Adesso che quasi tutto è pronto per la mia partenza esulto. Quando il viaggio era ancora solo un pensiero vago mi sentivo combattuta: partire sì, partire no. Intraprendere un viaggio dopo un così lungo intervallo mi sembrava un'impresa insormontabile. Stavolta non mi andava di muovermi, ero come legata fisicamente e psichicamente con dei fili invisibili al mio ambiente abituale. E' stato mio figlio a spezzare per me l'incantesimo, prima dicendomi: "Mamma ti devi dare un pizzicotto." E poi telefonandomi: "Ho preso il tuo biglietto aereo, starai con me tutto il mese di maggio." Non avendo più scampo ho, con mia sorpresa, quasi da subito familiarizzato con l'idea di andare di nuovo in terre lontane. Tanto, l'Europa, con tutti i suoi legami affettivi non scappa, la ritroverò al mio ritorno. Adesso mi godrò la permanenza col figlio "americano". Quante cose faremo insieme. Nelle ore in cui lui lavora andrò in giro da sola per l'immensa città, prendendo i bus, la metro e camminando. Ogni giorno fisserò un nuovo itinerario e se non mi raccappezzo nel trovare le strade chiederò aiuto a qualche passante. Ricordo che la gente è gentilissima e più volte mi è successo che, dopo aver chiesto informazioni, qualcuno mi abbia addiritura accompagnato per un tratto di strada.
L'appartamento di Jan è pieno di luce, è arredato con gusto, alle pareti tanti quadri. Dalle finestre si gode una bella vista su di un parco. Il quartiere mi piace. E poi c'è Jan. Con i miei figli sto bene.
Mi trovo sull'aeroplano, si decolla. Dopo il trambusto che accompagna ogni partenza comincio a rilassarmi e a staccarmi dalla terra che lascio. Anche se il mio pensiero non è ancora rivolto alla terra che mi aspetta. Sto qui e nell'adesso. Ho un posto nel corridoio. Il posto vicino a me è vuoto, meglio così, non devo scambiare i soliti convenevoli con uno sconosciuto. Il viaggio procede bene. Si legge, si mangia, vengono proiettati dei films. Solo le luci piccole rimangono accese. Gente che dorme, gente che parla sottovoce. Mi viene un pensiero: "Verrà la mia amica immaginaria? Mi si presenterà?" Le ho spedito un messaggio telepatico dicendole della mia partenza. Ascolto musica. Finito un brano c'è una voce femminile che annuncia: "Il programma viene interrotto, verrà ripreso più tardi." Apro gli occhi, mi drizzo sul sedile: ho riconosciuta la sua voce, è lei, la mia amica immaginaria. Eh sì, è proprio lei, seduta sulla sedia che sembra non aspettasse che lei. Ci sorridiamo e ci salutiamo da vecchie amiche. Mi dice: "Ho avuto il tuo messaggio, appena ho potuto sono volata da te. Mi rallegro per questo tuo viaggio. Sarà bellissimo stare un mese con tuo figlio." Parliamo animatamente del più e del meno. Poi lei dice: "Ci troviamo in aria a migliaia di metri da terra, che ne dici se questa volta facciamo prevalere il tema aria?" Io rispondo convinta: "Va benissimo, momento più adeguato non si presenterà più." Contente, tutte e due rimaniamo un attimo in silenzio finchè io non le rivolgo la fatidica domanda, ormai rituale: "Come vanno le cose col tuo compagno?" Con un fiume di parole risponde raggiante: "Le nostre dichiarazioni d'amore non erano parole campate in aria, il nostro rapporto va a gonfie vele. Non abbiamo costruito castelli in aria e non ci diamo arie, lavoriamo la nostra terra ed il mio uomo è anche all'inizio di una carriera come cantante d'opera, l'ho lasciato che cantava un'aria. Lui sa che sono venuta a trovarti in aria. Da noi in campagna si sta bene, l'aria non è inquinata, stiamo spesso all'aria aperta. In casa abbiamo l'aria condizionata, solo che lui per via della voce deve fare attenzione a non prendere un colpo d'aria, deve stare lontano dalle correnti d'aria. La sua carriera ha l'aria di andare sempre meglio. Giorni fa gli ho detto che ha un'aria stanca e dato che c'è aria di vacanza, non dobbiamo mandare all'aria il nostro progetto di cambiare aria per un mesetto. Lui aveva l'aria sollevata: apprezza il fatto che io badi al nostro benessere. Gli dico sempre: "Quando hai bisogno di me, spara un colpo in aria e io sarò da te." Ah, in questo momento sento un vuoto d'aria, vedi quel bambino? Cade con le gambe all'aria. Adesso è tutto tranquillo e repentinamente mi ricordo che devo cominciare a salutarti, mia cara amica dei quattro elementi. Come sono belle le parole acqua, fuoco, terra e aria. E quante volte sono state usate da poeti e scrittori; per noi sono state fonte di divertimento. Se mi vuoi vicino fammelo sapere telepaticamente e io sarò da te in un attimo. Ora devo tornare dal mio compagno, avrà finito la sua aria." Ci scambiamo gli auguri per un felice futuro e con un caloroso abbraccio lei, come le scorse volte, si dilegua nell'aria.
Parlare insieme è stato come prendere una boccata d'aria.
Rimane un'ora all'atterraggio. Chiudo gli occhi e con un sorriso sulle labbra mi immergo nei pensieri: quante cose belle che mi aspettano. Fra poco respirerò, insieme a mio figlio, l'aria del Nuovo Mondo.