giovedì 21 aprile 2016

Il Ghetto di Venezia




Alcuni giorni fa ho letto un articolo sul Ghetto di Venezia e ho pensato di scriverci sopra qualcosa sul mio blog perchè tante volte abbiamo visitato questo luogo posto nel sestiere di Cannaregio, sede della Comunità Ebraica di Venezia. Questo proposito si è rinforzato quando l'altro ieri ci ha chiamato Jan. Era appena arrivato a Venezia da New York. Diceva che alloggiava in un albergo nel Ghetto e che aveva appena finito di mangiare un buon pranzo ebraico, dopodichè si era comprato in una pasticceria qualche dolcetto gustoso, anche ebraico. Sulla piazzetta c'era un gruppo di turisti con la loro guida che gesticolando raccontava la storia del Ghetto. Anche nel New York Times era apparso un articolo e adesso il Ghetto che noi ricordiamo tranquillo e poco frequentato viene preso d'assalto dai turisti di tutto il mondo. E' nello spotlight dei media mondiali perchè il 29 marzo era la ricorrenza dei suoi 500 anni di esistenza. Jan sentiva una certa nostalgia per i giorni che tutti insieme visitavamo il museo ebraico o assistevamo ad un servizio religioso in una delle 5 sinagoghe, le calli tranquille, la poca gente.
Con il solito aiuto di Internet scriverò qui un sunto sul Ghetto.
Il Ghetto di Venezia, il più antico del mondo, è nato il 29 marzo 1516 ed è un'area recintata e sorvegliata su un isolotto. Prima che arrivassero gli Ebrei era uno spazio malsano per via delle concerie e fonderie. Lo chiamarono Getto per via della gettata continua dei metalli fusi. I primi Ebrei di origine tedesca, gli Askenaziti,  pronunciarono il nome alla tedesca, con la gh dura e quel nome è rimasto e si è sparso a Venezia, nel Mediterraneo e nel mondo.
Cominciò che gli Ebrei non potevano occupare le stesse case dei Cristiani e girare liberi notte e giorno. E così, su suggerimento del nobile Zaccaria Dolfin, tutti gli Ebrei di Venezia furono obbligati ad abitare nel Ghetto Nuovo che prima del loro arrivo fu in poco tempo svuotato degli abitanti originari. L'affitto era ad un prezzo maggiorato. I nuovi inquilini non potevano avere proprietà, far politica, accedere alle professioni, alle scuole e all'università. A loro era permesso di esercitare il solo mestiere di stracciaioli. Prestar denaro era diabolico secondo i dettami della Chiesa, dunque a Venezia come altrove l'usura fu lasciata agli Ebrei. Ed era ritenuta più conveniente del Monte di Pietà che riempiva le casse del Vaticano. Secondo la teoria dei Padri della Chiesa gli ebrei non possedevano un'anima e perciò non rischiavano neppure di perderla.
I giudei dovevano portare un segno di identificazione: un berretto giallo per gli uomini e per le donne un velo giallo. Già nel 1215 (tempo della quinta crociata), per individuare con facilità l'ebreo papa Innocenzo III introduce, col IV Concilio Lateranense, l'obbligo per tutti gli ebrei dai 12 anni in su residenti nei paesi cristiani di portare sui vestiti un distintivo: una rotella di stoffa gialla. Obbligo reintrodotto poi dai nazisti.
Le altissime case, fino a sette, otto piani, le più alte di Venezia, dimostrano quanto fosse aumentata negli anni la popolazione: non avendo spazio si aggiungevano nuovi piani con soffiti bassissimi. Sette metri quadrati a persona, oggi inimmaginabile.
Questo microcosmo delimitato da due portoni che venivano chiusi a mezzanotte e riaperti la mattina era sorvegliato da quattro custodi rigorosamente cristiani che gli Ebrei erano obbligati a pagare. Il ghetto veneziano precedette di 39 anni i ghetti di Roma e Ancona istituiti da Papa Paolo VI che, con la bolla "Cum nimis absurdum" (che significa poichè è oltremodo assurdo), ordina ghetti ovunque in Italia. Qui gli ebrei venivano spinti alla conversione con prediche forzate tutti i sabati da parte di predicatori che entravano nel ghetto.
L'antigiudaismo della chiesa ha prodotto lo sterminio.
Quando Napoleone conquistò Venezia nel 1797 i cancelli del ghetto furono aperti e gli ebrei furono lasciati liberi di decidere dove vivere.




Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebreaiche Italiane, Renzo Gattegna dice: "Gli Ebrei non hanno alcuna nostalgia del ghetto. Il ghetto rappresenta segregazione. Per questo motivo non festeggiamo nulla, ma commemoriamo un fatto che rimane una tragedia. La nascita del Ghetto non è un problema ebraico, è un problema del  mondo cristiano."

Ho conservato un articolo apparso sul giornale De Groene Amsterdammer del 24 febbraio 1988, sulla conferenza della visione biblica dello scrittore, psicologo e critico letterario Manuel van Loggem. Una frase mi ha colpito moltissimo: "La via di Damasco conduce direttamente ad Auschwitz."

Da leggere su internet: "I rapporti tra ebrei e cristiani dall'antichità all'età moderna" del Prof. Simon Epstein, Direttore del Centro Studi sull'Antisemitism dell' Università ebraica di Gerusalemme. 

lunedì 4 aprile 2016

Primavera 2016







Ci sono giorni così belli caldi che dopo pranzo mi siedo sul balconcino a leggere o a fare la maglia. Vedo sulla piazza di sotto gli alberi con tenere foglioline e vicino a me nei vasi piante fiorite. Le due piante grasse che Junko mi ha lasciato quando si è trasferita in Svezia godono di ottima salute. La più piccola sta in un buffo vasetto a forma di rana, mi fa sorridere ogni volta che lo guardo.










Sono così contenta di questo minuscolo balcone che ospita un pò di piante e la mia sedia. D'estate non è possibile starci, la temperatura arriva anche a 41°, adesso però è una goduria, è un clima ideale. In lontananza vedo i Colli Albani, popolarmente detti Castelli Romani (altezza massima 956m). In Olanda non ci sono montagne e forse perciò da ragazzina avevo scelto per la mia cameretta dei posters raffiguranti montagne avvolte in un colore d'un azzurro fiabesco. Dal mio letto li guardavo fantasticando e chiedendomi se esistessero davvero monti di questo colore. Da quando abitiamo in questa casa all'Esquilino guardo spesso i "miei" monti e mi sono accorta che davvero sono spesso coperti da un bellissimo blu ceruleo. Altre volte assumono un grigio perla fantasmagorico oppure diventano neri con i contorni ben definiti. La punta più alta è il Monte Cavo. Succede anche che una fitta nebbia li renda completamente invisibili. Di sera si accendono le luci tremolanti delle cittadine: Frascati, Grottaferrata, Monte Compatri, Monte Porzio Catone sono ben visibili a occhio nudo. A prima vista i monti sembrano lontani ma nello stesso tempo vicini. Sarebbero raggiungibili anche a piedi. Anni fa ho letto i libri di Sigrid Undset (1882-1949) che nel 1909, dopo aver ottenuto una borsa di studio riservata agli scrittori, ha viaggiato per l'Europa. A Roma si è fermata per nove mesi. Nel corso del suo soggiorno si è fatta molti amici tra i colleghi scandinavi. In uno dei suoi libri racconta come si sia recata con qualcuno di loro, a piedi, fino in cima ai Colli Albani. Devo cercare questo libro per rileggerlo. Naturalmente sul balconcino con vista sui Castelli Romani.


Pomeriggio


Alba
A New York la primavera è un'esplosione di colori nei parchi e nelle strade. Incredibili alberi in fiore e tulipani e giacinti anche in mezzo al traffico. Ieri, domenica, durante la consueta telefonata Jan mi ha detto che il tempo, finora mite, all'improvviso è cambiato, si è alzato un forte vento gelido e c'è persino possibilità di neve.


In Olanda a Pasqua freddo e pioggia. Le uova dipinte che di rito il giorno di Pasqua vengono nascoste in giardino, quest'anno Sigrid e Kevin le hanno nascoste in casa affinchè le bambine le cercassero. Ieri Sigrid mi ha fatto sapere che finalmente c'è bel tempo e così sono andati in macchina a Leiden per visitare il bel giardino botanico (Hortus Botanicus) e Sigrid ha mostrato la facoltà dove una volta alla settimana segue un corso sul cinema internazionale.