La gattina, che si sente nominare così spesso, si stiracchia e si mette davanti a me sul tavolo guardandomi fissa negli occhi, sbattendoli piano piano. La giovane signora che si chiama Akaia mi indica il computer portatile sul tavolo e dice: "Questo pomeriggio ho dovuto finire un lavoro da consulente. I miei bambini dopo scuola me li ha tenuti un'amica, è ora che li vada a prendere, vorrei tanto che lei li conoscesse. Non ci impiegherò molto, e dato che lei e Pussycat ve la intendete a meraviglia posso chiederle di restare finchè torniamo?" Io annuisco, sì, rimango con piacere. E poi c'è questa gattina con cui sento un legame. Akaia mi porta un'altra bibita e se ne va. Com'è bello che nella lingua inglese non ci sia l'imbarazzo del tu o del lei.
Bevo e mi guardo intorno, è un'oasi quest'angolino del mondo. Le mie mani carezzano la liscia pelliccia di Pussycat. Il suo freddo e umido nasino mi pianta di nuovo un bacio sulla guancia. Riprende a guardarmi con insistenza negli occhi. Quante volte ho desiderato conoscere l'opinione degli animali sugli uomini, comunicando attraverso la lingua del pensiero. E adesso, in questo momento, succede che questo sogno si realizza. Guardandoci negli occhi ci parliamo con i pensieri che viaggiano molto più veloci della lingua parlata. Mi dice la micia: "Non è una coincidenza il nostro incontro di questo pomeriggio, sentivo che saresti passata di qui e così mi sono messa ad aspettarti sul muretto. Una volta io ero Poesjemauw e stavo con voi in Italia, ero felice, facevo parte della vostra famiglia, sarei rimasta con voi per sempre, ma dieci anni fa sono passata dalla vita terrena alla vita dopo la vita e voi mi avete sepolta sulla collina di Monte Mario, la vostra preferita. Il distacco da voi è stato forte. Sono arrivata nel paradiso dei gatti dove, a dire il vero, non stavo male, fluttuavo beata. Ma il pensiero tornava spesso a voi e la nostalgia mi assaliva. Mi sono messa nel reparto che è un specie di sala d'aspetto. Se mi si fosse presentata l'occasione di tornare sulla terra in una famiglia che somigliasse alla vostra, l'avrei presa a quattro zampette. L'aspettare non mi pesava, in paradiso non c'è cognizione del tempo. Ad un certo punto mi si presentò una famiglia dove avrei trovato le stesse qualità della vostra: padre, madre due maschietti e una femminuccia. Addirittura i suoni dei loro nomi assomigliavano a quelli dei vostri. Questo lo noterai dopo, quando incontrerai i bambini, i nomi dei genitori li sai già. Mi sono catapultata sulla terra senza indugi e adesso sono felice come quando ero con voi. Oggi ho intuito che ti avrei vista ancora una volta e ti volevo rendere partecipe del mio destino fortunato. Akaia, Gilles ed i bambini sono amabili."
Sono emozionata fin quasi alle lacrime da questa storia di Poesjemauw/Pussycat. Rievochiamo tanti eventi degli anni passati insieme finchè un allegro vociare ci sveglia dall'incantesimo. I bambini di Akaia sono bellissimi, la loro carnagione è più chiara di quella della loro mamma. Mi salutano educatamente, ma salutano con più calore Pussycat. Damien, il più grande, carezzandola dice: "How was your day, Pussycat?". Jon le da un bacio sulla fronte come faceva Jan da bambino. La piccola Sybil Anne, dai capelli crespi raccolti in tante codine chiuse con delle perline colorate e con gli occhi insolitamente azzurri, non finisce più di coccolarla. Akaia ed io li osserviamo con tenerezza. Le do tanti complimenti per i suoi adorabili bambini. E' ora di salutarci, ci ripromettiamo di vederci ancora. Pussycat ed io ci scambiamo una complice occhiata. Questa gattina, scegliendo un'altra sua breve esistenza, ha trovato il paradiso in terra.
Akaia mi accompagna fino al cancelletto. Dice: " E pensare che la nostra conoscenza è cominciata con quel sacchetto di piselli secchi. Sai, siamo vegetariani e mangiamo molti legumi."
So che è il caso, almeno oggi, di non usare la parola "coincidenza". Con passo leggero torno a casa, non vedo l'ora di raccontare a Jan di Pussycat e della mia nuova amicizia.