sabato 27 novembre 2010

Monte Mario


L'altroieri ho sentito la mia carissima amica Barbara, del mio vecchio quartiere La Balduina-Belsito. Comunichiamo attraverso il telefono o il computer. Ogni tanto ci vediamo ma non più spesso come prima, quando non c'erano tanti chilometri fra casa sua e casa mia. Ci siamo conosciute tanti anni fa tramite i gatti di strada. Delle volte ci incontravamo per caso nello stesso momento a portare del cibo ad una famiglia di felini quasi di fronte a casa sua. Abbiamo cominciato a parlare fino a diventare amiche. Lei non era una gattara fissa come me ma quando aveva degli avanzi li portava ai mici e ospitava nel suo giardino un gattone che si era presentato alla sua porta: gli offriva vitto e alloggio. Quando uscivo per la mia passeggiata giornaliera a nutrire una colonia piuttosto lontana spesso mi accompagnava. Come me ama i gatti, ne ha avuti diversi, adesso ha Musina, che è bellissima ed ha dei dentini aguzzi, lo sappiamo bene: ama le carezze ma ha il vizio di ricambiarle con dei morsi. Musina ha anche un altro nome, molto fantasioso, che ha inventato Silvano, il marito di Barbara: Birigundoli. Potrebbe essere il suo cognome. Musina Birigundoli, suona bene.
Il caso volle che mentre Barbara ed io diventavamo amiche, Silvano e Pino salendo quasi tutte le mattine sullo stesso autobus che li portava al lavoro hanno cominciato prima a salutarsi, poi a conversare e prendersi in simpatia. Hanno quindi deciso di vederci tutti e quattro assieme per un tè.
Un'altra cosa che Barbara ed io abbiamo in comune è la voglia di camminare. Quando avevamo del tempo libero ci avviavamo a fare una passeggiata nel Parco di Monte Mario, il cui nome esatto sarebbe Riserva Naturale di Monte Mario. Monte Mario è il nome dell'altura che sorge a Roma sul lato destro del Tevere. Con i suoi 139 metri è il rilievo più imponente di Roma ( il cucuzzolo più elevato verso l'ovest della zona arriva a 150 metri). Quest'altura non fa parte dei sette colli di Roma. L'Esquilino, dove adesso risiedo, invece si, e dei sette è il colle più alto.
Camminavamo per i bei sentieri, ammirando gli alberi e i cespugli molto belli, leggendo i loro nomi scritti su delle targhe e incontrando molti cani con i loro padroni.  Poi ci sedevamo su una panchina con un bellissimo panorama davanti a noi con, in lontananza, i colli romani.


Gran parte della città era ai nostri piedi. Con i nostri occhi incantati parlavamo di tutto. Con Barbara mi trovo sulla stessa lunghezza d'onda, su tanti argomenti abbiamo la stessa visione, mi trovo bene con lei.  Mi diceva ieri che sta leggendo il mio blog e le piace molto. Mi dava tanti di quei complimenti che mi sentivo confusa e emozionata. Non è piaggeria diceva (piaggeria è sinonimo di adulazione, ho guardato nel vocabolario).   Questi giorni di pioggia avranno finalmente un termine? Oggi è una giornata promettente senza neanche una goccia, se continua così: Monte Mario aspettaci!!!

giovedì 25 novembre 2010

Nè pesce nè carne



Sto ordinando dei cassetti pieni di carte e documenti e anche dall'armadio nell'entrata ho tirato fuori delle cartelle e dei blocchi da disegno. Cerco qualcosa e non la trovo, forse sta proprio sotto il mio naso, meglio chiedere aiuto a Sant'Antonio, speriamo che non abbia troppo da fare con gente distratta come me. Il più delle volte mi dà una mano e gli dico: "Grazie Tonino."
Ma quello che volevo dire è che in tutta quella carta che sto smuovendo non c'è nessun bordo smangiucchiato. I pesciolini d'argento qui non ci sono. Nell'altra casa erano già presenti in tutti gli armadi a muro dal primo giorno che siamo andati ad abitarci e non c'era nessun rimedio per farli traslocare.
Mi ricordo che durante il corso di Scrittura Creativa ho scritto un racconto su questi insetti, in data 15-10-2004. L'ho cercato e l'ho trovato...... senza l'aiuto di Sant'Antonio. Eccolo.

Nè pesce nè carne

Perbacco, come mi sento colpevole, perchè l'ho fatto? Istitivamente ho allungato la gamba e il mio piede ha schiacciato il pesciolino d'argento che correva, correva velocissimamente per la sua vita. Qui nel bagno ne vedo spesso uno e anche più di uno, verranno ad abbeverarsi. Come correva. A pensarci bene tutti gli esseri viventi tengono alla propria vita e corrono e scappano se è necessario e, se possono. L'ho schiacciato perchè questi pesciolini li trovo sugli scaffali tra i libri e diverse pagine sono da loro smangiucchiate. Li combattiamo perchè, avendo fame fanno a pezzi le cose a cui teniamo. Che rabbia vedere dei bei libri e persino dei vestiti rovinati. Loro, quei pesciolini, hanno una fame da lupi. Come del resto anch'io, che, con i miei quattordici anni divoro di tutto. Soprattutto quando torno dalla piscina e con un buco allo stomaco riempio il mio piatto più volte e mamma e papà osservano compiaciuti. E' una cosa ingiusta però che mentre io posso mangiare grandi quantità di cibo, questi insetti ci danno fastidio col loro inesausto appetito. Anche noi esseri umani combiniamo dei guai e se c'è un dio forse lui ogni tanto, quando è amareggiato per le nostre malefatte, allunga una gamba, ci fa uno sgambetto, una schiacciatina, fa venire un bel terremoto o fa straripare un fiume e tutti a correre tentando di salvarsi la vita.
Ma quanti pensieri mi ha fatto venire questo pesciolino d'argento, questo cosino scarno. Ma perchè si chiama così? Non è mica d'argento e non ha niente di un pesce. E perchè è così scarno se sta sempre ad abbuffarsi? Mah, sarà che ha il metabolismo veloce. Adesso però è meglio che riordino il bagno dopo la doccia e mi vesto al  più presto. Fra mezz'ora mi vedo con Evelina. Portiamo a spasso in nostri cani. E' proprio simpatica  Evelina e quant'è carina. Non vedo l'ora di vederla. Devo ringraziare i nostri cani che ci hanno fatto avvicinare. Chissà se con Evelina posso parlare dei pesciolini d'argento e di tutto il resto.

mercoledì 24 novembre 2010

Animali, che belli

Ho trovato fra le carte che conservo in una cartelletta un altro aneddoto scritto l'anno scorso in dicembre, un altro "ikje" che però non ho mandato al quotidiano.
Ogni sera Kevin e Sigrid leggono una storia o delle pagine da un libro per le loro bambine Livia e Flaminia.
Quando io sono con loro a Haarlem leggo con Livia e guardo con Flaminia dei libri in italiano che porto in regalo. Per Flaminia avevo portato un libro con tante illustrazioni di animali domestici. Ne andava matta, ogni momento era buono per guardarlo insieme. Mi cercava, mi prendeva per mano per condurmi al divano dove il libro aspettava. Mi sedevo e senza parole si buttava sulle mie ginocchia e, irrequieta come è di solito, con quel libro era assorta per un lungo tempo. Così ho scritto il seguente aneddoto:

Flaminia a un anno e mezzo.

Livia assorta.

Animali

Con la mia nipotina di un anno e mezzo guardo dei libri con le figure. Alla vista di immagini di animali lancia dei gridolini entusiasti, delle volte accompagnati da una intensa risata di gioia e di riconoscimento, seguiti dal verso o gesto che si adegua all'animale appena visto, che sia un cane, un gatto, una mucca,un cavallo, un coniglio, un cervo, un uccello e chi più ne ha più ne metta.
Che tenerezza vedere queste reazioni.
Questi animali tanto amati da bambino, col crescere spesso finiscono in pentola e fra i denti o in altri modi per loro sgradevoli.
Le statistiche dimostrano che i vegetariani vivono più a lungo e sono soggetti a meno malattie.

martedì 23 novembre 2010

Buon appetito


L'anno scorso sono stata in Olanda non soltanto, come mio solito, nel mese di maggio ma anche a novembre e dicembre. Ogni mattina il postino consegnava il quotidiano NRC Handelsblad al quale Kevin è abbonato. La sera quando la casa era tutta tranquilla lo leggevo comodamente seduta in poltrona. Arrivata all'ultima pagina leggevo che i lettori venivano invitati a mandare un piccolo aneddoto su un fatto a loro realmente  accaduto. Ogni giorno ne veniva pubblicato uno. Questi raccontini vengono chiamato "ikjes": ik significa io e perciò ikjes sarebbe io-ucci e non possono superare le 120 parole più gli spazi e i segni. Veniva anche raccomandato di non rimanerci male se gli scritti non fossero stati pubblicati  perchè ogni giorno ne arrivavano tanti e solo per uno c'era posto nel giornale. Circa cinque anni fa ho scritto e mandato una storiella che non è stata pubblicata. Per nulla scoriaggiata ho deciso di riprovarci  mandando il  resoconto di una cena alla quale avevo partecipato non molto tempo prima.
Quando sono partita Kevin ha controllato ogni giorno l'ultima pagina ma il mio "ikje" non è apparso.
E allora che faccio? Lo copio qua, tradotto in italiano, alla meno peggio, in questo modo qualcuno lo leggerà.


Buon appetito!

Nel 1981 tutto il nostro nucleo famigliare decise, dopo aver alscoltato la saggia argomentazione dei nostri figli studenti, di diventare vegetariano per ragioni etiche.
Spesso ci venivano chieste delle spiegazioni su questo nostro nuovo modo di vivere e c'erano delle domande complesse alle quali era difficile rispondere con due parole.
Adesso, dopo tanti anni, per non stare a discutere, la mia risposta è diventata stringata: "Non voglio mangiare cadaveri. "Non molto tempo fa ero invitata ad una cena da amici. La comitiva era internazionale. A me veniva servita una squisita pietanza a base di verdure, agli altri un piatto di carne mista. Il mio vicino di tavola, un americano, mi augurava:" Enjoy your vegetables." La mia replica sorridente e spontanea era: "Enjoy your corpses."





Sigrid, Jan e David - 1981.

venerdì 19 novembre 2010

Notizie dal fronte




Jan ci ha mandato delle bellissime foto di Central Park vestito con i colori dell'autunno. Dice che il clima durante il giorno è gradevolissimo, invita a frequentare i tanti parchi. L'Indian Summer si è presentata.
Ho sentito parlare per la prima volta di "Indian Summer" quando abitavo in Canada: giornate ancora calde e primi geli notturni in ottobre inizio novembre. Le foglie degli alberi e i cespugli che si tramutano dal verde al rosso-giallo. Una tavolozza incredibile di tante tonalità calde. C'è gente che si prende appositamente una piccola vacanza solo per godersi la natura in fiamme. Non molto tempo fa ho sentito mio fratello Henk che aveva intenzione di fare anche quest'anno una gita in macchina nei dintorni di London, Ontario, Canada unicamente per questo scopo.
Le mie visite ai miei in Canada cadevano in genere a metà agosto fino a metà settembre e capitava che il gelo notturno si presentasse in anticipo. Allora raccoglievo delle belle foglie colorate sotto ad un albero molto grande nella strada dove abitavano i miei genitori e dopo solo mia madre. Contagiavo anche le mie nipoti, figlie di mio fratello Minze.
Le notizie dall'Olanda stamattina: Livia non è andata a scuola, è rimasta a casa perchè ha la varicella. Per qualche giorno non può frequentare altri bambini. E' un pò sciupatina ma non sta male. Livia sta volentieri a casa, ha molta fantasia, non si annoia, non si stanca mai dei suoi giocattoli. Sarà duro tenere Flaminia occupata che è un tipetto vivace, ha bisogno di muoversi, di sfogarsi. Direi che è inevitabile che anche lei verrà contagiata. Speriamo che guariscano in fretta affinchè il 19 dicembre possano partire per Roma come stabilito. Non vedo l'ora di vedere il quartetto.

giovedì 18 novembre 2010

Poesjemauw e Ursula

1979.
Sigrid e Jan con Poesjemauw - Roma 1975.

Noi abbiamo avuto due gattine, Poesjemauw e Ursula. Poesjemauw è arrivata da noi in una busta di plastica. Mentre Jan giocava a pallone con i suoi amichetti nella piccola strada chiusa dove abitavamo allora,  una signora gli si avvicinò con le parole: "Hei ragazzino butta un pò questa busta nei cespugli." E gli ha dato una barretta di cioccolata. Correndo verso i cespugli alla fine della strada Jan diede un'occhiata nella busta e ci vide due gattini neonati. Subito è venuto a portarli da me. In quel momento ero in compagnia di un' amica ed abbiamo deciso che un gattino lo tenevo io e l'altro lei. Poesje l'ho cresciuta col contagocce e poi con cibo per neonati fino a che non ha cominciato a mangiare da sola. Amava tutti in famiglia. Alla sera andavo a cercarla in uno dei letti dei ragazzi, si metteva lunga lunga col suo corpicino contro uno di loro, sotto le coperte con la testa sul cuscino. Ma dato che di notte era sveglissima e camminava sopra le nostre teste la chiudevo dentro un bagno dove aveva tutto il necessario. Per Sigrid arrivava il momento di andare alla scuola elementare. Quando faceva i compiti con un'amichetta Poesje si metteva al centro del tavolo e osservava tutte le mosse dellle bambine. Quando l'amichetta allungava una mano per prendere le matite colorate di Sigrid Poesjemauw le dava una bacchettata con la zampetta sulla mano: lascia stare, quelle non sono cose tue.
Un giorno tornando a casa con Sigrid da una riunione delle Coccinelle abbiamo sentito un miagolio forte forte proveniente da sotto la carrozzeria di una macchina. Un piccolo gattino che non si faceva prendere. Cercata e trovata una scatola di cartone l'abbiamo messa sotto la macchina e sì, il gattino è saltato dentro. L'abbiamo portato a casa con noi. All'inizio Poesje soffiava contro Ursula, la piccola intrusa, ma in breve tempo l'ha adottata, la puliva da capo a fondo. Ursula felice di aver trovata una mamma succhiava al suo seno. Sicuramente con questo stimolo il latte è venuto. Stavano sempre insieme. Con noi hanno traslocato in una casa grande, in un altro quartiere.
Ursula è rimasta sempre magrolina e paurosa. Quando sentiva la voce di qualcuno che non conosceva, saltava con tutta velocità dentro un armadio a muro la cui porta era lasciata appositamente sempre aperta.
Aveva uno sconfinato amore per le sue due mamme: per Poesje e per me.
Andando in vacanza a volte offrivamo l'uso della nostra casa e in cambio i nostri ospiti stranieri accudivano i gatti e le piante. Era una soluzione che soddisfaceva entrambe le parti.
Poesjemauw è morta a tredici anni per un tumore al seno, Ursula a diciotto anni per un blocco renale. Sono state dei grandi nostri amori e ancora mi mancano, delle volte quando apro la porta di casa mi aspetto che stiano là a darmi il bentornata.

Ursula

lunedì 15 novembre 2010

Il gatto Ugo

Ieri pomeriggio ho bussato alla mia vicina di casa per dirle che avevo fatto un dolce e se voleva prendere un tè da me. Ha aperto la porta col cappotto addosso, pronta per uscire. Diceva: "E' morto il gatto, è morto Ugo." Mi ha detto che il giorno prima uno dei figli è venuto a trovarla, ha citofonato dicendo che c'era un gatto là per terra che somigliava a Ugo. Lei ha risposto che non era possibile, Ugo stava dormendo in qualche parte della casa ma dando velocemene un'occhiata in tutte le stanze non l'ha trovato. Era il gatto sul marciapiede, sfracellato cadendo dal cornicione del sesto piano. Dava ancora segni di vita e l'hanno portato dal veterinario che l'ha tenuto sotto osservazione. Ma Ugo non ce l'ha fatta e adesso la mia amica stava andando a riprenderlo e ad informarsi su dove seppellirlo. Flavia era molto triste, aveva diviso diciotto anni di vita col suo micione. Le ho porto le mie condoglianze; mi dispiaceva tanto, Ugo era un gatto adorabile, ogni tanto veniva in casa nostra, amava essere accarezzato. So per esperienza quanto è brutto quando un animale voluto tanto bene passa ad un altra vita.
Per molti anni sono stata una gattara, ogni giorno portavo da mangiare a una colonia di gatti. Avevo diviso i compiti con altre signore, in quei tempi nel quartiere della Balduina c'erano molti gatti abbandonati che procreavono formando delle colonie in diversi posti. Ogni signora badava a una famiglia di mici. Era un compito impegnativo ma remunerato nel vederli in buona salute ed affettuosi.
Pian piano tutti i gatti venivano sterilizzati e col tempo le famiglie gattesche si estinsero. Adesso nel mio vecchio quartiere non se ne vedono più per strada.

domenica 14 novembre 2010

Mario Soldati, il vino e l'arte




Ventitrè anni fa, nel 1987, Jan e il suo gruppo, gli Astaroth, si esibiva nei locali di Los Angeles. Nel tempo libero Jan amava dipingere ascoltando musica classica. Per un mese i suoi quadri sono stati esposti nelle vetrine di una famosa casa italiana di alta moda a Beverly Hills. Un giapponese se ne invaghì e ogni volta che veniva in America ne comprava uno o due per poi rivenderli in Giappone. Un giorno Jan venne a sapere che quel mercante d'arte aveva perduto tutti i suoi averi in borsa e perciò non aveva più possibilità di muoversi. In quel periodo il gruppo di Jan si sciolse. Lui trovò lavoro in Alaska e ci rimase per sei mesi. Una volta tornato a Los Angeles ha conosciuto una bella ragazza americana e si sono sposati.  La moglie per lavoro è stata trasferita a New York e così si sono stabiliti in quella città. Jan ha continuato a fare mille lavori e a dipingere. Ha partecipato a qualche mostra collettiva ma non ha più incontrato un altro "Giapponese" che apprezzasse i suoi dipinti. Dopo aver preso il Master in museologia e lo stage di sei mesi al Guggenheim Museum gli è venuta un'antipatia per il mondo dell'arte e ha trovato la strada del vino. Frattanto ha divorziato. La sua nuova compagna è Jennifer.
Ieri è arrivata una mail da Jan sulla mia posta e anche su quella di David. Ecco cosa dice:
Finalmente ho trovato la frase che eleva la mia professione e la valorizza forse oltre il dovuto. E' di Mario Soldati e descrive l'iter di Renato Castellani, regista cinematografico degli anni 40/50:
"Castellani soccombette di nuovo alla sfiducia.....si dedicò al vino....con un processo psicologico: il vino come transfert di una rivalsa nei confronti di una delusione artistica e morale, il vino come parziale consolazione."
Quando stavo con Jan a New York, in settembre, stava leggendo il libro di Mario Soldati "Vino al vino". Questo libro è una fotografia anche enologica dell'Italia degli anni tra il '68 e il '75. Una frase del libro dice: "l'arte del vino quanto è difficile."
Il 6 novembre scorso leggevo su un quotidiano un articolo di Paolo Rossi. Fra l'altro diceva: "Se hai troppo talento probabilmente disturberai il gruppo storico. Non avrai vita lunga se all'inizio non nascondi le tue capacità. Devi conquistare il rispetto dei mediocri. Questi in Italia (ed io dico non soltanto in Italia) sono importanti in tutti i settori. (P.R. in questo articolo parla del mondo del teatro) Si svegliano sempre due ore prima di te e in quelle due ore studiano come fregarti mentre tu dormi.".
Beverly Hills 1990
Io davanti ai miei occhi ho i validi lavori dei miei figli e la mia speranza non si arrende, prima o poi - meglio prima- un "Giapponese" se ne innamorerà.

giovedì 11 novembre 2010

Un altro racconto: La mia indecisione.......

Frequentando il corso di Scrittura Creativa mi ponevo come compito di scrivere ogni settimana un qualcosa da presentare in classe. Prima mi scervellavo su cosa parlare ma quando cominciavo a mettere la prima frase sulla carta  pian piano la storia cresceva. Nel racconto del 2/2/2004 che trascrivo adesso le prime frasi venivano a sorpresa, il seguito veniva da sè. Alla fine avevo  toccato tutti e cinque i sensi.


La mia indecisione, all'improvviso i cinque sensi

Desidero scrivere qualcosa ma sono indecisa su quale argomento toccare anche se ci sono mille cose intorno a me che meriterebbero di essere descritte e raccontate.
Per esempio questo vaso davanti a me, sul tavolo, pieno di grosse calendule che con la loro faccia gentile e arancione mi rallegrano la vista e lo spirito.
Ah, questo mio gattino che salta sulle mie ginocchia, fa le fusa, vuole le carezze. Le mie mani affondano nella sua morbida pelliccia, è una goduria per il tatto e per lo spirito.
Seduta col micio ascolto con gli occhi chiusi la bellissima musica che inonda la stanza, dolci ricordi affiorano, è un bene per l'udito e per lo spirito.
Frattanto un buon profumino viene dalla cucina. Mi chiamano. Mi accosto al tavolo. C'è tutto il ben di Dio sul mio piatto. Mangio con gusto, il mio palato va in estasi, i miei occhi si ricreano ai bei colori davanti a me, accanto a me le voci dei miei cari sono come musica, le mie dita spezzano il pane con delicatezza e piacere.
E' un momento che esalta il corpo e lo spirito.
Il mio desiderio l'ho esaudito: ho scritto qualcosa.                 

mercoledì 10 novembre 2010

Viaggio

Quando nel 2003, nel mese di agosto è morto mio marito sentivo un grande vuoto, uno smarrimento, dovevo darmi da fare, cercare qualcosa per tenere la mente occupata  Mi è venuta l'idea di migliorare il mio italiano. Mi sono informata e ho trovato un corso di italiano per stranieri. Dopo un pò di lezioni l'insegnante mi ha detto che era troppo facile per me consigliandomi di seguire il corso di "Scrittura Creativa" da lui tenuto una volta alla settimana. Io gli ho chiesto se non fosse troppo difficile per me e se gli alunni fossero tutti italiani. Sì, erano tutti italiani ma secondo lui ce l'avrei fatta, potevo almeno provare.
Ci sono andata e durante la prima lezione mi sono accorta che il corso consisteva nello scrivere a casa un racconto, una poesia, una storiella, farne fotocopie da distribuire a tutti in classe e leggere ad alta voce il proprio scritto. L'insegnante e gli altri compagni del corso avrebbero commentato il lavoro a lettura finita. Non era obbligatorio, chi voleva poteva farlo.
Dalla lezione seguente in poi ogni settimana mi sono presentata con un nuovo racconto. Era una classe molto simpatica e mi divertivo perchè la mia creatività era continuamente stimolata. Ecco un pioccolo racconto del   25-1-2004.

Viaggio

Viaggio moltissimo. Viaggio in continuazione. Prendo l'aereo con grande facilità, mi costa meno che prendere l'autobus, alle cui fermate, aspettando, perdo troppe ore della mia vita. No, col mezzo alato mi ritrovo anche troppo velocemente in un altro mondo, con un'altra lingua, altri modi di fare, altri odori, altri sapori, altri suoni. Me li godo quei momenti della mia permanenza in questi posti dove a volte mi assale anche una struggente nostalgia per i tempi che furono e per le persone amate passate alla vita dopo la vita, ponti caduti non più ricostruibili. Ma anche nuovi orizzonti aperti davanti a me.
Il mio mezzo di trasporto non conosce frontiere, solo passato, presente e futuro ed è gratis: volo sulle ali del pensiero.

Melanconia

Ogni tanto vado nel quartiere dove abitavo prima a trovare delle carissime amiche di vecchia data. Passando per la strada dove una volta vivevamo tutti e cinque insieme una leggera melanconia si impadronisce di me ma già mi distraggo e mi considero fortunata di aver trovato con  David l'appartamento di adesso.
Ieri sono andata dal dentista sempre nel quartiere della Balduina. Non volevo mancare all'appuntamento ma sentivo che non era la mia giornata. Per la terza volta il dentista ha lavorato alla devitalizzazione di un molare. Ero tutta tesa e sentivo delle piccole fitte di dolore perciò mi ha somministrato una minima dose di anestetico, ugualmente la sensazione era sgradevole: era per me una giornata di poca sopportazione. A lavoro finito il verdetto: "Pensavo di chiuderlo oggi ma non è possibile, aspettiamo un mese, vediamo come reagisce il molare, speriamo di poterlo salvare." Mi sentivo scoraggiata, non sarebbe stato meglio toglierlo subito?
Uscendo, per strada, mi è venuto da piangere, tutto il male del mondo, la sofferenza dell'umanità  mi assaliva. Ero inondata di una grande nostalgia per il passato, il presente e il futuro. Tutto il giorno ho avuto queste sensazioni sotto pelle, adesso venivano spinti fuori da un male fisico. Meno male che le giornate sono più corte, alle sei era già buio, nessuno vedeva le mie lacrime. Prendevo l'autobus, la metro. Rimanevo piagnucolosa dentro.
A casa c'erano David e Laura che si accingevano a vedere un film e mi hanno chiesto di vederlo insieme a loro. Il film mi ha distratto del tutto, era veramente simpatico. Si intitola "Taking off" dal regista Milos Forman. David mi ricordava che circa vent' anni fa l'avevamo già visto tutti noi insieme e che anche allora ci era  piaciuto.
Di notte sentivo cadere la pioggia, i tuoni, vedevo i lampi riflessi sui muri, mille pensieri si rincorrevano,  andavano a rotoloni, ma quando mi veniva in mente una scena ilare del film delle risate mi scuotevano.
Oggi ho sonno, sto bene.















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martedì 9 novembre 2010

Filastrocca di un sasso

Nella mia stanza sul comò c'è un bicchiere con dei sassolini che Livia ha raccolto l'estate scorsa nei parchi dell'Esquilino. Lei ci tiene molto a questi sassi e perciò li ho conservati. Anche a me i sassi piacciono e mi sono ricordata che tempo fa camminando per strada e vedendone alcuni per terra vicino ad un albero, mi è venuto di scrivere una filastrocca.


Filastrocca di un sasso beffardo

Sulla spiaggia e in collina
Il sasso è una creazione divina
L'uso che se ne fa
Ne determina l'utilità
Camminando lungo il fiume un certo bel dì
Ecco una storia che è andata così
Che sollievo che gran spasso
Mò che dalla mia scarpa
Ho levato il sasso
Nel punto sbagliato un sasso duole
Perciò nelle mie scarpe non ce ne vuole
Tutto il corpo ne soffriva
E anche il mio umore ne pativa
Sasso birichino venuto da lontano
Ammiro la tua bellezza
Tenendoti in mano


Quando Livia sentirà questa filastroca, con la fantasia che si ritrova sarà capace di inventare una storiella su di un sasso. Se questo avverrà la trascriverò su questo blog.

sabato 6 novembre 2010

Lavori manuali

Quando in Olanda frequentavo la scuola elementare c'era ogni settimana un'ora dedicata ai lavori manuali.
I maschietti andavano a divertirsi nel laboratorio/bottega della scuola, con legno, chiodi e martello; le bambine imparavano a ricamare e a fare la maglia. Andavo spesso a scuola indossando dei pullover fatti da mia madre. La maestra li ammirava dicendo che erano belli e benfatti. Invece io ero abbastanza disastrosa, le mie manucce inesperte facevano troppo spesso cadere le maglie dal ferro. Mi ricordo che la maestra aggiustando il guaio con pazienza sospirava: "E pensare che hai una mamma così brava." Non bisogna  però mai disperare, ad un certo punto ho imparato, un pò con le direttive di mia madre ma più che altro da sola, prendendoci gusto. Nel tempo libero mi piaceva avere qualcosa fra le mani mentre leggevo o guardavo la TV.  Da sposata, ho fornito marito, figli e me stessa di pullover fatti a mano, in quei tempi andavano pure di moda. Sigrid specialmente ne aveva tanti e ha voluto che insegnassi anche a lei. Dopo aver studiato per ore, la sera aveva voglia di fare un lavoro manuale e così, ascoltando musica, sferruzando e chiaccherando sono nate delle belle sciarpe, delle maglie e delle coperte a quadretti. Una coperta sta adesso sul mio letto. In primavera quando stavo in Olanda ho fatto un vestito per Livia ai ferri. Sigrid mi ha mandato una foto di Livia col vestito adosso. Solo facendo le buffoncelle lei e l'amichetta di scuola, Mila, Livia si è fatta fotografare.

Flaminia scappa col bottino: le collane fatte da Livia.
Mentre insegnavo a Sigrid a fare la maglia, anche Jan voleva imparare, però dopo poche lezioni ha lasciato stare, aveva troppi altri impegni. I pescatori irlandesi nelle loro lunghe assenze sul mare facevano dei bellisimi pullover a maglia,  inventavano sempre  nuovi punti acquistando fama mondiale.


giovedì 4 novembre 2010

E ora tocca a me



C'è stato un tempo in cui con passione realizzavo delle composizioni di foglie e fiori secchi. Raccoglievo foglie e fiori dappertutto. Nei parchi e nelle strade di Roma, nelle gite fuori città, in Canada quando andavo a trovare i miei e in Olanda, da Sigrid, a Nijmegen, dove lei studiava col progetto Erasmus. Li mettevo a seccare tra le pagine degli elenchi telefonici. Sistemarli e poi incollarli su della carta era un lavoro da certosini. David mi disse una volta: "Mamma, tutta quella fatica! Il lavoro finito è bello ma effimero, perchè non disegni?" Sono negata al disegno ma iscrivendomi ad un corso di pittura su stoffa mi è venuta la voglia di fare qualcosa con i colori, non solo in classe ma anche a casa. Ed ho cominciato a disegnare usando quasi più la gomma da cancellare che la matita. Poi finivo l'opera con pittura acrilica e il risultato era soddisfacente. Ad un certo punto ho cominciato ad aggiungere piccoli ritagli di riviste. Un giorno leggendo un articolo sull'artista Kurt Schwitters mi si è aperto un mondo: mi piacevano tanto i suoi collages. Kurt Schwitters è stato il mio stimolo e dal giorno di quel famoso articolo faccio unicamente dei collages o meglio, dei lavori a tecnica mista. Ne ho cartelle piene. Qualcosa sta alle pareti di questa casa.






mercoledì 3 novembre 2010

Ed ecco Janneman

Jan a New York nel 1995.



Questo capitolo è dedicato ai lavori di Jan.
Jan è andato per un lungo fine settimana in Giamaica. Ieri è tornato a New York, insieme a Jennifer. Domenica scorsa mi ha chiamato (come tutte le domeniche). Si stavano godendo il fiume, il mare e i monti. E nel patio l'amaca, con la vista sul giardino che con gli alberi e tante piante in fiore era una delizia.
Chiedo a Jan di mandarmi, oltre a queste, delle foto dei suoi lavori a New York.

                                                                                                                                                                                                                                                         

martedì 2 novembre 2010

Ecco i lavori di David



Ieri la pagina "L'arte? Da queste parti" era troppo piena per aggiungerci altre foto e oltretutto era una giornata grigia e di forte pioggia, non c'era luce sufficiente per fotografare dentro casa. Questo paragrafo lo dedico ai lavori di David attaccati alle pareti di casa. Il prossimo lo dedicherò ai lavori di Jan.