venerdì 8 marzo 2013

Lettera di Anneke del 7-11-1958

Ricomincio a trascrivere per grandi linee la mia corrispondenza di tanti anni fa con la mia amica Anneke.
Il 7 novembre 1958 Anneke mi scrive da Hurlingham, Argentina, dove lavora per la Goodyear. Dice che il suo capo è andato per una settimana in Brasile e quindi ne approfitta per pensare finalmente alla sua corrispondenza personale. Porta al lavoro anche dei numeri della rivista olandese femminile "Libelle" che il marito di sua sorella Thea, ufficiale di marina, le ha procurato durante i suoi viaggi in Olanda. Anche le sue colleghe argentine guardano con entusiasmo le pagine della moda olandese. Anneke dice che è stupefacente notare come i prezzi degli articoli esposti nelle riviste rimangano invariati mentre in Argentina il prezzo di qualsiasi articolo aumenta di giorno in giorno. Il valore dei pesos crolla e c'è una situazione da manicomio, un'atmosfera da guerra. La gente si butta a comprare di tutto per spendere i soldi prima che si svalutino. E c'è da diventare matti per come, principalmente i prezzi dei generi alimentari, aumentino senza sosta. Chi vuole cambiar i propri soldi in altra moneta trova insormontabili difficoltà. Dice: "Anche io mi darò da fare, domani, sabato, vado all'Avenido Cabildo a comprarmi un paio di scarpe bianche e qualche altra cosa che mi serve."
Continua la sua lettera dicendo che proverà a raccontarmi le tante cose che ha in testa, anche piccole cose, come per esempio la volta che lei e sua cognata Carola prima di andare a ginnastica, all'imbrunire, hanno raccolto vicino ai binari del treno dei grandi cardi viola che hanno trovato posto in un grande vaso di vetro verde. Descrive con gusto e sensibilità la vita dei genitori nella loro nuova casa appena costruita. Parla del cane Tuso che trasporta il gatto Theo per la cucina tenendolo per un orecchio. Theo non graffia, non fa altro che lamentarsi forte chiedendo aiuto, che arriva subito. Ho davanti agli occhi le scene descritte, mi coinvolgono molto le lettere della mia amica.
Nella seconda pagina Anneke scrive:
 "La tua ultima lettera è arrivata qualche settimana fa, era un sabato e stavo giusto uscendo per andare in città. Ho perso il tram e aspettando il prossimo, seduta su una panchina, nella raggiante luce solare mattutina,  ho cominciato a leggerla con tutta calma e assaporandola con gusto. Poi una volta nel tram l'ho continuata. A metà strada sono tornata in me, con la tua lettera sulle ginocchia, in uno stato di serena beatitudine che non era però privo di una dolce melanconia. Ogni tanto, nel mezzo della calca, nelle vie di Carlos Pellegrino e del Diagonale, lampeggiava in me il pensiero: la lettera di Auk. E continuavo la mia strada con un sorriso da Mona Lisa e con passo danzante.
La foto dei cagnolini è carinissima. Per un pò di giorni l'ho tenuta vicino a me per attingere nuovo coraggio e affrontare meglio le mie giornate qui. La settimana scorsa ho avuto con il mio capo una delle nostre rare conversazioni. Gli ho detto che non mi acclimo in questo paese. Mi attira la Finlanda con i suoi grandi limpidi laghi e alti scuri pini. Alchè lui mi ha consigliato di non rimanere qui. Forse il Canada sarebbe un paese ideale per me.
La lettera che hai mandato a Thea me l'ha fatta leggere. Lei era toccata per come fosse personale e piacevole e io sono d'accordo con lei sul fatto che hai l'attitudine di scrivere lettere attraenti e belle da leggere."
Poi Anneke mi racconta di una sua amicizia affettuosa che, in un ambiente che non riesce ad apprezzare e che persino di tanto in tanto detesta, le è necessaria come l'acqua e il sole. Al momento non se la sente di analizzare quest'amicizia: vivere alla giornata e non pensare al futuro ha anche il suo fascino.
Con il suo amico è andata, una sera che faceva molto caldo, a Costanera. Ci hanno trovato un mucchio di gente che mangiava servendosi da tante bancarelle rifornite da cuochi vestiti di bianco. Anche loro due si sono messi là a masticare, con la vista sull'acqua scura che batteva contro la riva. Finita la cena hanno continuato la loro gita e, mentre Anneke imparava a guidare, sono arrivati al Parque Palermo dove hanno camminato sui sentieri orlati di cespuglie di rose e hanno attravversato un ponticello illuminato da una luce lunare e spettrale. Vicino al laghetto anche lui sfiorato dai raggi della luna c'erano panchine basse di pietra. Sembrava un posto tranquillo e si sono seduti ma, quando i loro occhi si sono abituati al buio, hanno visto che erano in abbondante compagnia. Delusi si sono alzati e avviati verso la macchina.
Ci sono tanti posti e tante cose bellissime in Argentina. Con la mia famiglia ci ho vissuto cinque anni, a tratti belli, a volte difficilissimi. Da immigrati. Avrei forse voluto rivedere questo paese con spensieratezza da turista, ma non mi ci sarei stabilita per sempre. Quando sento la chitarra e la voce di Eduardo Falù, però, sento nostalgia.

Thea, Tom e la mamma in Argentina

Anneke in Argentina







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