Sono cresciuta in un periodo in cui la TV non esisteva e nel mondo di allora non c'erano neanche il cellulare, Internet, la posta elettronica, Facebook e Twitter. Si ascoltava la radio e si leggeva. In casa pochi libri, non c'erano i soldi per comprarli. Se per il mio compleanno ricevevo un libro era un dono prezioso e dopo averlo letto lo leggevano i miei fratellini. Da molto piccoli il nostro papà leggeva ad alta voce per noi il racconto per bambini che quasi ogni giorno veniva pubblicato sul giornale. Ma appena ne siamo stati capaci lo leggevamo per conto nostro. Nostro padre era bravissimo a raccontarci storielle inventate da lui oppure narrava di quando era ragazzino, le sue birichinate.
Dopo cena si stava tutti intorno al tavolo a fare giochi di società. Io partecipavo per non fare la guastafeste ma avrei preferito leggere. A volte si ascoltava insieme un radiodramma. Cantavamo molto noi bambini perché a scuola si cantava parecchio, praticamente tutti i giorni. Mia madre aveva una bellissima voce e spesso si univa al nostro canto.
I libri li prendevamo in prestito alla biblioteca comunale e in ogni quartiere c'erano piccoli negozi dove per un effimero prezzo potevi sceglierti un libro da portare via per una settimana. Ce n'era per tutti i gusti. Colui o colei che gestiva il negozio aveva letto ogni libro sugli scaffali e perciò era in grado di consigliare tutta la clientela. Molti tra i clienti fissi erano casalinghe. Mio padre amava leggere libri di viaggi. Lui non aveva tempo e andavamo noi figli a prenderli in queste bibliotechine. Li leggeva coll'atlante vicino. Se era scritto in inglese usufruiva di un dizionario.
Mia madre e la mia bisnonna non leggevano, non ne avevano tempo, troppo occupate con i lavori di casa: cucire i nostri vestiti, fare i pullovers a maglia o a uncinetto. Si faceva il bucato a mano. Mio padre leggeva ad alta voce mentre le loro mani erano indaffarate. Mi ricordo che leggeva lui per loro tutti i libri di Sherlock Holmes ed altri gialli. La bisnonna era la nonna di mia madre, lei recitava per noi bambini chilometriche poesie in frisone, fino a tarda età.
Dopo i sei anni di scuola elementare, alla scuola media si cominciava subito con tre lingue straniere e spesso prendevo in prestito dalla biblioteca comunale oltre un libro in olandese anche un libro in inglese oppure in francese o tedesco. La scuola finiva alle ore 16.00. I compiti erano parecchi ma io e i miei due fratelli avevamo anche un altro impegno: portare i giornali alle case. Mio padre che da giovane era stato un anno in America aveva portato con sé quest'idea: ragazzi che per guadagnare qualche soldo dopo scuola distribuiscono giornali agli abbonati. Eravamo gli unici ragazzi ad Haarlem con questo lavoro. Ho visto che adesso è normale. Con i soldi guadagnati io ho fatto due volte un viaggio di due settimane in bicicletta insieme a mia cugina. A 16 anni siamo andate giù fino in Belgio dormendo negli ostelli della gioventù oppure nei fienili, chiedendo prima il permesso agli agricoltori. L'anno seguente di nuovo in bicicletta con Wietske fino in Frisia (Friesland). Da Amsterdam si prendeva la nave.
1947 |
1948 |
Non ho mai perso la passione per la letteratura. Ho sempre un libro fra le mani. Se di notte non dormo, leggo. Ho sviluppato una bulimia per i libri. Nei mercatini e sulle bancarelle, qui a Roma, in Olanda e anche in America, acquisto in continuazione libri. Avrei bisogno di un'altra vita per poterli leggere tutti. Per i miei figli, quando erano piccoli, ho letto moltissimo ad alta voce. Pino osservava e sorrideva sentendo come ad ogni personaggio davo la sua voce. E anche i figli hanno sempre amato leggere e spesso attingono alla mia scorta. Molti libri poi li regalo.
In qualche rivista di arredamento ho visto delle foto in cui ci sono cumoli di libri in bella vista accatastati per terra in stanze ben ammobiliate. Ho pensato meravigliata: allora quello che faccio io anche altri lo fanno, condividono la mia stessa passione! Un paio di quelle foto le ho ritagliate e conservate, e le pubblico qui sotto. Chiederò a David di scattarne alcune dei miei ammucchiamenti qui in casa.
Parole di Henry Miller: "I libri sono parte della vita quanto gli alberi, le stelle o il letame."
E Cesare Pavese: "Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma."
Nel giornale mensile Il Cielo sopra Esquilino si afferma che nel 2016 in Italia solo il 5,7% della popolazione legge almeno un libro al mese e che quasi il 58% della popolazione non ha letto nemmeno un libro durante quell'anno. L'abitudine alla lettura nasce in famiglia: legge il 67,7% dei ragazzi con entrambi i genitori lettori.
Da un'altra parte ho letto: "La scrittura è creazione. In principio era il verbo. Con la scrittura inventi un mondo".
E ancora: "Se le cose vanno come sarebbe bello che andassero, le prime storie ci arrivano dalla voce di un papà, una mamma, una nonna, una tata. Suono e narrazione insieme per sempre. La nostra futura lettura autonoma e licenziosa sarà accompagnata da un suono dentro di noi, eco di quel suono di affetto che ci consegnava le prime storie.
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