lunedì 30 luglio 2012

Il mio compleanno



Il 17 maggio era il mio compleanno. In casa c'erano ancora le bandierine della festa di Flaminia lasciate appositamente per questo giorno. C'erano i regalini vicino al mio piatto della prima colazione. E....c'era il sole. Perciò siamo andati tutti insieme a pranzare in un bel posticino in mezzo al verde che si chiama Het Dolhuys, cioè La Casa dei Matti che si trova nel quartiere Frans Hals, dove io sono cresciuta. E' stata costruita nel 1320. Nel  1413 era un ospedale per malati di mente che poi è stato aperto anche ai lebbrosi e ai malati di peste. Con la scomparsa di queste malattie la Dolhuys è diventata una casa  di riposo per anziani con una parte dedita agli orfani (nella mia classe della scuola elementare c'era un bambino di questo orfanotrofio, me lo ricordo benissimo) Nel 2005 è diventata un museo psichiatrico. La chiesa annessa, la Jacobskerk, è stata trasformata in café ristorante. Ci si svolgono concerti, letture di poesie, feste di matrimoni e di compleanni. E' arredata con semplicità e gusto. Ci sono piaciute molto le artistiche tende a strisce alle finestre. Abbiamo mangiato un pasto semplice. Quante risate abbiamo fatto con il grande specchio deformante: fa sembrare tutti matti (dol). E fuori sul prato le bambine hanno giocato a non finire sullo scivolone. Sigrid e David hanno scattato tante belle foto.
La Dolhuys è situata allo Schotersingel. Singel vuole dire cinta, cintura, fu il canale che nel Medioevo fu costruito come difesa della città, circondandola. Il Singel è accompagnato dal Bolwerk (bastione, forte, lavoro di fortificazione). Il Bolwerk è un bellissimo parco con prati e alberi secolari. In mezzo allo Schotersingel c'è un piccolo isolotto abitato da famiglie di anatre. Da Bolwerk deriva la parola francese Boulevard che indica Strada Ampia e che ormai viene usata in tutto il  mondo.
Nei miei tempi i bambini giocavano sempre fuori, per strada e nel Bolwerk. Dopo scuola eravamo sempre all'aria aperta, non ci stancavamo mai di saltare e correre, andando anche lontano. Le strade non erano trafficate come adesso e la televisione era una cosa ignota. Ascoltavamo tutti insieme i drammi radiofonici, si leggeva molto e si cantava insieme e spesso intorno al tavolo si facevano giochi. D'inverno aspettavamo con ansia che l'acqua si gelasse per poter pattinare sul Singel e gli altri canali che, come tutti, affluiscono nel fiume Spaarne. Se l'inverno era molto rigido si pattinava persino sullo Spaarne, un fiume navigabile.
Essendo io cresciuta con tanta libertà e natura ho portato, qui a Roma, i miei figli il più possibile in giro nel verde. Non molto tempo fa Jan mi disse: "Eravamo proprio uotdoor kids."





Complesso Dolhuys



Schotersingel

martedì 24 luglio 2012

Ed ecco David



Il 16 maggio è venuto David a stare con noi ad Haarlem per poi tornare a Roma insieme a me, il 10 giugno. E' arrivato di sera e come erano contente le bambine quando la mattina dopo si sono alzate e hanno trovato lo zio. Con la venuta di David il tempo è migliorato, la temperatura si è alzata e il sole era spesso presente. Si è fatto spiegare da Sigrid qual era la rotta per la scuola steineriana, insieme  hanno percorso il tragitto in bicicletta, Sigrid l'ha presentato alle due maestre affinchè sapessero che lui fosse lo zio di Livia e Flaminia e dopodichè David si è divertito a prendere da scuola le due nipotine con la "bakfiets". In casa e nel giardino le bambine non si stancavano mai di giocare con lui. Per loro zio David o Davidone come a volte lo chiama Flaminia è una calamita. Di sera quando stavano a letto David spessissimo raccontava loro una storia. Anche io ascoltavo come uscivano senza sforzo e a getto continuo dalla sua bocca storie così strampalate, comiche e buffe, c'era da meravigliarsi: da quale ripostiglio nella sua testa veniva questa fonte di fantasia senza fondo? Le bambine partecipavano con osservazioni, domande e risate. Quando David andava giù perchè dovevano dormire prometteva di continuare la storia la sera dopo, ma erano così ansiose di sapere il seguito che David regalava loro un piccolo anticipo. Io rimanevo ancora un attimo e canticchiavamo insieme delle canzoni che loro imparano adesso a scuola e che io conosco da quando ero bambina. Cantando Flaminia si addormentava. Un attimo ancora con Livia poi con un bacio le dicevo: "Sei il tesoro di nonna." E lei: "E tu sei il tesoro di Livia."  Un'altra sera: "Ciao tesoro bello." E lei: "Ciao nonnina bella."




La principessa rossa

La festa di compleanno di Flaminia era di venerdì, undici maggio. Il lunedì dopo Sigrid e Kevin l'hanno accompagnata insieme a scuola nella sua nuova classe d'asilo con la maestra Daphne che è stata anche l'insegnante di Livia. Una nuova vita con bambini perlopiù sconosciuti.
Un altro evento importante si è verificato il giorno prima, domenica 13 maggio. La scuola di danza "De Haarlemse Balletschool" che Flaminia frequenta da diversi mesi, ha messo in scena il saggio-spettacolo annuale a cui partecipavano tutti gli allievi, circa 600 tra maschi e femmine. Anche i più piccoli vi prendevano parte. Cominciava alle 13.00. Kevin ha offerto il suo aiuto per vestire i piccini e perciò lui e Flaminia sono usciti di casa un pò prima. Tutti i ballerini dovevano anche essere truccati.
Faceva freddo quel giorno, 13°. Il vento era forte e mordente. Meno male che il teatro della città, "De Stadsschouwburg" si trova a due passi da casa.  Io mi ricordo che quando ero bambina ci sono andata con  genitori e fratellini per veder recitare due comici famosi in quei giorni. Ma adesso ero lì per vedere una nipotina sul palco. Quando toccava ai più piccoli e vedevo Flaminia col suo gruppetto in azione ero commossa fino alle lacrime. Questi tenerelli se la cavavano bene. Chiaro, avevo gli occhi quasi esclusivamente focalizzati su Flaminia. La loro apparizione era molto breve e accolta da amorevoli esclamazioni. In due ore tutti gli allievi dovevano esibirsi in questo spettacolo-fiaba intitolato "La principessa rossa".
La sala era pienissima, immagino che fossero quasi tutti parenti quelli che applaudivano con fervore.
A fine spettacolo Sigrid, Livia (carinissima con un pantalone di The Children's Place) ed io abbiamo aspettato nel foyer che Kevin andasse ad aiutare a rivestire i piccoletti. Tornava con Flaminia che come tutti i ballerini aveva un bellissimo lungo fiore in mano ed era ancora truccata. La nostra piccola amorevole ballerina. In casa balla spesso e perciò Sigrid e Kevin hanno optato per questa scuola.



sabato 21 luglio 2012

Flaminia quattro anni.




Il 10 maggio Flaminia ha compiuto quattro anni. In casa c'erano le bandierine appese e accanto al suo piattino della prima colazione ha trovato i nostri pacchetti con regalini. Nel pomeriggio abbiamo fatto insieme merenda con una pasta con le fragole per ciascuno, su quella di Flaminia c'era una candelina col numero 4 e abbiamo cantato per lei. Il giorno seguente è stato pieno di festeggiamenti. Le bambine sono andate regolarmente a scuola, Livia alla scuola elementare, Flaminia alla scuola materna.  A metà mattina Kevin, Sigrid ed ci siamo introdotti nella classe di Flaminia che essendo la festeggiata  aveva una coroncina in testa e una mantellina sulle spalle. Ci siamo seduti e abbiamo assistito allo spettacolo dei bambini  seduti ad un lungo tavolo, che cantavano con la maestra per poi mangiare il pane fatto insieme a lei, condito con la marmellata, ce n'era anche per noi. Come bibita una tisana. Finito di mangiare e di bere i piccoli si sono messi su piccole sedie messe in semicerchio. L'insegnante era seduta con loro ad un tavolino su cui poggiava un vaso con quattro rami di biancospino e quattro vasetti vuoti, recitando una piccola poesia ha tolto dal grande vaso uno dei quattro rami e l'ha messo in uno dei vasi piccoli. Questo si ripeteva quattro volte simboleggiando i quattro anni della vita di Flaminia. Essendo per Flaminia l'ultimo giorno di scuola materna la maestra ha pronunciato anche parole d'addio accompagnate da un piccolo rito. Dalle mani dell'insegnante Flaminia ha preso una bambola che ha poi adagiato nel suo lettino dentro una casa di bambole. Flaminia tutti questi gesti li faceva con molta naturalezza, senza esitare, li avrà appresi osservando altri bambini nel loro ultimo giorno di questa scuola:  appena un bambino o  bambina compie quattro anni già il giorno seguente fà il grande passo della promozione all'asilo.
Prima di queste commoventi cerimonie Flaminia, assieme ai genitori, è passata tra i bambini con un vassoio per distribuire un bel pacchetto infiocchettato contenente biscottini fatti da Sigrid. Kevin, Sigrid ed io eravamo quasi increduli di come questi bambini tra i due e i quattro anni si comportassero così tranquillamente ed educatamente. La maestra si rivolgeva a loro con voce molto pacata e loro rispondevano con altrettanta serenità. L'atmosfera della scuola di Rudolof Steiner è rilassata e i bambini ci crescono disinvolti, apprezzati per quello che sono.
Dopo, a casa, la festa continuava. Già all'una e mezza sono arrivate le bambine che Flaminia aveva invitato con un biglietto dipinto da lei. C'erano le sorelline Jet e Fien, Dara, Sjuul, Dana con la sorella Veerle che frequenta la stessa classe di Livia e ancora Sanne. Prima di tutto le bimbe si sono sedute attorno al tavolo per gustarsi le due torte che Sigrid aveva preparato; su una delle due c'erano le candeline. Le torte erano  squisite. Poi l'attenzione è  andata ai tanti giocattoli e al cesto contenente variopinti vestiti da principessa. A tutte le bambine piace mascherarsi. Sigrid e Kevin avevano  organizzato anche dei giochi di gruppo divertenti. A un certo punto hanno dato alle bambine la creta con la quale modellare degli animali copiandoli da un disegno. Con quanto impegno si davano da fare e con buoni risultati.
In un soffio si era arrivati alla fine della festa: le 16.30. Flaminia ha ricevuto molti regali e a sua volta dava ad ogni bambina nel momento del saluto un sacchetto con un ciondolo a forma di elefante.




l'invito dipinto da Flaminia














martedì 17 luglio 2012

Primavera in Olanda



Dal 26 aprile fino al 10 giugno, come ogni anno ero in Olanda, ad Haarlem, e sono stati giorni belli e pieni ed ero felice con i forti baci ed abbracci delle mie nipotine. E qualcosa di quel periodo voglio raccontare.
Il 30 aprile era il compleanno della regina: "Koninginnedag". Meno male che la pioggia quel giorno non impediva di festeggiare in grande stile questo evento annuale. Tutta la città (e il paese) era in movimento. Dominava il color arancione nei vestiti, copricapi, parrucche, bandierine e in tante altre cose fantasiose. Siamo usciti tutti insieme abbastanza presto con una lista scritta in anticipo delle cose che ci sarebbero potute servire, perchè in questo giorno gli abitanti possono mettere su una coperta o su improvvisate bancarelle tutti gli oggetti che per loro sono diventati superflui e li vendono a prezzi irrisori. Un mercato enorme, e che spasso guardarsi intorno. C'è tanto di tutto che un giorno non basta, ci vorrebbe almeno una settimana.
Per le strade c'erano bambini che si esibivano, da soli o in gruppetti. Ballavano, cantavano o suonavano uno strumento. Altri vendevano dolcetti e bibite fatti dalle loro mamme. Palchi, spettacoli, musica e giochi per bambini nelle piazze.  La città quel giorno è una grande kermesse. Vengono persino dall'estero per fare buoni affari. Una signora di Roma mi ha raccontato che una sua amica andava col  marito in Olanda e quel giorno riempivano il camioncino con merce scelta che poi rivendevano a Roma nel loro mercatino dell'usato.
Noi abbiamo trovato tutto quello che volevamo, persino una bicicletta di buona marca per Livia, come nuova, per 50 euro. La vecchia bici che per Livia è ormai troppo piccola passa a Flaminia. Io ho preso tanti péluches destinati agli orfanelli in Africa. Nel pomeriggio siamo andati di nuovo in giro perchè per le strade si trova la merce invenduta e tutti sono liberi di prendere quello che si vuole. Qualcosa di interessante si trova sempre. Io ho preso qualche bel libro. A casa le bambine hanno giocato subito con le nuove Barbie e il lettino per le bambole.
Sulla piazza centrale della città, la Grote Markt. era stato allestito un lunapark, dove siamo andati  con Patrick, il fratello di Kevin.
Quando io ero bambina in Olanda non esisteva questo "Vrijmarkt" (libero mercato), nessuno aveva niente di cui disfarsi, quello che si possedeva era appena sufficiente: la maggior parte della gente era povera. Chi avrebbe mai pensato che un giorno ci sarebbe stata questa abbondanza.



venerdì 13 luglio 2012

Gli Shelley, precursori, nudisti

Facendo ricerche su Percy e Mary Shelley mi sono imbattuta a sorpresa in una pagina che parla del loro soggiorno nella villa Magni, sulla vita libera e "selvaggia" che ci conducevano in compagnia di amici. E questo quasi due secoli fa. Ecco quello che ho appreso.
Percy e Mary Shelley erano giunti in Italia attorno al 1820 e si erano stabiliti a Pisa. Percy, irrequieto si spingeva in cerca di altri luoghi. Con una barca presa in affitto percorreva il Golfo de la Spezia e così scoprì il suo luogo ideale nella casa Magni, la bianca casa con architettura ad arcate, appena fuori dal borgo di San Terenzo, con l'uscio direttamente bagnato dall'onda del mare. Alle spalle della villa le ripide pendici del promotorio di Marigola, immerse in un bellissimo bosco naturale.
Gli Shelley si stabilirono in Villa Magni, la casa costruita sugli scogli, nell'aprile del 1822 e qui richiamarono numerosi amici, tutti venuti ad abitare con loro in una sorta di vita in comune, trascorrendo giornate esclusivamente dedicate alla letteratura, alle passeggiate, alle gite in barca. Una vita da artisti totali, estranei ad ogni regola e convenzione sociale, che vivevano già nel mondo dell'utopia predicando l'amore libero. Con gli Shelley c'erano il figlio Percy Florence, Claire Clairmont, la sorellastra di Mary, Edward e James Williams, John Trelawny e moltri altri. L'arrivo più famoso fu quello, il 13 giugno della Bolivar  che arrivando nella baia sparò sei colpi di cannone per salutare gli amici.
L'amico Trelawny descrive la casa così: "Un costruito rustico con uno spazio al  pianterreno senza pavimento, utilizzato per le barche e le loro attrezzature ed un unico piano superiore con la sale centrale e quattro stanze, un caminetto per cucinare e una veranda sopra il portico affacciato sul mare".
Mangiavano poco e in maniera disordinata, consumavano litri di tè, un pò di pane e tanto laudano, la droga di allora. Shelley a volte si dimenticava  persino di mangiare. Giravano nudi tutto il giorno sulla terrazza, tra gli scogli, in casa, in riva al mare. Dormivano per terra su vecchi pagliericci. Shelley era felice di vivere lì  e in quelo modo. Componeva "Versi scritti nella Baia di Lerici" e "The Triumph of Life".
La gente del posto si scandalizzava ed era meravigliata che persone di un ceto elevato potessero  vivere in promiscuità,  del loro nudismo all'aperto e delle loro abitudini vegetariane.
Un giorno mentre Mary e delle signore venute a trovarla prendevano il tè sulla porta della villa  Shelley usciva dal mare completamente nudo e come se niente fosse rientrava in casa, salutava elegantemente le ospiti, passava per tutta la saletta e scompariva da una porta, lasciando orme di piedi bagnati e di sabbia. Le signore erano imbarazzate, Mary guardava il marito ipnotizzata.
Il poeta era molto generoso con gli amici, divideva con loro i suoi averi. Per Mary era "troppo bello", non di questa terra. Mary era spesso malinconica e piena di ansie e di brutti presagi. In quel periodo rischiò di morire per un aborto spontaneo.
L'8 luglio la barca di Shelley affondò quando scoppiò una burrasca. Shelley, l'amico Edward Williams e il mozzo Charles Vivian affogarono. Il giorno prima di naufragare Shelley aveva sognato un defunto per scoprire che quell'uomo era lui.
Il corpo di Shelley venne bruciato perchè nessun corpo che arrivi dal mare può essere seppellito per evitare un possibile contagio di peste. Le ceneri si trovano al Cimitero Acattolico di Roma.
Nel secolo seguente, attratti dal mito di Shelley e Byron giunsero qui D.H.Lawrence, Virginia Woolf, Gabriele D'Annunzio, Sem Benelli ed altri. L'americano Henry James si fece portare in barca presso Villa Magni e descrisse quel viaggio come il più suggestivo tra i suoi percorsi.

Villa Magni ai tempi degli Shelley

Domani parto (25-4-2012)

Ho camminata un'ora con Seila, la cagnolina di Laura. Siamo andate al Colle Oppio. C'era tanta gente a godersi il verde e la bella giornata, tanti bambini che giocavano animatamente. Erano quasi le sei ma il sole era ancora presente. La casa di Nerone sempre là e anche il Colosseo al solito posto. Mi piacciono questi colori antichi di Roma. Non mi sembra vero che domani parto per stare un mese e mezzo in Olanda e di trovarmi da un momento all'altro in un mondo diverso, ci saranno fiori ovunque, e sarò avvolta in un'altra lingua, altri colori, altri ritmi, altra gente. Ed è bello poter assaporare paesi diversi. Non è sempre facile avere i figli lontani, ma sono fortunata perchè loro vengono spesso da me e io vado a trovarli, sto bene con loro, gli voglio tanto bene. Ho i piedi in tre staffe, vivo tre vite: quella romana, quella di Haarlem e quella di New York. Da quando non c'è più mia madre, dal 2004, non vado più in Canada, ma nei pensieri esiste l'ubiquità e sulle ali dei sogni gli spostamenti sono istantanei, mi trovo dappertutto, abbraccio tutti e tutto contemporaneamente. Non perdo tempo con i mezzi di trasporto. Andata e ritorno si compiono in pochi secondi. La permanenza sembra eterna, ma è fugace.
Come sono felice di rivedere tra breve le nipotine, di baciarle e di godermi le loro presenze. Sicuramente anche Pino sarebbe stato innamorato di loro.
Stamattina mi sono arrivate alcune foto delle bambine spedite da Sigrid. Flaminia indossa una tunichetta che prima apparteneva a sua sorella e che lo zio Jan a suo tempo aveva fatto avere a Livia tramite me da New York. Sembra che Flaminia stia cantando e ballando come fa spesso. Livia indossa una gonna fatta dalla mamma, si copre la faccia con le mani: in quel momento niente foto. In più c'è una foto di un vestitino che Sigrid ha fatto per Flaminia, un capolavoro. E domani abbraccerò queste bambinucce. Giorni fa Livia ha detto alla mamma di uscire spesso la sera col papà. "Così Flaminia ed io stiamo con nonna." Mi sono emozionata quando Sigrid me l'ha raccontato al telefono.
Quando cammino per strada e penso alle bambine sorrido con un sorriso dell'anima. E domani le vedrò, manca solo una notte. Non c'è più bisogno di viaggiare sulle ali oniriche. Mi aspetta l'aereo.




mercoledì 11 luglio 2012

Mary Wollstonecraft Shelley

Mary Wollstonecraft Godwin nacque a Somers Town, Londra, nel 1797, secondogenita di Mary Wollstonecraft, filosofa e promotrice dei diritti delle donne, antesignana del femminismo e primogenita del saggista e scrittore poetico William Godwin. Mary Wollstonecraft morì di setticemia dodici giorni dopo aver messo al mondo Mary che crebbe col padre William e la sorellastra più grande Fanny Imlay Godwin nata da una relazione della madre con Gilbert Imlay. Quando Mary aveva tre anni il padre si risposò con Mary Jane Clairmont, la sua vicina di casa che aveva due figli, Charles e Claire. Mary idolatrava suo padre, non le piaceva la matrigna.
Mary Godwin ricevette un'istruzione inusuale e avanzata per una ragazza del suo tempo. Ebbe infatti una governante, un tutore ed ebbe l'opportunità di leggere i manoscritti dei libri per bambini redatti dal padre sulla storia greca e romana. Nel 1811 Mary frequentò per un periodo di sei mesi un college di Ramsgate. All'età di quindici anni suo padre la descriveva come "straordinariamente audace, piuttosto imperiosa e attiva di mente. Il suo desiderio di conoscenza è grande e la sua perseveranza in tutto ciò che intraprende quasi invincibile."
Sebbene Mary avesse ricevuto poca istruzione formale, suo padre contribuì alla sua formazione anche in vari altri campi. Spesso portava i figli in viaggi di istruzione, dava loro libero accesso alla biblioteca di casa e li faceva assistere alle visite di amici intellettuali.
Nel maggio del 1814, Mary, fra due viaggi in Scozia, incontrò Percy Shelley, discepolo del padre. Si innamorarono e in luglio fuggirono in Francia. Si sposarono nel 1816 dopo che la prima moglie di Percy si suicidò.
Nel 1817 venne pubblicato il libro scritto da Mary e Percy "Storia di un viaggio di sei settimane".
Nel 1818 gli Shelley si trasferiscono in Italia. La permanenza, nonostante la morte dei loro piccoli Clara Everina e William,  sarà molto produttiva dal punto di vista intellettuale e creativo. In quel periodo Mary scrive la novella semi autobiogafica "Matilda", il romanzo storico "Valperga" e le opere teatrali "Proserpino" e "Mida". L'Italia, malgrado le perdite personali, diventò per Mary "un paese nel quale la memoria viene dipinta come il paradiso." Napoli, dove vissero per un breve tempo incontrando molte difficoltà, la dipinse come un "paradiso abitato da demoni".
Dei quattro bambini che Mary Shelly ha dato alla luce solo Percy Florence (nato a Firenze il 12 novembre del 1819) sopravvisse ai genitori, gli altri morirono in tenera età. Mary serbò il ricordo dei propri figli sino alla fine della propria vita. Conservava nella sua scrivania le ciocche dei loro capelli.
L'8 giugno 1822 Shelley affogò durante una tempesta al largo di La Spezia.
Nel 1823 Mary ed il piccolo Percy Florence lasciarono Genova per tornare in Inghilterra, dove Mary si dedicò  al figlio e alla scrittura. Scriveva articoli, romanzi, le voci di enciclopedie, racconti e recensioni. L'ultimo suo lavoro "A zonzo per la Germania e per l'Italia" ripercorre i viaggi compiuti tra il 1840 e il 1843 di Mary e suo figlio.
Il 22 giugno del 1848 Percy Florence si sposò con Jane Gibson. Adottarono una bambina: Bessie Florence Gibson (probabile figlia del fratello di Jane). Mary Shelley visse con loro felicemente, accompagnandoli nei loro viaggi all'estero, finchè morì all'età  di 53 anni (probabilmente per un tumore al cervello). E' sepolta nel cimitero di St.Peters, Bournemouth, accanto ai genitori. 
Autrice di vari romanzi, diverrà famosa soprattuto per "Frankenstein o il Prometeo moderno", il suo primo libro scritto nel 1818 e nato quasi per gioco, ossia quando Byron, durante un piovoso soggiorno estivo con gli Shelley e l'amico John William Polidori a Ginevra, suggerì che ciascuno di loro scrivesse un racconto dell'orrore, racconto che poi ognuno avrebbe letto agli altri come passatempo serale. Shelley compose un'opera breve intitolata "The Assasins", Byron scrisse il racconto "The Burial" (che poi venne pubblicato nel 1819 con il titolo "A Fragment"). Mentre Polidori creò la romantica figura di un vampiro affascinante e misterioso con il romanzo breve "The Vampire". Mary scrisse invece Frankenstein dopo averlo sognato in un terribile incubo. Iniziò a scrivere il libro quando aveva 18 anni e aveva 21 anni quando fu pubblicato. Mentre scriveva
"Frankenstein" aveva appena perduto un bambino e aveva da badare ad un piccolo di sei mesi.

lunedì 9 luglio 2012

Percy B. Shelley vegetariano

Percy B. Shelley dichiarava il suo ateismo, ma era più un panteista (panteismo: tendenza filosofica che identifica Dio con la natura) e un epicureo (epicureismo (Epicuro 341-270 a.C.): dottrina filosofica che individua nella ricerca della felicità il fine dell'agire. La felicità consiste nell'atarassia, cioè in una soave calma dell'anima). Il suo primo poema importante "Queen Mab (1813) contiene un annuncio della fede che si andava maturando in lui, nello spirito della natura come spirito d'amore.
Come poeta e intellettuale difese il pensiero liberale e si ribellò apertamente alle istituzioni religiose e politiche inglesi. Era a favore dell'amore libero.
Per Shelley Dio è tutta la natura e il mondo stesso, l'uno e il tutto riuniti nella memoria della specie, un Dio in marcia con l'umanità: sta ai poeti riprendere là dove altri hanno finito nella stesura di quel poema universale che è la ricerca dell'invisibile attraverso il bello, l'intuizione  e l'ispirazione. Dalla sua formazione classica, dallo studio del greco e del latino, deriva una passione per i miti, che nella sua poesia sono spesso ripresi e ampliati.
Shelley è affetto dalla mortalità dell'uomo, temperata talvolta solo dall'idea secondo la quale ci si può ricongiungee all'Assoluto attraverso la contemplazione e con l'aiuto della filosofia si può tendere all'Uno.
Sia Percy B.Shelley sia Mary Shelley furono strenui difensori del vegetarianismo. Shelley scrisse due articoli a difesa della dieta vegetariana, in "Rivendicazione della dieta naturale" considera il mangiare carne come una conseguenza dell'espulsione dal paradiso terrestre descritto nel Vecchio Testamento, ed una prova che viviamo nel mondo "dopo la caduta".  Descrive l'esempio di Prometeo che, avendo portato alla gente il fuoco per scopi alimentari e avendo permesso così di consumare carne, fu punito ed ebbe il fegato perpetuamente divorato dagli avvoltoi.
Il secondo articolo di Shelley è "Sul sistema della dieta vegetariana". L'autore considera il mangiare cibo animale un'abitudine innaturale causa di malattie. Visto che non siamo dotati dei denti di cui invece sono provvisti gli animali predatori, è normale desumere che il cibo animale non debba essere mangiato dagli esseri umani. Dovremo inoltre tener presente che mangiare cibo animale significa torturare gli animali, che vengono seviziati dagli uomini sia quando li uccidono che quando li allevano. Ciò sfortunatamente è molto atttuale quando pensiamo ai sistemi odierni di allevamento in batteria.
Macellare gli animali è perverso. Forzarli a produrre più di quanto è naturale è malvagio. Forzarli all'esistenza coatta è immorale.
Consigliava (due secoli fa): "Non assumere alcuna sostanza che abbia precedentemente avuto vita. Il vegetarianesimo vi darà longevità. Evitare la carne non significa automortificazione, ed è a vantaggio sia vostro che dell'ambiente naturale di cui fa parte. Sarete ricompensati per questo."
Shelley scrisse inoltre: "Se l'uso del cibo animale sovverte la quiete del consorzio umano, quanto sarebbero imperdonabile l'ingiustizia e la barbarie esercitata verso queste povere vittime! Esse sono chiamate a vivere dall'artificio umano solo allo scopo di vivere una breve e infelice esistenza di malattia e schiavitù, perchè il loro corpo sia mutilato e violato il loro affetto. Molto meglio sarebbe che un essere capace di sentimenti non sia mai esistito, piuttosto che sia vissuto soltanto per sopportare una dolorosa esistenza senza sollievo alcuno.


I wish no living thing to suffer pain.
Percy Bysshe Shelley 1792-1822



sabato 7 luglio 2012

Percy Bysshe Shelley

Ieri sono stata al Cimitero Acattolico, conosciuto anche con i nomi Cimitero degli Artisti e dei Poeti e Cimitero dei Protestanti, che si trova ai piedi della Piramide di Caio Cestio (costruita fra il 18 ed il 12 secolo avanti Cristo). Il cimitero è incastonato tra le Mure Aureliane e Porta San Paolo nel quartiere Testaccio. Secondo le leggi vigenti nella Chiesa di allora nessun acattolico poteva essere sepolto in "terra benedetta", così, in questo angolo della città, le salme venivano tumulate di notte e in gran segreto per non suscitare le ire e le invettive del popolino, che spesso, fomentato ad arte, dalle parole passava ai fatti con vili aggressioni. Adesso questo bellissimo cimitero è un'oasi di pace e di quiete con piante e arbusti esotici, sentieri che salgono e scendono. Gatti felici sdraiati dappertutto. Non sembra un cimitero ma un giardino incantevole dove avvolti dal profumo dei tanti fiori, si passeggia sui sentieri e si ammirano monumenti, sculture e capelle stupendi con epitaffi in tante lingue. Non subentra tristezza, ma la serenità regna in questo posto dove Riposa in Pace sono parole che più adatte non si può.
Alle sei di sera faceva ancora un gran caldo ma in un angolo ombrato vicino alla tomba di Keats venivano messe delle comode panchine in semicerchio per il pubblico accorso ad assistere alla presentazione del libro di Percy Bysshe Shelley "La  Necessità dell'Ateismo", tradotto in italiano.  Intervenivano la direttrice del cimitero Amanda Thursfield, il poeta Franco Buffoni, la traduttrice Federica Turriziani Colonna e il segretario UAAR Raffaele Carcano.
E'stato un incontro interessantissimo che si è concluso con la visita alla tomba di Shelley. L'epitaffio sulla tomba dice: Cor Cordium, seguito da tre versi del canto Ariel dalla Tempesta di Shakespeare:
"Nothing of him that doth fade
But doth suffer a sea-change
Into something rich and strange

Parole molto appropriate

Scriverò qualcosa su Shelley appreso ieri sera durante  la conferenza nel cimitero e dopo, tornata a casa, su Internet.
Percy Bysshe Shelley (Field Place - Sussex - Inghilterra 1792 - Viareggio 1822), di antica famiglia facoltosa fu educato a Eton e Oxford da dove fu espulso nel 1811 per l'opuscolo "La necessità dell'ateismo" che scrisse insieme all'amico Thomas Jefferson Hogg, anche lui espulso. Poeta, vagabondo, anarchico, rivoluzionario, ribelle, visionario, sognatore assetato di infinito, Shelley lasciò l'Inghilterra per l'Italia ove morì appena prima di compiere 30 anni inghiottito da una tempesta nel golfo di La Spezia mentre tornava a casa nella sua goletta, il Don Juan fatta da lui costruire a Genoa. Il nome fu cambiato da lui e sua moglie Mary in Ariel.
Nel 1811 sposa Harriet Westbrook di 16 anni e dopo l'ennesimo conflitto con il padre rompe ogni rapporto con lui per trasferirsi nel Lake District. Harriet gli dà due figli: Eliza Ianthe e Charles. Shelley lascia moglie e figli, s'innamora di Mary Godwin, ragazza colta e intelligente, anche lei di 16 anni e va a vivere con lei in Svizzera nel 1814. Subito dopo la tragica morte di Harriet sposa Mary nel 1816. In Svizzera conoscono il loro grande contemporaneo George Byron. Diventarono anche amici di John Keats. A Shelley, Byron e Keats il destino consegnò una morte prematura, avvenuta in giovane età.
Fin dall'infanzia il poeta avversò ogni forma di tirannia e nutrì il suo amore per il meraviglioso con i romanzi di A. Radcliffe. Temerario nella poesia come nella vita (con Mary in breve tempo ebbe quatro figli) Shelley produsse la maggior parte dei suoi capolavori in meno di dieci anni. Annegò al largo della costa toscana all'età di 29 anni.  Dopo dieci giorni il suo corpo fu ritrovato sulla riva dove era stato spinto dalle onde. Venne cremato sulla spiaggia di Viareggio. Il cuore venne poi estratto intatto dalla pira in cui era arso il corpo durante il funerale, e custidito da Mary Shelley fino al giorno della morte di lei, mentre le ceneri di lui vennero sepolte nel Cimitero degli Inglesi a Roma.