Fin dal principio si sapeva che io sarei andata via dal Canada. Con Marten avevo una regolare corrispondenza e abbiamo deciso la data della mia partenza. E così ho dato le dimissioni, ho salutato i miei colleghi più vicini e anche il mio capo che mi ha detto: "It is a pity that people like you are leaving". Non era facile lasciare la mia famiglia ma sentivo di dover essere indipendente. L'incontro con Marten era un'incognita ma ormai avevo deciso e prima che io partissi mia madre ha pianto per una settimana. Nell'Agosto del 1956 cominciava la mia nuova avventura: il 18 mi sono imbarcata sulla nave Groote Beer e il 27 sono arrivata in Olanda dove sarei stata ospite di Marten e dei suoi genitori. Con loro sono stata bene. Marten studiava per diventare secondo ufficiale di bordo ma stava sempre attaccato alla radio ad ascoltare le partite di calcio. Con suo padre ogni tanto visitavo un museo mentre Marten non aveva iniziative, viveva rintanato in casa. Gli ho detto che avrei gradito fare una passeggiata ogni tanto, insomma, fare qualcosa, perchè in questo modo mi annoiavo. Per farmi contenta mi ha portato in un caffè a prendere un te, un'altra volta abbiamo fatto una passeggiata coi genitori sulle dune e un fine settimana siamo andati a trovare la sorella di mio padre Tante Jo (zia Jo), nelle sua fattoria modello a Blankenham, verso il nord. Gestiva la fattoria col marito Engbert, un omone alto più di due metri. Ma dopo poco Marten è ricaduto nelle sue abitudini sedentarie e casalinghe. Non me la sentivo di continuare con lui e ho messo fine al nostro rapporto. Frattanto avevo trovato lavoro in una grande agenzia di viaggio frequentata da molti stranieri. Ho pagato ai genitori di M. vitto e alloggio del periodo trascorso da loro. Ho preso una stanza in affitto con un pasto caldo al giorno compreso. Sulla Groote Beer un tavolo era assegnato ai passeggeri più giovani e uno di loro era una ragazza, Steny, che viveva all'Aia e faceva la segretaria, poi c'era un giovane americano, Bert, che abitava a Roma, in Italia, dove studiava all'università. Mi spiegava che aveva ricevuto la chiamata alle armi per andare a combattere in Vietnam e dover così interrompere gli studi. Tornando dal Vietnam a tutti i ragazzi-studenti nelle sue condizioni è stato dato un sussidio per poter riprendere gli studi. Lui ha cercato un paese dove questi soldi potessero durare più a lungo e così la scelta è caduta su Roma dove la vita e i corsi universitari erano più economici che in America. Quando già lavoravo all'Aia, all'agenzia di viaggi, mi è arrivato un messaggio da Steny che diceva che si sposava e col marito andava a vivere a Rotterdam lasciando così il suo lavoro di segretaria presso il Servizio Giuridico Militare. Ero interessata a prendere il suo posto? Ci sono andata e dopo un colloquio ho cominciato immediatamente a lavorare. Ero la segretaria del capo che era sia avvocato che colonnello. Il mio stipendio era ottimo e dal Canada non ci potevano credere. Ho trovato una bella stanza ampia e luminosa più vicina al mio lavoro. La sera mi portavano una buona cena in camera. Avevo una radiolina e mi godevo l'ascolto quotidianamente: musica e programmi radiofonici. Non lontano da casa c'era il museo Maurits Huis: un gioiello. Nelle ore libere ci andavo e non mi stancavo mai di visitare le sue sale piene di quadri. La cosa antipatica era che mi sono accorta che Marten mi seguiva. Una domenica sono andata a Utrecht per trovare Jack, l'inquilino dei miei in Canada, che prima di sposarsi voleva trascorrere una settimana con la mamma vedova e i fratellini. Aveva portato qualche pensierino per me dal Canada da parte dei miei. Alla stazione di Utrecht Jack mi aspettava. Incamminandoci ho visto che, nascosto dietro ad una pensilina, c'era Marten che mi spiava. Aveva preso il mio stessso treno. Vedendolo ho avuto un piccolo shock. Jack mi ha chiesto: "Che cosa hai?" Gli ho spiegato e lui mi ha chiesto se Marten fosse pericoloso. Io gli ho detto: "Non penso".
Con mia madre ci scrivevamo tutte le settimane. Ha saputo che anche Anneke era tornata in Olanda e mi ha dato l'indirizzo. E così è ricominciata la nostra bella amicizia: io sono andata un paio di volte a trovarla nella sua città, Schiedam, che offriva poco e perciò lei veniva sempre da me il sabato mattina e rimaneva fino a domenica sera. L'Aia era una grande città e c'erano sempre cose interessanti da fare. Andavamo in spiaggia a Scheveningen per fare il bagno e per fare lunghe passeggiate sul bagnasciuga. Prendevamo le biciclette per fare lunghi giri dentro e fuori città. Un sabato siamo andate ad un grande fiume dove abbiamo affittato una canoa: per la prima volta mi sedevo dentro ad una canoa. Un giorno, assieme ad un'amica di Anneke, l'abbiamo passato a Volendam dove ci siamo fatte scattare una foto in costume tradizionale. Insomma, facevamo mille cose. Io da sola, poi, con un gruppo organizzato, sono andata a Cannes.
L'ufficio dove lavoravo era situato al pian terreno di una grande e bella villa. Le altre stanze erano occupate da personale in borghese ma anche in uniforme. Il lavoro era interessante.
Da sempre sognavo di andare in Spagna (conoscendo la lingua) ma lì non avevo nessun contatto quindi, ho pensato, "anche l'Italia è un paese del sud Europa, potrei andare lì". Ho scrirro a Bert se fosse possibile trovarmi una stanza a Roma. Mi ha risposto che si, c'era una stanza disponibile a Piazza Santa Maria in Trastevere. Così i primi di novembre del 1957 ho preso un treno per Roma. Il mio capo era molro dispiaciuto della mia partenza, mi ha scritto una bella lettera-attestato dove diceva che ero stata la segretaria ideale e che se fossi tornata mi avrebbe riassunta all'istante.
Sulla mia vita italiana ho già scritto in precedenti posts. L'Italia è stata l'ultima fermata del mio girovagare.
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Groote Beer |
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Sulla Groote Beer dal Canada all'Olanda |
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Cannes 1957 |
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Cannes |
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Scheveningen |
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