martedì 5 aprile 2011

1974 - Seconda parte

scuola Pistelli


Agli eventi  straordinari si accompagnava la quotidianità: le scuole, gli sports, i compiti ed altro.
In Italia la scuola dura solo mezza giornata, ma continua a casa nella veste di compiti. Un membro adulto della famiglia deve assistere i bambini mentre fanno questi benedetti compiti. E questo era compito mio. In genere i tre figli si levavano il pensiero subito dopo pranzo. Mentre io riassettavo la cucina loro si mettevano con libri e quaderni a breve distanza da me: due al tavolo della cucina e, se il tempo lo permetteva, uno ad un banco di scuola sul balcone vicino alla porta della cucina. Col pensiero di essere liberi per poter uscire o giocare si sbrigavano. Alla sera c'era solo da ripetere un attimo una poesia, la geografia o la storia. David tribolava con la matematica. Così la capiva e così gli sfuggiva e questa materia per lui è rimasta sempre abracadabra. Ha preso lezioni private con diverse persone, inutilmente. Niente da fare, intelligente come era ed è, le cifre per lui hanno un segreto che a lui non rivelano. David parlando da adulto di questo fatto con un'amica psichiatra si è sentito dire: "Ma allora sei affetto da discalculia." Per noi era una diagnosi nuova. Di dislessia si parla, ma solo mòlto di recente ho letto in un articolo sull'argomento scuola che i bambini affetti da dislessia e discalculia hanno bisogno di un insegnamento speciale. Con un insegnante specializzato David sicuramente avrebbe sofferto di meno e noi con lui.
Per il bagno serale, li mettevo insieme nella vasca e con la doccia a mano levavo loro sapone  e shampoo .Dopo un pò David era troppo grande e ci pensava da solo. Jan e Sigrid hanno continuato ancora per un pò a divertirsi insieme. A volte mettevo un goccione di bagno schiuma nell'acqua e loro sbattendo forte con le mani facevano diventare la vasca una montagna schiumosa e l'acqua trovava la via del corridoio.Così birbanti e così tesori. Io frattanto ero indaffarata in cucina col preparare la cena. Andando avanti e indietro.
Il 1° maggio mentre Jan e Sigrid si lavavano, Jan mi ha chiesto di sedermi sul bordo della vasca per sentire la poesia che doveva imparare per il giorno dopo, sullo sgabello c'era il suo quaderno. Non me ne aveva parlato prima. Era una breve poesia di Giovanni Pascoli e il titolo era "Mamma". Lo seguivo col quaderno in mano mentre recitava, correggendo se necessario. Quasi ogni frase cominciava con "mamma, mamma", parole che Jan declamava con enfasi. Era una poesia molto tenera e molto semplice. Di sera quando ero sola con Pino gli ho parlato di questa poesia:  potrà mai essere possibile che Pascoli abbia scritto dei versi così? E gli ho fatto vedere il quaderno di Jan e la poesia scritta con la sua calligrafia. Pino ha letto attentamente e pensoso ha detto: "Ma, non si sa mai, forse l'ha scritta quando era molto giovane." Il giorno dopo ho chiesto a Jan: "Come sei andato con la poesia?" "Molto bene." Dopo forse una settimana Jan mi ha detto, così dal nulla: "Mamma quella poesia l'ho scritta io." Quante risate in casa. Avrei dovuto incorniciarla quella poesia, perchè era dedicata a me.
La scuola elementare che i miei figli frequentavano si chiamava "Ermenegildo Pistelli". Vedo che per un periodo di tempo ho lavorato nella sua biblioteca come volontaria. Con altre mamme si foderavano i libri, si archiviavano, e a seconda del tema si mettevano sugli scafali. In quei tempi non si usava ancora il computer. All'ora di chiusura andavo a prendere Jan e Sigrid nella loro classe per tornare insieme a casa.

Nessun commento:

Posta un commento