martedì 22 ottobre 2019

Autobiografia di David (i disegni)






Non molto tempo fa David è andato ad una mostra di un suo ex professore dell'Accademia di Belle Arti. Quando è entrato in galleria il professore era attorniato da amici ed ex allievi. Ha abbracciato David con affetto rivolgendosi agli altri: "Ecco il più grande incisore vivente".
So che David ha scritto delle sue peripezie artistiche e gli voglio chiedere di pubblicarne qualcuna qui sul mio blog.

I miei disegni
I miei disegni, dove li metti li metti, non c’entrano mai niente: incollocabili e sempre fuori posto, troppo imbarazzanti per trovare spazio sulle pareti di una  galleria, eccessivi, diretti, e senza compromessi formali, hanno attraversato con continuità gli anni '60, gli anni '70, gli ottanta, i novanta, fino ad oggi, senza trovare mai il benchè minimo consenso. Mai legittimati e guardati ora con sospetto ora con insofferenza questi disegni mantengono inalterata nel tempo la propria ambigua vitalità: da una parte si offrono sguaiati, rumorosi e irrefrenabili, dall’altra, dosati e laconici si rivelano con solennità nel loro severo bianco e nero. Da sempre orgogliosamente figurativi, i miei disegni sono stati spesso criticati proprio dalle vestali dell’arte figurativa; dimostrazione pratica di come questi lavori tendano a spiazzare davvero tutti. In pochi hanno apprezzato i miei disegni: qualche amico, due o tre parenti. Critici e galleristi si sono debitamente tenuti alla larga. Perché? Sinceramente non lo so, né mi avventuro in acrobatiche analisi del fenomeno. Un mio amico ha azzardato: “David, mettiti nei loro panni: come si fa a prendere in considerazione un disegno raffigurante una donna barbuta che, mentre frigge un uovo nel tegame, si morde una spalla?” Sempre osteggiati e, secondo alcuni, pervasi da eccessive dosi di “visionarietà da peyote” questi lavori si distinguono invece per una totale assenza di tirchieria immaginativa: spendono da ricchi.
Quando i tuoi disegni vengono ignorati per una vita intera il dolore quotidiano, acuto e perforante, non si attenua mai. Ma ci si abitua, sembra impossibile, ci si abitua. E si impara a convivere con la rassegnazione. Anche se nel profondo ti ribelli e continui a sperare che un giorno qualcuno esca dal letargo e dichiari al mondo che i tuoi disegni sono degni di far parte della temperie culturale, possano finalmente essere resi di dominio pubblico ed essere amati o odiati, ammirati o derisi, comunque discussi. Ma se questo dovesse accadere sai anche che non saresti in grado di gestire l’improvvisa notorietà: saresti stupito e ti sentiresti un usurpatore, abituato come sei alla più totale assenza di attenzione.
Sei vivo, respiri, esisti, e i disegni sono la testimonianza più diretta del tuo passaggio sulla terra e se un giorno (e sarà comunque troppo tardi) dovessero essere sdoganati il loro presente sarà ormai passato.
I miei disegni ridono, piangono senza vergogna, gridano, scherzano, soffrono, giocano, parlano, a volte tacciono: i miei disegni sono vivi.  
 
 
 
 
 
 

Quadri fuori casa


Mentre Sigrid era con noi a New York un pomeriggio è andata al Metropolitan Museum a vedere l'arte moderna. Due anni fa eravamo andate insieme commentando i lavori che più ci colpivano. Mi ricordo che i quadri di Irene Rice Pereira ci piacevano molto, i suoi sono lavori dipinti ma possono sembrare collages, in qualche modo come certi miei lavori. Anche questa volta rivedendo questa pittrice Sigrid è rimasta impressionata e ha scattato una foto ad altri quadri di suo gusto. Le pubblico qui.

Helen Frankenthaler


Hans Hofmann

Joan Snyder




Irene Rice Pereira
 
Nel suo tempo libero Jan va spesso per musei. Mi ha mandato una foto di un piccolo lavoro esposto nel Brooklyn Museum che gli è piaciuto molto.

George Copeland Ault

 

lunedì 21 ottobre 2019

Quadri e quadri


Nella casa di Jan e Jennifer ci sono tanti quadri alle pareti e mentre ero a New York ho chiesto a Jan e a Sigrid di scattare qualche foto che con i cellulari è una cosa semplice e veloce. I lavori di David e Jan li ammiro sempre, sono incredibili, bellissimi, li trovo da museo. Da Roma Jan ha portato con sé anche dei miei lavori e camminando con lui per la sua casa al Bronx mi ha indicato la parete con un mio collage e un piccolo lavoro acrilico accompagnando il gesto con le parole: "Questi tuoi due lavori sono da museo".  Ero incredula e anche emozionata. Ecco un po' di foto.

Jan

 
Aukje
Aukje


Aukje



Studio

Jan

David

Jan



David


David

Jan

 


Graffiti a New York ed altro al Bronx.


New York è un arcipelago e adesso che Jan è di casa al Bronx, dopo una giornata di lavoro va spesso a fare un giro in bicicletta sull'isola di Randall dove, come in tutte la città ci sono bellissime piste ciclabili. Per arrivarci attraversa, al South Bronx, il fiume Bronx Kill sul ponte che è solo per ciclisti e pedoni. Se ha intenzioni di andare ad Harlem attraversa il fiume Harlem River. Tutti i ponti di New York hanno comunque sempre anche un percorso per coloro che vanno a piedi o che pedalano. Nelle sue passeggiate Jan  a volte scatta una foto di qualcosa che lo colpisce e che vuole condividere con me e che poi mi manda per mail.  
Così mi è arrivata una mail, con foto, intitolata Double Dutch. La discalia è: Arte su un palazzo del Bronx del 1982, ragazzi che giocano a corda, gioco che qui si chiama Double Dutch.
E mi ricordo che quando io ero bambina ad Haarlem, negli anni '30 - '40 (sono del 1931), dopo scuola si giocava per strada e questo era uno dei giochi più amati, specialmente dalle bambine. Si saltava con una corda o con due come su questo murales. In gruppo o da soli. Eravamo tutti agili e scattanti e non ci stancavamo mai.



Quando nel 1600 New York si chiamava ancora Nieuw Amsterdam  i fondatori olandesi hanno portato con se questo gioco nella Hudson River Valley. Poi sono arrivati gli Inglesi e vedendo i bambini tutti presi da questo gioco mentre cantavano canzoncine in olandese, l'hanno chiamato Double Dutch. Per lungo tempo per le strade di New York bambini e adolescenti saltavano la corda ma con l'arrivo della televisione e l'aumento del traffico questo gioco è finito nel dimenticatoio. Negli anni '70 però c'è stata una rinascita ed è diventato uno sport internazionale da competizione: World Class Sport. In diverse scuole viene praticato negli ampi cortili ricreativi. E ci sono gare fra le scuole.
Altri anni, in visita a New York, ho visto sparsi per la città  murales e graffiti a non finire: un museo a cielo aperto. Si sa che i graffiti ci sono sempre stati, fin dalla pittura rupestre risalente alla preistoria. Comunicano un messaggio, un'emozione, una denuncia, una protesta. A New York hanno cominciato a dipingere con lo spray i muri ed i treni della metropolitana e negli anni '70 gli artisti sono saliti dai corridoi della subway verso le strade usando i muri dei palazzi abbandonati, dando colore e vivacità alla città. Ed è nata la Street Art che si è propagata per tutto il mondo. E quest'arte è ormai entrata nei musei e nelle gallerie d'arte. Molti "graffitisti" newyorkesi degli anni 70/80 sono diventati famosi e celebrati.
Altre foto che Jan mi ha mandato sono le seguenti:


Halloween in arrivo
 
 
 
Pochi giorni fa Jan è arrivato pedalando fino al suo vecchio quartiere Harlem. Lì si usava fare le spese al supermercato più vicino a casa che si chiamava Best Yet che poi è diventato Best Market. Ci piaceva tanto quando, mentre io ero ospite da Jan e Jennifer, a settembre mettevano fuori grandi contenitori con diversi tipi di zucche e di mele. Jan mi ha mandato una foto accompagnata dalle parole: "Oggi una passeggiata nel vecchio quartiere, sempre bello. Magari avere qui al Bronx un Best Market pieno di zucche e mele". Vedo nella foto che non sono ancora esposte le tante varietà di mele e zucche di forme miste.
Era bello abitare ad Harlem ma anche il Bronx ci sta entrando nel cuore.


 
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Agosto, Sigrid, Kevin, Livia e Flaminia a Roma




Dopo una vacanza in Francia, ospiti di due agriturismi, Sigrid, Kevin e le figlie sono tornati in Olanda per starci una settimana. La sera che sono arrivati ad Haarlem hanno cenato insieme a Jan e Jennifer con pasta e sugo preparato da Jan. La mattina dopo, il 27 luglio, Jan e Jennifer hanno preso in affitto una barca a motore e hanno girato per i canali dando così un ultimo saluto ad Haarlem; nel tardo pomeriggio si sono avviati verso Schiphol dove hanno preso l'aereo per New York. E già la sera del giorno del loro arrivo avevano ospiti a cena: la cugina di Jan, Lydia, con suo figlio Lorenzo e il compagno di lei Ugo accompagnato dalle sue due gemelle che erano a New York per una breve vacanza. Jan mi ha fatto poi il resoconto della serata. La casa è piaciuta molto a tutti e Ugo, che è architetto, ha ammirato molto la costruzione. E' stata una bella riunione di famiglia.



 
Il 6 agosto Sigrid, Kevin, Livia e Flaminia sono venuti a Roma per la consueta vacanza italiana. Alle 18.15 hanno citofonato. Le bambine hanno preso le scale fino al 6° piano, Sigrid e Kevin l'ascensore con le valigie. Che bel rivedersi! Tutti in bella forma. Le nipotine cresciute ancora. Livia 14 anni alta quasi come la mamma che è 1m75, Flaminia 11 anni 1m65. Ormai ragazzine, appena entrate in casa non si dirigono più alla cassapanca che contiene bambole e tanti altri giocattoli.
L'8 agosto loro quattro e David sono andati ad Avellino. Per l'occasione Kevin ha noleggiato una macchina. Sono stati accolti a braccia aperte dalle cugine Rita, Paola, Rosa, Ilaria e Lydia. Diego non c'era perché in vacanza con moglie e figlio. Era la prima volta ad Avellino per Livia e Flaminia. Lydia la conoscevano già perché durante una vacanza in Olanda con figlio e compagno una sera hanno pranzato da loro ad Haarlem. E' stata una giornata intensa ad Avellino, me l'hanno raccontata al loro ritorno. Hanno portato dei biscotti alla mandorla del pasticciere De Pascale, i miei preferiti. Me li portava sempre Pino quando andava a trovare i suoi.
In un cassetto conservo qualche maglietta fatta ai ferri da me di quando Sigrid era ragazzina. Flaminia le ha provate e due le stavano già molto bene, le altre sono ancora troppo grandi.
La mattina del 10 agosto sono partiti in un auto a noleggio per l'Umbria dove avrebbero passato la notte in un'agriturismo per poi continuare per la Toscana dove ogni anno finiscono in bellezza le vacanze estive nel solito agriturismo Le Macchie Alte. Il 19 agosto erano di nuovo a Roma, soddisfatti. Le bambine mi hanno chiesto di poter fare un collage. Ho messo tanto materiale sul tavolo in cucina e per ore sono state occupate. Sono  molto creative e il risultato era bellissimo. Flaminia poi ne ha fatto un altro più piccolo.

Collage di Livia
Collage di Flaminia

Collage di Flaminia

Poi hanno mangiato un gelato da Fassi. Come ogni estate David ha scattato tante foto sul terrazzo condominiale e il 21 agosto sul quel terrazzo abbiamo cenato insieme a Flavia, Massimo del quinto piano e Mauro, amico di David. Flavia ha portato un piatto di melanzane alla parmigiana, io avevo una grande ciotola con insalata russa, Mauro un cesto di fichi del suo giardino, Massimo una crostata  e David bottiglie di vino e taralli. Finito di mangiare David e le nipotine si sono sdraiati sul pavimento a guardare le stelle e David ha raccontato le sue storie strampalate che Livia e Flaminia ascoltano ancora volentieri ma con sempre maggior scetticismo: non sono più bambinucce. Anche Mauro e Kevin si sono sdraiati e anche loro si sono goduti ridendo i racconti di David. Una bellissima serata e spero che le nipotine si ricorderanno questi momenti felici.
Il giorno seguente, dopo aver pranzato, sono partiti per l'Olanda. Nel salutarci Flaminia mi ha detto: "Nonna, per favore non dare via niente di quello che sta nella cassapanca, mi piace ancora tutto." Forti abbracci. Hanno lasciato la casa troppo silenziosa e vuota. Mi sono data da fare con mille cose.













domenica 13 ottobre 2019

J & J in Olanda dal 12 al 26 luglio

 
Due settimane di vacanze estive Jan e Jennifer le hanno passate ad Haarlem nella casa di Jan a Popelingstraat. Sono arrivati il 12 luglio e quel giorno sono stati insieme a Sigrid, Kevin, Livia e Flaminia che il giorno dopo sarebbero andati in vacanza in Francia. Nel loro giardino Sigrid ha scattato qualche foto del fratello e della cognata. Su mia richiesta, perché di questa coppia non ho nessuna foto recente da mettere nell'album di famiglia.


 
Attraverso mails che Jan mi mandava ho potuto seguire i loro spostamenti olandesi.
Jan e Jennifer sono andati in bicicletta al mare di BloemendaalZandvoort e hanno pedalato per tutta la città scoprendo nuovi quartieri. Lungo lo Spaarne sono arrivati fino a Spaarndam, una cittadina attorniata dall'acqua e dove si trova la statua del bambino che con un dito nella diga ha evitato un'inondazione.

Spaarndam

Un altro pomeriggio si sono fermati per un drink al bar davanti al  mulino De Adriaan su una sponda del fiume Spaarne. Hanno passeggiato anche ad Amsterdam, lungo il Prinsengracht: dal quartiere bohèmien De Jordaan fino al quartiere vivace e multietnico De Pijp. Amsterdam affascina sempre.
Un altro giorno hanno visitato Rotterdam e, dato che si trova sulla stessa linea del treno, di ritorno si sono fermati anche a Delft. E poi ancora a Leiden.

Casa di Jan Steen a Leiden

 
Jennifer, dopo aver visto a New York un film che si svolge nell'incantevole cittadina di Bruges in Belgio, aveva molta voglia di vedere questa città. Ci sono andati il 22 luglio e hanno camminato per le strade di questa città e anche di quelle di Gent. Jan mi ha scritto: Bruges (Brugge) e Gand (Gent) in Belgio, molto belle, ma che gioia tornare ad Haarlem, più ridente e verace.
Sono arrivati dei giorni di caldo forte, una cosa molto rara in Olanda. Il mare è vicino e ci sono andati in bicletta. E nella mail del 25 luglio Jan mi scrive: Solo in piscina si trova un pò di sollievo. Sono 37° alle 19. Fra un po' arrivano gli olandesi, ho preparato un sugo e faccio un piatto di pasta così non si devono preoccupare di cucinare. La mail è accompagnata da una foto che ritrae Jan e Jennifer seduti sotto l'insegna della piscina. La didascalia è The Two Baldies. Già a New York Jennifer si era disfatta dei suoi capelli e questa "pettinatura" le sta molto bene ed è talmente comoda che pensa di non cambiarla mai. 
Quella sera Sigrid, Kevin, Livia e Flaminia tornavano dalla Francia e Jan, attento com'è, aveva la cena pronta. Tutti felici e contenti.
 
 
Avevo suggerito a Jan di dare insieme a Jennifer un'occhiata alla Warehouse Action che piace molto a David e a me perché è fornita di un'infinità di cose di ogni genere e a prezzi accessibilissimi, e ci abbiamo trovato oggetti belli e originali. Ci sono andati e manco a dirlo Jennifer ha voluto tornarci più volte. Ha fatto anche amicizia con un negoziante inglese di un negozio di articoli per animali.
In casa per loro c'erano sia libri in italiano che in inglese (per me anche in olandese) e la radiolina forniva musica e notizie. E quando erano seduti, rilassati, nel cortiletto dietro casa, circondati da piante, Jan ha provato momenti di intensa felicità.
 
 









mercoledì 9 ottobre 2019

Ritorno a Roma, 21 settembre 2019

 
Verso le 11 del 21 settembre Jan ed io siamo usciti per l'ultima passeggiata nel quartiere. Il tempo era bellissimo, da Indian Summer. Io camminavo al braccio di Jan perché per una cervicalgia la mia camminata era instabile. Già a Roma avevo fastidi al collo che erano sicuramente dovuti alla posizione sbagliata che assumo quando leggo per diverse ore durante le notti insonni, e nel viaggio aereo di 9 ore la situazione è peggiorata. Ma uscire con Jan era bello comunque. Dopo aver comprato al supermercato Pioneer i kiwis giornalieri per Jan siamo passati per la 139a Strada e davanti a casa sua c'era Olimpia che stava parlando con un signore e una signora. Olimpia era tanto contenta di vederci, mi ha abbracciata e ci ha presentato ai signori, suoi vicini di casa che, chiacchierando ci hanno detto che erano di origine italiana. Erano molto simpatici. Olimpia dando un'occhiata alla collana che indossavo, creazione della mia amica Flavia, mi ha detto: "Aspetta un po', anche io faccio gioiellini e ti voglio regalare qualcosa." E' entrata in casa ed è uscita con una piccola scatola, e seduta su uno scalino l'ha aperta invitandomi a scegliere un oggetto. Indossavo una camicia verde scuro e ho preso una semplice collana di un verde più chiaro. Ma Olimpia ha messo nelle mie mani due altre collanine, un anello, un braccialetto e due orecchini. Io ho protestato: "Ma no, è troppo". E Olimpia: "Queste cose le voglio regalare alla mia amica che oggi torna in Italia." L'ho baciata e ringraziata commossa. Ci siamo salutati anche con i signori e ci siamo avviati verso il Farmer's Market nella 138a Strada. Guardando frutta e verdura esposte dagli agricoltori abbiamo sentito una voce che chiamava forte "Jan, Jan". Erano i signori Piazza, di prima. Volevano presentarci il giovane amico Brian, garden designer. Anche lui abitava nella loro strada, una persona gradevole. Sentendo che io sono olandese ha esclamato: "Io poco fa sono stato ad Amsterdam per un matrimonio, "an amazing city with those canals, beautiful beautiful!" ecc. ecc."
Jan e Jennifer da un anno abitano al Bronx e piano piano cominciano a conoscerci sempre più gente.
Alle 19.00 con un taxi Jan mi ha accompagnata all'aeroporto. E ho dovuto abbracciare e salutare questo tesoro di figlio, che ha dimostrato tante premura nei miei confronti. Ci rivedremo in primavera  quando verrà in Italia per Vinitaly.
Come alll'andata anche durante il viaggio di ritorno ho avuto assistenza all'aeroporto ed è andato tutto liscio. A Fiumicino mi aspettava David. L'amato primogenito. E ha ripreso inizio la vita romana. Con i pensieri mi trovo ancora spessissimo al Bronx.

Nella valigia ho portato con me qualche numero della rivista The Newyorker e ho fatto un collage con dei ritagli; l'immagine della forchetta col fiore l'ho presa altrove. Al collage ho dato un titolo ovvio: Una Forchettata di New York.

 
 

lunedì 7 ottobre 2019

Jacqueline



 
E’ una consuetudine che ogni volta che mi trovo a New York le amiche Jacqueline e Yolonda una sera vengano a cena da noi. Quest’anno Yolonda sta quasi sempre a Chicago dove ha un ruolo da protagonista in una serie televisiva e Jacqueline, che è un personal trainer, questo mese era oberata di lavoro. Ma non voleva non salutarmi prima che io partissi e così mercoledì scorso, 18 settembre, ha preso un taxi e alle 9.30 di mattina ha bussato alla porta, ed era bello rivederla. Ormai sono piè di 10 anni che ci conosciamo ed è nato un affetto reciproco. Ci seguiamo anche su Facebook. Jacqueline ha preso un caffè e un pezzo del vanilla cake fatto da Jan e me e le è piaciuto così tanto che ha fatto il bis. Dal deck ha ammirato il rigoglioso giardino e poi abbiamo parlato di tutto. Un paio di ore dopo ha preso di nuovo un taxi per avviarsi verso i suoi impegni giornalieri. Con il suo cellulare ha scattato foto di noi tre. Il suo mazzo di fiori delicati stanno sul tavolo insieme al suo libro con ricette vegan. Ed è un rito ormai che Jan le regali una bottiglia di vino ed io un foulard.
 
 
Foto scattata dal taxi da Jacqueline
 
 
 
 
 
 
 
 

Sigrid di nuovo in Olanda


Nel pomeriggio di sabato 14 settembre Sigrid è tornata in Olanda. Jan l’ha accompagnata all’aeroporto. Ha viaggiato di notte arrivando a Schiphol la mattina molto presto dopo solo 6 ore di volo. Aveva un bagaglio a mano e perciò si è avviata direttamente all’uscita per prendere il bus per Haarlem. Grande era la sua sorpresa quando ha visto davanti ai suoi occhi Kevin e Flaminia che l’aspettavano.
In giornata ci ha fatto sapere che anche se le mancavano i tanti bei momenti passati con noi a New York era comunque felice di ritrovarsi con marito, figlie e gattina. Anche a Jan e a me la presenza di Sigrid è mancata, le nostre chiacchiere dopo cena, le uscite insieme. Ma ci rende felici saperla ad Haarlem circondata dall’affetto della sua famigliola.
I dolci di Mottley Kitchen se li sono gustati, erano buonissimi. Per Kevin c'era della cioccolata speciale e per le figlie dei vestiti che erano proprio di loro gusto e a scuola ne hanno subito indossato uno. Di Flaminia, con la tutina di Target e poi con la camicia di Old Navy, ci ha mandato delle foto. Con Livia ancora non ci è riuscita, ha orari scolastici diversi dalla sorella.
 
 
 
 
 
 

Gatti

 
Disegno di David



Con il suo cellulare Kevin ha spedito a Sigrid qualche foto. Su una si vede Flaminia che sta preparando la pappa di fiocchi d’avena per la prima colazione. E su un’altra c’è Gina seduta in un recipiente di feltro appoggiato su una sedia: cerca compagnia.

Gina


 
Nel giardino qui al Bronx si vede ogni tanto un gatto camminare sul sottile bordo dello steccato. Ieri sera nel buio si sentiva un gran vociare di gatti. Io pensavo che fossero i forti miagolii dei gatti in amore ma secondo Jan e Sigrid erano di ammonimento, di rabbia, di preludio al combattimento. Camminando per le strade non ho visto gatti nei cortili o alle finestre, come dappertutto in Olanda. Però Sigrid e Jan qualche giorno fa a China Town hanno visto un gattino sotto una bancarella, solo soletto ma socievole, per niente pauroso. Sigrid gli ha fatto una foto. Un altro giorno a Brooklyn ha visto un Cat Cafè con almeno 20 gatti sdraiati beatamente in tutto lo spazio. A New York ci sono 5 di questi café’s.



Anche ad Haarlem c’è un Kattencaffè con una decina di gatti e, sparsi per l’Olanda, ce ne sono 150. Il primo è stato aperto ad Amsterdam nel 2015.
Questi café’s sono un'iniziativa di persone che, gestendoli, e con l’aiuto di donazioni, riescono a dare dimora a gatti salvati da una vita randagia. Lì si  possono accarezzare i gatti, giocare con loro e consumare qualcosa con, volendo, un gatto sulle ginocchia. Innamorandosi di uno di loro lo si può anche adottare. Il concetto è nato a Taiwan nel 1998. In Giappone ne esistono più di 150.  A Tokio ci sono 58 pet cafes, dove si trovano sia gatti che cani. Città come Londra, Parigi, Copenhagen e New York hanno seguito l’esempio. Per adesso solo ospitando gatti.
Qualche giorno fa, facendo le spese con Jan sulla 138a Strada siamo entrati, per curiosarci, in un grande negozio parecchio scrauso dove era esposta merce di varia natura. Su una sedia un bel gatto stava dormendo un sonno di beatitudine. Jan l'ha immortalato e soltanto guardando la foto ci siamo accorti del prezzo attaccato alla sedia.

 
 

Giardini: Bronx e Giamaica






Su internet ho cliccato il “nostro” indirizzo al Bronx ed è apparsa una foto dell’appartamento al pianterreno che è in affitto a due giovani dottoresse. Questo appartamento si affaccia sul giardino. Su questa foto si vede come era il giardino ancora disadorno e, confrontandolo a come si presenta adesso, ci si meraviglia del lavoro che Jennifer è riuscita a realizzare in pochi mesi col suo pollice verde e occhio da intenditrice. Jan e Sigrid hanno fotografato piante fiorite bellissime in diversi posti del giardino e sul balcone, sistemate direttamente nella terra oppure in vasi piccoli e grandi. Nuove melanzane stanno crescendo e quasi tutti i giorni Jan raccoglie pomidorini, peperoncini, basilico verde e viola e menta da piante rigogliosissime. Accanto al bambù cresce una pianta con foglie enormi: Elephant Ears – Orecchie d’Elefante. E attraverso lo steccato di legno sono sbucati dei fiori bianchi e rosa migratori. Al centro c’è un piccolo pero che ha già il suo primo frutto.
In una città come New York è un lusso avere un balcone e un giardino. A Roma sono già contenta con il nostro piccolissimo balconcino e mi sento fortunata per quel posticino all’aperto. Qui a New York sul balcone, che qui viene chiamato deck, prendiamo il sole quando non scotta troppo. Da lì si vede il giardino e, un paio di giorni fa, sono salite per la prima volta da noi sul deck le dottoresse per salutarci. A loro è piaciuta molto la vista dall’alto sul nostro e sugli altrui giardini, una prospettiva diversa da quella a cui sono abituate. Abitando al piano terra non si erano rese conto dell’esistenza di tutti quei cortili attaccati l’uno all’altro. Spesso si tratta di giardini non curati o addiritura trascurati. Eileen e Kerri dal loro appartamento osservano come Jennifer si dedichi per ore al giardinaggio e il risultato si vede. Jan a queste simpatiche giovani ha messo in un cestino qualche ramo di basilico e dei bei peperoncini rosso fuoco. 

           
 
 
 
 









 
 
Salutando Jennifer su SKYPE ho visto alle sue spalle la sua bella casa in Giamaica e le ho chiesto di mandarmi qualche foto. Anni fa già ne ho pubblicata qualcuna, però ogni volta che Jennifer si trova nella propria isola apporta nuovi abbellimenti alla sua proprietà e mi piace vederne l’attuale aspetto.