giovedì 13 marzo 2025

Argentina 11 - In partenza

Mio padre da un pò di anni gestiva una fabbrica di mattoni nelle vicinanze di El Palomar, cittadina vicina a Ramos Mejia; era socio di un olandese e da un pò ci lavorava anche Henk. Le piastrelle da pavimento erano molto belle e la clientela non mancava. Solo che i clienti pagavono con grande ritardo e i soldi erano necessari sia per vivere che per fornirsi di nuovo materiale. Questa situazione andava avanti da troppo tempo e mio padre era molto preoccupato, in casa ne parlavamo e lui aveva in mente di lasciare l'Argentina, paese bellissimo ma dalla cultura e mentalità troppo diverse dalla nostra. 

A volte, quando la mattina arrivavo in anticipo al lavoro (cosa molto rara) mi avviavo al porto che era lì nei paraggi della banca. Guardavo le grandi navi che entravano e uscivano e si insinuava in me la voglia di salire a bordo di una nave e partire non so per dove ma comunque lontano dal luogo in cui mi trovavo. Potrebbe sembrare dai posts precedenti che la vita in Argentina fosse tutta spensieratezza e allegria ma ci sono stati momenti bui e di grande abbattimento. Però noi eravamo una famiglia unita, attiva, volenterosa e vitale e abbiamo sempre superato le grandi avversità. Quando si parlava di lasciare l'Argentina, l'idea non mi dispiaceva. C'era la possibilità di andare in Canada dove mio padre aveva un fratello, Wopke, che viveva lì da diversi anni con moglie e figlio nella città di London, Ontario. Gli ha scritto e Wopke era disposto a farci da garante ed ospitarci per i primi tempi. E così fu Canada. Alla fine del 1955 ci siamo imbarcati su un cargo con soli 12 passeggeri ospiti per affrontare intrepidamente un paese con cultura e lingua diverse (il cane Kazan è stato adottato da una coppia austriaca).




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