E' arrivata una e-mail di Jan che mi scrive da New York: "Mamma, ho appena letto i nuovi post su di me, che carini e quante storie e quanti particolari escono fuori grazie ai tuoi diari, che altrimenti sarebbero finiti nel dimenticatoio. Quella degli asinelli è proprio buffa. Un vero piacere leggerli."
Continuo a scrivere un pò di birichinate di Jan nel suo terzo anno di vita.
Prima di compiere tre anni Jan non ne voleva sapere più del passeggino, voleva camminare. E così percorreva già lunghe distanze. Se non voleva più camminare per la stanchezza lo prendevo sulle spalle.
Una volta che mi sono affacciata dal balcone ho visto David e Jan che tornavano dopo aver giocato da un amichetto del quartiere: David, sei anni, che portava sulle spalle Jan di tre. I fratellini si volevano un gran bene. Una volta alla Standa è sparito Jan mentre io pagavo alla cassa. Era introvabile. David piangeva grosse lacrime. Hanno dato un annuncio al microfono ed è stato ritrovato. Questa non è stata l'unica volta. Dopo lunghe ricerche riuscivamo a trovarlo oppure era lui a ritrovare noi.
Andavo spesso coi bambini sul "terreno", un grande pezzo di terra con prati, stagno e torrente situato tra Via Teulada e Piazzale Clodio. Tanti bambini della zona ci andavano a giocare, i più grandi a pallone, i più piccoli si rincorrevano. Salivamo anche sul "nostro monte" Abitavamo alle pendici di Monte Mario e, non essendoci sentieri ci arrampicavamo sorreggendoci ai cespugli. Arrivati alla prima tappa, una pianura, io mi sedevo su un enorme sasso, scrivevo una lettera, cominciavo un pullover a maglia, rammendavo calzini. I bambini si sfogavano, giocavano anche con dei cani che si trovavano là con i loro padroni. A volte arrivavamo fino in cima al monte dove i ragazzini prendevano un gelato al bar "Lo Zodiaco". A volte portavamo con noi degli amichetti. Tornati a casa una doccia era più che necessaria. Spesso leggevo per David un libro ad alta voce. Anche Jan cominciava a prendere gusto alle storie che leggevo ed esigeva lui il posto sulle mie ginocchia. Allora li prendevo tutti e due, e quanto vorrei rivivere per un attimo quei momenti, sentire quei bei corpicini contro di me, quei due bei tesori, stringerli, baciarli.
Le vacanze estive del 1967 le abbiamo passate a Minori. Abbiamo fatto amicizia con altri ospiti dell'albergo ed i loro figli giocavano con i nostri e tutti insieme facevamo anche delle gite nei dintorni. Per Pino e me era uno spasso giocare con David e Jan su un materassino nel mare.
Il giorno della partenza abbiamo salutato i nostri nuovi amici. Una mamma napoletana la cui bambina si chiamava Rosanna ci diceva: "Ci mancherà Jan. Ricordatevi che lo abbiamo soprannominato "Tempestino".
Leggo nel mio diario che un pomeriggio sono uscita con Jan mentre David giocava a casa degli amichetti Sandrino e Marco. Vicino a casa c'era una piccola collinetta. Jan sulla sua bicicletta ci scendeva a tutta velocità, le gambe in aria. Arrivato giù metteva la bicicletta per terra e saltava sulle mani, gambe in su. Un uomo che era là col suo nipotino mi chiedeva: "Ma quanti anni ha suo figlio?", per poi esclamare: "Suo bambino è un terremoto."
Leggo che al CAR, la sera del 28 agosto, Jan era stanchissimo per tutti i salti che aveva fatto nella piscina profonda e per le lunghe "nuotate" (a cagnolino), con me sempre presente.
La sera dell'otto settembre stavo raccontando una storia a David e Jan che stavano a letto e dovevano dormire. Jan sentendo la chiave di Pino che apriva la porta di casa diceva: "Mamma alzati, io posso dormire da solo, tu prepara da mangiare a papà." Janneman, piccolo uomo.
Il 9 gennaio del 1968 camminavo con Jan per strada quando lui mi chiedeva: "Il sole si divide su tutti i paesi?" Ed io che pensavo di non aver capito bene (Jan aveva solo tre anni e mezzo): "Quali paesi?" E lui: "Beh, tutti i paesi del mondo."