Il mio diario del 1959 mi fa ricordare cose ed eventi che nella memoria erano sbiaditi. Ho scritto in modo stringato per annotare su una piccola pagina almeno un accenno di quello che succedeva. Adesso che rileggo vorrei sapere più particolari sulla mia vita di tanti anni fa ma più di tanto non entrava nella pagina. Sono comunque contenta di aver trovato, allora, il tempo e l'energia di compilare questo riassunto che mi porta dietro nel tempo lasciando a volte tracce nostalgiche nella mia anima. Qui sul mio blog trascrivo dal mio diario qualche avvenimento del mese di gennaio di quel fatidico anno.
Il 4 gennaio, una domenica, ho lavorato di mattina per due ore e mezza. Abbiamo pranzato insieme e poi Pino è andato al lavoro ed io alle 19.15 mi sono incontrata con De Luca al negozio di cappelli Canessa, in Via Condotti. Ho provato diversi cappelli e mi stavano tutti bene. Poi, in Via Mario Dè Fiori, un giovane fotografo, nel suo studio, mi ha ripresa con tre cappelli di Canessa, le foto servivano per una rivista americana. Per ogni posa è bastato un solo scatto. Molto soddisfatto, a fine lavoro il fotografo mi ha detto che avrebbe voluto lavorare regolarmente con me, gli piacevo come modella e mi parlava di tante sue idee. Per due settimane sarebbe andato con sua moglie in Spagna per una vacanza, tornato mi avrebbe chiamato per iniziare una collaborazione. Non sono stata pagata per questo servizio fotografico ma ho chiesto che almeno mi venissero date le foto. Dopo una decina di giorni ho letto in un giornale che il giovane fotografo aveva avuto un incidente di macchina in Spagna con esito letale.
Il 5 gennaio durante la mattinata ho mostrato vestiti al fotografo Scrimali e ad un disegnatore. Con Pino poi ho pranzato alla mensa della RAI come facevo spesso. Abbiamo comprato lana: volevo fare un pullover per Pino. Di pomeriggio per tante ore di nuovo a mostrare vestiti. E Scrimali è venuto a fare foto di me con De Luca e Giulia. Alle 20.30 avevo finito. Pino mi aspettava a Piazza di Spagna e siamo andati a vedere le bancarelle di Piazza Navona. A casa abbiamo mangiato zuppa e pane e marmellata insieme a Shirley.
Pino quel giorno mi ha regalato un orsacchiotto, un péluche, per la Befana. Come mi piaceva e come ne ero felice. E l'ho trovato un gesto tanto carino. Il giorno dopo l'ho portato con me al lavoro. Sull'autobus sguardi e parole inteneriti e anche sul lavoro è piaciuto molto il mio piccolo orso.
Questo orsacchiotto è stato compagno anche dei nostri figli. E adesso si trova nella cassapanca insieme ai giocattoli delle nipotine, però queste bimbe non ci giocano perchè non è morbido come i loro péluches di adesso. Oggigiorno tutti i bambini ne hanno a bizzeffe, animalucci di ogni genere. La sera Livia e Flaminia si portano nel lettino i loro preferiti: un cane, un gatto, un coniglietto o un orso, o tutti e quattro, e anche di più. Neanche durante il giorno Flaminia può farne a meno. Il mio orso però si porta bene gli anni, il prossimo 5 gennaio ne compie 55.
Quando io ero piccina abitavo a Den Helder, una città marina. Un giorno con i miei genitori abbiamo trovato sulla spiaggia un orsacchiotto che, portato a riva dalle onde, è diventato il mio compagnetto ovunque andassi. Si logorava e mia madre l'aggiustava, finchè un giorno me ne hanno comprato uno nuovo, ma non lo volevo, amavo troppo quello vecchio.
La leggenda narra che, prendendo parte ad una caccia all'orso bruno, il presidente Theodore Roosevelt rifiutò di sparare ad un cucciolo di orso. Per radio e sui giornali ne parlarono con grande enfasi. Ad una signora venne l'idea di creare due orsacchiotti di tessuto soffice e marrone che espose nella vetrina del suo negozietto. Fu un successo, tanto che ne furono importati a centinaia dalla Germania dove una ditta di giocattoli aveva avuto la stessa idea.
Si sarebbe mai immaginato il presidente Theodore Roosevelt che i primi orsacchiotti di stoffa morbida a cui fu dato, con il suo consenso, il suo nickname Teddy, siano ancora dopo più di un secolo i compagni di giochi preferiti di tutti i bambini?
Si sarebbe mai immaginato il presidente Theodore Roosevelt che i primi orsacchiotti di stoffa morbida a cui fu dato, con il suo consenso, il suo nickname Teddy, siano ancora dopo più di un secolo i compagni di giochi preferiti di tutti i bambini?
Articolo sulla rivista "Gente". |