Era regola che di sera prima di andare a letto leggessi ad alta voce un racconto. Jan aveva i suoi libri di favole ma cominciava ad ascoltare quando leggevo per David. Alla mattina ci alzavamo già verso le 6.30 e dopo colazione c'era ancora tempo per leggere il seguito del racconto della sera prima. I ragazzi disegnavano spesso seduti insieme al tavolo. I loro disegni li ho conservati, incollandoli su vari albums. La stessa cosa che faccio adesso con i lavori delle mie nipotine. Con Jan facevo il gioco "E poi, e poi..", passando in rassegna tutto quello che aveva fatto durante il giorno. E si ricordava ogni particolare.
Disegno che David ha fatto a sei anni |
Quando uscivamo per fare una passeggiata David veniva in bicicletta e si vedeva che era felice, tutti noi quattro insieme. Non avevamo ancora la TV e se c'era un programma interessante lo vedevamo a volte da Adriana e Franco che abitavano al piano sotto il nostro. Erano colleghi di Pino e si erano conosciuti a casa nostra. Cristina veniva volentieri con noi. Attraverso Adriana aveva trovato un ginecologo che la seguiva, gratis. Tutto bene con la gravidanza. Lei e Giulio stavano con i maschietti le rare volte che Pino ed io andavamo al cinema.
Il 23 ottobre, una domenica, Pino è andato per due giorni ad Avellino. David quel pomeriggio è andato al mare con Stefano, Maria e i loro genitori. Io ero in ansia finchè non è tornato. Sono uscita con Jan quando si è svegliato dal pisolino. Era carinissimo con un pantaloncino fatto da me ai ferri. Pino è tornato da Avellino e ha portato pizza dolce e castagne. Per David un astuccio scolastico e una batteria per Jan. La prima di una lunga serie che di seguito ha avuto in vita sua. Il 26 ottobre, prima di andare al lavoro, Pino ha parlato un attimo con la maestra di David. Diceva la maestra che David era fra i sei migliori della classe. Ogni giorno aveva un 10 nel suo quaderno, una volta persino tre dieci: uno per un disegno, uno per il compito di casa e uno per il lavoro fatto a scuola. Adesso, prendendo le vitamine aveva più appetito.
La sera del 27 ottobre, dopo aver letto per tutti e due un racconto, Jan si è svestito da solo, è andato in bagno, ha acceso la luce e ha fatto la pipì. Tutto da solo, a due anni.
Il 28 ottobre David è tornato a casa con un altro 10 e Pino è venuto a casa con Shirley. Che sorpresa! Ha pranzato con noi e dopo ha guardato i disegni di David che ha trovato molto buoni e interessanti. Lei è stato la mia prima amica a Roma. Anche Shirley era brava nel disegno, per un pò di tempo ha frequentato l'Accademia di Belle Arti qui a Roma. Ha condotto un corso d'inglese in televisione insieme ad un giovane di nome Jerry. Lei americana, lui inglese. Shirley bravissima con la sua voce squillante. Dopo, per anni ha lavorato all'ANSA. Il 5 novembre Pino ed io abbiamo cenato da lei. C'erano altri amici. La cena a base di carote e cavolfiore mi è piaciuta. Allora Shirley aveva un grande appartamente sopra il cinema a Campo dei Fiori.
Il 2 novembre Pino ed io insieme ai maschietti, prendendo un autobus a Piazzale Clodio, abbiamo fatto una visita alla signora Raparelli sempre così sola. Le abbiamo portato dei pensierini.
Il 7 novembre sono tornata dalla signora Raparelli insieme a David. Giulio ci ha portato e riportato in macchina. Avevo per lei uno scatolone pieno di cibarie raccolte dai colleghi di Pino. Era come al solito tanto felice della nostra visita.
Il 9 novembre David e Jan hanno giocato a pallone sul campetto della chiesa Santa Lucia. Facevano le corse e correvano dietro il pallone. Erano solo loro due ma più tardi si è presentato un gruppetto di ragazzi molto più grandi e il gioco è diventato più vivace, troppo pericoloso per il piccolo Jan mentre David si è inserito bene nella squadra. Ogni tanto mi donava un sorriso stupendo, bellissimo, felice. Quella sera, mentre Cristina e Giulio stavano con i maschietti, Pino ed io siamo andati a cena da Fred e Marjan. C'era anche la mamma di Fred, Tonnie, un'amica olandese con il marito italiano e il loro cognato indonesiano. Abbiamo chiacchierato animatamente, piacevolmente. Ho parlato anche nella mia lingua. Ed è bello immergersi ogni tanto nella propria lingua natale. Si vuole bene alla lingua con la quale si è cresciuti.
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