In uno dei miei ultimi posts ho raccontato della volta che ho preso parte al programma "La Ventiquattresima Ora" di Mario Riva insieme ad altre ragazze straniere, e di come Pino sia sceso nella sala, su indicazioni del suo amico Giuseppe Colombi dell'ufficio Personale, per dare un'occhiata alla "Olandesina" (che ero io). Anche se mi girava intorno, io di lui non mi sono accorta, forse troppo presa nell'aspettare il mio turno per salire sul palco.
I miei amici americani, Mike e Bert (e poi anche Walter Dorin e la coppia John e Mave Grome, tutti e tre inglesi) leggevano alle Onde Corte the news per il loro paese. Mi hanno suggerito di provarci a mia volta per l'Olanda. Per aver un'idea di che tipo di lavoro si trattasse un giorno sono andata con Bert alla RAI. Ho visto che traduceva articoli da un giornale italiano da lui ritenuti interessanti. Poi si trasferiva insieme a me in una stanza che era collegata allo studio del tecnico che, attraverso un grande vetro, dava un segnale e Bert attaccava a leggere. In quel momento passava Pino nel corridoio, che, appena tornato da una breve sosta ad Avellino, interrotta in anticipo, tornava nel suo ufficio. Per caso ha dato un'occhiata attraverso il finestrino della porta e ha visto prima Bert che leggeva le notizie e poi me che sedevo in silenzio a una certa distanza. Ha riconosciuto l'Olandesina e si tormentava: "Come faccio a conoscerla, a parlarle?" Gli è venuta un'idea. In un intervallo ha chiamato il tecnico e gli ha chiesto un favore: "Dì a quella ragazza che non è permesso sostare nella stanza dove si leggono le notizie perchè qualsiasi piccolo rumore viene trasmesso." Il tecnico amico, da complice, ha assecondato Pino con piacere e così è successo che Pino ed io ci siamo parlati nel corridoio. Saputo che ero indossatrice ha commentato che aveva conoscenze nel campo della moda e forse avrebbe potuto essermi di aiuto. Dava un'impressione simpatica e seria e su sua richiesta gli ho dato il mio numero di telefono. Ma quando mi ha telefonato per invitarmi ad uscire avevo un impegno. Mi disse molto tempo dopo che ogni volta che mi chiamava avevo da lavare i capelli. Sarà stato un caso. Come ho già scritto precedentemente mi ha invitato al teatro ad assistere ad un lavoro del suo amico attore Silvio Spaccesi. Una serata originale. Una domenica pomeriggio a Villa Borghese abbiamo preso in affitto una barca sul laghetto. Pino remava ma arrivati al centro del piccolo lago non sapeva tornare a riva e ho preso io i remi: ho spesso remato in Argentina sul Rio della Plata. Giorni dopo, insieme ad un suo amico e ad un'indossatrice sudafricana, abbiamo cenato all'aperto in un ristorante fuori Roma. Un'orchestra suonava ed abbiamo ballato. La mia amica mi diceva che dei due uomini era Pino che le piaceva di più. Allora ho cominciato a osservarlo più attentamente.
Un fine settimana sono andata con Pino e l'amico Fortunato Pasqualino al matrimonio di Giuseppe Colombi (l'amico dell'ufficio Personale). Delle conoscenze nel campo della moda non si è parlato più. Una sera, dopo il lavoro, abbiamo cenato in una trattoria. Si è fatto tardi e Pino mi ha accompagnato in taxi a casa mia in Via Ruggero Bonghi che si trova vicino al Colosseo. Quella volta ho visto per la prima volta il Colosseo illiuminato, ho espresso la mia meraviglia. Pino ha fatto fermare il taxi, siamo scesi e ci siamo avvicinati alle colonne. Là, a sorpresa, Pino mi ha abbracciato e baciato. Mi ha chiesto di sposarlo. A dire il vero me lo aveva chiesto già la prima sera che siamo usciti insieme e allora gli ho risposto con voce sorpresa: "Ma io non la conosco." Più volte mi ha rivolto la stessa domanda. Il bacio al Colosseo è stato bello e gli ho detto che ci avrei riflettuto. Pino mi ha detto che non mi avrebbe più chiesto niente: avrebbe aspettato la mia decisione. L'ho presentato ai miei amici e ha preparato per tutti un pentolone di pasta che, anche se stracotta, è piaciuta a tutti. Vedo ancora la faccia di Mike mentre dice: "Buono questo sugo." Abbiamo cominciato a vederci più spesso. Quando uscivo dal lavoro in Via del Babuino vedevo che mi aspettava sul marciapiede di fronte, accanto ad un piccolo negozio di libri che adesso non c'è più. Più in là abbiamo scelto un punto fisso dove incontrarci; da lontano lo vedevo aspettarmi a fianco di una bassa colonna di pietra ai piedi della scalinata di Piazza di Spagna. A Via della Croce facevamo le nostre spese. Quando ho preso un brutto raffreddore (ne ho parlato poco fa) Pino veniva a trovarmi. Abbiamo impacchettato dei regalini di Natale. Mi è venuta la febbre e mi sono ficcata nel sacco a pelo sul mio letto di legno. Pino si è seduto, avvolto in una coperta, sull'ampio gradino/sedile di marmo sotto la finestra alta. Mi sono appisolata e anche lui. Quando mi sono svegliata e l'ho visto seduto là, così carino, ho sentito all'improvviso tanto amore per lui che l'ho chiamato: "Pino!" "Sì?" "Sposiamoci." Pino mi guardava incredulo e poi ha chiesto: "Quando?" "Domani."
Non ero mai stata così sicura. Finora, ogni volta che mi è stata fatta una richiesta di matrimonio, sapevo, dopo aver rifflettuto, o addiritura immediatamente dopo la richiesta, che non desideravo affatto dividere il resto della mia vita con quell'uomo. Ma in quell'istante specifico mi rendevo conto, lo sentivo, che Pino era l'uomo giusto per me, l'amavo.
Ci siamo sposati a marzo quando tutte le mie carte sono arrivate dai tre paesi dove avevo vissuto prima e che dimostravano che non ero sposata. Ho dedicato già un post al bellissimo giorno del nostro matrimonio.
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