Uscivo qualche volta con un giovane che avevo conosciuto sul treno. Abitava un paio di fermate dopo Ramos Mejia, studiava legge e il padre avvocato gli aveva procurato un lavoro part time. Nella sua cittadina c'era un bar ristorante che aveva un grande terrazzo con sedie e tavolini e al centro uno spazio per ballare. Era più che altro un ritrovo per giovani; tutti avevano i capelli scuri e si conoscevano tra loro, io ero l'unica bionda. Queste serate erano gratuite, non si pagava il biglietto ma solo l'eventuale consumazione. Tutti, ragazzi e ragazze, erano molto affabili e la sera l'aria si faceva più fresca. Un paio di volte abbiamo cenato a Buenos Aires in un ristorante economico ma con cibo molto buono. Quando si entrava nel locale si prendeva un menù stampato su cartoncino: accanto alla pietanza che sceglievi apponevano un timbro. Se per dessert ordinavi delle crepes arrivava al tavolo un cameriere con un carrello sul quale c'era tutto il necessario per friggere in diretta le frittelle davanti a te che, a seconda della scelta, erano farcite con miele o con dolce de leche: erano squisite. Uscendo portavi alla cassa il tuo cartoncino timbrato e pagavi. In Argentina ho mangiato per la prima volta carciofi, patate dolci e a Natale panettone che lì si chiamava Pan Dulce. Un pomeriggio abbiamo preso un bus fino ai margini della città dove in mezzo agli alberi c'era un grande stagno balneabile. Tutto intorno sedie a sdraio e tanta gente. Io per la prima volta indossavo un bikini cucito da mia madre. Allora il bikini era una rarità. Tranquillità e pace: un luogo inaspettato, di un altro mondo. L'acqua era limpida e sgorgava dalla profondità della terra. Lo stagno era profondo al centro e ci si nuotava bene. Federico, il mio amico, non sapeva nuotare, non era un tipo sportivo e si divertiva a spruzzarsi l'aqua addosso con le mani. Al crepuscolo siamo usciti dal cancello assieme alle altre persone e abbiamo aspettato il bus. Siamo stati assaliti da sciami di zanzare fameliche per le quali noi eravamo una bella cena. Maledette zanzare!
Più a nord di Ramos Mejia io e i miei fratelli la domenica a volte andavamo in una piscina. Scesi dal treno c'era una carrozza con cavallo che ci portava fino alla piscina, molto spartana e fatta di cemento, senza neanche le mattonelle. Quello che mi piaceva era che venivano trasmesse ad alto volume canzoni di crooners americani. Una volta è venuta con noi Thea, la sorella di Anneke: era un maschiaccio. Con i miei fratelli saltava dal trampolino alto esercitandosi a fare il salto mortale. Una volta che un giovane mi infastidiva mio fratello Henk si è tuffato, ha nuotato fino a me e ha intimato al tagazzo di lasciarmi stare. Per farmi uscire dall'acqua mi ha preso per la vita e mi ha messo a sedere sul bordo vasca, Henk era grande e grosso.
Quando ero bambina, ad Haarlem, per la nostre vacanze estive di sei settimane i miei genitori ci compravano la tessera di una piscina all'aperto chiamata De Kleef che per il periodo delle vacanze era frequentata fino ad una certa ora solo da bambini. La piscina era divisa in due, da un lato c'erano i maschi e dall'altro le femmine. Solo il sabato non c'era la separazione e si nuotava tutti insieme. C'era una bagnina che aveva accanto a se una canna metallica protesa sull'acqua e alla cui estremità era appesa una corda con una cintura. Ho chiesto di potermi mettere la cintura tanto da poter stare sdraiata nell'acqua, galleggiare e imparare a nuotare sotto la guida della bagnina che mi ha insegnato gli stili rana e dorso. Poi, quando mi son sentita pronta e la bagnina ha dato il consenso mi son potuta iscrivere all'esame per prendere il diploma. C'era una commissione apposita davanti alla quale dovevi dimostrare le tue capacità. Insomma, in questo modo io e i miei fratelli abbiamo preso il diploma. Dopo la scuola superiore si andava regolarmente in piscina e l'istruttore ci insegnava a salvare le persone in difficoltà. Tra le varie prove c'era quella di salvataggio subaqueo che consisteva nel recuperare un manichino sul fondo della piscina. Eseguivo il compito di malavoglia però lo facevo. Ho sempre avuto un grande disagio nel mettere la testa sott'acqua. Un problema che ho avuto per tutta la mia vita.
De Kleef |
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