mercoledì 24 aprile 2019

Jan a Roma, 2 - 6 aprile 2019

 
Il 2 aprile Jan ha preso un aereo a Schiphol ed è volato a Fiumicino dove ha incontrato e abbracciato Carlos che era in partenza per le Canarie.
Qui a casa il mio figlio americano è arrivato alle 16.20. Aveva un ottimo aspetto. Che bello  rivederlo, l'avevamo aspettato con ansia. David e Jan sono usciti per una passeggiata nei dintorni di casa. Sigrid mi ha chiamato dicendo quanto era stato bello avere Jan con loro. Ho preparato la cena: pasta e verdure.  Era come se Jan non fosse mai stato lontano. La mattina dopo (e le mattine seguenti), appena fatto colazione Jan si è messo al suo laptop a lavorare facendo e ricevendo telefonate. A piedi poi è andato a prendere il fratello al Liceo Artistico di Via di Ripetta sulla piazzetta Ferro di Cavallo dove David insegna e dove lui e David hanno frequentato Liceo e Accademia. Sono tornati a casa sul motorino sgangherato di David. Jan a New York è abituato a pranzare molto presto per fare poi  sullo scooter o in metro il giro dei clienti: wine bars e ristoranti. In sua assenza c'è Jennifer che da qualche anno lavora con lui. Qui a Roma gli preparavo una macedonia e una tazza di tè che accompagnava ad una fetta di pane. David ed io mangiamo più tardi. Era venuta a pranzo anche Valeria, un'amica di David. Nel pomeriggio Jan ha visitato, come fa spesso, la mamma del suo amico Gianni che purtroppo non c'è più. Si è incontrato poi con David e il suo amico Mauro alla boutique dell'amica tedesca Simone. A Jennifer pacciono molto i capi di abbigliamento che crea Simone e ne ha acquistati diversi.
David e Jan sono tornati a cena con Mauro e Rachele. Jan aveva già preparato in anticipo un piatto di carciofi e David ha condito a modo suo una scodella di lenticchie. Poi c'era un insalata e una padella con patate, cavolo e cipolle. In vista della venuta di Jan a Roma tanti produttori di vino ci hanno fatto pervenire un mucchio di bottiglie da assaggiare. E perciò sul tavolo si sono accumulate diverse bottiglie aperte. Durante questa sua permanenza Jan ha incontrato due produttori del Lazio ed è tornato a casa con altre bottiglie da provare. 
Il giorno dopo, il 4 aprile, Jan si è visto a Trastevere con Marco, amico della scuola elementare. Da anni non si vedevano.  E' stato un bell'incontro.
Il 5 aprile, evento culturale al Pigneto. Per Jan era l'ultima serata romana e per l'ultimo wine tasting abbiamo invitato l'amica e nostra vicina di casa Flavia. Abbiamo mangiato benissimo: pasta con sugo di piselli e zucchine, insalata e una parmigiana di melanzane preparata da Flavia. I dolci che Jan ha portato dall'Olanda son finiti in un attimo. Hanno assaggiato con impegno e critiche positive e negative vini bianchi, rossi, naturali e innaturali. Io sono astemia ma ho trovato divertente ascoltare le opinioni e vedere le facce concentrate dei miei compagni di tavolo.
Il 6 aprile  David è andato a  scuola e Jan, dopo colazione ed altri assaggi di vino con molto sputtacchiare, alle 9.45 mi ha abbracciato ed ha preso un treno per Verona. Per telefono ci ha sempre informati sulle sue vicissitudini a Verona e sui suoi spostamenti alla fine di Vinitaly nel nord dell'Italia dove ha incontrato produttori ormai divenuti amici. Il 15 aprile era di ritorno a New York. Se tutto va bene lo rivedrò a fine agosto a New York per una ventina di giorni.
A David manca molto suo fratello con cui parla volentieri di tanti argomenti.
Dalle mie cartelle con i collages ne ha scelti quattro per la nuova casa nel Bronx.














          

lunedì 22 aprile 2019

Jan ad Haarlem , 29 marzo - 2 aprile 2019.

 
Prima di presenziare alla fiera internazionale del vino Vinitaly Jan ha preso un aereo per l'Olanda. Ha viaggiato di notte e la mattina del 29 marzo è arrivato ad Haarlem da dove mi ha telefonato per dirmi che il viaggio era andato bene. Mi ha passato Sigrid e lei  come sempre si è meravigliata dell'energia di Jan: appena arrivato è andato insieme a lei in bicicletta alla scuola di Flaminia per  assistere alla recita di Flaminia con la sua classe (la quinta) e subito dopo si sono trasferiti nella scuola superiore accanto alla scuola elementare dove anche Livia e la sua classe eseguivano una recita. Per l'occasione è venuto anche Kevin assentandosi per qualche ora dal suo ufficio dell'Aja. Poi Jan e Sigrid hanno fatto la spesa e tornati a casa Jan finalmente si è riposato un pò nella sua casa di Popelingstraat. Il giorno dopo, durante la consueta telefonata, Sigrid mi ha fatto sapere che la sera precedente Jan ha preparato la cena:  pasta con un sugo molto saporito. Questa mattina, era un sabato, erano andati tutti insieme a camminare nel  bellissimo parco naturale di Elswout. Dopo pranzo hanno accompagnato Flaminia in piscina dove tre volte alla settimana segue con passione un corso di nuoto sincronizzato. Dopodiché Jan ha preso la bicicletta per rivedere, sul canale Brouwersvaart, la prima casa dove abitavano Sigrid e Kevin in una stradetta incantevole ma più lontana dal centro della città.
E il giorno dopo, 31 marzo, Jan  ha attraversato in bicicletta le dune per arrivare alla Bloemendaalse Strand (strand=spiaggia). Quante volte sono stata io su quella spiaggia, da bambina e da giovincella. Ci si andava a piedi o in bicicletta.
Allora era tutto più selvatico. C'erano meno sentieri che tagliavano le dune e sulla spiaggia chilometrica non si trovavano ancora bars e ristoranti. Ci si andava con in borsa un asciugamano e i panini. Anche se il mare era freddo e con onde altissime ci si buttava dentro con coraggio e divertimento. Nella primavera erano in fiore le roselline delle dune (duinroosjes). Che profumo meraviglioso, inebriante.




Mi ricordo che un'estate siamo tornati a casa con un secchio pieno di more. Mia madre ne ha fatto la marmellata. Un altro ricordo: un inverno con un gruppetto di amici tra le dune abbiamo acceso in un bunker della II guerra mondiale un fuocherello per abbrustolirci le patate portate da casa che con un pò di sale erano una leccornia. Eravamo felici e contenti con poco. Si camminava e pedalava moltissimo. Inconsapevoli  dell'avvento dell'era della televisione e del cellulare.
Al paviglione-ristorante Parnassia Jan si è seduto a prendere un caffè con vista su spiaggia, dune e mare.
In bicicletta ha poi girato Haarlem in lungo e in largo scoprendo inaspettatamente bei posti quasi nascosti. E ha seguito il corso del fiume Spaarne che a un certo punto diventa molto largo. Ed è là che io a tredici anni ho attraversato il fiume a nuoto con mio padre che mi seguiva con una barca a remi.  Questo fatto lo riprenderò in un post che parla di quando ero bambina.
Come sono felice che i miei figli ci tengano a rimanere in contatto fra loro anche vivendo in paesi lontani. Sono molto legati..
 
 



 

lunedì 15 aprile 2019

Carlos a Roma

 
 
 
 
Il 23 marzo è venuto Carlos a Roma, da Las Palmas, per stare qualche giorno con noi come fa quasi tutti gli anni. Arrivato a Fiumicino ha però ricevuto un messaggio sul cellulare: un suo caro amico nelle Marche era morto e il funerale si sarebbe svolto  la mattina presto del giorno dopo, il l° aprile. E' arrivato da noi all'ora di cena trovando la casa piena di amici di David, un bel casino simpatico. Abbiamo cenato tutti insieme, David ed i sei amici presenti fra i quali anche Andrea Barocci un caro amico d'infanzia: si erano tutti riuniti per andare dopo cena ad un concerto. L'intenzione era che anche Carlos sarebbe andato con loro ma lui dopo cena si è mosso per prendere il pullman che lo avrebbe portato nelle Marche. Per lui sarebbe stata un'occasione, seppur in  tristi circostanze, di rivedere gli amici d'infanzia. A Porto Sant'Elpidio abita suo padre Julio con la seconda moglie Paquita e la figlia di lei Alisia. Carlos ha avuto giornate piene e perciò solo la sera del 31 marzo è potuto tornare da noi a Roma. Ci ha raccontato della sua permanenza nelle Marche,  degli amici e  della sua famiglia. Suo papà Julio, che ha la mia stessa età, sta in buna salute e si occupa ogni giorno dell'orto, la sua passione. Si è visto anche con il fratellastro, Miguel, sua moglie e le loro due belle bambine. Con Miguel va molto d'accordo. Miguel e sua moglie Isabella sono ambedue psicologi. Con la moglie di suo padre, Paquita, non c'è mai stato un buon rapporto. Tempo fa ho già scritto un post su quando da Roma si sono trasferiti nelle Marche; Carlos è rimasto da noi a Roma  due mesi per finire qui l'anno scolastico nella sua scuola elementare. Già da piccolo era spesso da noi, prima con la mamma, poi con Julio o anche da solo. Questa volta faceva parte della famiglia e chiamava Pino e me zio e zia. Non era un bambino facile sballottato come era. Non era aggressivo fisicamente ma verbalmente. E quando giocava con gli amichetti sotto casa quante volte sono scesa sentendo le parolacce che rivolgeva a qualche ragazzino insolente. Lo portavo a casa col mio braccio sulle sue spalle e lo calmavo. Andando a vivere a Sant'Elpidio Paquita non l'ha saputo prendere per il  verso giusto e Carlos non ha avuto un'infanzia felice. Quando veniva a stare qualche giorno da noi ci raccontava episodi della sua vita in famiglia: una sera c'era una coppia di amici a cena, l'uomo ha detto che il suo hobby era collezionare francobolli. Paquita è uscita dalla stanza ed è tornata con l'album dove Carlos teneva in bell'ordine i francobolli tolti dalle cartoline che suo nonno cubano Oscar gli spediva dai paesi dove cantava col suo gruppo. Paquita l'ha offerto all'ospite con le parole: "Prendilo, tanto Carlos non ne fa niente." Per Carlos è stato un brutto colpo.
Carlos non era invidioso ed era felice per Miguel , figlio di Julio e Paquita, quando veniva colmato di giocattoli e di attenzioni: cose a lui sconosciute. 
Mi ricordo che Pino ha parlato a suo tempo col preside della scuola media di Sant'Elpidio e ha ottenuto che Carlos frequentasse la scuola serale prendendo poi il diploma. A sedici anni è andato via da casa badando a se stesso. E' rimasto sempre in contatto con  noi che gli davamo un appoggio quando possibile.
Adesso ogni tanto si vede con la mamma, Cristina, ed i suoi tre fratellastri francesi nati da due padri diversi.
Ha lavorato da pizzaiolo in Italia, Germania e Spagna e da tanti anni si è stabilito a Las Palmas. Ha seguito una scuola ed è diventato un ottimo addestratore-educatore di cani. Non segue le regole che insegnava la scuola che ha frequentato, le trova per lo più sbagliate, ma ha sviluppato un modo tutto suo molto efficace. Un talento che possiedono in pochi. Ama i cani e su Facebook vedo foto da lui pubblicate dove è circondato da cani attenti e coll'aspetto beato. Il suo grande cane bianco, Jacko, gli fa da assistente.
Carlos nelle Canarie pratica uno sport orientale e una volta è andato col suo maestro in  Tailandia per prendere parte ad una dimostrazione.
Il 2 aprile, dopo due giorni romani intensi, è ripartito per la Spagna. Quel giorno Jan veniva a Roma e Carlos ha fatto in modo di incontrarlo e salutarlo all'aeroporto di Fiumicino. A Jan ha fatto molto piacere rivederlo dopo tanti anni e Carlos aveva gli occhi lucidi per l'emozione.
 
 
 
 

lunedì 8 aprile 2019

1937, scuola elementare haarlem




A sei anni ho cominciato a frequentare la scuola pubblica del nostro quartiere nella Schoterstraat 4. Le scuole pubbliche in Olanda sono per bambini di tutte le religioni, perciò senza bibbia e crocifisso. La durata è di sei anni. Libri, quaderni ed altro materiale sono gratis. Allora ogni banco aveva un calamaio, le penne Bic non esistevano ancora. I quaderni venivano utilizzati per intero, non si sprecava una pagina. Gli insegnanti ci spiegavano che la carta era un dono degli alberi e perciò non bisognava sprecarla. E per tutta la vita ho amato e rispettato la carta trasmettendo questo riguardo ai figli. In classe si lavorava molto e intensamente fino alle quattro del pomeriggio con degli intervalli; compiti da fare a casa non ce n'erano. Anche se ero una bambina piuttosto sognatrice afferravo tutto. Dentro le aule sui davanzali c'erano delle piante da accudire a turno dagli scolari.
La maestra della prima classe era juffrouw Spuy (signorina Spuy) e  quando un bambino aveva svolto bene un compito lei lo chiamava vicino a sé e da una scatoletta gli permetteva di prendere una minuscola mentina. Qualche volta mentre noi bambini giocavamo sui marciapiedi lei passava in bicicletta con in testa un cappellino e dietro, sul portapacchi, c'era un cagnolino seduto in un cestino. In un album di vecchie fotografie ho trovato una foto con lei durante una gita scolastica della classe di mio fratello Henk. E un'altra foto dove figura anche lei durante una gita della mia classe nel 1940 ad Artis, lo zoo di Amsterdam. Avevo nove anni.


Io sono la prima in alto a sinistra.

I miei fratelli ed io desideravamo tanto un cane. In un annuncio sul giornale venivano offerti dei cuccioli e con mio padre sono andata in bicicletta a vederli. Non ricordo come mai ma siamo tornati a casa con la loro mamma. Si chiamava Meta. Meta scappava però sempre verso la sua vecchia casa e ne soffrivo. Avevo circa otto anni. In classe dovevamo scrivere un tema e io l'ho scritto su Meta. La maestra l'ha passato da leggere agli altri insegnanti.
Ogni bambino aveva un erbario e  mi piaceva molto cercare fiori nel grande parco De Bolwerken,  sui prati e in mezzi ai cespugli. Dopo averli fatti seccare in mezzo a un libro li incollavo nell'erbario. A scuola poi si imparava il loro nome e tanti altri dettagli.
In Olanda si cena presto e d'estate, con la luce che c'è fino a tardi, dopo cena i bambini giocano ancora un paio d'ore fuori, noi si andava a letto alla buonòra.
Non c'era ancora la televisione e le sere d'inverno si ascoltava a volte un radiodramma e spesso si giocava tutti attorno al tavolo al gioco Ganzenbord  (gioco dell'oca) oppure al  Mens erger je niet (Non t'arrabbiare) o anche a carte. Io partecipavo per non essere una guastafeste ma avrei preferito leggere. A volte veniva una mia amichetta a prendere parte al gioco. Ed erano molto apprezzati  la cioccolata calda con un biscotto.






D'inverno si aspettava con ansia che per radio annunciassero che il ghiaccio sui canali, fiumi e laghi fosse arrivato allo spessore giusto per potere pattinare. Già da piccoli si cominciava ad andare sui pattini e dopo scuola che grande divertimento. Non c'erano  mica i giacconi caldi di adesso; anche col freddo forte indossavamo cappottini o giacchette. Sul ghiaccio si allestivano baracchette dove, seduti su panchine di legno, si poteva comprare una cioccolata o una zuppa calda e ci si poteva riposare un attimo e stringere i legacci dei pattini. C'erano lampioni appesi a dei fili: un'atmosfera da festa.  Papà e mamma venivano ad ammirarci e poi si tornava a casa per cena.

 
 

lunedì 1 aprile 2019

Piccolina a Den Helder e poi ad Haarlem


Quando avevo circa quattro anni e mezzo ci siamo trasferiti in una strada più al centro della città. Il giorno del trasloco alcuni conoscenti si sono offertI di badare a me e a Minze e dato che era una bella giornata ci hanno permesso di giocare sul marciapiede davanti casa con altri bambini. In quei tempi non giravano macchine, ancora non c'erano pericoli dovuti al traffico e i bambini si divertivano fra di loro sui marciapiedi. Ma io e Minze non ci siamo fermati lì e ci siamo mossi in esplorazione. Mi ricordo solo che siamo arrivati al porto, con tante navi. Come si sono spaventati i nostri  conoscenti e i miei genitori per la nostra sparizione. Cerca qui e  cerca là ci hanno trovato nell'ufficio della polizia, non lontano da là, seduti sul bordo di un tavolo a cantare con i poliziotti attorno a noi.
Nella nostra strada poi ci siamo fatti degli amichetti e abbiamo cominciato a parlare l'olandese perchè gli altri bambini non capivano il frisone.  E non dicevamo più heit e mem. Solo l'appellativo Beppe (nonna) è rimasto per sempre, come se fosse un nome. Gli adulti fra loro poi continuavano ad usare la loro lingua nativa e a noi bambini si rivolgevano in olandese.
Mi ricordo abbastanza nitidamente la volta in bicicletta con papà seduta sul seggiolino davanti, vicino al manubrio. Giovane, spavaldo papà, pedalava sullo stretto bordo di un canale. Vedendo l'acqua scura quasi toccabile sotto di noi mi ha preso un senso di inquietudine. Non di paura perché mi fidavo completamente della sicurezza di mio padre.
Ho cominciato a frequentare l'asilo cristiano perchè situato a due passi da casa. Ma  iniziavo ad avere degli incubi e  in casa parlavo ai miei familiari di Gesù e delle sue sofferenze: la croce, i chiodi nelle sue mani, il sangue. Un giorno facendo le spese con mamma e papà ho visto un uomo che per me assomigliava a Gesù. Ero sconvolta, piangevo, indicandolo ho gridato: Jezus! Jezus! Non sono più andata a quell'asilo.
A cinque anni e mezzo ci siamo trasferiti ad Haarlem nella Frans Halsstraat dove abitavano già il fratello maggiore di mio padre, Hendrik Houwink, sua moglie Geeske, la figlia Wietske e il figlio Jan. Questo zio aveva un altro cognome perchè era  nato dal primo  matrimonio di mia nonna che, rimasta vedova, ha sposato mio nonno. Wietske aveva la mia stessa età, suo fratello un anno di meno. Sono andata alla scuola materna che frequentava mia cugina ma ho anche un vago ricordo dell'asilo Frobel  e dei giochi con oggetti di legno che ci si facevano. (Friedrich Frobel 1782-1852, educatore e pedagogista tedesco creò il giardino d'infanzia, il  Kindergarten.  Il primo fu aperto nel 1840. Fra gli altri Maria Montessori si è ispirata a questo concetto).  Ho ancora una foto dei miei fratellini in una classe di questo asilo.


Henk, primo a sinistra e Minze , in ultima fila, a sinistra.