venerdì 13 luglio 2012

Gli Shelley, precursori, nudisti

Facendo ricerche su Percy e Mary Shelley mi sono imbattuta a sorpresa in una pagina che parla del loro soggiorno nella villa Magni, sulla vita libera e "selvaggia" che ci conducevano in compagnia di amici. E questo quasi due secoli fa. Ecco quello che ho appreso.
Percy e Mary Shelley erano giunti in Italia attorno al 1820 e si erano stabiliti a Pisa. Percy, irrequieto si spingeva in cerca di altri luoghi. Con una barca presa in affitto percorreva il Golfo de la Spezia e così scoprì il suo luogo ideale nella casa Magni, la bianca casa con architettura ad arcate, appena fuori dal borgo di San Terenzo, con l'uscio direttamente bagnato dall'onda del mare. Alle spalle della villa le ripide pendici del promotorio di Marigola, immerse in un bellissimo bosco naturale.
Gli Shelley si stabilirono in Villa Magni, la casa costruita sugli scogli, nell'aprile del 1822 e qui richiamarono numerosi amici, tutti venuti ad abitare con loro in una sorta di vita in comune, trascorrendo giornate esclusivamente dedicate alla letteratura, alle passeggiate, alle gite in barca. Una vita da artisti totali, estranei ad ogni regola e convenzione sociale, che vivevano già nel mondo dell'utopia predicando l'amore libero. Con gli Shelley c'erano il figlio Percy Florence, Claire Clairmont, la sorellastra di Mary, Edward e James Williams, John Trelawny e moltri altri. L'arrivo più famoso fu quello, il 13 giugno della Bolivar  che arrivando nella baia sparò sei colpi di cannone per salutare gli amici.
L'amico Trelawny descrive la casa così: "Un costruito rustico con uno spazio al  pianterreno senza pavimento, utilizzato per le barche e le loro attrezzature ed un unico piano superiore con la sale centrale e quattro stanze, un caminetto per cucinare e una veranda sopra il portico affacciato sul mare".
Mangiavano poco e in maniera disordinata, consumavano litri di tè, un pò di pane e tanto laudano, la droga di allora. Shelley a volte si dimenticava  persino di mangiare. Giravano nudi tutto il giorno sulla terrazza, tra gli scogli, in casa, in riva al mare. Dormivano per terra su vecchi pagliericci. Shelley era felice di vivere lì  e in quelo modo. Componeva "Versi scritti nella Baia di Lerici" e "The Triumph of Life".
La gente del posto si scandalizzava ed era meravigliata che persone di un ceto elevato potessero  vivere in promiscuità,  del loro nudismo all'aperto e delle loro abitudini vegetariane.
Un giorno mentre Mary e delle signore venute a trovarla prendevano il tè sulla porta della villa  Shelley usciva dal mare completamente nudo e come se niente fosse rientrava in casa, salutava elegantemente le ospiti, passava per tutta la saletta e scompariva da una porta, lasciando orme di piedi bagnati e di sabbia. Le signore erano imbarazzate, Mary guardava il marito ipnotizzata.
Il poeta era molto generoso con gli amici, divideva con loro i suoi averi. Per Mary era "troppo bello", non di questa terra. Mary era spesso malinconica e piena di ansie e di brutti presagi. In quel periodo rischiò di morire per un aborto spontaneo.
L'8 luglio la barca di Shelley affondò quando scoppiò una burrasca. Shelley, l'amico Edward Williams e il mozzo Charles Vivian affogarono. Il giorno prima di naufragare Shelley aveva sognato un defunto per scoprire che quell'uomo era lui.
Il corpo di Shelley venne bruciato perchè nessun corpo che arrivi dal mare può essere seppellito per evitare un possibile contagio di peste. Le ceneri si trovano al Cimitero Acattolico di Roma.
Nel secolo seguente, attratti dal mito di Shelley e Byron giunsero qui D.H.Lawrence, Virginia Woolf, Gabriele D'Annunzio, Sem Benelli ed altri. L'americano Henry James si fece portare in barca presso Villa Magni e descrisse quel viaggio come il più suggestivo tra i suoi percorsi.

Villa Magni ai tempi degli Shelley

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