sabato 17 dicembre 2011

Vestitino nuovo etc. etc.


Oggi Livia è andata a scuola indossando il vestito che Sigrid ha appena finito di cucire. In Olanda i complimenti  si danno solo eccezionalmente. E quando un complimento viene dato, viene concepito come un grande evento. Nella scuola steineriana che frequenta Livia è di norma salutare la maestra dandole la mano quando di mattina si entra in classe. Salutando Liviuccia la maestra ha esclamato: "Com'è bello il tuo vestito." Io l'ho visto in una foto che Sigrid mi ha mandato con una e-mail ed è veramente un indumento da boutique. Adesso c'è in lavorazione qualcosa per Flaminia. Sentendo la descrizione promette bene anche questa creazione.
Una sera alla settimana Sigrid si incontra con un gruppetto di amiche per imparare l'arte dell'uncinetto che poi una volta a casa mette in pratica. I genitori della classe di Livia hanno avuto come compito quello di abbellire la cartella dei disegni dei propri figli. Il loro regalo di Sinterklaas che si festeggia il 5 dicembre. Tutti potevano sbizzarirsi, non c'era un tema da seguire. A Sigrid è venuta l'idea di vestire la cartella con una fodera fatta all'uncinetto, rifinendo il tutto con stoffa dagli allegri colori: lontana dagli occhi di Livia per molte ore si è data da fare e, una volta finita la creazione, mi ha mandato delle foto e non posso dire altro che il risultato è un capolavoro. La mattina del 5 dicembre, a scuola, è stato festeggiato Sinterklaas (San Nicola). Da giorni i bambini erano eccitati e, a scuola e a casa, cantavano le canzoni che anche io ed i miei antenati cantavamo in quest'occasione. La sera a casa i bambini mettevano la loro scarpina pronta con dentro una carota o un pò di fieno per il cavallo di Sinterklaas. Al mattino una corsa per trovarci con grande felicità un pensierino minuscolo, anche solo un mandarino o una mela. Un giorno tutti i bambini di Haarlem sono andati al fiume, lo Spaarne, che attraversa la città, per salutare San Nicola che insieme al suo cavallo bianco ed ai Pieri Neri (Zwarte Pieten) arrivava con la sua nave dalla Spagna. Sono stati giorni molto emozionanti.
A scuola di Livia poi è venuto, con grande sorpresa dei bambini, il Santo in persona assieme ad i suoi aiutanti neri.
Finita la festa la maestra ha messo davanti ad ogni bambino la cartella ornata dalla mamma o dal papà, poi ha fatto entrare i genitori in modo che tutti potessero ammirare scambievolmente le poprie fatiche. Tutte le cartelle erano molto belle, certe erano bellissime, fra queste ultime quella di Livia.
Sigrid è riuscita anche a fare dei fiorellini all'uncinetto che ha attaccato al vestitino che io avevo fatto a maglia durante il mio ultimo soggiorno di maggio-giugno a Haarlem.


venerdì 16 dicembre 2011

Blues & Verdura


David frequenta molto Trastevere e così ha conosciuto Costanza che abita proprio là. Costanza l'ha presentato ad Alex, il batterista dei Funkallisto, un gruppo funky di base a Trastevere. I tre sono andati subito musicalmente d'accordo e hanno deciso di mettere su una band che hanno chiamato "Blues & Verdura" con Costanza al basso, Alex alla batteria e David chitarra e voce. Hanno suonato in diversi locali. A volte durante i concerti salgono sul palco degli ospiti: Marco al flauto, Peter alla chitarra, Lorenzo alla chitarra, Enricone alle percussioni. Vorrebbero suonare ed esibirsi molto più spesso ma per potersi comprare il pane quotidiano e per pagare l'affitto svolgono tutti diversi lavori, precari, che lasciano poco tempo libero.

Blues & Verdura



In questi giorni David sta registrando il suo primo disco nella sala di registrazione del suo amico Giacomo,  produttore e musicista. I due si conoscono dal 2000 e hanno spesso registrato assieme le musiche di Giacomo, ora è il turno delle canzoni di David. Giacomo ha messo da parte i propri impegni paralleli per dedicarsi alla produzione del disco di David. Adesso è il momento di  mixare i brani, ed è un impegno notevole.


In sala d'incisione



Dopo il concerto del 24 novembre scorso dove si è ritrovato con Leno Landini, David ha cominciato a scrivere una mini biografia dei Wild Way. Fa ricerche su vecchie riviste e cerca foto. Si sente con Leno (armonicista), il quale insieme alla sua compagna Mia si dedica, tra le altre cose, a far rivalutare i Wild Way, formazione che non ha mai avuto la giusta collocazione nella storia del rock romano e non solo.  Questo gruppo è stato un pioniere e un precursore in Italia del fenomeno buskers .

Wild Way


In tutti questi anni ho visto che David è stato molto ammirato, viene considerato un grande chitarrista e i suoi compagni musicisti sono altrettanto bravi. Hanno ricevute molte promesse solenni che si sono dimostrate tutto fumo e niente arrosto. Cosa ha in serbo il futuro per loro ?
Sono arrivata alla conclusione che oggigiorno in questo mondo la mediocrità regna sovrano. Gli stalentati fra di loro si danno una mano per escludere i talentati.  

domenica 11 dicembre 2011

The Bucket Band

Oggi ho finito di leggere il libro/diario che David ha scritto sulle sue avventure nel mondo dell'arte. Le pagine dedicate alla musica mi fanno ricordare che David ha suonato in diverse bands. A diciotto anni ha fatto parte per un breve periodo della Malbec Blues Band. Nel 1980 David e Marco Annesi formano la Hobo Blues Band, che durerà un paio d'anni. Nello stesso periodo David comincia a suonare con i Wild Way e a questo gruppo ho dedicato un capitolo a parte. Nel 1985/86, in piena era Wild Way, a Roma nasce il primo nucleo degli Argonauts con Mirco al basso e Roberto alla batteria. Poi Mirco lascia e gli Argonauts si trasferiscono nelle Marche acquisendo Moreno al basso e Massimo alle tastiere. In seguito per David vengono miriadi di gruppi dall'esistenza effimera: prove, concerti e repentini scioglimenti.
Nel 1998 circa David ha cominciato a suonare con The Bucket Band, che ancora esiste.  Il genere è  blues e rythm and blues. James è il leader fondatore, canta e suona la chitarra ritmica, sua moglie Gyneth suona il basso e David è alla chitarra solista.  Da sempre la band non riesce a trovare un batterista fisso. Nel 2009 ho assistito con degli amici ad un loro concerto nell' Irish Pub "Druid's Rock" a Piazzale Esquilino. L'affluenza era grande, la musica molto apprezzata. Quella sera il batterista, molto in gamba, era un amico di David, Augusto, che purtroppo per i suoi molti impegni può solo ogni tanto prendere parte ai concerti della Bucket Band. Il gruppo fra altro si è anche esibito nell'ambasciata canadese qui a Roma. James e Gyneth con i loro bei figli Gordon e Saskia sono venuti a trovarci durante il nostro primo Natale in questa casa. C'erano con  noi anche Sigrid, Kevin, Livia e Flaminia. Dobbiamo invitarli anche quest'anno, sono una bella compagnia.

The Bucket Band

giovedì 1 dicembre 2011

Gli Argonauts

I Wild Way, tra una suonata e l'altra sulle scalinate di Piazza di Spagna,  si intrattenevano con i fans. E così David ha conosciuto Roberto, un giovane delle Marche che veniva regolarmente a Roma. Avendo scoperto i Wild Way ogni volta che si trovava nella capitale faceva un salto a Piazza di Spagna. Roberto suonava diversi strumenti perchè da piccolo aveva cominciato a suonare nella banda del paese come quasi tutti i suoi familiari. Ha invitato David nelle Marche dove gli ha presentato Moreno e Massimo, anche loro musicisti. Hanno suonato insieme. Fra di loro c'era un gran feeling e hanno deciso di formare un gruppo: Gli Argonauts. David chitarra e voce, Roberto batteria, Massimo tastiere e Moreno basso.
Contemporaneamente ai Wild Way, a Piazza di Spagna, David suonava con gli Argonauts.
Gran parte delle canzoni eseguite dai Wild Way erano composizioni create dai quattro componenti del gruppo mentre il repertorio degli Argonauts consisteva al 90% di canzoni composte da David.
Anche questi ragazzi erano, a tutti noi in famiglia, molto simpatici.
L'ultimo giorno dell'anno 1989 David ha portato il nastro degli Argonauts a Radio Rock. I commenti del conduttore del programma musicale erano entusiastici. Queste erano le sue parole:  "Ci è arrivato un grandissimo regalo. David D'Amore ci ha portato un nastro con delle canzoni composte da lui ed eseguite col suo gruppo, Gli Argonauts.Ve le facciamo subito sentire." Era un programma in cui si potevano richiedere dei brani. Noi l'ascoltavamo spesso, telefonando per esprimere un nostro desiderio. Sentivamo che anche tante altre persone richiedevano le canzoni di David. Che commozione.
Sabato scorso Roberto, il batterista degli Argonauts, è venuto dalla Marche per stare con noi ed assistere al concerto di David e Leno.
Per il suo quattrordicesimo compleanno David ha ricevuto il nostro regalo: una chitarra. Era il suo grande desiderio. Ha preso lezioni da un giovane chitarrista che dopo poco tempo ha detto che David era già arrivato al suo livello e consigliava di iscriverlo al conservatorio. Ma David non ne ha voluto sapere dicendo che Jimi Hendrix era un autodidatta. Era il suo mito. Praticamente non è passato  giorno che David non suonasse imparando anche da amici più grandi e bravi. E' diventato un chitarrista molto ammirato. La sua prima chitarra elettrica gli è stata portata dall'America da Little Tony.
Adesso sta registrando le ultime composizioni con l'amico Giacomo, produttore discografico.
Tutti questi anni quando sentivo e sento David che suona la chitarra mi si riempie il cuore di un caldo senso di benessere.
Il primo concertino l'ha fatto il giorno di Natale del 1975 nella capella della RAI insieme a Jan e Sigrid. Suonavano una composizione di David. David alla chitarra, Jan e Sigrid al flauto dolce. Carlo Loffredo, famoso jazzista italiano e amico di Pino, li aveva istruiti a dovere. La cappella era pienissima. E' andato a meraviglia. Padre Igino, commosso, ha ringraziato i ragazzi della sorpresa. E ha voluto che suonassero un'altra volta. Pino ed io orgogliosi.


Argonauts nel 1989

I Wild Way

Sabato 26 Novembre 2011
Sabato scorso (l'altro ieri) David ha suonato in un locale a San Lorenzo. E' salito sul palco assieme a Leno Landini, ospiti di una blues band romana. Dopo tanto tempo, sono ormai anni, ha di nuovo suonato con Leno. Negli anni '80 Leno, Frisco, Paolone e David formavano il gruppo dei Wild Way. Dopo mille peripezie hanno ottenuto un permesso per suonare sulle scalinate di Piazza di Spagna. La gente veniva da tutta Roma, e non solo, per ascoltarli; i fans erano innumerevoli. Pino ed io qualche volta siamo andati a vederli suonare, sedendoci sulla scalinata in mezzo al pubblico, osservando con piacere ed anche con orgoglio l'entusiasmo che riscuotevano. Tutti i componenti del gruppo erano bravissimi: Leno con l'armonica a bocca, Frisco alle percussioni, David alla chitarra e voce e Paolone all'ukulele baritono. Tutti e quattro bei personaggi. Capelli lunghi.
Una volta, era forse il 1984, sono andati verso il Nord a bordo di una vecchia macchina e mantenendosi suonando nelle piazze. Dormivano in tende o in case  di gente incontrata durante il viaggio. Una notte l'hanno passata nella Foresta Nera. Buio pesto. Sono arrivati fino alla Scandinavia. Strada facendo hanno fatto amicizia con molti giovani con i quali David per anni ha mantenuto una corrispondenza. Una volta tornato a Roma per anni ha indossato i caldi pullover fatti a mano che le ragazze svedesi gli avevano regalato per ripararsi dal freddo nordico.
Un altro anno sono stati ingaggiati da un politico tedesco, Dieter Rogalla, per una tournee europea.  Lui andava in bicicletta, loro lo seguivano su un furgone con gli strumenti. Nelle piazze dei piccoli centri gli abitanti venivano chiamati all'appello con la musica, dopodichè il politico faceva il suo discorso. Partiti dalla Germania, attraversando Francia e Spagna, sono arrivati in Portogallo. Un vero Tour de Force.
Wild Way era un gruppo molto affiatato. Erano ragazzi simpatici e a modo che piacevano molto a Pino e a me.
Il gruppo si è sciolto nel 1990. Nel 1996 il caro Paolone è morto. Viene ricordato sempre con molto affetto. Gli altri negli anni sono rimasti in contatto. E questa volta due di loro, quasi a sorpresa e dopo tanto tempo, hanno suonato insieme. Io ne ero  molto felice.
David, Leno e la sua compagna Mia stanno creando insieme una pagina Facebook dedicata interamente ai Wild Way.

Piazza di Spagna 1983


Via Govoni, 10 Maggio 1982

lunedì 28 novembre 2011

Colori d'autunno


Un paio di settimane fa ho ricevuto da Jan e Jennifer una mail + foto che ritrae Jenny vicino ad un piccolo lago nel Central Park con alberi ed arbusti esplosi in colori autunnali. Con i primi geli notturni le foglie degli alberi si tramutano dal verde in toni accesi.
Tanta gente in Nord America si prende una piccola vacanza solo per gioire di questo miracolo che lascia a bocca aperta. Ormai esiste un turismo "a tema" che si concentra, a seconda dell'area, tra l'ultima settimana di settembre e l'ultima di ottobre. So che mio fratello Henk, in Canada, anche quest'anno ha preso la macchina e per qualche giorno è andato in giro per godersi lo spettacolo offerto dall'autunno. Un paio di volte mi è capitato di andare in Canada per trovare i miei ed era settembre. Un primo gelo notturno si annunciava.  Nella strada dei miei incontravo un albero con enormi rami rossi fuoco, gialli brillanti e marroni caldi. Migliaia di foglie sparse per terra, incredibilmente belle, ed io a raccoglierle, una era più bella dell'altra. Ho contagiato le miei nipotine che venivano con me per prenderne anche loro. Ci sentivamo nel paese delle meraviglie. Le foglie le abbiamo messe a seccare in mezzo ai libri. Io attraversavo un'era in cui, con passione, facevo composizioni di foglie secche raccolte dappertutto. David poi ne faceva delle foto per farne cartoline da spedire per i compleanni o a Natale.

Composizione


Composizione





Canada
La Sabina
La Sabina, Poggio Mirteto

Anche in Italia ho visto posti che in autunno si accendono di colori solari. Mi viene in mente che da fidanzati Pino, io e una coppia di amici abbiamo passato una giornata di inizio autunno a Poggio Mirteto. Un signore stava dipingendo un quadro che raffigurava gli arbusti e gli alberi che ci circondavano. Abbiamo ammirato il suo lavoro. Ci ha regalato due suoi quadretti dipinti proprio in quei giorni.  Sono ancora in bella vista nella nostra cucina abitabile. Li guardo spesso, il gesto di quel gentile signore novantenne è stato apprezzato  molto. Quel giorno Poggio Mirteto in veste d'autunno era bellissimo. Ma lo è sicuramente tutto l'anno.

sabato 19 novembre 2011

Un altro sabato

Quasi a sorpresa mi sono accorta che è di nuovo sabato e che un'altra settimana è corsa via. Mi sembra solo ieri che era domenica e che sono andata a Porta Portese. Cosa ho fatto in questi sette giorni, fammi ricordare. La mattina le faccende di casa e il mercato. Un giorno ho pranzato da Antonietta (metro e autobus), per poi camminare con Barbara lungo i sentieri della Riserva di Monte Mario con quel bell'odore di terra umida. Poi un altro viaggio nel vecchio quartiere per consegnare la nostra quota all'avvocato che da almeno dieci anni si interessa del caso degli inquilini di Via A.Govoni. Altri pomeriggi ho camminato con una signora del palazzo che mi bussa spesso alla porta: "E' bel tempo, ti va di passeggiare insieme?" Un altro giorno un'amica aveva tanta voglia di leggere con me dei libri inglesi per bambini della scrittrice Alison Littley. Con una tazza di tè ed un vocabolario è stato divertente.Un pomeriggio ho visitato il Mercatino dove ho trovato un libro interessante. Ieri ho portato alla mia amica Eliane oggetti vari, sciarpe e vestitini per il mercatino natalizio che gestisce ogni anno in beneficenza dei bambini africani rimasti orfani per colpa dell'AIDS, che sono sotto la tutela di un gruppo di suore.
Quando posso, dopo pranzo, ho un rendez- vous col sole, sul balconcino. Benedico le montagne in lontananza, le piante ai miei piedi, gli alberi sotto per strada, il mondo intero, e mi immergo nella lettura di un libro.
Mi piace leggere. Da bambina leggevo sempre, in casa tutti leggevano. Mio padre leggeva ad alta voce per mia madre e per la mia bisnonna, mentre facevano lavori manuali, erano tutti e tre appassionati dei libri di Sherlock Holmes. Per mio padre prendevo in biblioteca diversi libri di viaggio che lui leggeva consultando l'atlante.
Per i miei figli piccoli leggevo ad alta voce, e hanno continuato a leggere. Pino leggeva e scriveva libri.
Poco tempo fa sul balconcino ho fatto anche la maglia: un pulloverino di cotone per contribuire come ogni anno al bazar di Eliane. Ho fatto anche dei segnalibri che devo ancora portare a plastificare.
Con Eliane ci conosciamo da tanti anni. Sua figlia Gisella e mia figlia Sigrid frequentavano la stessa classe della scuola elementare Ermenegildo Pistelli.
Una volta alla settimana ci sono delle signore che si riuniscono a casa di Eliane e insieme creano tante cose bellissime. I vestitini fatti  all'unicinetto e con la stoffa sono deliziosi. Quelli che rimangono invenduti vengono spediti in Africa insieme a tante altre cose necessarie. Pacchi pieni. Eliane si impegna al massimo e il suo entusiasmo è contagioso.
E siamo arrivati ad oggi e, come quasi tutti i sabato, è venuta la mia amica Junko a pranzo. Nel pomeriggio avevo da fare al centro e ci siamo andate insieme, con la metro, incontrandoci poi con un'altra amica. Un tè preso in un bar di Via di Ripetta era gustosissimo.
Tutti i giorni sono conditi di telefonate e mails arrivate e spedite.
La mia conclusione è che la settimana dovrebbe durare il doppio.

Maglietta per bambino


Maglia di cotone

Segnalibri


Prima del temporale

lunedì 14 novembre 2011

Lettura al sole


Abbiamo alle  spalle le ottobrate e stiamo vivende le novembrate. Questi giorni il sole è così godibile che spesso metto uno sgabello vicino alle piante sul nostro minuscolo balconcino e leggo un libro accarezzata dai raggi caldi. Finchè dura ne voglio approfittare. Noi Romani siamo fortunati ad avere questo clima. Se solo potessi mandarne un pò a Sigrid che soffre delle frequenti piogge in Olanda.
Il libro che ho appena finito di leggere si intitola: "Tales of Mondino". E' scritto da Walter Dorin,  un nostro caro amico di vecchia data, che ce l'ha mandato poco tempo fa dall'Inghilterra. In prima pagina c'è scritto di suo pugno: "To my good friends Aukje e David with all best wishes. Walter Dorin. London 2011". E su un'altra pagina c'è una dedica stampata: "To the memory of my great friends", e seguono quattro nomi il primo dei quali è Pino D'Amore. Mi ha commosso molto. La dedica finisce con le parole: "and countless others to whom I owe more than I can ever repay."
Ho letto il libro con grande piacere, è delizioso. Walter, che è pittore, ha vissuto per 20 anni in Italia: gli ultimi anni '50 e  gli anni '60 a Roma; gli anni '70 li ha trascorsi nel Nord Italia dove in una cittadina sul Lago di Garda ha lavorato per una galleria d'arte. In questa autobiografia racconta come nei suoi anni romani mangiava in una trattoria in Via dell'Oca e, come tanti altri artisti, ci pranzava e cenava a credito o in cambio di un quadro. Questa trattoria, o meglio osteria, si chiamava Mondino ed ora, al suo posto, c'è un piccolo ristorante elegante. Moltissime cose sono cambiate e non sempre in meglio.
 E' divertente leggere come da Mondino Walter abbia conosciuto gente di tutte le specie. Gente stramba, gente simpatica, matta, furba e amica. Delle amicizie nate in quell'osteria Walter parla con affetto. Avrei volentieri letto un seguito di questo libro. Quegli anni a Roma li abbiamo vissuti anche Pino ed io ed erano anni bellissimi. Naturalmente anche perchè eravamo giovani, ma comunque Roma era più romantica con un'aura di semplicità e ingenuità, persino primitività, naività, finezza e rozzezza. Nell'aria aleggiava qualcosa che adesso non avverto più. Solo qualche volta afferro con le  mie antenne un soffio dello spirito di una volta e mi commuovo. Roma è soffocata dal traffico, le strade sono incredibilmente sporche, il turismo è esploso più di prima, ci sono mendicanti in sovrabbondanza, gli autobus continuano per lo più a farsi attendere. Ma ci ho messo radici e l'accetto (con riserva e critica) così com'è. Qui ho messo su famiglia, ci sono cresciuti i miei figli, i ricordi di tanti anni mi circondano. E poi i colori di Roma mi piacciono. I colori densi di storia.      
Con Walter ci frequentavamo, è venuto a cena da noi e noi andavamo a trovarlo nel suo studio per poi mangiare una pizza insieme. Una volta ho messo nel suo studio un rametto di edera in una bottiglia e lui ne ha fatto un quadro. Abbiamo dei quadri suoi che ci piacciono molto. Nel 1981 è stato pubblicato un altro suo libro: "Great Lovers", tratto dalla serie di quadri su questo tema. E' piaciuto molto a tutti noi. Pino ne era entusiasta. Jan da New York gli ha chiesto l'anno scorso un suo quadro della serie Gli Amanti, ma erano stati tutti venduti.
Con i figli piccoli abbiamo pranzato qualche volta da Mondino. Le pareti erano tappezzate di quadri.
Ho mandato una mail a Walter per dirgli che il suo libro mi è piaciuto molto.

lunedì 7 novembre 2011

Un pò monologo, un pò no, con canti

Tecnica mista su carta.

Ci sono giorni, momenti bui. Così è per tutti. Cara Auk ti stai prosciugando, per oggi dovresti smettere, conserva qualche lacrima per un'altra volta, per quando ce ne sarà bisogno. Adesso prova a pensare a qualcosa di bello, di gradevole. Lascia i tuoi pensieri tristi e vai indietro nel tempo. Vedi, ci stai riuscendo.
Mi vedo camminare, bambinuccia, per le strade di Haarlem. Torno a casa dopo scuola canticchiando una melodia inventata lì per lì. Guardo le mie scarpe nuove bianche con i fiorellini. Come mi piacciono, scarpe più belle non ce ne sono e come mi stanno bene con i bianchi calzini e le gambe abbronzate dal giorno prima quando con tutta la famiglia sono andata al mare in bicicletta.
Non c'è da chiedersi dov'è la mamma, il suo canto viene da su, starà facendo i letti perchè al piano di sopra ci sono le stanze da letto. Allora non me resi conto ma adesso so quant'era bello ascoltare la mamma che cantava con la sua dolce voce le bellissime canzoni che parlavano del mare, delle dune, del vento, degli uccelli, dei fiori. Canzoni tramandate nei secoli, molte delle quali anch'io ho imparato a scuola.
Con la mamma guardo giù, nel giardino di fronte ci sono i bambini della scuola materna che giocano. La maestra gli fa cantare una canzone così melodiosa che ancora oggi ogni tanto riaffiora nella mia mente.
Dopo cena mio papà prega me ed i miei fratelli di cantare per lui e noi intoniamo a tre voci delle canzoni. Quando ce n'e una che mia madre conosce canta insieme a noi. Mio papà  dice che per lui musica più bella non esiste.
Questi miei genitori giovanissimi.
Vedi ragazza mia, cominci a sorridere. Traffico con i colori e anche se rimane un fondo di malinconia, il rosso che il mio pennello traccia sulla carta si mescola con armonia al canto che trasmette la radio.

Roma, 9-2-2004


Tecnica mista su carta.

Canti

Ascolto musica su You Tube. Ascolto l'incredibile voce di Eva Cassidy, la canzone che prefisco cantata da lei è Danny Boy. E anche la voce di Sarah Brightman tocca una corda del mio profondo essere. Di lei mi piace molto la canzone Partirò, che canta insieme ad Andrea Boccelli. Con la sua partecipazione diventa un capolavoro. Spesso clicco sul mio computer queste voci pure ed angeliche e le ascolto immobile, in silenzio.
Nelle scuole elementari olandesi, quando io ero bambina, si cantava molto. Quando il programma giornaliero era portato a termine rimaneva quasi sempre del tempo per cantare e si cantava a più voci. Spesso erano canzoni  tramandate dai nostri genitori e dai nostri nonni. Il mio insegnante poi era anche maestro di musica corale ed esigeva da noi bambini la massima perfezione. Cantare così  mi piaceva tantissimo. Di sera, a letto, i miei due fratelli più piccoli mi chiedevano se per caso quel giorno avessi imparato una nuova canzone che loro non conoscevano. E così succedeva che io dalla mia stanza insegnava loro, che dividevano una camera sullo stesso pianerottolo, un canto a una o due voci. Finchè i nostri genitori da sotto ammonivano: "Ragazzi dovete dormire, è tardi."
La televisione non esisteva ancora, alla radio capitavano anche dei bei programmi, ma tante volte dopo cena mia padre ci chiedeva di cantare per lui, quella era la sua musica preferita. Se la canzone la conosceva, nostra madre prendeva parte al coro.
Alle elementari mia madre cantava talmente bene che la maestra è venuta a casa a parlare con i suoi genitori, ma dato che cresceva con i  nonni ha parlato con loro. Voleva far ottenere alla bambina una borsa di studio per sviluppare questo dono di natura. I nonni erano scettici: ma che stupidaggine è mai questo, cantare per vivere? Ma è più utile imparare a cucire. Così si pensava in quei tempi nei piccoli paesi.  Cantare un mestiere? Mai sentito una cosa così stramba. E così non se ne è fatto nulla.
Io ricordo ancora la voce dolce e pura di mia madre mentre faceva i lavori di casa. Ne ho parlato in un mio racconto scritto durante il corso di Scrittura Creativa che ho seguito tempo fa. Lo copio nel prossimo capitolo.     

    
Antje Pijl Fennema (circa 1915)

mercoledì 26 ottobre 2011

Ascoltate ascoltate le ottobrate son tornate

Pettirosso dagli occhi magnetici

Qualche giorno fa mi sono rivista con l'amica con la quale negli anni passati sono andata diverse volte al bellissimo parco di Villa Pamphili. Ci siamo dette di tornarci uno di questi giorni, tempo permettendo.
Mi sono ricordata che quando seguivo il corso di Scrittura Creativa ho scritto di una passeggiata che lei ed io abbiamo fatto a Villa Pamphili. Ho cercato nella cartella apposita e ho trovato il raccontino datato 26-10-2004. Oggi è il 25-10-2011 e perciò sono sette anni fa, anni volati col vento ottobrino. Ecco la storiella.

Ascoltate ascoltate le ottobrate sono tornate.
Secondo le informazioni meteorologiche di una settimana fa  i forti temporali e le piogge avrebbero cancellato del tutto le ottobrate romane. Ma i media non dettano legge. Raggi di sole sempre più potenti si sono spinti attraverso il cielo grigio, l'azzurro è riapparso ed è arrivata un'ondata di caldo. In Canada questo ritorno di caldo estivo viene chiamato Indian Summer.


Con questo bel tempo l'altro giorno ho camminato con un'amica per Villa Pamphili. Andavamo per prati e sentieri. Come in un museo, davanti ad un quadro, ci siamo sedute per un pò su una panchina di fronte a dei bellissimi alberi esotici. Più in là c'erano delle gattare che chiacchierando tra loro cibavano dei grossi magnifici gatti, abbiamo così appreso che quello enorme dorato si chiama Cicciobello e un'altra Maria, come la Madonna, ha detto una delle signore. Nell'aria risonavano le grida di bambini che correvano dietro ad un pallone. Nell'erba erano riapparse le pratoline. Distesi a perdita d'occhio dei tappeti di malva. All'improvviso in mezzo ad un prato un solitario, voluminoso, basso albero dove intorno svolazzavano tanti uccellini. Volavano con repentini, agitati scatti emettendo brevi suoni uccelleschi. Ogni tanto, quasi a turno, scomparivano dentro il folto fogliame dell'albero nascondendosi ai nostri occhi per sbucare di nuovo fuori riprendendo la loro danza. La mia amica disse che, se non sbagliava, questi volatili erano dei pettirossi. A me sembrava inverosimile che a Villa Pamphili si trovasse un albero preso di mira solo da pettirossi. Scettica mi avvicinai. Era una quercia e, che delizia, su un ramo molto basso, fissandomi con i suoi occhietti, c'era un pettirosso. Questo incontro l'ho sentito come un regalo e, perchè no, un regalo delle ottobrate.
Adesso voi dite: ma come le va di scrivere di queste piccolezze. Ma io vi dico, non sono piccolezze, sono cose gioiose e perciò importanti.
Oggi ricevo una lettera di un'amica dall'Olanda. Mi scrive che il giorno prima le è capitata una cosa gradevole. Ha preso l'ascensore del suo palazzo insieme ad un inquilino straniero che abita al piano superiore. Lui portava con sè dei mazzi di fiori. Lei gli dice con un sorriso: "Va a fare felice qualcuno?" Lui ripete in un olandese stentato: "Fare felice?" Prende uno dei mazzi e lo pone fra le braccia di lei che è sorpresa e commossa.. Se per la mia amica questo non fosse stato un evento importante non me l'avrebbe scritto.
Chiudo questa mia narrazione esclamando: "Viva le ottobrate romane. Viva i pettirossi. Viva i beaux gestes."

martedì 25 ottobre 2011

Manifestazione e Alice Miller

Sabato scorso, il 15 ottobre, è venuta una mia amica a pranzo, Hanny, venuta dall'Olanda per una riunione di vecchi amici del liceo, uno dei quali abita e lavora a Roma. E' venuta anche a trovare me nella mia casa nuova,  ma è arrivata in ritardo perchè non riusciva a prendere un taxi, per via dei disordini in città.  La nostra amicizia è cominciata con lo scambio di casa circa 30 anni fa. E' rimasta vedova e col suo nuovo compagno ci siamo recentemente visti a casa di Jan a New York. Dopo un paio di belle ore passate insieme mi ha detto che le sarebbe piaciuto tornare a piedi al suo alloggio in Trastevere, dal Campidoglio sarebbe stata capace di trovare la strada dato che il giorno prima con i suoi amici aveva fatto questo percorso. Da Piazza Vittorio il Campidoglio non è lontano e così ho voluto accompagnarla. In Via Merulana c'era tanta gente con bandiere. Persino il parco del Colle Oppio era affollato, e Via Labicana e la piazza intorno al Colosseo. Non era possibile trovare un passaggio in quella moltitudine agitata. Siamo tornate indietro un pò spaventate. Si capiva che era in atto una manifestazione ma visto che in casa abbiamo abolito la televisione, e i giornali li guardo superficialmente, non conoscevo lo scopo di questa ennesima manifestazione. Camminando Hanny ha avuto una chiamata sul suo cellulare. Era la figlia che in Olanda vedeva alla televisione i grandi disordini romani ed era preoccupata. Hanny l'ha tranquillizzata dicendole che con un taxi sarebbe tornata al più presto dai suoi amici a Trastevere. In lontananza vedevamo nuvole nere. Incendi? Incontravamo ancora più gente e poliziotti di prima: in Via Merulana, Piazza Vittorio e dintorni, fino alla stazione Termini.  Al taxi-stand c'era la fila, di Italiani e stranieri.  Ma dato che tante strade erano chiuse al traffico non c'era un taxi per tutti. Vedendo l'indirizzo di Hanny un tassista ha detto :"Proviamo." E così ci siamo salutate.
A casa ho sentito David nella sua stanza. Dalla sua finestra si vedevano regolarmente delle grandi fumate nere e si sentivano esplosioni. Sul computer abbiamo seguito l'andamento della manifestazione che avrebbe dovuto essere pacifica. Ho appreso che è stata organizzata da cittadini di tutt'Italia, che si sono autonominati "gli Indignati", per ridurre il potere delle banche e delle multinazionali. E fermare gli speculatori. Ma è degenerata in episodi di violenza. Degli infiltrati col volto coperto da passamontagne  hanno distrutto, incendiato, vandalizzato, lanciato bombe e sampietrini (togliendoli dalle strade) . Tutta questa enorme aggressività faceva paura.
La polizia era in grande minoranza ed avendo avuto l'ordine di non farci scappare il morto, come era successo a Genova in una situazione simile, era impedita ad agire con mano ferma.
Vedendo le scene sul computer e dalla finestra le colonne di fumo nero, con la colonna sonora dei botti, delle grida e del continuo rumore degli elicotteri della polizia che sorvolavano la zona, mi sentivo sgomenta: come possono dei giovani, col volto coperto per non farsi riconoscere, con viltà danneggiare cose altrui, rompere, distruggere con brutalità inaudita. Com'è che hanno questa rabbia nel corpo? Persino degli adolescenti si sono buttati in mezzo alla mischia.
Mi sono venuti in mente i libri di Alice Miller (12-l-1923/14-4-2010. psicoanalista e saggista, autrice di 13 libri, tradotti in 30 lingue) che ho letto non tanto tempo fa: "Il dramma del bambino dotato", del 1958, e "Il bambino inascoltato", del 1989. Libri che mi hanno fatto molto riflettere. Tratti dei suoi libri ed interviste li trascriverò qui.

E' vero che la guerra scatena l'aggressività latente. Ma per essere scatenata deve essere già presente.

Non solo il maltrattamento, ma anche la negligenza di cui sono vittime i bambini piccoli, l'ignoranza dei loro veri bisogni, la mancanza di rispetto possono spiegare la violenza attuale. Nel caso in cui questi bisogni vitali del bambino vengono frustrati, l'integrità del bambino viene lesa in maniera irreparabile. I sentimenti di ira, impotenza, disperazione, desiderio struggente, paura e dolore, ormai scissi dallo sfondo che li aveva motivati, continuano tuttavia ad esprimersi in atti distruttivi rivolti verso gli altri (criminalità e sterminio) o contro se stessi (tossicomanie, alcolismo, prostituzione, disturbi psichici, suicidio).

Gli individui che nell'infanzia non hanno dovuto subire violazioni alla loro integrità, e a cui è stato consentito di sperimentare protezione, rispetto e lealtà da parte dei loro genitori, da giovani e anche in seguito saranno intelligenti, ricettivi, capaci di immedesimarsi negli altri e saranno molto sensibili. Godranno della gioia di vivere e non avranno affatto bisogno di far del male agli altri o a sè stessi, nè addiritura di uccidere. Useranno il proprio potere per difendersi e non per aggredire gli altri. Non potranno fare a meno di rispettare e proteggere i più deboli. Essi saranno in grado di affrontare in maniera più razionale e creativa le minacce presenti nella realtà.

Da questa coraggiosa psicoanalista e scrittrice ho appreso il termine "Pedagogia Nera". Nei suoi libri ne scrive e mi ha toccato l'anima. Chi volesse saperne di più su Alice Miller e le sue deduzioni basta cliccare il suo nome su Google.
Intorno a me vedo tanti giovani sofferenti per aver avuto un'infanzia infelice ma non tutti sono diventati aggressivi verso gli altri, tutt'al più verso sè stessi, soffrendo di depressione, bulimia, attacchi di panico, giorni di apatia. Alice Miller non c'è più per aiutarli.
Un'ultima cosa. Per esperienze personali Alice Miller aveva notato che la maggior parte degli psichiatri e degli psicoanalisti scelgono questo mestiere per aver vissuto un'infanzia problematica. Il ragazzo, soprannominato Er Pelliccia, 23 anni, beccato mentre lancia un estintore contro le forze dell'ordine, frequenta il primo anno di psicologia in un'università privata.



lunedì 17 ottobre 2011

Flaminia monella


Le brevi chiacchiere telefoniche quasi giornaliere fra Sigrid e me vengono spesso illustrate da foto mandate via e-mail. Già nei racconti di Sigrid avevo visto davanti a me la scena di Flaminia che ne faceva una delle sue. Poi arrivano delle foto e un altro sorriso si fa strada sulla mia faccia. E' poprio forte questa bambina tenerellona. Fisserò qui due episodi.
Giorni fa è venuta un'amichetta di Livia a giocare. Spesso Flaminia partecipa ma forse i giochi tranquilli di Livia e la sua amica l'annoiavano e ha preso le scale. Succede che ogni tanto si allontani per isolarsi nella stanza sù in mansarda, che divide con la sorella, per intrattenersi con i tanti libri e giocattoli là presenti. Ma dopo un pò Sigrid sente Livia che la chiama forte: "Mamma vieni sù nel bagno." E là c'era Flaminia che stava sopra uno sgabello, il grande lavandino riempito d'acqua. Si era levata tutti i vestiti e messili nell'acqua li stava lavando. Naturalmente acqua dappertutto. Sigrid si è chiesta come fosse riuscita a sbottonarsi la camicia sulla schiena. Quel giorno faceva molto fresco e Sigrid l'ha dovuta rivestire subito.
Flaminia va matta per i giochi con l'acqua e perciò un altro giorno di bel tempo Sigrid ha messo un secchio pieno d'acqua nel giardino con a fianco uno sgabello con tante tazzine ed una teiera. Flaminia con impegno si è messa a versare senza sosta. Quando Sigrid si è affacciata a dare un'occhiata ha trovato Flaminia indaffarata dentro il secchio con tazze e teira. Senza vestiti.
Al pizza-party che Sigrid e Kevin hanno organizzato un sabato pomeriggio con tre bambine ospiti, Flaminia era talmente presa dal fare la pizza con le altre bambine e il suo papà che non ha avuto il tempo di combinarne una delle sue. Prendeva parte al 100% all'evento. Vedo su una foto ricordo che Livia le tiene un braccio intorno alle spalle. Livia era esuberante di gioia, felice come una pasqua di divertirsi tanto. Correvano in sù e in giù. Mangiando la pizza le bambine dicevano di non aver mai mangiato della pizza così buona. Il giorno dopo le rispettive mamme hanno fatto sapere a Sigrid che le bambine anelavano a ripetere questa pizza-festa il sabato seguente.


  

sabato 15 ottobre 2011

2 Ottobre 2011. Festival Medievale. The Cloisters. Partenza.

Ecco il seguito del 2 ottobre.
Faceva freddino e così dopo un pranzo leggero siamo saliti sullo scooter ben vestiti dirigendoci verso il Fort Tryon Park, nel Upper Manhattan, circa 60 blocks più a nord, per assistere all'annuale Festival Medievale. Pian piano si saliva, il parco si trova su di una altura, the Washington Heights. Non me l'aspettavo un monte a New York ed era una sorpresa avere davanti a noi una estesa vista su una parte della città situata molto più in basso.
I viali del parco erano decorati con striscioni e bandiere. Bambini e adulti in costumi medievali, dimostrazioni artigianali dell'epoca, piccoli cori che interpretavano canzoni del loro paese d'origine, più in là autentica musica medievale, danza, magia e spettacoli. In questo giorno Fort Tryon Park si trasforma in una città medievale. I visitatori previsti erano circa 64.000.
Ci siamo fermati un pò ovunque presi dall'entusiasmo e dalla bravura degli esecutori con i loro bellissimi costumi. Il festival si svolge nella zona circostante i Cloisters (Chiostri), un magnifico museo d'arte medievale di fama mondiale. Il Cloisters Museum è dedicato all'arte e all'architettura dell'Europa medievale. Ci siamo entrati prendendo una lunga scala. Quel giorno i visitatori erano tanti. Nelle sale ci sono esposte circa 5000 opere d'arte dal 12° al 15° secolo, fra sculture, dipinti, arazzi ed oggetti. Ci si sente trasportati nell'Europa di quell'epoca. Al centro del museo-castello sono stati ricostruiti cinque stupendi chiostri (da qui il nome del museo). In uno c'erano piante medicinali. Vicino ad ogni pianta c'era scritto il suo nome. Dalla nostra postazione abbiamo visto, in basso, il fiume Hudson. C'era il sole e c'erano riflessi argentei sull'acqua.
Il Cloisters Museum ha aperto nel 1928 ed è un amalgama architettonico unico di cinque monasteri medievali francesi. Siamo rimasti ammirati da come tutto fosse fatto e curato nei minimi particolari.
Alle 5.15 eravamo di nuovo a casa, giusto in tempo, cominciava a piovere forte. Alle 6 abbiamo preso un taxi per l'aeroporto John Fitzgerald Kennedy. E là è stato duro separarmi da Jan dopo un mese tanto intenso passato assieme. Le sue braccia intorno a me mi facevano sentire piccola piccola. E ieri era lui piccolo piccolo tra mie braccia. Adesso che scrivo mi si arrossiscono di nuovo gli occhi. Ma penso che a Natale ci rivedremo, saremo tutti quanti insieme. 
A Roma c'era David ad aspettarmi. Vedevo i suoi occhi che mi cercavano. E mi vedeva. Diceva abbracciandomi: "Ti cercavo in mezzo ad un gruppetto di anziani che usciva, ma quando ti vedevo uscire da sola pensavo: ecco mamma, ma non è anziana." Con questo complimento ha ripreso la mia vita romana.


Cloisters Museum


 


giovedì 13 ottobre 2011

Studio Museum in Harlem

Conjur Woman. 1964 - Photo Projection on Paper -Romare Bearden

Solo una settimana fa, domenica scorsa 2 ottobre che era il giorno della mia partenza, camminavo di mattina con Jan per la 125a Strada dove abbiamo visitato come ogni anno lo Studio Museum di Harlem che espone arte Afro Americana. Un bel piccolo museo. Come sempre c'era in mostra il lavoro del fotografo James Van Der Zee (1886- 1983). Colui ha documentato per immagini la storia  della gente di Harlem, celebrità e gente comune tra speranza, gioia e disperazione. Lavoro che copre oltre 60 anni. James Van Der Zee era il secondo figlio di sei. Eccelleva nel suonare il pianoforte e il violino. A 14 anni ha avuto in dono il suo primo apparecchio fotografico, un aggeggio molto semplice del valore di 8 dollari. E questo è stato l'avvio di una carriera durante la quale sarebbe divenuto uno dei grandi fotografi degli Stati Uniti. Fotografava la gente nera newyorchese per le strade di Harlem, nel loro ambiente, a matrimoni e funerali, con dignità, abilità artistica e compassione. Nel 1920 ha aperto uno studio nella 138a Strada ed è là che ha cominciato a fotografare Harlem, facendola diventare famosa. Fotografava la gente che da ogni dove veniva nel suo studio per farsi ritrarre nei propri vestiti domenicali o in costumi delle epoche vittoriana ed eduardiana, ogni volta architettando intorno ai personaggi la scenografia adatta. Solo nel 1969 quando superava gli 80 anni James Van Der Zee ha ricevuto un riconoscimento fuori Harlem. Il Metropolitan Museum ha allestito un'esibizione chiamata "Harlem on My Mind".  Il 90% del materiale in mostra consisteva dei lavori di Van Der Zee. Il suo libro "The Harlem Book of the Dead" è stato pubblicato nel 1978 e l'anno dopo è uscita la sua biografia "James Van Der Zee, The Picture Taking Man" Ha ricevuto 6 honorary doctorates ed è stato onorato dal Presidente Jimmy Carter.
Le sue foto ti avvolgono, ti fanno fare un tuffo in quell'epoca, vorresti conoscere le persone ritratte, gli vuoi bene, te le senti famigliari. Vedendo una foto di Van Der Zee senti anche per lui simpatia e tenerezza.
Al supermercato Best Yet ad Harlem le cassiere sul camice portano scritto il proprio nome. Una di loro esibiva un nome che non ho mai visto prima: Zee, che in olandese vuol dire Mare.
C'erano altri lavori in questo piccolo museo che ho guardato con attenzione: un dipinto di Norman Lewis dal titolo "Bonfire" (Falò), un titolo appropriato e poi mi ricordo di un grande collage di Romare Bearden (1911-1988) intitolato Prelude to Farewell e dello stesso autore una Photo Projection on paper intitolata Conjur Woman. Ho un debole per i collages, mi sono dilettata a farne diversi ed avrei voglia di farne ancora. Ma cosa aspetti? Non so cosa aspetto, faccio tante altre cose, ma un giorno ricomincerò con i collages. 
Nella 125a Strada siamo anche entrati nel Children's Place, dove Jan ha acquistato un ennesimo vestitino per Livia e per Flaminia.
Nel prossimo capitolo continuo a raccontare del 2 ottobre.
James Van Der Zee
Prelude to Farewell. 1969 - Romare Bearden
Bonfire - Norman Lewis

domenica 2 ottobre 2011

MoMA

Prima voglio raccontare che il mio dolore di pancia da tre giorni non c'e' piu'. Da un giorno all'altro se ne e' ito, dopo 17 giorni e notti di vera sofferenza. Non mi sembra vero di poter camminare e muovermi normalmente. Un'altra vita. Non avrei mai sognato che un' agopuntura potesse provocare tanti dolori.
E adesso continuo il mio racconto parlando del delizioso pomeriggio che Jan ed io abbiamo passato ieri. Era una giornata di showers, sarebbe a dire piogge improvvise e percio' abbiamo preso la metro dopo pranzo per vedere al MoMA (Museum of Modern Art) la mostra retrospettiva di Willem de Kooning ( 24 aprile 1904 - 19 marzo 1997) che viene considerato tra i piu' importanti e prolifici artisti del 20^ secolo. Solo al MoMA si possono vedere questi 200 lavori esposti, cominciando con quelli accademici fatti in Olanda prima che venisse in America nel 1926. Il museo era affollato e c'erano anche molti bambini.
Diversi lavori mi sono piaciuti molto. Qualche tratto faceva pensare a Picasso o Kandinsky o Pollock e Jan mi illustrava il perche' di queste influenze. Jan sa tantissimo sulla vita e morte di pittori e con lui (e anche con David) una visita al museo diventa un divertimento.
Siamo poi andati a dare un salutino al Rockefeller Center. D'estate ci si puo' andare sui pattini a rotelle, d'inverno a pattini sul ghiaccio. Cosi' dal vero e' piu' piccolo che non nelle scene dei films. Ogni volta che vediamo la grande goffa statua dorata la commentiamo con la parola kitsch.
Ogni tanto bisognava aprire l'ombrello. Ancora una camminata e superando la chiesa di Saint Patrick la' davanti a noi c'era il Bryant Park. Un bellissimo parco incorniciato da palazzi. Anche qui sedie e tavolini disponibili per tutti e un angolo lettura dove tutti possono prendere una rivista o un libro da leggere sul posto. Anni fa Sigrid ed io abbiamo mangiato qui i nostri panini. Ci colpiva gia' allora per quanto fosse bello questo giardino.
Abbiamo attraverato la 42a Strada che da malfamata e' diventata prettamente turistica nel giro di pochi anni, e ci siamo riforniti di pane e carrot cake da Amy's Bread. Di ritorno a casa avevo un bel senso di felicita'. Che bei momenti passo con Jan. Tutto questo mese sono stata benissimo con lui.