Pettirosso dagli occhi magnetici |
Qualche giorno fa mi sono rivista con l'amica con la quale negli anni passati sono andata diverse volte al bellissimo parco di Villa Pamphili. Ci siamo dette di tornarci uno di questi giorni, tempo permettendo.
Mi sono ricordata che quando seguivo il corso di Scrittura Creativa ho scritto di una passeggiata che lei ed io abbiamo fatto a Villa Pamphili. Ho cercato nella cartella apposita e ho trovato il raccontino datato 26-10-2004. Oggi è il 25-10-2011 e perciò sono sette anni fa, anni volati col vento ottobrino. Ecco la storiella.
Ascoltate ascoltate le ottobrate sono tornate.
Secondo le informazioni meteorologiche di una settimana fa i forti temporali e le piogge avrebbero cancellato del tutto le ottobrate romane. Ma i media non dettano legge. Raggi di sole sempre più potenti si sono spinti attraverso il cielo grigio, l'azzurro è riapparso ed è arrivata un'ondata di caldo. In Canada questo ritorno di caldo estivo viene chiamato Indian Summer.
Con questo bel tempo l'altro giorno ho camminato con un'amica per Villa Pamphili. Andavamo per prati e sentieri. Come in un museo, davanti ad un quadro, ci siamo sedute per un pò su una panchina di fronte a dei bellissimi alberi esotici. Più in là c'erano delle gattare che chiacchierando tra loro cibavano dei grossi magnifici gatti, abbiamo così appreso che quello enorme dorato si chiama Cicciobello e un'altra Maria, come la Madonna, ha detto una delle signore. Nell'aria risonavano le grida di bambini che correvano dietro ad un pallone. Nell'erba erano riapparse le pratoline. Distesi a perdita d'occhio dei tappeti di malva. All'improvviso in mezzo ad un prato un solitario, voluminoso, basso albero dove intorno svolazzavano tanti uccellini. Volavano con repentini, agitati scatti emettendo brevi suoni uccelleschi. Ogni tanto, quasi a turno, scomparivano dentro il folto fogliame dell'albero nascondendosi ai nostri occhi per sbucare di nuovo fuori riprendendo la loro danza. La mia amica disse che, se non sbagliava, questi volatili erano dei pettirossi. A me sembrava inverosimile che a Villa Pamphili si trovasse un albero preso di mira solo da pettirossi. Scettica mi avvicinai. Era una quercia e, che delizia, su un ramo molto basso, fissandomi con i suoi occhietti, c'era un pettirosso. Questo incontro l'ho sentito come un regalo e, perchè no, un regalo delle ottobrate.
Adesso voi dite: ma come le va di scrivere di queste piccolezze. Ma io vi dico, non sono piccolezze, sono cose gioiose e perciò importanti.
Oggi ricevo una lettera di un'amica dall'Olanda. Mi scrive che il giorno prima le è capitata una cosa gradevole. Ha preso l'ascensore del suo palazzo insieme ad un inquilino straniero che abita al piano superiore. Lui portava con sè dei mazzi di fiori. Lei gli dice con un sorriso: "Va a fare felice qualcuno?" Lui ripete in un olandese stentato: "Fare felice?" Prende uno dei mazzi e lo pone fra le braccia di lei che è sorpresa e commossa.. Se per la mia amica questo non fosse stato un evento importante non me l'avrebbe scritto.
Chiudo questa mia narrazione esclamando: "Viva le ottobrate romane. Viva i pettirossi. Viva i beaux gestes."
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