Intervista di Gisy Scerman.
D. La prima cosa che mi ha colpito è il tuo nome d’arte, David D’Amore, che sembra contrastare con le opere che realizzi le quali hanno sempre una forte connotazione necrofila. Infatti se si può dire che tra eros e thanatos c’è un legame diretto in qualche modo non si può dire altrettanto di amore e thanatos…come nasce la scelta di questo nome…?
R. La scelta di questo nome è dei miei genitori. Infatti David è il mio nome di battesimo e D’Amore è il cognome di mio padre.
D. Il corpo è sempre al centro delle tue opere. In qualche modo il richiamo antropomorfo anche in assenza di donne e uomini è sempre presente ma in senso distruttivo, o, ancora meglio, alcune immagini le trovo cariche di un’aggressività svogliata. Perché la scelta dominante di questa presenza antropomorfa?
R. Mi hanno accusato di essere un apologeta del nulla, un epidermico, e forse è vero ma sono troppo pigro per fare autocritica. Credo comunque che rappresentando il corpo si possa lavorare sulla mente. Il corpo come mezzo per scavare nel profondo a patto che il profondo esista. Il richiamo del corpo è sempre irresistibile, le colline sono belle, i tramonti stupendi, una notte stellata può essere molto romantica, ma vuoi mettere un bel paio di chiappe?
D. Nel tuo caso da cosa nasce l’esigenza di creare così tanto materiale; perché è una vita che fotografi, dipingi ecc, ecc…quale è la molla che ti fa scattare i pensieri e di conseguenza le creazioni?
R. Per uno che non sa fare niente l’arte era l’unico mezzo per passare il tempo. In genere le idee più brillanti mi vengono quando, in sella al mio motorino, percorro le strade di campagna in cerca di una grotta in cui infilarmi per qualche ora.
D. Il tuo è anche un atteggiamento nichilista; un voler confermare la “nienteficazione” dell’azione dell’uomo, della donna, l’inutilità della ripetitività, o una forma di misantropia, o altro ancora…
R. Non sono un misantropo, in me, purtroppo, è più presente il vizio della filantropia.
D. Tu utilizzi il corpo come un oggetto, lo scomponi per poi ricomporlo con oggetti esterni a lui, in modo tale da confondere organico e inorganico in un’unità frammentata. A me quest’armonia dà una sensazione di blasfemia nel senso buono del termine, una blasfemia poetica…
R. Sono un pessimo esempio per le nuove generazioni, lo ammetto. Nella prossima vita giuro che dipingerò solo prati in fiore e fotograferò esclusivamente località sciistiche con annessi impianti di risalita. Il termine che hai coniato,”blasfemia poetica”, mi piace, potrebbe essere il titolo della mia prossima fotografia.
D. La morte è qualcosa di liberatorio o di dissacrante?
R. La morte sarebbe motivata se la vita avesse una sua logica, un significato. Purtroppo, o per fortuna, la vita è un percorso immobile, un cosiddetto “Falso movimento”. La morte è un accadimento innaturale per il semplice motivo che è preceduto dalla vita, artificio per eccellenza.
D. L’amore è sopravvalutato?
R. Si, come tutti i vizi e le perversioni.
D. Credi nell’uomo?
R. Ci vorrebbero cento vite per tentare di decifrare la natura umana. Io di vita ne ho solo una e cerco di dedicarla a cose più elementari e piacevoli.
D. Per te, da un punto di vista tecnico, esiste un preciso o usuale modo di procedere per costruire e dare vita alle tue opere, oppure no? E che rapporto hai con le tue opere una volta create?"
R. Durante il giorno ho delle vere e proprie visioni ad occhi aperti. Subito corro nel mio studio, ricreo la scena che ho visto e la fotografo. La foto che ho fatto ieri rappresenta una sposa sul cui ginocchio spicca una ferita sanguinante e grossolanamente fasciata. Il rapporto con le mie opere è difficile, a volte arrivo a odiarle.
D. Non credi che la misantropia per molti validi artisti e scrittori sia qualcosa che giovi all'arte, nonostante poi l'arte dovrebbe (?) essere di dominio pubblico. Non è un controsenso?
R. Siamo esseri fallibili e soprattutto volubili. A causa delle nostre altalenanti vicende quotidiane un giorno siamo fieri filantropi e il giorno dopo siamo misantropi convinti. In genere negli artisti subentra la misantropia quando si è incompresi o sottovalutati. E posso anche capirlo. Pensa che nel mondo ci sono delle importanti riviste che ogni anno fanno la classifica dei migliori artisti e sai in base a cosa? In base al loro successo commerciale. Se tutto va bene, a noi umani ci attende l’inferno.
D. Ho visto che spesso nelle tue opere compare l’immagine di una melanzana, o cucita o dipinta…se esiste una ragione, perché hai scelto proprio quell’ortaggio?
R. Ho scelto la melanzana per motivi estetici, non filosofici o esoterici. I riflessi sul corpo liscio di una melanzana sono fantastici da dipingere e anche da fotografare. Una mia foto del 1998, intitolata “Dissidente”, rappresenta una melanzana con un profondo taglio ricucito chirurgicamente.
D. Nella tua produzione artistica, almeno in alcuni dipinti, si può notare una certa assonanza con Munch. Ti sei sentito o ti senti influenzato da alcuni artisti, da alcuni autori, anche letterari, nel tuo modo di produrre?
R. L’espressionismo nordico mi ha molto attratto, ma troppe sono le cose che mi affascinano, potrei fare un elenco infinito di pittori, musicisti, registi, scrittori e fotografi importanti per la mia crescita artistica. Tra i pittori al momento ammiro il Guariento e Dierick Bouts.
D. Sofferenza, schifo, noia, inettitudine, angoscia, dislocazione, morte sembrano i temi forti che rappresenti, e dai quali sei ispirato (e in cui riesci egregiamente). Secondo te, può esistere un arte vera che nasca da sentimenti positivi e solari? Io personalmente non ci credo, tu?
R. Io vorrei crederlo.
D. In un’intervista di qualche tempo fa hai detto: “Il sesso, come ogni pratica disgustosa che si rispetti, attrae e nel contempo terrorizza; facendo sesso ripetiamo all’infinito la lezioncina imparata a memoria e, fingendo di non annoiarci diamo vita alla solita, eterna pantomima tra i sessi: gli stessi gesti ripetuti meccanicamente, lo stesso repertorio di parole false e insignificanti pronunciate per conquistare nuovi partners; i quali spesso fingono di ignorare di essere inclusi in una lista di nomi più o meno lunga: numerati, catalogati e archiviati. E’ giunta l’ora di essere sinceri e dire basta all’orrore: il sesso è il demone della ripetizione da cui difenderci. Ora o mai più”. Bisogna quindi in un qualche modo difendersi dal sesso? E se esiste un modo qual’è secondo te?
R. Il sesso dovrebbe essere praticato solo all’interno della legittimata, confortevole e rassicurante quiete matrimoniale. E' pacifico che marito e moglie debbano presentarsi illibati al matrimonio. E' tassativamente vietato introdurre legumi misti e cereali tostati negli orifizi corporei. Il raggiungimento dell’orgasmo è facoltativo.
D. Cos’è che ti schifa profondamente, e cosa invece ti sublima profondamente?
R. Sono decisamente contrario all’uso improprio dell’arte. L’uomo primitivo, ad esempio, con la scusa dell’arte ha deturpato centinaia di caverne. Hanno fatto bene gli ambientalisti dell’epoca a condannare questi gesti inconsulti.
D. Cosa rimane (se rimane) di non noioso nella vita di un essere umano?
R. Andare allo stadio e invadere il campo di gioco a fine partita mi annoiava profondamente ma l’ho fatto per anni.
D. Oggi c’è qualcuno o qualcosa che “eleggi” nettamente, o qualcuno o qualcosa che vorresti al rogo?
R. Manderei al rogo tutte quelle persone che mi stimano, mi amano, mi supportano, mi assecondano, mi accettano per quello che sono, mi rispettano e mi trattano bene. Dedico un applauso a tutti coloro i quali mi calpestano e mi disprezzano intensamente.
D. Per essere un “personaggio pubblico” i compromessi sono inevitabili oppure, per quel che ti riguarda, c’è un modo per essere “pubblicamente se stessi”?
R. Viviamo nella società, a stretto contatto con gli altri, e per questo motivo tutti siamo personaggi pubblici. I compromessi nella vita sono inevitabili e a volte neanche spiacevoli, guarda al rapporto di coppia, che è bello nonostante spesso sia basato su instabili e delicati equilibri.
D. C’è qualcosa che non hai ancora fatto e che ti piacerebbe fare?
R. Mi piacerebbe essere un artista ricco e famoso, possibilmente senza vocazione, che dipinge, suona o fotografa solo per il mercato.
D. E qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare o lavorare?
R. Già collaboro e lavoro con un sacco di gente. Pensa a tutti quelli che posano per me. Persone coraggiose. Il loro compito è spesso difficile, faticoso e mai passivo.
D. Se c’è, una frase che vorresti dire a tutti…
R. Abbiamo tutti bisogno di maggior concentrazione. Penso che, nell’insieme, tre noci al giorno e una banana possano bastare.