giovedì 30 dicembre 2010

Detti e fatti intorno al Natale

E' un fatto che il Natale l'abbiamo passato molto bene. La Vigilia è cominciata dando gli auguri a David per il suo compleanno e regalandogli, non sapendo che altro dargli, una bottiglia di grappa: non ha nessun desiderio, dice che ha già tutto quello che gli serve. Sappiamo che ogni tanto gli piace bagnarsi le labbra dopo cena con una goccia di questo liquore forte.
Nel pomeriggio ha telefonato Jan per fare a noi e a David gli auguri. Lui e Jennifer andavano a cena da amici. Il giorno dopo, il 25, partivano per la Sicilia per visitare su quell'isola alcuni produttori di vino. Poi con una macchina in affitto sarebbero pian piano saliti fino a Roma, incontrando strada facendo altri produttori di vino con i quali Jan collabora. E così verso il 7 gennaio passeranno due giorni con David e me a Roma. Peccato che Sigrid, Kevin e le bambine partano sabato, il 1° di gennaio, perchè la scuola di Livia riapre il 3. E' una cosa rara che la famiglia sia al completo.
La sera del 24 abbiamo cenato, come d'uso alla Vigilia, con spaghetti alle vongole scappate, insalata russa, insalata verde e budino di cioccolata fatto in casa versato sopra i savoiardi. Le bambine stavano a letto alla solita ora: le otto. E noi adulti abbiamo chiaccherato. Più che altro abbiamo ascoltato David che sa raccontare fatti accadutigli con grande comicità, ci teneva all'erta e divertiti.
La mattina dopo, al risveglio, tutti in cucina dove le bambine hanno trovato sul tavolo, sotto l'alberello, dei piccoli doni da babbo Natale. Erano eccitate e felicissime. Giocano sempre, non si annoiano mai. Quando c'è David Flaminia, la piccoletta, lo chiama "David, Davidone, dove sei?" Si arrampica sulle sue ginocchia e vede insieme a lui dei cartoni animati sul computer. E Livia è con loro. Livia sa che a marzo compie sei anni. La sua osservazione in merito è: "Quando ho sei anni non voglio crescere più, voglio avere sempre sei anni." Ieri, il 27, Flaminia si è piazzata come al solito sulle ginocchia dello zio che stava riascoltando un brano di musica che sta componendo. All'improvviso si gira e guarda David in faccia. Con un musino serio serio gli dice: "David, non voglio sentire questa musica stupida." Oggi di nuovo una frase memorabile. Appoggiata a David che suona la chitarra Flaminia ad un certo punto prova a tirargli via la chitarra dicendo: "Basta con queste schiocchezze." Noi a ridere e ci chiediamo da dove le vengano queste parole nuove. In questi nove giorni che stanno qui si è trasformata in una piccola chiacchierona. Andando al mercato stamattina ridevo per strada pensando alle buffe cose che fanno e dicono queste marmocchie.
In questo momento Sigrid, Kevin, Livia e Flaminia sono andati a Piazza Vittorio dove in un gazebo i bambini possono disegnare dalle tre alle cinque. Il materiale viene offerto dal Comune. La giornata è assolata, è bello stare fuori e meglio ancora in compagnia di altri bambini.
Dopo aver messo a posto la cucina approfitto del momento di pace. Mi mancano però.


Regali di Natale

domenica 26 dicembre 2010

Casa piena e felice




Domenica scorsa, il 19 dicembre, sono arrivati, di sera, Sigrid, Kevin, Livia e Flaminia. Come ero ansiosa aspettandoli e che felicità riabbracciarli. Le bimbe cresciute e belle come sempre. Tutti e quattro stanchi. Hanno dovuto aspettare tanto i bagagli, c'era un ritardo per il caos ad Amsterdam dovuto al cumolo di neve sulle piste. E anche se il volo impiega solo due ore, da casa a casa ci sono volute sette ore e mezza. Le bambine si sono sentite subito a casa propria. La prima cosa che hanno fatto è di aprire la cassapanca nella stanza che dividiamo Livia ed io. ( Ho portato dietro dall'altra casa il letto che era di Sigrid perchè sotto c'è un letto che si può tirare fuori e là dorme Livia). I giocattoli sono sempre gli stessi ma dopo non averli visti per un pò di tempo li riconoscono come vecchi amici e subito cominciano a giocarci. Flaminia ha tirato fuori prima di tutto il suo Cane Morbido, se lo porta sotto braccio per casa e nel suo lettino. Ha lasciato in Olanda l'orso Buscia, il suo compagnetto di letto, sapendo di trovare qui il cane, il suo amore italiano. Adesso tutta la casa è cosparsa dei loro giocattoli, ogni stanza è marcata dalla loro presenza. Come i cani marcano il loro terreno con un goccetto di pipì. E' una gioia veder correre e saltare felici le due sorelline per casa. Quando c'è David non lo lasciano un attimo. Ieri pomeriggio Sigrid e Kevin sono andati a fare una passeggiata al centro. Sono venuti a trovarci i nipotini di Laura: Antonio che ha la stessa età di Livia e Ludovica che in novembre ha compiuto 3 anni e ha perciò 7 mesi più di Flaminia. Ideali compagni di gioco. In quattro hanno assalito David, si divertivano un mondo nel saltargli addosso sul grande letto e farsi rincorrere per tutta casa. Laura ha scatato delle foto e poi è uscita  per un impegno lasciando David e me con i quattro scatenati. Meno male che si sono calmati un pò. Le più piccole si sono occupate dei giocattoli mentre Livia e Antonio disegnavano in cucina. Ad un certo punto hanno chiuso la porta: nessuno poteva entrare. Sentivamo tante di quelle risate, ma hanno dovuto interrompere quello che stavano facendo perchè è venuta la nonna a riprendere i piccoli ospiti. Antonio protestava dicendo di non voler andar via: "Voglio vivere qui."  E' stato loro promesso che possono tornare quando vogliono. La cucina come si presentava ai nostri occhi era una baraonda di colori e oggetti sparsi. Avevano attaccato al frigorifero i loro disegni levando tutto quello che c'era prima. La scatola con gli addobbi svuotata. Avevano provato ad abbellire l'alberello di Natale che Kevin aveva fatto con il cartone e "l'aiuto" di Livia. Il risultato era che tavolo e pavimento erano adornati in tutta la superfice, l'alberello spoglio. L'ho vestito io, alla buona, e nell'insieme abbiamo in casa un originale albero di Natale.

venerdì 17 dicembre 2010

Haiku (paragrafo I)



Quando stavo in Olanda, nel  2004, in un libro regalatomi da Sigrid e Kevin per il mio compleanno, ho scoperto l'esistenza degli haiku, non ne sapevo niente ma subito mi sono sentita attratta da questo modo di fare poesia tanto che mi sono recata nella fornitissima biblioteca comunale di Haarlem e sono tornata a casa con diversi libri sul tema. Ogni volta che potevo mi immergevo nell'affascinante lettura.
Haiku è una forma di poesia che in Giappone è praticata da più di cinque secoli, da grandi poeti ma anche dal popolo. Con parole semplici e mai complicate queste poesie dicono tante cose o fanno intuire tante cose, fanno pensare. Haiku sono delle poesie senza rima e sono composte da tre strofe, la prima è di cinque sillabe, la seconda di 7 e la terza di 5. Haiku vuol dire "poesia scherzosa", non vuole essere bella, anche se spesso lo è, ma piena di significati. Parla del paesaggio, dei fiori, degli animali, delle cose intorno all'uomo e dell'uomo stesso.
La forma di 5-7-5 sillabe che come un'onda arriva, si spande e si ritira, è l'essenza dell' haiku. In Olanda i nuovi poeti si esprimono con frasi apparentemente semplici ma capaci di scavare nel profondo. Queste nuove tendenze hanno dei punti in comune con la poetica haiku. Lo studio del pensiero orientale e dello Zen-Buddhismo fa capire meglio l'arte dell' haiku. Ad una prima lettura questi versi possono sembrare bozzettistici, ingenui e poco significativi ma R.H.Blyth (esperto di haiku) dice: "Leggere haiku ingegna più del leggere poesia abituale e non conosco niente che dia più soddisfazione."
Poeti di tutte le nazionalità scrivono poesie haiku nella propria lingua.
In biblioteca, a Roma, ho trovato il libro di un grande poeta haiku giapponese tradotto in italiano, il suo nome è Matsuo Basho (1644-1694).  Trascriverò nel prossimo paragrafo alcune delle sue poesie che trovo bellissime.

Haiku (paragrafo II)

Dopo la mia personale scoperta degli haiku ho cominciato a scriverne anch'io: in olandese mi tengo sull'onda di 5-7-5 ma traducendone qualcuno in italiano ho sovrabbondato con le sillabe, non ne ho potuto fare a meno. Secondo alcuni poeti giapponesi si poteva fare uno strappo alla regola se proprio era impossibile esprimere i propri concetti con il numero di sillabe prestabilito.

Hokusai

Ecco alcuni haiku di Matsuo Basho seguiti dai miei, tradotti dall'olandese.

Matsuo Basho:  

Nello stagno antico
si tuffa una rana:
eco dell'acqua

Viaggiatore voglio essere chiamato,
ora che cade
il primo scroscio della stagion

Ammalatomi in viaggio,
il mio sogno corre ancora
qua e là nei campi spogli




Hokusai





I miei:

Sopra una stella
con un salto agile
di nuovo in terra

Neve copre il mondo
e smorza ogni suono umano
un cane abbaia meravigliato

Dall'altra parte del globo
vedi tu figlio mio
la stessa luna

Ognuno va per la sua strada
curve non ci mancano
capolinea punto d'arrivo

Prati nella nebbia
mucche pascolano senza gambe
io guardo dal treno

Le settimane........Capitolo III

Il giorno dell'Immacolata Concezione c'erano diversi musei gratis per i Romani. Con Junko, la mia amica giapponese, ho visitato i musei capitolini. Il tempo era primaverile e c'era tanta gente in giro. Davanti al Palazzo del Senato c'era una coda che non finiva più, mentre noi potevamo entrare in poco tempo nei musei, mostrando la nostra carta d'identità. Siamo passate per tante sale con quadri, statue, oggetti. Le statue mi facevano ricordare una volta che Sigrid ed io, anni fa, partecipammo ad una visita guidata in un museo di Roma dove c'erano tante statue. La guida spiegava che nell'antichità gli uomini importanti facevano ritrarre dallo scultore la propria testa, ma il corpo lo sceglievano fra i tanti corpi già scolpiti esposti nello studio dello scultore. Il risultato era che tutti passavano alla storia come Adoni. Di tutti i quadri alle pareti mi  hanno particolarmente toccato quelli raffiguranti delle sibille. Mi sono fermata a lungo davanti alla Sibilla Persica. Mia nipote Flaminia ha tre nomi, il terzo è Sibilla. Presso i Greci e i Romani Sibilla era una profetessa che, ispirata da Apollo, concedeva presagi e oracoli.
Junko lavora e nei fine settimana ci vediamo spesso. E' vedova come me, anche suo marito era italiano. Come hobby fa delle bellissime collane. Ha molta fantasia e dopo aver seguito un corso da una signora russa esperta in materia crea collane sempre più belle. Anche sua figlia Rocio ha delle qualità artistiche, da bambina ha frequentata la scuola Steineriana a Roma, come Livia adesso a Haarlem.
Sibilla Persica del Guercino
E' bello sentir parlare Junko e Rocio in giapponese. Come mi piacerebbe saperlo parlare pure io. Chissà, forse in un'altra vita sono stata nipponica. Ci sono degli indizi? Mà, forse, chi lo sa. In ogni caso qualche anno fa per due stagioni ho seguito con accanimento un corso di Tai Chi, una sorta di arte marziale bellissima e, dopo aver scoperto gli haiku, mi è presa una passione per questo modo di scrivere poesie e ne ho scritti tanti, in olandese. Le circostanze mi hanno fatto abbandonare queste due passioni. Peccato. Adesso scrivo questo blog. Non è la stessa cosa, lo so, ma tant'è.

Le settimane......Capitolo II

Un altro giorno sono andata al Mercatino dell'usato, ci arrivo in venti minuti di cammino. Passo volentieri un'oretta a guardarmi intorno, è pieno zeppo di tutti i tipi di mobili, una grande quantità di oggetti vari, dei giocattoli e sempre più libri. Vorremmo un mobiletto per la cucina, quello che abbiamo è mezzo scassato, ma è difficile trovare la misura giusta, comunque un giorno sarà la volta buona. Molte cose nostre dell'altra casa sono finite in uno di questi mercatini. Mi faccio spesso tentare e torno a casa con un bel libro, ho un debole per i libri. All'inizio dell'estate al Mercatino ho trovato il libro "La Cena" di Herman Koch, da poco tradotto in italiano. Un mese prima, in Olanda, l'avevo ricevuto in regalo in lingua olandese e mi era piaciuto molto. Quando in luglio Sigrid, Kevin e le bambine sono venuti a Roma, Kevin l'ha letto in olandese e Sigrid in italiano. A tutti e due è piaciuto. Andando in settembre da Jan in America, ho portato con me la versione italiana di "La Cena" per farglielo leggere e anche a lui è piaciuto molto. Negli anni ho regalato tanti libri. Col trasloco ci siamo disfatti di circa duemila volumi per mancanza di spazio in questa casa. Non dovrei comprarne più ma prenderne in prestito alla biblioteca comunale: quelli sono ospiti in casa solo per un breve tempo.
Poi sono andata in giro, anche lontano, per cercare un album per fotografie che fosse della stessa misura degli altri già in casa. E l'ho trovato nel mio quartiere, a Via Merulana. Incollare le foto mi tiene parecchio occupata. Uso una colla olandese che Sigrid mi ha portato. Con questa colla, volendo, le foto si possono staccare facilmente e nè le foto nè l'album si rovinano. Sigrid mi manda spesso foto attraverso il computer, David le mette su una penna ed io le porto a sviluppare. Le foto che i miei figli scattano adesso sono molto più belle di quelle che io facevo un tempo perchè allora usavo una macchinetta piuttosto scadente. 

martedì 14 dicembre 2010

Le settimane hanno le gambe lunghe - Capitolo 1

Domani è di nuovo lunedì. Un'altra settimana è passata. Ma dove sono volati questi sette giorni, che cosa ho fatto per farli passare così velocemente? Fammi pensare, fammi passare in rassegna le mie vicissitudini della settimana. Dopo telefonate tipo: "Non ti fai più sentire, non ti fai più vedere", ho pranzato dalla mia cara e polemica amica Antonietta: "A tua figlia piace sempre andare in piscina? Non capisco proprio come possa piacere la piscina con tutto quel cloro nell'acqua; io non sono mai voluta andarci. E tu fai ancora delle lunghe camminate? E' tanto bello stare in casa, non capisco la gente che vuole sempre andare in giro." Però è contenta che io vada a trovarla. Lei si sposta difficilmente da quando dopo un'operazione si è ritrovata una gamba il triplo del normale. Le piace tanto avere compagnia. E anche se è un Bastian Contrario, è affettuosa e generosa.
Ho fatto visita a Barbara, Silvano e Musina. Barbara due giorni prima era caduta in casa, si è fratturata la rotula del ginocchio e dovrà da domani stare su una sedia a rotelle per più di un mese Un bel disastro perchè Silvano che ha tanti anni più di lei dipende dalle sue cure. Silvano è molto dolce e un vero gentleman. Vedendo sua moglie in pena era visibilmente avvilito, preoccupato e affettuoso. Barbara,  coraggiosa come è, si muoveva per casa con delle grucce e preparava lo stesso del tè. Ha già trovato una persona che verrà ogni giorno per un pò di ore per dare una mano a persone e micia. Io sono molto affezionata a Barbara e Silvano, mi dispiace tanto per quello che è successo e mi auguro che sia un periodo sormontabile.
Sono andata a trovare Lily, la mia dirempettaia anche lei nell'altro quartiere e amica da circa venticinque anni. Lei e suo marito sono venuti a trovarmi un paio di volte nella nuova casa durante le ferie scolastiche, ma adesso non possono muoversi perchè ogni giorno dopo scuola vengono i due nipotini a stare con loro, dato che i genitori lavorano. Ho visto che Carlotta e Niccolò sono molto cresciuti. Mentre stavo da loro Lily cominciava a preparare la cena: metteva nel forno un pollo spennato. I bambini cenano abbastanza presto per essere pronti quando la mamma li viene a prendere. Con Lily e Pino, suo marito ho parlato di come vanno le cose giuridiche riguardanti il nostro sfratto. Anche loro vorrebbero andarsene da questa casa, troppe cose ingiuste sono successe e succedono tuttora.

mercoledì 8 dicembre 2010

Mangiare, guidare, pregare



Parole di Woody Allen: "Il mondo è un grande ristorante." Ed ha ragione, si mangia dappertutto, si vedono sempre più ristoranti in giro. Forse tanta gente, per investire i propri guadagni, decide di aprire un ristorante, da sola o con amici. Famosi attori americani possiedono un ristorante in più paesi. Non parliamo poi di pizzerie al taglio, ce ne sono a bizeffe. In certe strade centrali convivono quasi fianco a fianco. Ieri ne ho viste di nuove in una via che non frequentavo da un pò di tempo. Mi sono fermata sorpresa: qui c'era una bottega di un artigiano, peccato che ha dovuto chiudere. Continuando sulla stessa strada, appena un pò oltre, un'altra pizzeria al taglio. Io: "Ma guarda, quel bel negozio di oggetteria non esiste più." Uno si chiede: "Come fanno a sopravvivere queste pizzerie, c'è una concorrenza spietata." Ma sopravvivono benissimo, i clienti non mancano mai, turisti e italiani sono sempre pronti a mangiare. A qualsiasi ora. E se non è pizza, è gelato. Gelaterie, un'esagerazione quante ce ne sono. Ho visto delle pizzerie al taglio con una gelateria a fianco.  Avranno lo stesso furbo propietario? I clienti non devono scomodarsi molto, mangiano un pasto completo: prima il salato, poi il dolce. Una decina di anni fà non era ancora così, questo tipo di pizzerie erano rare. In quei giorni un giovane, vedendo passare me e mio marito, è uscito in strada per salutarci. Si conoscevano dalla RAI  dove lui era falegname e Pino leggeva il TG. Con orgoglio ci ha indicato la sua nuova pizzeria al taglio. Noi  ci siamo complimentati e lui con un sorriso contento: "E' una miniera d'oro." Le stesse parole le ha usate un proprietario di un bar che conoscevamo bene. Fra cappuccini, caffè espresso, caffè lungo, caffè macchiato, caffè corretto, lieviti, tramezzini, e si potrebbe andare avanti ancora per un bel pò, la gente affolla i bar. Sembra quasi come se stesse prendendo una medicina: in piedi ingoia il contenuto di una tazzina e esce. E' un rito che tante persone ripetono più volte al giorno.
Alle parole di Woody Allen voglio aggiungerne delle altre: "Il mondo è un grande garage." Macchine dappertutto. Nelle strade le macchine sono quasi attaccate l'una all'altra e per attraversare, per andare dal tuo marciapiede a quello di fronte, cammini e cammini per trovare un'apertura fra macchine e motorini. Il traffico è senza tregua, un andirivieni continuo, che solo alla sera e di notte si dà una calmata.
Trovo che ultimamente la situazione sulle strisce pedonali sia migliorata, ma non molto tempo fa  nessuna macchina o altro veicolo si fermava alle strisce zebrate e quando sembrava che ci fosse un momento di quiete e ci si avventurava ad attraversare, c'era sempre il pericolo che all'improvviso sbucasse una moto a grande velocità. C'era sempre il magone. Oltre gli occhi in faccia ci sarebbe stato bisogno di averne anche sulla nuca e sopra le orecchie. Se ad ogni morte di papa una macchina si fermava il primo pensiero era: sarà uno straniero al volante? Eppoi il pedone ringrazia con un cenno del capo o della mano. Per una cosa che dovrebbe essere la norma e che in altri paesi lo è.
C'era un sindaco che diceva che per ogni bambino nato avrebbe piantato un albero. Però è vero il contrario. Con ogni nascita ne viene abbattuto uno o più di uno. Per far posto alla regina macchina. Per creare parcheggi fanno scomparire interi spazi verdi con cespugli e alberi. C'è gente che con sorpresa vede che all'improvviso il verde nella propria strada è scomparsa. Di recente ho visto con dispiacere che nel mio vecchio quartiere un raggruppamento di oleandri ha lasciato il posto a delle signore macchine. Quando ancora abitavo là un palazzetto è stato adibito ad agglomerato di uffici. Nel giardino, per creare un parcheggio, sono stati eliminati alcuni alberi. All'inaugurazione era presente il sindaco.


Da ragazza in Canada ho preso la patente. Tornando in Europa non ho mai più guidato. Non c'era grande necessità di possedere una macchina , Pino lavorava a due passi dal lavoro, per spostarci si prendeva l'autobus e in casi urgenti un taxi. Oltrettutto sarebbe stata una spesa extra che avrebbe pesato sul bilancio familiare. Se un'amica mi viene a prendere in macchina per fare insieme una comnmissione, arrivate a destinazione rimane un dilemma: trovare parcheggio.
Come risolvere il problema delle macchine? Proviamo a pregare. Preghiamo gli dei o l'universo di donarci
l'ubiquità. Possedendo l'ubiquità ci spostiamo dove vogliamo senza più inquinare, sfruttare e  rovinare questo pianeta che, anche se non sembra, amiamo.
Ma c'è anche un'altra via da seguire: la scienza fa passi da gigante. Un gruppo di scienziati dell'Utah, dopo anni di sperimentazione è arrivato a un buon risultato: ha  fatto assumere ad un asino una fiala con una soluzione chiamata HZ17YP UBI.QUI.TA. Si è visto l'asinello da loro allevato pascolare in diversi posti del mondo contemporaneamente. Si marcia verso un pianeta pulito? Ce lo auguriamo di cuore.

lunedì 6 dicembre 2010

Porta Portese


Porta Portese è il mercato domenicale più grande e più famoso della capiale. E' un mercato delle pulci. Molti anni fa, ma veramente tanti, anche se guardando indietro questi cinquant'anni passati è come se fossero un'eternità e allo stesso tempo un soffio, andavo a Porta Portese con degli amici stranieri a comprare del formaggio americano, lo Cheddar Cheese, che arrivava dall'America in grandi contenitori metallici. Allora era un prodotto raro. Ne facevamo grande uso. Non tanto tempo dopo ci andavo con mio marito, da freschi sposi, per curiosare e per comprare qualche indumento non usuale, almeno a noi sembrava di aver scovato qualcosa di non comune. Allora non c'era quell'abbondanza in tutti i campi che c'è adesso. Ci si accontentava più facilmente.
Con i figli, amici e parenti certe domeniche mattina era Porta Portese la nostra meta. Che moltitudine di gente: si spingeva, ci si perdeva, ci si ritrovava. E mi ricordo anche il caldo asfissiante.
I figli crescevano, disertavano le uscite con mamma e papà e arrivavano i Russi. Andavo con Pino o un'amica a Porta Portese oppure da sola. Dai Russi raggruppati in un posto fisso del mercato ho acquistato diversi prodotti allora per noi esotici che settimanalmente arrivavano con dei camion dal loro paese. Avevano tanti clienti. I cavalli di legno dipinti erano molto belli e dato che Pino era appassionato di cavalli, per ogni festa gli facevamo trovare un piccolo cavallo. Che veniva da lui sempre apprezzato. Succede come con tutte le cose, non si sa perchè ma a un certo punto Porta Portese è finita nel dimenticatoio.
Adesso è venuta di  nuovo a galla. Mi sono fatta contagiare da Laura, la ragazza di David che torna spesso da Porta Portese con dei vestiti carinissimi, usati ma come nuovi, pagati un nonnulla. Molti di questi indumenti finiscono là dai contenitori che sono stati piazzati in diverse strade della città e dove la gente viene invitata a depositare l'abbigliamento non più voluto ma in buono stato. Una ragazza che conosco ha riconosciuto una sua gonna, un uomo il proprio pullover: indumenti che avevano donato pensando fossero per i poveri.
Ho sentito dire che i vestiti dei contenitori vengono venduti a peso a chi poi li vende sulle bancarelle.
In ogni caso si è creato un grande commercio che da da mangiare a tanta gente. Spero che comunque i bisognosi ne traggano beneficio.
Se il tempo lo permette e non ho altri impegni, mi avventuro. Dall'Esquilino è molto più facile arrivare a Porta Portese che non da Belsito. Con l'autobus 3 si arriva direttamente all'arco di Porta Portese. L'unico guaio, e non è un piccolo inconveniente, è che i bus arrivano già strapieni, straboccanti. La gente che vuole entrarci è tanta. Ogni domenica è la stessa storia, ma aspetto finchè riesco a salire a bordo. Nell'autobus si sta come sardine, succede a volte che una persona si senta male perchè manca l'aria. Per me il tragitto dura una ventina di  minuti ed è bello, quasi si tocca il Colosseo, si passa lungo Viale Aventino, il Circo Massimo, poi si vede la Piramide. Arrivata a Porta Portese guardo la folla variegata , m'immergo nella merce sulle bancarelle e torno a casa soddisfatta degli acquisti, per lo più qualche bel capo di vestiario e degli adesivi molto colorati per le nipotine.
Il viaggio di ritorno è una copia di quello dell'andata.

sabato 4 dicembre 2010

Ida Magli e le mie riflessioni

Quando ho delle notti che dormo poco leggo un libro. Leggo un libro anche sul balconcino seduta su uno sgabello. Anche andando in un parco porto un libro. Ma durante pranzi e cene, che per lo più consumo da sola, metto a fianco del mio piatto una rivista. Leggo attentamente gli articoli quasi sempre interessanti e penso a come siano bravi certi giornalisti. Ma, immancabilmente, arriva tirata dentro con la forza, spesso a sproposito, una sfrecciata velenosa, sempre allo stesso indirizzo: il presidente del consiglio. Mi viene lo sconforto. Non potevano farne a meno? In questo modo tutto diventa maledettamente noioso. Possibile che  in Italia non si possa argomentare su nulla senza tirare in ballo questa persona? E troppo spesso non per faccende politiche, bensì per presunti festini erotici? Ha senso guardare la vita attraverso il buco della serratura? Si può scatenare una guerra politico mediatica solo perchè una persona adulta partecipa alla festa di compleanno della figlia di un amico? Siamo a tal punto schiavi del gossip? Da cosa è motivata tutta questa morbosità? E' diventato un delirio. Perchè in un importante settimanale illustrato intervistando un celebre regista americano si cerca a tutti i costi di tirare in ballo il Cavaliere sperando che il regista abbocchi e ne parli male? In questa occasione il filmmaker, che non è stupido, non ha abboccato all'amo e ha glissato la domanda. Perchè si cerca ogni pretesto per alimentare un odio collettivo così sproporzionato? Sarà l'invidia che scatena questi sentimenti ossessivi? Invidia generata dal fatto che una persona estranea alla politica irrompa sulla scena politica e sconvolga tutto ciò che è stato costruito in sessant'anni. Questo odio represso e queste notizie distorte vengono catapultati in tutto il mondo dai media che si oppongono al governo. Gente che all'estero non sa niente del presidente del consiglio assorbe notizie fasulle attraverso gli organi di informazione ostili al governo ma che si spacciano per neutrali. Tanti corrispondenti stranieri che vivono in Italia mandano i propri articoli diffamatori ai loro giornali e così, se sei all'estero, può capitare che persone male informate ti chiedano scandalizzate: "Come fate a sopportare che le sorti dell'Italia dipendano da un uomo colluso con la mafia e seduttore di minorenni?" E che dire della gente che pur mangiando dal piatto del Cavaliere ci sputa dentro? Come possono accettare lavoro da una persona che non apprezzano, che addiritura odiano? Di politica so poco o niente, è un argomento troppo complicato da seguire anche perchè i partiti cambiano nome in continuazione ma la gente rimane sempre quella.
I miei pensieri sono spesso positivi, sono felice di vivere ma le situazioni che mi circondano mi impediscono che siano sempre positivi.
Quest'estate ho letto un libro di Ida Magli: "La Bandiera Strappata". Interessante, non di facile lettura (almeno per me). Il libro è stato pubblicato nel 1994, ma è valido ancora adesso. Nel risvolto di copertina si legge fra altro: "L'intera architettura di questo libro si regge su un'intuizione che ha guidato molta parte del lavoro scientifico della Magli: la "strettissima connessione, la simultaneità, fra sistema del Sacro e sistema del Potere."
Il libro ha 149 pagine; a pagina 129 si legge:" Berlusconi è odiato da tutti i politici, e da quei cittadini che, ancorati alle sinistre, per "natura" concepiscono il governo come lotta". Poi continua: "L'ostilità che Berlusconi suscita, non soltanto nei partiti "di sinistra", ma nei giornalisti, spesso anche in quelli che non dovrebbero essergli contrari, e perfino nell'opinione straniera è, appunto, profondissima perchè inconsapevole dei suoi veri motivi, istintiva, insuperabile." E ancora: "Il Potere, in quanto Potere, non può appartenere a tutti, deve conservare la "differenza" fra chi lo esercita e i comuni cittadini." "I politici sanno bene che, nel combattere contro Berlusconi, combattono per la propria  sopravvivenza. Per la sopravvivenza del Potere in quanto Potere."
Ogni domenica compro Il Giornale; per avere informazioni alternative leggo gli articoli dei suoi bravissimi giornalisti. Per formarsi un opinione  bisogna non fermarsi alla prima voce che si ascolta.

mercoledì 1 dicembre 2010

Liviuccia

Livia, con la varicella, è rimasta a casa da scuola per una settimana abbondante. Era una forma leggera di varicella, perciò giocava come al solito. E' successo che interrompendo i giochi, con una faccia pensierosa è venuta dalla mamma chiedendo: "Mamma, il bambino nella pancia della mamma come esce?" Sigrid: "Quando sei un pò più grande e capirai meglio te lo spiegherò." Livia quasi senza neanche aspettare la risposta aveva un'altra domanda: "Ma se i bambini nascono dalla pancia della mamma, il primo uomo sulla terra da dove è venuto?" Risposta: "C'è una teoria che dice che l'uomo derivi dalla scimmia e un'altra che è stato creato da Dio. Ma anche in questo caso aspettiamo che sei più grande per trovare una risposta." "E quando moriamo dove andiamo?" "Il corpo resta sulla terra e i pensieri volano in alto." "Mamma sai una cosa, Dio non esiste." E Livia tornava ai suoi giocattoli. Ogni tanto ha delle osservazioni che ti lasciano di stucco. Adesso ha 5 anni e 8 mesi. Non mi ricordo che cosa frullava nella testa dei miei figli a quell'età. Mi rammento solo che una sera seduti insieme sul terrazzino di casa, Sigrid a più o meno 3 anni disse guardando in sù: "Ma quante stelle nel cielo e come sono belle." A Pino e me sembrarono delle parole bellissime uscite da una così piccola bocca.
Lunedì scorso Livia è tornata a scuola e subito ha chiesto il permesso di avere delle bambine a casa per giocare. E' caduta la neve e fa meno 5°, il vento gelido fa sembrare come se fossero -15.
Ieri Livia indossava una gonna-pantalone avuta da me e Sigrid voleva farmi vedere come le sta bene. Livia stava un attimo nel giardino con la neve con l'amichetta Skye ma appena vedeva la macchina fotografica  correva via; lo stesso Sigrid è riuscita a fotografarla e trovo che la foto sia molto carina.
I vestiti per bambini in Olanda sono molto belli ma a Sigrid piace che le bambine abbiano anche degli indumenti italiani e americani. Questi ultimi li porto da New York, un regalo da zio Jan per le nipotine..


Alle pendici di Monte Mario tris

Roma 1969.


L'origine del nome Monte Mario ha un paio di ipotesi: la prima che derivi da "mare", riferendosi alle conchiglie fossili che vi si trovano, la seconda che derivi dalla villa appartenuta a Mario Mellini, umanista del 400 e dove oggi si trova l'osservatorio astronomico. Sulla prima tappa, che io chiamavo così perchè era la prima pianura, abbiamo fatto qualche volta un picnic insieme a Pino ed era festa che venisse anche papà. A volte salivamo tutti e cinque fino al bar Lo Zodiaco per mangiare un gelato e goderci il panorama.
Nel nostro posto fisso c'era un grande sasso sul quale mi sedevo, badavo ai bambini e frattanto scrivevo una lettera,  rammendavo calzini o facevo un vestitino per le bambole di Sigrid. Non c'erano altre mamme, ma a me piace stare a contatto con la natura, ne ero abituata fin da bambina e volevo che anche i miei figli crescessero il più possibile liberi. Ancora si ricordano con amore dei tanti momenti passati sul nostro monte. Jan mi ha detto poco fa: "Mamma eravamo outdoor kids"  Tutti e tre potevano anche portare a casa degli amichetti direttamente da scuola, si pranzava e via.
Abbiamo visto costruire la cosiddetta Panoramica, la strada che va da Piazzale Clodio fino a sù e che serviva per alleggerire il traffico di Viale delle Medaglie d'Oro e della Trionfale. E in quel mentre il traffico si è addensato anche nel nostro angolo tranquillo.

Alle pendici di Monte Mario bis

Roma 1969.

Nel 1964 è nata Sigrid Anne Livia. Durante la gravidanza stavo leggendo dei libri di Sigrid Undset, premio Nobel della letteratura. Non si sapeva ancora il sesso della nascitura in anticipo e preparavamo una lista di nomi sia per maschio sia per femmina. Alla fine per la bambina che ci è nata abbiamo scelto Sigrid: colei che vince. Anne come mia madre Antje che mio padre chiamava sempre Anne. Il terzo nome era un desiderio di Pino. Livia era una giovane domestica, sola al mondo, che viveva nella sua famiglia aiutando sua madre in tutte le facende di casa. Durante la guerra, in inverno, andò in giro cercando cibo per tutti, prese una polmonite e morì. Tutti i sei figli erano molto affezionati a Livia. Io lo trovo un nome molto bello.
A via Goiran dai balconi e dalle finestre c'era la vista su tutto il verde del monte. In primavera c'erano le macchie gialle, prima della ginestra poi della mimosa. Allora c'era pochissimo traffico, i bambini diventati più grandicelli giocavano in cortile con tanti amichetti della nostra strada. Già da piccolissimi li portavo fino alla prima tappa di Monte Mario, arrampicandoci e aggrappandoci ai cespugli se necessario. La Riserva Naturale non esisteva ancora, era tutto natura selvaggia. Vicino a casa nostra c'era (e c'è ancora) un bel palazzetto rosso con un cortile dove tenevano delle galline. David giocava spesso col bambino dell'ultimo piano, Stefano. Molto tempo prima che camminasse portavamo anche Sigrid con noi sul monte. David se la caricava sulle spalle ed io la tenevo. Amavamo il "nostro" monte. I ragazzi li chiamavo le mie capre di montagna talmente erano agili, scendevano a grandi salti e salivano in un lampo. Trovavano tante conchiglie fossili che conservavano nella loro stanza, ma prima di traslocare in una casa più grande le abbiamo riportate sul monte.


David quattro anni, Jan 8 mesi.

Alle pendici di Monte Mario

David a due mesi.

Prima di abitare sopra Monte Mario abitavamo sotto Monte Mario, in una piccola strada chiusa, in cima a Via Teulada. Stando in quella casa è nato nel 1964 Jan che ha preso il nome di mio padre perchè , essendo un nome breve e forte, piaceva tanto a Pino, mio marito. Gli abbiamo aggiunto il nome Saul. Il suo padrino inglese, Robin Anderson, un cattolico convertito, ci ha pregato di optare anche per un terzo nome e cioè Maria. E così il nostro secondo maschio si chiama Jan Saul Maria. A noi questa combinazione suonava bene. David, il nostro primogenito è nato nel 1960, quando abitavamo in Viale Angelico, la nostra prima casa da sposati. Il suo secondo nome è Stanislao, come il suo nonno paterno. Quando David aveva un anno e mezzo  abbiamo traslocato in questa piccola strada  tranquilla.  Ci piaceva molto avere tanto verde sotto gli occhi e per Pino era l'ideale: girava l'angolo e stava al lavoro. Se toccava a lui leggere l'ultimo telegiornale accendevo un attimo il televisore e se aveva finito buttavo la pasta. Alla RAI per le traduzioni dall'olandese chiamavano me. Una volta ho tradotto dall'afrikaans un'intervista non semplice. Per la TV ho anche fatto l'interprete per la nazionale di calcio olandese, dopo un match allo stadio olimpico, negli spogliatoi, e più tardi al ricevimento organizzato per i giocatori, Pino e figli presenti. David e Jan, da tifosi di calcio, erano felici e eccitati. Il giorno dopo mi riconoscevano dappertutto. Momenti di gloria.


David a due anni e tre mesi.

sabato 27 novembre 2010

Monte Mario


L'altroieri ho sentito la mia carissima amica Barbara, del mio vecchio quartiere La Balduina-Belsito. Comunichiamo attraverso il telefono o il computer. Ogni tanto ci vediamo ma non più spesso come prima, quando non c'erano tanti chilometri fra casa sua e casa mia. Ci siamo conosciute tanti anni fa tramite i gatti di strada. Delle volte ci incontravamo per caso nello stesso momento a portare del cibo ad una famiglia di felini quasi di fronte a casa sua. Abbiamo cominciato a parlare fino a diventare amiche. Lei non era una gattara fissa come me ma quando aveva degli avanzi li portava ai mici e ospitava nel suo giardino un gattone che si era presentato alla sua porta: gli offriva vitto e alloggio. Quando uscivo per la mia passeggiata giornaliera a nutrire una colonia piuttosto lontana spesso mi accompagnava. Come me ama i gatti, ne ha avuti diversi, adesso ha Musina, che è bellissima ed ha dei dentini aguzzi, lo sappiamo bene: ama le carezze ma ha il vizio di ricambiarle con dei morsi. Musina ha anche un altro nome, molto fantasioso, che ha inventato Silvano, il marito di Barbara: Birigundoli. Potrebbe essere il suo cognome. Musina Birigundoli, suona bene.
Il caso volle che mentre Barbara ed io diventavamo amiche, Silvano e Pino salendo quasi tutte le mattine sullo stesso autobus che li portava al lavoro hanno cominciato prima a salutarsi, poi a conversare e prendersi in simpatia. Hanno quindi deciso di vederci tutti e quattro assieme per un tè.
Un'altra cosa che Barbara ed io abbiamo in comune è la voglia di camminare. Quando avevamo del tempo libero ci avviavamo a fare una passeggiata nel Parco di Monte Mario, il cui nome esatto sarebbe Riserva Naturale di Monte Mario. Monte Mario è il nome dell'altura che sorge a Roma sul lato destro del Tevere. Con i suoi 139 metri è il rilievo più imponente di Roma ( il cucuzzolo più elevato verso l'ovest della zona arriva a 150 metri). Quest'altura non fa parte dei sette colli di Roma. L'Esquilino, dove adesso risiedo, invece si, e dei sette è il colle più alto.
Camminavamo per i bei sentieri, ammirando gli alberi e i cespugli molto belli, leggendo i loro nomi scritti su delle targhe e incontrando molti cani con i loro padroni.  Poi ci sedevamo su una panchina con un bellissimo panorama davanti a noi con, in lontananza, i colli romani.


Gran parte della città era ai nostri piedi. Con i nostri occhi incantati parlavamo di tutto. Con Barbara mi trovo sulla stessa lunghezza d'onda, su tanti argomenti abbiamo la stessa visione, mi trovo bene con lei.  Mi diceva ieri che sta leggendo il mio blog e le piace molto. Mi dava tanti di quei complimenti che mi sentivo confusa e emozionata. Non è piaggeria diceva (piaggeria è sinonimo di adulazione, ho guardato nel vocabolario).   Questi giorni di pioggia avranno finalmente un termine? Oggi è una giornata promettente senza neanche una goccia, se continua così: Monte Mario aspettaci!!!

giovedì 25 novembre 2010

Nè pesce nè carne



Sto ordinando dei cassetti pieni di carte e documenti e anche dall'armadio nell'entrata ho tirato fuori delle cartelle e dei blocchi da disegno. Cerco qualcosa e non la trovo, forse sta proprio sotto il mio naso, meglio chiedere aiuto a Sant'Antonio, speriamo che non abbia troppo da fare con gente distratta come me. Il più delle volte mi dà una mano e gli dico: "Grazie Tonino."
Ma quello che volevo dire è che in tutta quella carta che sto smuovendo non c'è nessun bordo smangiucchiato. I pesciolini d'argento qui non ci sono. Nell'altra casa erano già presenti in tutti gli armadi a muro dal primo giorno che siamo andati ad abitarci e non c'era nessun rimedio per farli traslocare.
Mi ricordo che durante il corso di Scrittura Creativa ho scritto un racconto su questi insetti, in data 15-10-2004. L'ho cercato e l'ho trovato...... senza l'aiuto di Sant'Antonio. Eccolo.

Nè pesce nè carne

Perbacco, come mi sento colpevole, perchè l'ho fatto? Istitivamente ho allungato la gamba e il mio piede ha schiacciato il pesciolino d'argento che correva, correva velocissimamente per la sua vita. Qui nel bagno ne vedo spesso uno e anche più di uno, verranno ad abbeverarsi. Come correva. A pensarci bene tutti gli esseri viventi tengono alla propria vita e corrono e scappano se è necessario e, se possono. L'ho schiacciato perchè questi pesciolini li trovo sugli scaffali tra i libri e diverse pagine sono da loro smangiucchiate. Li combattiamo perchè, avendo fame fanno a pezzi le cose a cui teniamo. Che rabbia vedere dei bei libri e persino dei vestiti rovinati. Loro, quei pesciolini, hanno una fame da lupi. Come del resto anch'io, che, con i miei quattordici anni divoro di tutto. Soprattutto quando torno dalla piscina e con un buco allo stomaco riempio il mio piatto più volte e mamma e papà osservano compiaciuti. E' una cosa ingiusta però che mentre io posso mangiare grandi quantità di cibo, questi insetti ci danno fastidio col loro inesausto appetito. Anche noi esseri umani combiniamo dei guai e se c'è un dio forse lui ogni tanto, quando è amareggiato per le nostre malefatte, allunga una gamba, ci fa uno sgambetto, una schiacciatina, fa venire un bel terremoto o fa straripare un fiume e tutti a correre tentando di salvarsi la vita.
Ma quanti pensieri mi ha fatto venire questo pesciolino d'argento, questo cosino scarno. Ma perchè si chiama così? Non è mica d'argento e non ha niente di un pesce. E perchè è così scarno se sta sempre ad abbuffarsi? Mah, sarà che ha il metabolismo veloce. Adesso però è meglio che riordino il bagno dopo la doccia e mi vesto al  più presto. Fra mezz'ora mi vedo con Evelina. Portiamo a spasso in nostri cani. E' proprio simpatica  Evelina e quant'è carina. Non vedo l'ora di vederla. Devo ringraziare i nostri cani che ci hanno fatto avvicinare. Chissà se con Evelina posso parlare dei pesciolini d'argento e di tutto il resto.

mercoledì 24 novembre 2010

Animali, che belli

Ho trovato fra le carte che conservo in una cartelletta un altro aneddoto scritto l'anno scorso in dicembre, un altro "ikje" che però non ho mandato al quotidiano.
Ogni sera Kevin e Sigrid leggono una storia o delle pagine da un libro per le loro bambine Livia e Flaminia.
Quando io sono con loro a Haarlem leggo con Livia e guardo con Flaminia dei libri in italiano che porto in regalo. Per Flaminia avevo portato un libro con tante illustrazioni di animali domestici. Ne andava matta, ogni momento era buono per guardarlo insieme. Mi cercava, mi prendeva per mano per condurmi al divano dove il libro aspettava. Mi sedevo e senza parole si buttava sulle mie ginocchia e, irrequieta come è di solito, con quel libro era assorta per un lungo tempo. Così ho scritto il seguente aneddoto:

Flaminia a un anno e mezzo.

Livia assorta.

Animali

Con la mia nipotina di un anno e mezzo guardo dei libri con le figure. Alla vista di immagini di animali lancia dei gridolini entusiasti, delle volte accompagnati da una intensa risata di gioia e di riconoscimento, seguiti dal verso o gesto che si adegua all'animale appena visto, che sia un cane, un gatto, una mucca,un cavallo, un coniglio, un cervo, un uccello e chi più ne ha più ne metta.
Che tenerezza vedere queste reazioni.
Questi animali tanto amati da bambino, col crescere spesso finiscono in pentola e fra i denti o in altri modi per loro sgradevoli.
Le statistiche dimostrano che i vegetariani vivono più a lungo e sono soggetti a meno malattie.

martedì 23 novembre 2010

Buon appetito


L'anno scorso sono stata in Olanda non soltanto, come mio solito, nel mese di maggio ma anche a novembre e dicembre. Ogni mattina il postino consegnava il quotidiano NRC Handelsblad al quale Kevin è abbonato. La sera quando la casa era tutta tranquilla lo leggevo comodamente seduta in poltrona. Arrivata all'ultima pagina leggevo che i lettori venivano invitati a mandare un piccolo aneddoto su un fatto a loro realmente  accaduto. Ogni giorno ne veniva pubblicato uno. Questi raccontini vengono chiamato "ikjes": ik significa io e perciò ikjes sarebbe io-ucci e non possono superare le 120 parole più gli spazi e i segni. Veniva anche raccomandato di non rimanerci male se gli scritti non fossero stati pubblicati  perchè ogni giorno ne arrivavano tanti e solo per uno c'era posto nel giornale. Circa cinque anni fa ho scritto e mandato una storiella che non è stata pubblicata. Per nulla scoriaggiata ho deciso di riprovarci  mandando il  resoconto di una cena alla quale avevo partecipato non molto tempo prima.
Quando sono partita Kevin ha controllato ogni giorno l'ultima pagina ma il mio "ikje" non è apparso.
E allora che faccio? Lo copio qua, tradotto in italiano, alla meno peggio, in questo modo qualcuno lo leggerà.


Buon appetito!

Nel 1981 tutto il nostro nucleo famigliare decise, dopo aver alscoltato la saggia argomentazione dei nostri figli studenti, di diventare vegetariano per ragioni etiche.
Spesso ci venivano chieste delle spiegazioni su questo nostro nuovo modo di vivere e c'erano delle domande complesse alle quali era difficile rispondere con due parole.
Adesso, dopo tanti anni, per non stare a discutere, la mia risposta è diventata stringata: "Non voglio mangiare cadaveri. "Non molto tempo fa ero invitata ad una cena da amici. La comitiva era internazionale. A me veniva servita una squisita pietanza a base di verdure, agli altri un piatto di carne mista. Il mio vicino di tavola, un americano, mi augurava:" Enjoy your vegetables." La mia replica sorridente e spontanea era: "Enjoy your corpses."





Sigrid, Jan e David - 1981.

venerdì 19 novembre 2010

Notizie dal fronte




Jan ci ha mandato delle bellissime foto di Central Park vestito con i colori dell'autunno. Dice che il clima durante il giorno è gradevolissimo, invita a frequentare i tanti parchi. L'Indian Summer si è presentata.
Ho sentito parlare per la prima volta di "Indian Summer" quando abitavo in Canada: giornate ancora calde e primi geli notturni in ottobre inizio novembre. Le foglie degli alberi e i cespugli che si tramutano dal verde al rosso-giallo. Una tavolozza incredibile di tante tonalità calde. C'è gente che si prende appositamente una piccola vacanza solo per godersi la natura in fiamme. Non molto tempo fa ho sentito mio fratello Henk che aveva intenzione di fare anche quest'anno una gita in macchina nei dintorni di London, Ontario, Canada unicamente per questo scopo.
Le mie visite ai miei in Canada cadevano in genere a metà agosto fino a metà settembre e capitava che il gelo notturno si presentasse in anticipo. Allora raccoglievo delle belle foglie colorate sotto ad un albero molto grande nella strada dove abitavano i miei genitori e dopo solo mia madre. Contagiavo anche le mie nipoti, figlie di mio fratello Minze.
Le notizie dall'Olanda stamattina: Livia non è andata a scuola, è rimasta a casa perchè ha la varicella. Per qualche giorno non può frequentare altri bambini. E' un pò sciupatina ma non sta male. Livia sta volentieri a casa, ha molta fantasia, non si annoia, non si stanca mai dei suoi giocattoli. Sarà duro tenere Flaminia occupata che è un tipetto vivace, ha bisogno di muoversi, di sfogarsi. Direi che è inevitabile che anche lei verrà contagiata. Speriamo che guariscano in fretta affinchè il 19 dicembre possano partire per Roma come stabilito. Non vedo l'ora di vedere il quartetto.

giovedì 18 novembre 2010

Poesjemauw e Ursula

1979.
Sigrid e Jan con Poesjemauw - Roma 1975.

Noi abbiamo avuto due gattine, Poesjemauw e Ursula. Poesjemauw è arrivata da noi in una busta di plastica. Mentre Jan giocava a pallone con i suoi amichetti nella piccola strada chiusa dove abitavamo allora,  una signora gli si avvicinò con le parole: "Hei ragazzino butta un pò questa busta nei cespugli." E gli ha dato una barretta di cioccolata. Correndo verso i cespugli alla fine della strada Jan diede un'occhiata nella busta e ci vide due gattini neonati. Subito è venuto a portarli da me. In quel momento ero in compagnia di un' amica ed abbiamo deciso che un gattino lo tenevo io e l'altro lei. Poesje l'ho cresciuta col contagocce e poi con cibo per neonati fino a che non ha cominciato a mangiare da sola. Amava tutti in famiglia. Alla sera andavo a cercarla in uno dei letti dei ragazzi, si metteva lunga lunga col suo corpicino contro uno di loro, sotto le coperte con la testa sul cuscino. Ma dato che di notte era sveglissima e camminava sopra le nostre teste la chiudevo dentro un bagno dove aveva tutto il necessario. Per Sigrid arrivava il momento di andare alla scuola elementare. Quando faceva i compiti con un'amichetta Poesje si metteva al centro del tavolo e osservava tutte le mosse dellle bambine. Quando l'amichetta allungava una mano per prendere le matite colorate di Sigrid Poesjemauw le dava una bacchettata con la zampetta sulla mano: lascia stare, quelle non sono cose tue.
Un giorno tornando a casa con Sigrid da una riunione delle Coccinelle abbiamo sentito un miagolio forte forte proveniente da sotto la carrozzeria di una macchina. Un piccolo gattino che non si faceva prendere. Cercata e trovata una scatola di cartone l'abbiamo messa sotto la macchina e sì, il gattino è saltato dentro. L'abbiamo portato a casa con noi. All'inizio Poesje soffiava contro Ursula, la piccola intrusa, ma in breve tempo l'ha adottata, la puliva da capo a fondo. Ursula felice di aver trovata una mamma succhiava al suo seno. Sicuramente con questo stimolo il latte è venuto. Stavano sempre insieme. Con noi hanno traslocato in una casa grande, in un altro quartiere.
Ursula è rimasta sempre magrolina e paurosa. Quando sentiva la voce di qualcuno che non conosceva, saltava con tutta velocità dentro un armadio a muro la cui porta era lasciata appositamente sempre aperta.
Aveva uno sconfinato amore per le sue due mamme: per Poesje e per me.
Andando in vacanza a volte offrivamo l'uso della nostra casa e in cambio i nostri ospiti stranieri accudivano i gatti e le piante. Era una soluzione che soddisfaceva entrambe le parti.
Poesjemauw è morta a tredici anni per un tumore al seno, Ursula a diciotto anni per un blocco renale. Sono state dei grandi nostri amori e ancora mi mancano, delle volte quando apro la porta di casa mi aspetto che stiano là a darmi il bentornata.

Ursula

lunedì 15 novembre 2010

Il gatto Ugo

Ieri pomeriggio ho bussato alla mia vicina di casa per dirle che avevo fatto un dolce e se voleva prendere un tè da me. Ha aperto la porta col cappotto addosso, pronta per uscire. Diceva: "E' morto il gatto, è morto Ugo." Mi ha detto che il giorno prima uno dei figli è venuto a trovarla, ha citofonato dicendo che c'era un gatto là per terra che somigliava a Ugo. Lei ha risposto che non era possibile, Ugo stava dormendo in qualche parte della casa ma dando velocemene un'occhiata in tutte le stanze non l'ha trovato. Era il gatto sul marciapiede, sfracellato cadendo dal cornicione del sesto piano. Dava ancora segni di vita e l'hanno portato dal veterinario che l'ha tenuto sotto osservazione. Ma Ugo non ce l'ha fatta e adesso la mia amica stava andando a riprenderlo e ad informarsi su dove seppellirlo. Flavia era molto triste, aveva diviso diciotto anni di vita col suo micione. Le ho porto le mie condoglianze; mi dispiaceva tanto, Ugo era un gatto adorabile, ogni tanto veniva in casa nostra, amava essere accarezzato. So per esperienza quanto è brutto quando un animale voluto tanto bene passa ad un altra vita.
Per molti anni sono stata una gattara, ogni giorno portavo da mangiare a una colonia di gatti. Avevo diviso i compiti con altre signore, in quei tempi nel quartiere della Balduina c'erano molti gatti abbandonati che procreavono formando delle colonie in diversi posti. Ogni signora badava a una famiglia di mici. Era un compito impegnativo ma remunerato nel vederli in buona salute ed affettuosi.
Pian piano tutti i gatti venivano sterilizzati e col tempo le famiglie gattesche si estinsero. Adesso nel mio vecchio quartiere non se ne vedono più per strada.

domenica 14 novembre 2010

Mario Soldati, il vino e l'arte




Ventitrè anni fa, nel 1987, Jan e il suo gruppo, gli Astaroth, si esibiva nei locali di Los Angeles. Nel tempo libero Jan amava dipingere ascoltando musica classica. Per un mese i suoi quadri sono stati esposti nelle vetrine di una famosa casa italiana di alta moda a Beverly Hills. Un giapponese se ne invaghì e ogni volta che veniva in America ne comprava uno o due per poi rivenderli in Giappone. Un giorno Jan venne a sapere che quel mercante d'arte aveva perduto tutti i suoi averi in borsa e perciò non aveva più possibilità di muoversi. In quel periodo il gruppo di Jan si sciolse. Lui trovò lavoro in Alaska e ci rimase per sei mesi. Una volta tornato a Los Angeles ha conosciuto una bella ragazza americana e si sono sposati.  La moglie per lavoro è stata trasferita a New York e così si sono stabiliti in quella città. Jan ha continuato a fare mille lavori e a dipingere. Ha partecipato a qualche mostra collettiva ma non ha più incontrato un altro "Giapponese" che apprezzasse i suoi dipinti. Dopo aver preso il Master in museologia e lo stage di sei mesi al Guggenheim Museum gli è venuta un'antipatia per il mondo dell'arte e ha trovato la strada del vino. Frattanto ha divorziato. La sua nuova compagna è Jennifer.
Ieri è arrivata una mail da Jan sulla mia posta e anche su quella di David. Ecco cosa dice:
Finalmente ho trovato la frase che eleva la mia professione e la valorizza forse oltre il dovuto. E' di Mario Soldati e descrive l'iter di Renato Castellani, regista cinematografico degli anni 40/50:
"Castellani soccombette di nuovo alla sfiducia.....si dedicò al vino....con un processo psicologico: il vino come transfert di una rivalsa nei confronti di una delusione artistica e morale, il vino come parziale consolazione."
Quando stavo con Jan a New York, in settembre, stava leggendo il libro di Mario Soldati "Vino al vino". Questo libro è una fotografia anche enologica dell'Italia degli anni tra il '68 e il '75. Una frase del libro dice: "l'arte del vino quanto è difficile."
Il 6 novembre scorso leggevo su un quotidiano un articolo di Paolo Rossi. Fra l'altro diceva: "Se hai troppo talento probabilmente disturberai il gruppo storico. Non avrai vita lunga se all'inizio non nascondi le tue capacità. Devi conquistare il rispetto dei mediocri. Questi in Italia (ed io dico non soltanto in Italia) sono importanti in tutti i settori. (P.R. in questo articolo parla del mondo del teatro) Si svegliano sempre due ore prima di te e in quelle due ore studiano come fregarti mentre tu dormi.".
Beverly Hills 1990
Io davanti ai miei occhi ho i validi lavori dei miei figli e la mia speranza non si arrende, prima o poi - meglio prima- un "Giapponese" se ne innamorerà.

giovedì 11 novembre 2010

Un altro racconto: La mia indecisione.......

Frequentando il corso di Scrittura Creativa mi ponevo come compito di scrivere ogni settimana un qualcosa da presentare in classe. Prima mi scervellavo su cosa parlare ma quando cominciavo a mettere la prima frase sulla carta  pian piano la storia cresceva. Nel racconto del 2/2/2004 che trascrivo adesso le prime frasi venivano a sorpresa, il seguito veniva da sè. Alla fine avevo  toccato tutti e cinque i sensi.


La mia indecisione, all'improvviso i cinque sensi

Desidero scrivere qualcosa ma sono indecisa su quale argomento toccare anche se ci sono mille cose intorno a me che meriterebbero di essere descritte e raccontate.
Per esempio questo vaso davanti a me, sul tavolo, pieno di grosse calendule che con la loro faccia gentile e arancione mi rallegrano la vista e lo spirito.
Ah, questo mio gattino che salta sulle mie ginocchia, fa le fusa, vuole le carezze. Le mie mani affondano nella sua morbida pelliccia, è una goduria per il tatto e per lo spirito.
Seduta col micio ascolto con gli occhi chiusi la bellissima musica che inonda la stanza, dolci ricordi affiorano, è un bene per l'udito e per lo spirito.
Frattanto un buon profumino viene dalla cucina. Mi chiamano. Mi accosto al tavolo. C'è tutto il ben di Dio sul mio piatto. Mangio con gusto, il mio palato va in estasi, i miei occhi si ricreano ai bei colori davanti a me, accanto a me le voci dei miei cari sono come musica, le mie dita spezzano il pane con delicatezza e piacere.
E' un momento che esalta il corpo e lo spirito.
Il mio desiderio l'ho esaudito: ho scritto qualcosa.                 

mercoledì 10 novembre 2010

Viaggio

Quando nel 2003, nel mese di agosto è morto mio marito sentivo un grande vuoto, uno smarrimento, dovevo darmi da fare, cercare qualcosa per tenere la mente occupata  Mi è venuta l'idea di migliorare il mio italiano. Mi sono informata e ho trovato un corso di italiano per stranieri. Dopo un pò di lezioni l'insegnante mi ha detto che era troppo facile per me consigliandomi di seguire il corso di "Scrittura Creativa" da lui tenuto una volta alla settimana. Io gli ho chiesto se non fosse troppo difficile per me e se gli alunni fossero tutti italiani. Sì, erano tutti italiani ma secondo lui ce l'avrei fatta, potevo almeno provare.
Ci sono andata e durante la prima lezione mi sono accorta che il corso consisteva nello scrivere a casa un racconto, una poesia, una storiella, farne fotocopie da distribuire a tutti in classe e leggere ad alta voce il proprio scritto. L'insegnante e gli altri compagni del corso avrebbero commentato il lavoro a lettura finita. Non era obbligatorio, chi voleva poteva farlo.
Dalla lezione seguente in poi ogni settimana mi sono presentata con un nuovo racconto. Era una classe molto simpatica e mi divertivo perchè la mia creatività era continuamente stimolata. Ecco un pioccolo racconto del   25-1-2004.

Viaggio

Viaggio moltissimo. Viaggio in continuazione. Prendo l'aereo con grande facilità, mi costa meno che prendere l'autobus, alle cui fermate, aspettando, perdo troppe ore della mia vita. No, col mezzo alato mi ritrovo anche troppo velocemente in un altro mondo, con un'altra lingua, altri modi di fare, altri odori, altri sapori, altri suoni. Me li godo quei momenti della mia permanenza in questi posti dove a volte mi assale anche una struggente nostalgia per i tempi che furono e per le persone amate passate alla vita dopo la vita, ponti caduti non più ricostruibili. Ma anche nuovi orizzonti aperti davanti a me.
Il mio mezzo di trasporto non conosce frontiere, solo passato, presente e futuro ed è gratis: volo sulle ali del pensiero.

Melanconia

Ogni tanto vado nel quartiere dove abitavo prima a trovare delle carissime amiche di vecchia data. Passando per la strada dove una volta vivevamo tutti e cinque insieme una leggera melanconia si impadronisce di me ma già mi distraggo e mi considero fortunata di aver trovato con  David l'appartamento di adesso.
Ieri sono andata dal dentista sempre nel quartiere della Balduina. Non volevo mancare all'appuntamento ma sentivo che non era la mia giornata. Per la terza volta il dentista ha lavorato alla devitalizzazione di un molare. Ero tutta tesa e sentivo delle piccole fitte di dolore perciò mi ha somministrato una minima dose di anestetico, ugualmente la sensazione era sgradevole: era per me una giornata di poca sopportazione. A lavoro finito il verdetto: "Pensavo di chiuderlo oggi ma non è possibile, aspettiamo un mese, vediamo come reagisce il molare, speriamo di poterlo salvare." Mi sentivo scoraggiata, non sarebbe stato meglio toglierlo subito?
Uscendo, per strada, mi è venuto da piangere, tutto il male del mondo, la sofferenza dell'umanità  mi assaliva. Ero inondata di una grande nostalgia per il passato, il presente e il futuro. Tutto il giorno ho avuto queste sensazioni sotto pelle, adesso venivano spinti fuori da un male fisico. Meno male che le giornate sono più corte, alle sei era già buio, nessuno vedeva le mie lacrime. Prendevo l'autobus, la metro. Rimanevo piagnucolosa dentro.
A casa c'erano David e Laura che si accingevano a vedere un film e mi hanno chiesto di vederlo insieme a loro. Il film mi ha distratto del tutto, era veramente simpatico. Si intitola "Taking off" dal regista Milos Forman. David mi ricordava che circa vent' anni fa l'avevamo già visto tutti noi insieme e che anche allora ci era  piaciuto.
Di notte sentivo cadere la pioggia, i tuoni, vedevo i lampi riflessi sui muri, mille pensieri si rincorrevano,  andavano a rotoloni, ma quando mi veniva in mente una scena ilare del film delle risate mi scuotevano.
Oggi ho sonno, sto bene.















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martedì 9 novembre 2010

Filastrocca di un sasso

Nella mia stanza sul comò c'è un bicchiere con dei sassolini che Livia ha raccolto l'estate scorsa nei parchi dell'Esquilino. Lei ci tiene molto a questi sassi e perciò li ho conservati. Anche a me i sassi piacciono e mi sono ricordata che tempo fa camminando per strada e vedendone alcuni per terra vicino ad un albero, mi è venuto di scrivere una filastrocca.


Filastrocca di un sasso beffardo

Sulla spiaggia e in collina
Il sasso è una creazione divina
L'uso che se ne fa
Ne determina l'utilità
Camminando lungo il fiume un certo bel dì
Ecco una storia che è andata così
Che sollievo che gran spasso
Mò che dalla mia scarpa
Ho levato il sasso
Nel punto sbagliato un sasso duole
Perciò nelle mie scarpe non ce ne vuole
Tutto il corpo ne soffriva
E anche il mio umore ne pativa
Sasso birichino venuto da lontano
Ammiro la tua bellezza
Tenendoti in mano


Quando Livia sentirà questa filastroca, con la fantasia che si ritrova sarà capace di inventare una storiella su di un sasso. Se questo avverrà la trascriverò su questo blog.