Mia madre Antje Pijl è nata il dodici settembre 1908 a De Tike, un villaggio della Frisia dove tutti frequentavano la chiesa riformata. I suoi genitori erano Aukje Klompstra, la madre, e Oene Pijl, il padre. Sua madre è rimasta incinta di lei prima di sposarsi e quando la gravidanza era ormai evidente ha dovuto confessare la propria colpa in chiesa, davanti a tutti. Per quei tempi era un grave peccato, uno scandalo. Il fidanzato non era colpevole di nulla: gli uomini non avevano colpe. Poi mia nonna si è sposata con mio nonno ed è nata mia madre. Quando mia madre aveva pochi mesi di vita sua madre l'ha portata dalla propria madre chiedendo se potesse badare un pò alla bimba dato che lei doveva fare delle commissioni. Ha lasciato tutto il necessario, pannolini, latte, ecc. Ma nè la sera nè i giorni seguenti la madre di mia mamma è tornata a riprenderla. E così Antje è rimasta dai nonni, per sempre. Sua madre la considerava "figlia del peccato". Mia madre mi ha raccontato che quando lei aveva sei anni sua madre è passata davanti alla casa con un pacco sotto al braccio. Quando ha visto la piccola che giocava nel giardino le ha fatto cenno di venire al cancello. Ha aperto il pacco e ha mostrato una bellissima bambola. A mia madre brillavano gli occhi dalla felicità ma sua madre le ha detto "Non è per te, la porto alla figlia del predicatore, per il suo compleanno".
Mia madre andava a scuola e il suo profitto era ottimo. Cantava come un usignolo: aveva una voce pura e squillante tanto che la maestra è andata a trovare i nonni dicendo che era il caso che la bimba chiedesse una borsa di studio per poter studiare canto e lei, come maestra, l'avrebbe aiutata ad ottenerla. I nonni hanno ascoltato la maestra con grande scetticismo: "Come può vivere con il canto, Antje deve imparare a cucire!". Finita la scuola elementare, che era durata sei anni, i suoi genitori, che nel frattempo avevano avuto quattro maschi, l'hanno chiesta indietro per avere un aiuto in casa. I nonni però hanno categoricamente rifiutato. E' andata quindi a vivere da zia Janke che le avrebbe insegnato a cucire in cambio di un aiuto in casa. Janke era una brava sarta e mia madre l'ha ben presto eguagliata. Dopo qualche anno mia madre ha intrapreso il mestiere di sarta a domicilio. Andava cioè in casa altrui a rammendare e cucire abiti nuovi, ecc. Così si sono conosciuti lei e mio padre. Si sono sposati, lei ventunenne e lui ventiduenne: erano una bella coppia.
P.S.
Il fatto di rimanere incinta prima del matrimonio era considerato un atto riprovevole non solo in Olanda ma anche in altri paesi. Non tanto tempo fa ho riletto il libro Com'era verde la mia vallata di Richard Llewellyn, una storia di minatori del Galles. Anche lì una donna doveva confessare in chiesa, davanti a tutti, il grande peccato di essere in attesa di un figlio. Esattamente come era successo a mia nonna. Durante la confessione il ragazzino protagonista del libro era seduto assieme al padre sulle panche della chiesa e guardava meravigliato e perplesso suo padre, uomo pio e saggio, che esclamava: "Si! E' una donnaccia!" Il ragazzino pensava: "Perchè lei deve confessare ed essere umiliata in pubblico e l'uomo con cui ha fatto il figlio no?"
In un libro che ho letto alcuni anni fa e ambientato nell'Italia del sud una ragazza rimasta incinta da nubile viene messa fuori casa dal padre ed è costretta a vivere in una baracca nel giardino, col suo bambino.
In un altro libro che sto rileggendo proprio ora, scritto da Olive Schreiner, a pagina 231 una delle protagoniste dice che per una coppia sposata i figli sono mandati dal signore ma quando non c'è un contratto legale che vincoli i genitori, chi è che manda i bambini? Il diavolo forse?
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