In Olanda, camminando per la città, David osservava: "Qui non si incontra neanche un mendicante, un barbone, o un senzatetto e le buche nelle strade sono inesistenti nonostante il clima rude. Quando nella mattinata del 6 gennaio - il giorno dopo il nostro ritorno dall'Olanda - David ed io abbiamo fatto le spese in un supermercato del rione Esquilino: questuanti e buche in abbondanza e dappertutto. Ho sempre monete nella tasca per i bisognosi, una goccia nell'oceano.
Mi è venuto il pensiero che il problema delle buche potrebbe essere risolto incaricando imprese straniere: inglesi, olandesi, tedesche, svizzere, con i loro attrezzi all'avanguardia, materiale di prim'ordine e mano d'opera specializzata. In poco tempo eseguirebbero un buon lavoro, duraturo e ad un costo onesto: gli esempi si possono osservare nei loro paesi. Ma è un'utopia. Qui quasi ogni giorno nei giornali viene citato lo stato disastroso del manto stradale in tutta la penisola, gli incidenti anche mortali, i costi esorbitanti per gli eventuali restauri, e si parla anche di un nuovo materiale miracoloso. Parole non ne mancano, fatti però sì.
Sotto i portici e negli incavi fra i palazzi grandi cartoni stesi per terra che i clochards usano per dormirci sopra. E con questo freddo. Il contrasto è enorme con il paese nordico appena lasciato. Non vedo via d'uscita. Vedere questi esseri poveri abrutiti, abbandonati da stato e chiesa fa malissimo. La Caritas offre un pasto al giorno e per pochi c'è anche un posto dove dormire la notte ma dalla mattina alla sera devono stare fuori con afa, pioggia, freddo e neve.
Sotto le colonnate c'è sempre una signora seduta su una cassetta della frutta, delle volte anche su una sedia, e fa l'uncinetto. Fa dei lavori complicati, molto belli. Le porto sempre un sorriso e una moneta. Dice che si chiama Alessandra. Ogni giorno è vestita in un altro modo, d'estate è adorna di mille collane e braccialetti, sul capo si drappeggia foulards con fantasia e si trucca alla perfezione. Le sue borse non si contano. E sorride. Mi ha chiesto una borsa, collane, filo per fare l'uncinetto. Le ho regalato fino a quattro borse, gioiellini, cotone di tanti colori portato per lei dall'Olanda, ma di tutte queste cose non ho mai visto più niente. Adesso che è inverno indossa vestiti e copricapi ben caldi, a variando ogni giorno: almeno non soffre il freddo. Mesi fa mi ha raccontato qualcosa della sua vita, ma è senza denti e non capisco molto di quello che dice. Solo una frase per me comprensibile mi è giunta: "Se mia mamma mi vedesse seduta qui" Questa frase mi accompagna con malinconia. Come mi piacerebbe ci fossero case, un tetto, per questi senzatetto, un luogo dove possano essere accuditi e seguiti in tutto.
Alessandra |
Leggo sul giornale che a Roma ci sono ottomila persone registrate che non hanno un alloggio per la notte (ma si suppone siano il doppio). Dormono nei tunnels, nei sottopassaggi, nei parchi, nelle piazze e strade e davanti alle chiese. Dall'arrivo delle basse temperature sono morti sette clochards per ipotermia. E passa il tempo e non cambia niente.
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