lunedì 9 luglio 2012

Percy B. Shelley vegetariano

Percy B. Shelley dichiarava il suo ateismo, ma era più un panteista (panteismo: tendenza filosofica che identifica Dio con la natura) e un epicureo (epicureismo (Epicuro 341-270 a.C.): dottrina filosofica che individua nella ricerca della felicità il fine dell'agire. La felicità consiste nell'atarassia, cioè in una soave calma dell'anima). Il suo primo poema importante "Queen Mab (1813) contiene un annuncio della fede che si andava maturando in lui, nello spirito della natura come spirito d'amore.
Come poeta e intellettuale difese il pensiero liberale e si ribellò apertamente alle istituzioni religiose e politiche inglesi. Era a favore dell'amore libero.
Per Shelley Dio è tutta la natura e il mondo stesso, l'uno e il tutto riuniti nella memoria della specie, un Dio in marcia con l'umanità: sta ai poeti riprendere là dove altri hanno finito nella stesura di quel poema universale che è la ricerca dell'invisibile attraverso il bello, l'intuizione  e l'ispirazione. Dalla sua formazione classica, dallo studio del greco e del latino, deriva una passione per i miti, che nella sua poesia sono spesso ripresi e ampliati.
Shelley è affetto dalla mortalità dell'uomo, temperata talvolta solo dall'idea secondo la quale ci si può ricongiungee all'Assoluto attraverso la contemplazione e con l'aiuto della filosofia si può tendere all'Uno.
Sia Percy B.Shelley sia Mary Shelley furono strenui difensori del vegetarianismo. Shelley scrisse due articoli a difesa della dieta vegetariana, in "Rivendicazione della dieta naturale" considera il mangiare carne come una conseguenza dell'espulsione dal paradiso terrestre descritto nel Vecchio Testamento, ed una prova che viviamo nel mondo "dopo la caduta".  Descrive l'esempio di Prometeo che, avendo portato alla gente il fuoco per scopi alimentari e avendo permesso così di consumare carne, fu punito ed ebbe il fegato perpetuamente divorato dagli avvoltoi.
Il secondo articolo di Shelley è "Sul sistema della dieta vegetariana". L'autore considera il mangiare cibo animale un'abitudine innaturale causa di malattie. Visto che non siamo dotati dei denti di cui invece sono provvisti gli animali predatori, è normale desumere che il cibo animale non debba essere mangiato dagli esseri umani. Dovremo inoltre tener presente che mangiare cibo animale significa torturare gli animali, che vengono seviziati dagli uomini sia quando li uccidono che quando li allevano. Ciò sfortunatamente è molto atttuale quando pensiamo ai sistemi odierni di allevamento in batteria.
Macellare gli animali è perverso. Forzarli a produrre più di quanto è naturale è malvagio. Forzarli all'esistenza coatta è immorale.
Consigliava (due secoli fa): "Non assumere alcuna sostanza che abbia precedentemente avuto vita. Il vegetarianesimo vi darà longevità. Evitare la carne non significa automortificazione, ed è a vantaggio sia vostro che dell'ambiente naturale di cui fa parte. Sarete ricompensati per questo."
Shelley scrisse inoltre: "Se l'uso del cibo animale sovverte la quiete del consorzio umano, quanto sarebbero imperdonabile l'ingiustizia e la barbarie esercitata verso queste povere vittime! Esse sono chiamate a vivere dall'artificio umano solo allo scopo di vivere una breve e infelice esistenza di malattia e schiavitù, perchè il loro corpo sia mutilato e violato il loro affetto. Molto meglio sarebbe che un essere capace di sentimenti non sia mai esistito, piuttosto che sia vissuto soltanto per sopportare una dolorosa esistenza senza sollievo alcuno.


I wish no living thing to suffer pain.
Percy Bysshe Shelley 1792-1822



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