbucare di nuovo fuori riprendendo la loro danza. La mia amica disse che, se non sbagliava, questi volatili erano dei pettirossi. A me sembrava inverosimile che a Villa Pamphili si trovasse un albero preso di mira solo da pettirossi. Scettica mi avvicinai. Era una quercia e, che delizia, su un ramo molto basso, fissandomi con i suoi occhietti, c'era un pettirosso. Questo incontro l'ho sentito come un regalo e, perchè no, un regalo delle ottobrate.
Adesso voi dite: ma come le va di scrivere di queste piccolezze. Ma io vi dico, non sono piccolezze, sono cose gioiose e perciò importanti.
Oggi ricevo una lettera di un'amica dall'Olanda. Mi scrive che il giorno prima le è capitata una cosa gradevole. Ha preso l'ascensore del suo palazzo insieme ad un inquilino straniero che abita al piano superiore. Lui portava con sè dei mazzi di fiori. Lei gli dice con un sorriso: "Va a fare felice qualcuno?" Lui ripete in un olandese stentato: "Fare felice?" Prende uno dei mazzi e lo pone fra le braccia di lei che è sorpresa e commossa.. Se per la mia amica questo non fosse stato un evento importante non me l'avrebbe scritto.
Chiudo questa mia narrazione esclamando: "Viva le ottobrate romane. Viva i pettirossi. Viva i beaux gestes."

martedì 25 ottobre 2011

Manifestazione e Alice Miller

Sabato scorso, il 15 ottobre, è venuta una mia amica a pranzo, Hanny, venuta dall'Olanda per una riunione di vecchi amici del liceo, uno dei quali abita e lavora a Roma. E' venuta anche a trovare me nella mia casa nuova,  ma è arrivata in ritardo perchè non riusciva a prendere un taxi, per via dei disordini in città.  La nostra amicizia è cominciata con lo scambio di casa circa 30 anni fa. E' rimasta vedova e col suo nuovo compagno ci siamo recentemente visti a casa di Jan a New York. Dopo un paio di belle ore passate insieme mi ha detto che le sarebbe piaciuto tornare a piedi al suo alloggio in Trastevere, dal Campidoglio sarebbe stata capace di trovare la strada dato che il giorno prima con i suoi amici aveva fatto questo percorso. Da Piazza Vittorio il Campidoglio non è lontano e così ho voluto accompagnarla. In Via Merulana c'era tanta gente con bandiere. Persino il parco del Colle Oppio era affollato, e Via Labicana e la piazza intorno al Colosseo. Non era possibile trovare un passaggio in quella moltitudine agitata. Siamo tornate indietro un pò spaventate. Si capiva che era in atto una manifestazione ma visto che in casa abbiamo abolito la televisione, e i giornali li guardo superficialmente, non conoscevo lo scopo di questa ennesima manifestazione. Camminando Hanny ha avuto una chiamata sul suo cellulare. Era la figlia che in Olanda vedeva alla televisione i grandi disordini romani ed era preoccupata. Hanny l'ha tranquillizzata dicendole che con un taxi sarebbe tornata al più presto dai suoi amici a Trastevere. In lontananza vedevamo nuvole nere. Incendi? Incontravamo ancora più gente e poliziotti di prima: in Via Merulana, Piazza Vittorio e dintorni, fino alla stazione Termini.  Al taxi-stand c'era la fila, di Italiani e stranieri.  Ma dato che tante strade erano chiuse al traffico non c'era un taxi per tutti. Vedendo l'indirizzo di Hanny un tassista ha detto :"Proviamo." E così ci siamo salutate.
A casa ho sentito David nella sua stanza. Dalla sua finestra si vedevano regolarmente delle grandi fumate nere e si sentivano esplosioni. Sul computer abbiamo seguito l'andamento della manifestazione che avrebbe dovuto essere pacifica. Ho appreso che è stata organizzata da cittadini di tutt'Italia, che si sono autonominati "gli Indignati", per ridurre il potere delle banche e delle multinazionali. E fermare gli speculatori. Ma è degenerata in episodi di violenza. Degli infiltrati col volto coperto da passamontagne  hanno distrutto, incendiato, vandalizzato, lanciato bombe e sampietrini (togliendoli dalle strade) . Tutta questa enorme aggressività faceva paura.
La polizia era in grande minoranza ed avendo avuto l'ordine di non farci scappare il morto, come era successo a Genova in una situazione simile, era impedita ad agire con mano ferma.
Vedendo le scene sul computer e dalla finestra le colonne di fumo nero, con la colonna sonora dei botti, delle grida e del continuo rumore degli elicotteri della polizia che sorvolavano la zona, mi sentivo sgomenta: come possono dei giovani, col volto coperto per non farsi riconoscere, con viltà danneggiare cose altrui, rompere, distruggere con brutalità inaudita. Com'è che hanno questa rabbia nel corpo? Persino degli adolescenti si sono buttati in mezzo alla mischia.
Mi sono venuti in mente i libri di Alice Miller (12-l-1923/14-4-2010. psicoanalista e saggista, autrice di 13 libri, tradotti in 30 lingue) che ho letto non tanto tempo fa: "Il dramma del bambino dotato", del 1958, e "Il bambino inascoltato", del 1989. Libri che mi hanno fatto molto riflettere. Tratti dei suoi libri ed interviste li trascriverò qui.

E' vero che la guerra scatena l'aggressività latente. Ma per essere scatenata deve essere già presente.

Non solo il maltrattamento, ma anche la negligenza di cui sono vittime i bambini piccoli, l'ignoranza dei loro veri bisogni, la mancanza di rispetto possono spiegare la violenza attuale. Nel caso in cui questi bisogni vitali del bambino vengono frustrati, l'integrità del bambino viene lesa in maniera irreparabile. I sentimenti di ira, impotenza, disperazione, desiderio struggente, paura e dolore, ormai scissi dallo sfondo che li aveva motivati, continuano tuttavia ad esprimersi in atti distruttivi rivolti verso gli altri (criminalità e sterminio) o contro se stessi (tossicomanie, alcolismo, prostituzione, disturbi psichici, suicidio).

Gli individui che nell'infanzia non hanno dovuto subire violazioni alla loro integrità, e a cui è stato consentito di sperimentare protezione, rispetto e lealtà da parte dei loro genitori, da giovani e anche in seguito saranno intelligenti, ricettivi, capaci di immedesimarsi negli altri e saranno molto sensibili. Godranno della gioia di vivere e non avranno affatto bisogno di far del male agli altri o a sè stessi, nè addiritura di uccidere. Useranno il proprio potere per difendersi e non per aggredire gli altri. Non potranno fare a meno di rispettare e proteggere i più deboli. Essi saranno in grado di affrontare in maniera più razionale e creativa le minacce presenti nella realtà.

Da questa coraggiosa psicoanalista e scrittrice ho appreso il termine "Pedagogia Nera". Nei suoi libri ne scrive e mi ha toccato l'anima. Chi volesse saperne di più su Alice Miller e le sue deduzioni basta cliccare il suo nome su Google.
Intorno a me vedo tanti giovani sofferenti per aver avuto un'infanzia infelice ma non tutti sono diventati aggressivi verso gli altri, tutt'al più verso sè stessi, soffrendo di depressione, bulimia, attacchi di panico, giorni di apatia. Alice Miller non c'è più per aiutarli.
Un'ultima cosa. Per esperienze personali Alice Miller aveva notato che la maggior parte degli psichiatri e degli psicoanalisti scelgono questo mestiere per aver vissuto un'infanzia problematica. Il ragazzo, soprannominato Er Pelliccia, 23 anni, beccato mentre lancia un estintore contro le forze dell'ordine, frequenta il primo anno di psicologia in un'università privata.



lunedì 17 ottobre 2011

Flaminia monella


Le brevi chiacchiere telefoniche quasi giornaliere fra Sigrid e me vengono spesso illustrate da foto mandate via e-mail. Già nei racconti di Sigrid avevo visto davanti a me la scena di Flaminia che ne faceva una delle sue. Poi arrivano delle foto e un altro sorriso si fa strada sulla mia faccia. E' poprio forte questa bambina tenerellona. Fisserò qui due episodi.
Giorni fa è venuta un'amichetta di Livia a giocare. Spesso Flaminia partecipa ma forse i giochi tranquilli di Livia e la sua amica l'annoiavano e ha preso le scale. Succede che ogni tanto si allontani per isolarsi nella stanza sù in mansarda, che divide con la sorella, per intrattenersi con i tanti libri e giocattoli là presenti. Ma dopo un pò Sigrid sente Livia che la chiama forte: "Mamma vieni sù nel bagno." E là c'era Flaminia che stava sopra uno sgabello, il grande lavandino riempito d'acqua. Si era levata tutti i vestiti e messili nell'acqua li stava lavando. Naturalmente acqua dappertutto. Sigrid si è chiesta come fosse riuscita a sbottonarsi la camicia sulla schiena. Quel giorno faceva molto fresco e Sigrid l'ha dovuta rivestire subito.
Flaminia va matta per i giochi con l'acqua e perciò un altro giorno di bel tempo Sigrid ha messo un secchio pieno d'acqua nel giardino con a fianco uno sgabello con tante tazzine ed una teiera. Flaminia con impegno si è messa a versare senza sosta. Quando Sigrid si è affacciata a dare un'occhiata ha trovato Flaminia indaffarata dentro il secchio con tazze e teira. Senza vestiti.
Al pizza-party che Sigrid e Kevin hanno organizzato un sabato pomeriggio con tre bambine ospiti, Flaminia era talmente presa dal fare la pizza con le altre bambine e il suo papà che non ha avuto il tempo di combinarne una delle sue. Prendeva parte al 100% all'evento. Vedo su una foto ricordo che Livia le tiene un braccio intorno alle spalle. Livia era esuberante di gioia, felice come una pasqua di divertirsi tanto. Correvano in sù e in giù. Mangiando la pizza le bambine dicevano di non aver mai mangiato della pizza così buona. Il giorno dopo le rispettive mamme hanno fatto sapere a Sigrid che le bambine anelavano a ripetere questa pizza-festa il sabato seguente.


  

sabato 15 ottobre 2011

2 Ottobre 2011. Festival Medievale. The Cloisters. Partenza.

Ecco il seguito del 2 ottobre.
Faceva freddino e così dopo un pranzo leggero siamo saliti sullo scooter ben vestiti dirigendoci verso il Fort Tryon Park, nel Upper Manhattan, circa 60 blocks più a nord, per assistere all'annuale Festival Medievale. Pian piano si saliva, il parco si trova su di una altura, the Washington Heights. Non me l'aspettavo un monte a New York ed era una sorpresa avere davanti a noi una estesa vista su una parte della città situata molto più in basso.
I viali del parco erano decorati con striscioni e bandiere. Bambini e adulti in costumi medievali, dimostrazioni artigianali dell'epoca, piccoli cori che interpretavano canzoni del loro paese d'origine, più in là autentica musica medievale, danza, magia e spettacoli. In questo giorno Fort Tryon Park si trasforma in una città medievale. I visitatori previsti erano circa 64.000.
Ci siamo fermati un pò ovunque presi dall'entusiasmo e dalla bravura degli esecutori con i loro bellissimi costumi. Il festival si svolge nella zona circostante i Cloisters (Chiostri), un magnifico museo d'arte medievale di fama mondiale. Il Cloisters Museum è dedicato all'arte e all'architettura dell'Europa medievale. Ci siamo entrati prendendo una lunga scala. Quel giorno i visitatori erano tanti. Nelle sale ci sono esposte circa 5000 opere d'arte dal 12° al 15° secolo, fra sculture, dipinti, arazzi ed oggetti. Ci si sente trasportati nell'Europa di quell'epoca. Al centro del museo-castello sono stati ricostruiti cinque stupendi chiostri (da qui il nome del museo). In uno c'erano piante medicinali. Vicino ad ogni pianta c'era scritto il suo nome. Dalla nostra postazione abbiamo visto, in basso, il fiume Hudson. C'era il sole e c'erano riflessi argentei sull'acqua.
Il Cloisters Museum ha aperto nel 1928 ed è un amalgama architettonico unico di cinque monasteri medievali francesi. Siamo rimasti ammirati da come tutto fosse fatto e curato nei minimi particolari.
Alle 5.15 eravamo di nuovo a casa, giusto in tempo, cominciava a piovere forte. Alle 6 abbiamo preso un taxi per l'aeroporto John Fitzgerald Kennedy. E là è stato duro separarmi da Jan dopo un mese tanto intenso passato assieme. Le sue braccia intorno a me mi facevano sentire piccola piccola. E ieri era lui piccolo piccolo tra mie braccia. Adesso che scrivo mi si arrossiscono di nuovo gli occhi. Ma penso che a Natale ci rivedremo, saremo tutti quanti insieme. 
A Roma c'era David ad aspettarmi. Vedevo i suoi occhi che mi cercavano. E mi vedeva. Diceva abbracciandomi: "Ti cercavo in mezzo ad un gruppetto di anziani che usciva, ma quando ti vedevo uscire da sola pensavo: ecco mamma, ma non è anziana." Con questo complimento ha ripreso la mia vita romana.


Cloisters Museum


 


giovedì 13 ottobre 2011

Studio Museum in Harlem

Conjur Woman. 1964 - Photo Projection on Paper -Romare Bearden

Solo una settimana fa, domenica scorsa 2 ottobre che era il giorno della mia partenza, camminavo di mattina con Jan per la 125a Strada dove abbiamo visitato come ogni anno lo Studio Museum di Harlem che espone arte Afro Americana. Un bel piccolo museo. Come sempre c'era in mostra il lavoro del fotografo James Van Der Zee (1886- 1983). Colui ha documentato per immagini la storia  della gente di Harlem, celebrità e gente comune tra speranza, gioia e disperazione. Lavoro che copre oltre 60 anni. James Van Der Zee era il secondo figlio di sei. Eccelleva nel suonare il pianoforte e il violino. A 14 anni ha avuto in dono il suo primo apparecchio fotografico, un aggeggio molto semplice del valore di 8 dollari. E questo è stato l'avvio di una carriera durante la quale sarebbe divenuto uno dei grandi fotografi degli Stati Uniti. Fotografava la gente nera newyorchese per le strade di Harlem, nel loro ambiente, a matrimoni e funerali, con dignità, abilità artistica e compassione. Nel 1920 ha aperto uno studio nella 138a Strada ed è là che ha cominciato a fotografare Harlem, facendola diventare famosa. Fotografava la gente che da ogni dove veniva nel suo studio per farsi ritrarre nei propri vestiti domenicali o in costumi delle epoche vittoriana ed eduardiana, ogni volta architettando intorno ai personaggi la scenografia adatta. Solo nel 1969 quando superava gli 80 anni James Van Der Zee ha ricevuto un riconoscimento fuori Harlem. Il Metropolitan Museum ha allestito un'esibizione chiamata "Harlem on My Mind".  Il 90% del materiale in mostra consisteva dei lavori di Van Der Zee. Il suo libro "The Harlem Book of the Dead" è stato pubblicato nel 1978 e l'anno dopo è uscita la sua biografia "James Van Der Zee, The Picture Taking Man" Ha ricevuto 6 honorary doctorates ed è stato onorato dal Presidente Jimmy Carter.
Le sue foto ti avvolgono, ti fanno fare un tuffo in quell'epoca, vorresti conoscere le persone ritratte, gli vuoi bene, te le senti famigliari. Vedendo una foto di Van Der Zee senti anche per lui simpatia e tenerezza.
Al supermercato Best Yet ad Harlem le cassiere sul camice portano scritto il proprio nome. Una di loro esibiva un nome che non ho mai visto prima: Zee, che in olandese vuol dire Mare.
C'erano altri lavori in questo piccolo museo che ho guardato con attenzione: un dipinto di Norman Lewis dal titolo "Bonfire" (Falò), un titolo appropriato e poi mi ricordo di un grande collage di Romare Bearden (1911-1988) intitolato Prelude to Farewell e dello stesso autore una Photo Projection on paper intitolata Conjur Woman. Ho un debole per i collages, mi sono dilettata a farne diversi ed avrei voglia di farne ancora. Ma cosa aspetti? Non so cosa aspetto, faccio tante altre cose, ma un giorno ricomincerò con i collages. 
Nella 125a Strada siamo anche entrati nel Children's Place, dove Jan ha acquistato un ennesimo vestitino per Livia e per Flaminia.
Nel prossimo capitolo continuo a raccontare del 2 ottobre.
James Van Der Zee
Prelude to Farewell. 1969 - Romare Bearden
Bonfire - Norman Lewis

domenica 2 ottobre 2011

MoMA

Prima voglio raccontare che il mio dolore di pancia da tre giorni non c'e' piu'. Da un giorno all'altro se ne e' ito, dopo 17 giorni e notti di vera sofferenza. Non mi sembra vero di poter camminare e muovermi normalmente. Un'altra vita. Non avrei mai sognato che un' agopuntura potesse provocare tanti dolori.
E adesso continuo il mio racconto parlando del delizioso pomeriggio che Jan ed io abbiamo passato ieri. Era una giornata di showers, sarebbe a dire piogge improvvise e percio' abbiamo preso la metro dopo pranzo per vedere al MoMA (Museum of Modern Art) la mostra retrospettiva di Willem de Kooning ( 24 aprile 1904 - 19 marzo 1997) che viene considerato tra i piu' importanti e prolifici artisti del 20^ secolo. Solo al MoMA si possono vedere questi 200 lavori esposti, cominciando con quelli accademici fatti in Olanda prima che venisse in America nel 1926. Il museo era affollato e c'erano anche molti bambini.
Diversi lavori mi sono piaciuti molto. Qualche tratto faceva pensare a Picasso o Kandinsky o Pollock e Jan mi illustrava il perche' di queste influenze. Jan sa tantissimo sulla vita e morte di pittori e con lui (e anche con David) una visita al museo diventa un divertimento.
Siamo poi andati a dare un salutino al Rockefeller Center. D'estate ci si puo' andare sui pattini a rotelle, d'inverno a pattini sul ghiaccio. Cosi' dal vero e' piu' piccolo che non nelle scene dei films. Ogni volta che vediamo la grande goffa statua dorata la commentiamo con la parola kitsch.
Ogni tanto bisognava aprire l'ombrello. Ancora una camminata e superando la chiesa di Saint Patrick la' davanti a noi c'era il Bryant Park. Un bellissimo parco incorniciato da palazzi. Anche qui sedie e tavolini disponibili per tutti e un angolo lettura dove tutti possono prendere una rivista o un libro da leggere sul posto. Anni fa Sigrid ed io abbiamo mangiato qui i nostri panini. Ci colpiva gia' allora per quanto fosse bello questo giardino.
Abbiamo attraverato la 42a Strada che da malfamata e' diventata prettamente turistica nel giro di pochi anni, e ci siamo riforniti di pane e carrot cake da Amy's Bread. Di ritorno a casa avevo un bel senso di felicita'. Che bei momenti passo con Jan. Tutto questo mese sono stata benissimo con lui.

sabato 1 ottobre 2011

High Line


Ieri, a intervalli, temporale e pioggia. Nel primo pomeriggio c'è stato uno schiarimento e siamo usciti sullo scooter. Jan aveva degli appuntamenti di lavoro e mi ha lasciato come al solito in qualche parte. Camminando per Broadway all'improvviso ha cominciato a diluviare. Meno male che avevo addosso una giacca col cappuccio e mi sono riparata nei negozi. Nella 34a Strada sono entrata da Conway, un grande magazzino che ha un aspetto trasandato ed è stracarico di merce esposta in modo confuso,  però i prezzi sono convenienti. C'è  di tutto. Cose utili per la casa, per la scuola, per Halloween, scarpe, vestiti per bambini e per adulti. Entrando la prima impressione è di sbigottimento: da dove cominciare? Ma io ormai conosco questo warehouse, ce n'è anche uno anche ad Harlem e ci vado ogni anno per dare un'occhiata nel reparto camicie da uomo. E' successo che David tanti anni fa si è comprato da Conway un paio di camicie con disegni particolari e dopo mille lavaggi sono ancora come nuove. E' contento quando gli porto qualche camicia della stessa marca, sono originali e non si trovano da nessun'altra parte. E in questo Conway ne ho trovata una che si distingue da quelle che ha già.
Quando ho rivisto Jan, miracolosamente il tempo è cambiato in meglio. Un pallido sole è sbucato fra le nuvole. E così abbiamo optato per rivedere il High Line Park che si trova nella zona Chelsea ed è stato creato su alcuni binari ferroviari sopraelevati dove transitavano i treni merce. Dal 1980 i binari sono fuori uso e si parlava di demolirli. Nel 1999 un gruppo di cittadini ha formato un'associazione "Friends of the High Line" che si è opposta con forza alla perdita di una parte storica della città e ha ottenuto buoni risultati. Landscapes architects newyorchesi hanno progettato un giardino-parco su questi binari e due anni fa è stata inaugurata la prima parte. Quest'anno è stato terminato il secondo tratto. La terza ed ultima parte sarà ultimata nel prossimo futuro. Il successo di questa passeggiata è enorme, i visitatori vengono a frotte. Ed è una cosa meravigliosa: in mezzo al caos di una metropoli, là in alto c'è un altro mondo, un mondo irreale. C'è verde, tranquillità meditativa, la vita si rallenta, si respira. Gli architetti dello studio Diller Scofidio + Renfro hanno realizzato un lavoro encomiabile. L' horticulturist (planting e garden designer) Piet Oudolf si è ispirato alle piante selvagge che crescevano sui binari abbandonati e ha creato spazi con oltre 200 specie di arbusti, piante ed erbe che fanno parte della natura nord-americana. Piante selvagge che in tutte le stagioni hanno il loro fascino. Ed è diventato un lungo giardino bellissimo. Si cammina tra edifici vecchi dove dentro m'immagino stanze accoglienti, e palazzi moderni altissimi. A volte si può guardare dentro le finestre. Un grande albergo è stato costruito in modo che il sentiero ci passi sotto. Si dice che alcuni ospiti dell'albergo si siano esibiti nudi alle enormi finestri per scioccare i viandanti. C'è un sundeck con sedie a sdraio di legno inserite tra i binari che invitano al relax e tante panchine eleganti.


Treno ancora in funzione
Chelsea Market da fuori
Vegetazione d'inverno
Empire State Building in lontananza
Stili e colori
Cominciava ad imbrunire e si è accesa l'illuminazione nascosta tra le bordure e sotto i corrimano, cambiando dolcemente i colori della vegetazione. Le viste sono incredibili, a poca distanza il fiume Hudson e al lato opposto strade trafficate, palazzi di ogni forma e età. Da lì sopra abbiamo visto da fuori il Chelsea Market, ex fabbrica di biscotti, un palazzo enorme fra la 9th e 10th Avenue.  Per caso poi ci siamo incontrati con Leo ed una sua amica e ci siamo trovati d'accordo:  New York è una citta' unica.