giovedì 28 marzo 2013

La nostra storia

In uno dei miei ultimi posts ho raccontato della volta che ho preso parte al programma "La Ventiquattresima Ora" di Mario Riva insieme ad altre ragazze straniere, e di come Pino sia sceso nella sala, su indicazioni del suo amico Giuseppe Colombi dell'ufficio Personale, per dare un'occhiata alla "Olandesina" (che ero io). Anche se mi girava intorno, io di lui non mi sono accorta, forse troppo presa nell'aspettare il mio turno per salire sul palco. 
I miei amici americani, Mike e Bert (e poi anche Walter Dorin e la coppia John e Mave Grome, tutti e tre inglesi) leggevano alle Onde Corte the news per il loro paese. Mi hanno suggerito di provarci a mia volta per l'Olanda. Per aver un'idea di che tipo di lavoro si trattasse un giorno sono andata con Bert alla RAI. Ho visto che traduceva articoli da un giornale italiano da lui ritenuti interessanti. Poi si trasferiva insieme a me in una stanza che era collegata allo studio del tecnico che, attraverso un grande vetro, dava un segnale e Bert attaccava a leggere. In quel momento passava Pino nel corridoio, che, appena tornato da una breve sosta ad Avellino, interrotta in anticipo, tornava nel suo ufficio. Per caso ha dato un'occhiata attraverso il finestrino della porta e ha visto prima Bert che  leggeva le notizie e poi me che sedevo in silenzio a una certa distanza. Ha riconosciuto l'Olandesina e si tormentava: "Come faccio a conoscerla, a parlarle?" Gli è venuta un'idea. In un intervallo ha chiamato il tecnico e gli ha chiesto un favore: "Dì a quella ragazza che non è permesso sostare nella stanza dove si leggono le notizie perchè qualsiasi piccolo rumore viene trasmesso." Il tecnico amico, da complice, ha assecondato Pino con piacere e così è successo che Pino ed io ci siamo parlati nel corridoio. Saputo che ero indossatrice ha commentato che aveva conoscenze nel campo della moda e forse avrebbe potuto essermi di aiuto. Dava un'impressione simpatica e seria e su sua richiesta gli ho dato il mio numero di telefono. Ma quando mi  ha telefonato per invitarmi ad uscire avevo un impegno. Mi disse molto tempo dopo che ogni volta che mi chiamava avevo da lavare i capelli. Sarà stato un caso. Come ho già scritto precedentemente mi ha invitato al teatro ad assistere ad un lavoro del suo amico attore Silvio Spaccesi. Una serata originale. Una domenica pomeriggio a Villa Borghese abbiamo preso in affitto una barca sul laghetto. Pino remava ma arrivati al centro del piccolo lago non sapeva tornare a riva e ho preso io i remi: ho spesso remato in Argentina sul Rio della Plata. Giorni dopo, insieme ad un suo amico e ad un'indossatrice sudafricana, abbiamo cenato all'aperto in un ristorante fuori Roma. Un'orchestra suonava ed abbiamo ballato. La mia amica mi diceva che dei due uomini era Pino che le piaceva di più. Allora ho cominciato a osservarlo più attentamente.
Un fine settimana sono andata con Pino e l'amico Fortunato Pasqualino al matrimonio di Giuseppe Colombi (l'amico dell'ufficio Personale). Delle conoscenze nel campo della moda non si è parlato più. Una sera, dopo il lavoro, abbiamo cenato in una trattoria. Si è fatto tardi e Pino mi ha accompagnato in taxi a casa mia in Via Ruggero Bonghi che si trova vicino al Colosseo. Quella volta ho visto per la prima volta il Colosseo illiuminato, ho espresso la mia meraviglia. Pino ha fatto fermare il taxi, siamo scesi e ci siamo avvicinati alle colonne. Là, a sorpresa, Pino mi ha abbracciato e baciato. Mi ha chiesto di sposarlo. A dire il vero me lo aveva chiesto già la prima sera che siamo usciti insieme e allora gli ho risposto con voce sorpresa: "Ma io non la conosco." Più volte  mi ha rivolto la stessa domanda. Il bacio al Colosseo è stato bello e gli ho detto che ci avrei riflettuto. Pino mi ha detto che non mi avrebbe più chiesto niente: avrebbe aspettato la mia decisione. L'ho presentato ai miei amici e ha preparato per tutti un pentolone di pasta che, anche se stracotta, è piaciuta a tutti. Vedo ancora la faccia di Mike mentre dice: "Buono questo sugo." Abbiamo cominciato a vederci più spesso. Quando uscivo dal lavoro in Via del Babuino vedevo che mi aspettava sul marciapiede di fronte, accanto ad un piccolo negozio di libri che adesso non c'è più. Più in là abbiamo scelto un punto fisso dove incontrarci; da lontano lo vedevo aspettarmi a fianco di una bassa colonna di pietra ai piedi della scalinata di Piazza di Spagna. A Via della Croce facevamo le nostre spese. Quando ho preso un brutto raffreddore (ne ho parlato poco fa) Pino veniva a trovarmi. Abbiamo impacchettato dei regalini di Natale. Mi è venuta la febbre e mi sono ficcata nel sacco a pelo sul mio letto di legno. Pino si è seduto, avvolto in una coperta, sull'ampio gradino/sedile di marmo sotto la finestra alta. Mi sono appisolata e anche lui. Quando mi sono svegliata  e l'ho visto seduto là, così carino, ho sentito all'improvviso tanto amore per lui che l'ho chiamato: "Pino!" "Sì?" "Sposiamoci." Pino mi guardava incredulo e poi ha chiesto: "Quando?" "Domani."
Non ero mai stata così sicura. Finora, ogni volta che mi è stata fatta una richiesta di matrimonio, sapevo, dopo aver rifflettuto, o addiritura immediatamente dopo la richiesta, che non desideravo affatto dividere il resto della mia vita con quell'uomo. Ma in quell'istante specifico mi rendevo conto, lo sentivo, che Pino era l'uomo giusto per me, l'amavo.
Ci siamo sposati a marzo quando tutte le mie carte sono arrivate dai tre paesi dove avevo vissuto prima e che dimostravano che non ero sposata. Ho dedicato già un post al bellissimo giorno del nostro matrimonio.


Programma radiofonico













lunedì 25 marzo 2013

Lettera ad Anneke del 31-12-1958.

Ieri ho ricevuto la tua cartolina e letterina e ti ringrazio per tutte e due. Anche Thea mi ha scritto ma deve pazientare: prima voglio raccontare a te le mie nuove. Vorrei poter vedere la tua faccia mentre le leggi e vorrei che a tua volta potessi vedere la mia faccia felice mentre le scrivo. Ecco le ultime notizie: la prossima estate mi sposo con Pino. Se frattanto hai ricevuto la mia lettera, saprai che qualche mese fa, nel Colosseo, mi ha fatto ufficialmente una richiesta di matrimonio; ti ho scritto che la stavo ponderando. Appena  la mia lettera per te è partita ho capito all'improvviso che lo amavo e che lo volevo sposare.
Non puoi immaginare la felicità di esserci trovati, l'uno con l'altra. Abbiamo i sogni più belli sul nostro futuro e anche sui nostri figli. Sono totalmente cambiata, non ho nessun dubbio, so che Pino è l'uomo giusto per me, io gli voglio bene e lui vuole bene a me.
Cammino tra le nuvole e anche lui è tanto felice. In questo momento sono con Pino negli studi di Radio Vaticana dove  legge il giornale radio. Durante un breve intervallo preme un bottone per dirmi: "ti amo".
E' l'ora di pranzo, abbiamo mangiato qualcosa insieme, e quando finisce con le notizie mi riporta al lavoro.
Ho scritto anche a casa e sarà una sorpresa per tutti sapere che mi sposo e addiritura con un Italiano. Neanche io avrei mai immaginato di aver un giorno un marito italiano. Sono tanto felice con lui. Vorrei che tu lo conoscessi. Avevo scritto a casa che il Natale l'avrei passato con Pino dai suoi genitori. E sono stati giorni bellissimi. I suoi genitori, sorelle e fratelli sono molto simpatici. Le sue sorelle sentendo che Pino mi chiamava "Petite" hanno cominciato ad imitarlo. Penso che prima di sposarci andrò in Canada per circa un mese e c'è una possibilità che Pino mi venga a prendere. Il matrimonio sarà per metà cattolico, in chiesa quindi, però molto semplice, senza festeggiamenti. Cominceremo con lo stretto necessario e piano piano acquisteremo quello che ci serve per la casa.
Oggi è l'ultimo dell'anno. Ieri sera siamo andati ad una festa e si è fatto tardi. Per stasera non accettiamo inviti e dopo aver cenato andiamo, all'una di notte, alla radio dove Pino conduce un programma. Là ci aspettano champagne e pandulce (panettone). Non è un capodanno originale?
Non parlo d'altro che delle mie nuove, spero di non annoiarti. Carissima "sorella" auguro ancora a te e ai tuoi un Anno Nuovo molto felice. Scrivimi presto! Pino mi sta aspettando con pazienza, è un tesoro.





giovedì 21 marzo 2013

Lettera a Anneke del 18 dicembre 1958 (3)

Esempi di Ikebana

Questa lettera non l'ho scritta in una sola volta ma a tappe. Questa è la terza ed ultima parte.
"Ti sto scrivendo dal mio letto perchè per un paio di giorni devo rimanere sotto le coperte per guarire da un brutto raffreddore che penso di avere preso sul lavoro. Per un pò di giorni il riscaldamente non ha funzionato ed io dovevo ugualmente svestirmi per mostrare i vestiti ai clienti. Non mi annoio affatto perchè ho da scrivere a diverse persone fra le quali: Anneke, zia Jo, i miei e il colonello (il mio ex boss).
Da Pino ho già avuto il regalo di Natale: un'ampia gonna rossa e una maglietta bianca. Naturalmente ero presente durante l'acquisto e, se all'inizio protestavo, poi l'ho accettato con piacere pensando che vestita così sarei stata carina durante la visita alla sua famiglia. Con Pino mi trovo bene. Penso che con lui troverei anche quel senso di affettuosa tranquillità che sperimento con gli amici di questa casa, la comprensione che mi dimostra Bert durante gli ups e downs nel mio lavoro, la partecipazione di Shirley, i consigli di Mike. 
Ti ho già raccontato che ho finito il pullover bianco che stavo facendo a maglia? Me lo metto sempre. Le mie vecchie maglie penso di rifarle, un giorno.
Come ti avevo detto Bert è andato in Inghilterra ospite di un'amica di Roma. La domenica prima di partire gli ho dato il mio regalo di Natale che mi sono divertita molto a preparare. Da quando sono stata all'esposizione dei kimono l'avevo in mente, e, dopo molto cercare nei negozi ho finalmente trovato il piatto che cercavo: profondo, ovale, marrone. Da Onoda, la ragazza giapponese, ho avuto i chiodi e come giorno per la sorpresa ho scelto la domenica affinchè Bert avesse modo di godersela per un pò prima di partire. Quella domenica mattina lavoravo e uscendo pioveva a dirotto. Sulle bancarelle dei fiori non trovavo quello che volevo e già vedevo andare in fumo il mio piano. Sono uscita con Pino, poi lui aveva un programma alla RAI, non volevo aspettarlo ma tornare a casa e dare un'altra occhiata in giro. Camminavo nella pioggia battente, ragazzi che mi venivano dietro, frattanto tutti i negozi avevano chiuso. Delusa ho attraversato il parco che conduce a Via Ruggero Bonghi. Ho visto un grande albero, ho dato un salto in sù, ho afferrato un bellissimo ramo, la faccia piena d'acqua. Un pò oltre c'erano fiori rossi, ne ho raccolti tre più un rametto con foglie gialle. La mia delusione iniziale ha lasciato il posto a grande gioia e soddisfazione: avevo esattamente quello che volevo. Con scarpe fangose sono entrata in casa e di nascosto ho portato il bottino nella mia camera accorgendomi che Bert, che credevo fuori con Sonya, stava a casa. Velocemente ho fatto un bagno caldo e preparato qualcosa da mangiare per tutti. Poi, nella mia stanza, con il cuore che quasi scoppiava dalla tensione, sul piatto ho creato una composizione con i chiodi, i rami e i fiori appena raccolti. Il risultato finale superava le mie aspettative. Ho pregato Bert di indirizzzare sopra l'obenta un fascio di luce in maniera drammatica. Gli ho chiesto di uscire un attimo dalla stanza e quando ho sistemato sull'obenta il piatto, appoggiato a sua volta su un tappetino giapponese, l'ho chiamato. Bert era senza parole per l'emozione. Ed io tanto contenta del successo.
Anneke, cara bambina finisco qui. E' venuto Pino con un mazzetto di violette e ci mettiamo al lavoro a fare dei pacchettini per Natale.
Auguro a te e a tutti i tuoi un anno nuovo molto felice. Ti mando un bacio e un abbraccio.

P.S Mike e Bert sono stati militari in Corea. Bert ha lasciato l'esercito con un profondo affetto e ammirazione per il popolo ed i costumi orientali. Perciò l'obenta in camera sua. Alla mostra dei kimono e a casa dei coniugi italiani che hanno vissuto per nove anni in Giappone ho ammirato per la prima volta delle composizioni di Ikebana (Ikebana è l'arte di disporre i fiori). Dalla loro bellezza sono rimasta colpita nel cuore e mi è venuta l'idea di fare una composizione floreale per Bert come regalo di Natale. Non sarà stata eseguita a regola d'arte ma ci ho messo tutta me stessa.



mercoledì 13 marzo 2013

Lettera a Anneke del 18 dicembre 1958. (1)

Cara Anneke,
nell'intervallo del pranzo ho preparato in fretta e furia la busta con le foto e adesso con altrettanta sollecitudine scriverò una lettera d'accompagnamento. Le foto devi considerarle un regalo di Los-tres-reyes perchè per Sinterklaas e per Natale è già troppo tardi. Qui è il 6 gennaio che la Befana porta i regali. Nella mia lettera precedente ti ho raccontato delle foto con i fiori. La posa l'ho copiata da un uomo che camminava sul marciapiedi di fronte. Quell'uomo Bert l'ha immortalato per confrontare un modo maschile e un modo femminile di portare un mazzo di fiori.  Buffo vero? La foto con fiori "full face" è la nostra preferita. La troviamo un pò triste e delicata, da mondo dei sogni. Per scattare sul terrazzo la foto con i capelli sciolti Bert ha aspettato che il vento ci giocasse. Poi c'è quella dove indosso il tailleur della casa di  moda con dietro il Colosseo. Vorrei che tu potessi vedere tutte le bellissime immagini che Bert realizza di persone, animali e cose: è bravissimo. Ieri mi ha fatto una sorpesa attaccando nella mia camera gli ingrandimenti più belli con i cagnolini. Domani parte per l'Inghilterra: passerà le vacanze natalizie ospite di una ragazza inglese che abita a Roma.
Ho cominciato questa lettera sperando che mi lasciassero un pò in pace: devi sapere che in continuazione mi fanno provare i vestiti in lavorazione per la collezione primavera-estate. La sfilata avrà luogo il 16 gennaio e prima di quel giorno devono essere portati a termine ancora almeno 70 vestiti. Dato che le altre mannequins che sfileranno hanno più o meno le stesse mie misure i vestiti vengono fatti su di me e solo qualcuno su Giulia che ha le spalle più robuste. Di sera ho le gambe stanche. Persino le ultime domeniche lavoro di mattina. La nuova linea di questa casa si ispira al costume nazionale giapponese, perciò De Luca (il mio boss), il disegnatore ed io una mattina siamo andati all'esposizione di kimono che si teneva a Roma (e che poi si è spostata all'Aia). Ci sono andata anche io perchè Toni, che è Sudafricano, non parla italiano. Noi tre siamo anche andati una sera a fare visita a dei coniugi italiani che hanno vissuto per 9 anni in Giappone. Lì una ragazza giapponese, Onoda, mi ha fatto indossare diversi kimono. Era molto complicato però anche molto bello.
Il mio mensile è stato aumentato.
Di sera non sono quasi mai a casa, spesso vado a mangiare fuori con Pino o con altri amici. La settimana scorsa ho cenato fuori con Bert, Sonya, una ragazza americana molto carina e Toni. Da un paio di settimane Mike divide la sua stanza con una ragazza americana che si chiama Shirley, il loro rapporto è platonico. Formiamo un gruppetto che va molto d'accordo. Spesso abbiamo ospiti a pranzo. Ieri c'erano Pino e Adel, un'amica di Mike. Ci sediamo sull'obenta, senza scarpe naturalmente, tutti attorno ad un basso lungo tavolo: gli uomini incrociano le gambe, le donne, se le gonne lo permettono. In queste occasioni gli abitanti della casa cucinano qualcosa insieme. Prepariamo cose semplici, come ieri: purea di patate, insalata mista, carne e frutta, vino e latte. Dividiamo le spese. Cucinando in casa si spende poco. Ogni venerdì una coppia inglese che vive ad Anzio è nostra ospite per pranzo (John e Mave Grome) perchè quel giorno, di mattina, conduce qui a Roma un programma radiofonico per l'Inghilterra  Laviamo i piatti insieme. Shirley fa il più delle spese e ogni sabato viene una signora che pulisce la casa, fa il bucato e ci cucina il minestrone.
Ieri Shirley ha detto a Bert che all'inizio aveva qualcosa contro Pino perchè aveva paura che potesse disturbare l'equilibrio all'interno del nostro gruppo ma adesso che ha imparato a conoscerlo ne è entusiasta e non avrebbe obiezioni se venisse a vivere da noi: nella stanza di Bert ci sarebbe sufficiente posto. Shirley ha 23 anni ma le daresti di meno. A volte dice con  faccia seria e in modo infantile le cose più buffe che ci fanno ridere forte. All'inizio lo faceva inconsciamente ma da quando ottiene tanto successo lo fa consapevolmente. Ci fa ridere lo stesso perchè il suo agire è sempre carino e buffo.


            

Lettera a Anneke del 18 dicembre 1958 (2)

Ecco il seguito della mia lettera ad Anneke:
"In un programma italiano per il Canada ho dedicato un disco ai miei aggiungendoci qualche parola. Naturalmente avevo avvisato in anticipo a che ora e quale emittente ascoltare. Mia madre mi ha scritto poi che tutto il programma era stato poco udibile, solo la mia voce era chiara come se stessi nella stanza con loro. Erano molto felici di avermi sentito. Il giorno di Natale mi potranno risentire un'altra volta. L'ultima lettera da casa dice: da Henk e Inge è in arivo un bèbè, mio padre sta al letto con l'influenza, c'è un grosso strato di neve.
I giorni di Natale li passerò con Pino in casa della sua famiglia, perciò sarà un Natale italiano. Pino mi ha chiesto di sposarlo e sto riflettendoci sopra. Credo che sarei felice con lui, è molto affettuoso, sensibile, intelligente, saggio e maturo. Se lo sposo dovrei prima andare in Canada a trovare i miei, per poi tornare in Italia.
Come sta andando la tua storia con F? E a che punto sta Thea con la lettera che mi ha promesso?
Dopo che un amico di Pino mi ha detto che sono molto intelligente ho voluto sapere la tua opinione, ma quando la tua lettera con la risposta è arrivata già non ero più interessata". (In una lettera precedente Anneke mi ha risposto che secondo lei sono molto sensibile e predisposta ad imparare le lingue, ma intelligente? No non crede che io lo sia. Dopo tanti anni questa risposta mi fa ancora ridere con incredulità). Continuo a scrivere: "Impulsivamente ho chiesto la tua opinione ma la risposta era già dentro di me. Mi piace che tu con onestà osi dirmi quello che pensi ma non sono d'accordo con te. O forse è meglio dire che non mi turba se tu mi trovi o no intelligente, perchè so che lo sono, anche se in un altro modo di come lo sei tu. Credo che tu sia più astuta di me. Certo, io non sono aggressiva e mordace, ma come dici anche tu sono sensibile, e sensibilità è un'espressione di intelligenza perchè vuol dire che si è capaci di  intuire situazioni e capire uomini, animali e cose. Risposte spiritose e che colgono nel segno e che fanno ridere fragorosamente le so dare, ma dipende da come mi sento al momento, non sempre riesco ad estrinsecare. Il giorno che ho scritto la mia lettera precedente non ero di umore roseo, ero piuttosto  scontenta di me stessa.
Tu credi al tuo amico H. quando dice che ti trova intelligente (secondo me lui ha ragione) e così io credo a Pino quando dice la stessa cosa di me. Secondo il tuo Jean Anouilh l'intelligenza va spesso di pari passi con la cattiveria e la stupidità con la bontà. Può succedere, ma non è sempre così. Con questa citazione vuoi dire forse che io sono stupida ma buona? Stupida non direi. Naturalmente può succedere che faccia cose stupide. Ma gente 1000 volte più in gamba di me ne fa di tutti i colori.
Rispetto la tua opinione sull'intelligenza e con questo ho scritto la mia: era come se parlassi con te."
Oggi, 13 marzo 2013, ho guardato su Google per vedere quanti tipi di intelligenza esistono. Un importante psicologo, nonchè neurologo, Howard Gardner, distingue ben nove tipi fondamentali di intelligenza localizzati in parti differenti del cervello tra cui l'intelligenza logico-matematica (l'unica su cui era basato l'originale test di misurazione del QI).
Howard Gardner è stato il primo psicologo a parlare delle Intelligenze Multiple nel proprio libro "Frames of Mind" pubblicato nel 1983.

Maurits Cornelis Escher





lunedì 11 marzo 2013

Shirley

Scrivendo sulla mia vita a Via Ruggero Bonghi mi è venuta voglia di reincontrare Shirley che non vedevo da più di quattro anni; eravamo in contatto solo attraverso emails  L'ho chiamata al telefono e poi sono andata a pranzo da lei. Una settimana dopo è venuta lei a pranzare da me. Ha mangiato poco, mi sono accorta che era scettica nei confronti del pasto vegetariano che avevo preparato, ha gradito solo l'omelette e la torta di pane con mele (breadpudding). Con David che tornava dal lavoro si sono abbracciati con affetto. David che ha visto il piatto di Shirley quasi intoccato, le ha chiesto: "Qual è il tuo cibo preferito?" lei ha risposto ridendo:"Salsicce." Quando insieme a David ho cambiato casa, nel 2009, l'ho invitata a venire a dare un'occhiata al nostro nuovo alloggio e questa è stata la sua prima visita qui. Le è piaciuta molto la casa inondata di luce e la  vista sui Castelli in lontananza. Quel giorno, alle cinque, c'era una lettura francese nelle vicinanze di Porta Maggiore alla quale voleva assistere. Non sapendo come arrivarci ho proposto di accompagnarla. Shirley cammina con un bastone e anche andando piano siamo arrivate in anticipo all'altezza di Porta Maggiore. Piovigginava e passando per il Mercatino dell'usato ho suggerito di entrarci per stare all'asciutto e frattanto dare un'occhiata. Shirley non lo conosceva e per lei si è aperto un altro mondo. Era entusiasta di tutti gli oggetti interessanti di varie misure e colori accumulati con gusto in uno spazio strapieno. Col cellulare ha scattato foto a destra e sinistra per mostrarle ad amici e conoscenti.
Shirley, che è appassionata di Opera, ha l'abonnamento per l'inverno del Teatro dell'Opera. Questa volta però c'era un balletto che non le interessava granchè. Mi ha dato il biglietto e il 9 febbraio sono andata da sola a vedere Giselle. Un bellissimo spettacolo, incredibili ballerini. Questa uscita  festosa mi è piaciuta molto. Faceva piuttosto freddo, l'aria era frizzante. C'erano signore in pelliccia. Ancora oggi indossano cadaveri! Mentre ormai esistono indumenti di tessuto caldissimo.
Dopo lo spettacolo ho preso la metro ed in mezz'ora stavo a casa.
Shirley, sapendo che Sigrid sarebbe venuta a Roma, aveva espresso il desiderio di vederla e così la settimana scorsa ci siamo incontrate per un'oretta a casa sua. Shirley ha visto nascere i miei figli e ne è affezionata. L'appartamento di Shirley si trova sopra il Teatro dei Satiri dietro Campo dè Fiori. Questo teatro è stato costruito sopra le fondamenta dell'antico Teatro di Pompeo, che essendo stato inaugurato nel 55 a.C., è considerato il primo teatro di Roma. L'attuale teatro è stato fondato nel 1949. Ma anche l'enorme palazzo di Via Grotta Pinta che comprende un'isolato, è stato sistemato sopra le stesse fondamenta.
Dentro è un dedalo di corridoi e tante scale. Meno male che sono stati impiantati degli ascensori. Gli appartamenti hanno piccole finestre e un guazzabuglio di stanze e stanzette:  un puzzle. Anni fa Shirley abitava nello stesso palazzo con vista però su Campo dè Fiori. Ha dovuto traslocare  dall'altra parte per restauri. Ha molti interessi e la sua casa ne è lo specchio: è strapiena, stracolma. Potrebbe sembrare al contempo un museo e un mercatino. Dai suoi viaggi ha portato trofei fascinosi. Ogni volta che andiamo a trovarla non si finisce mai di scoprire nelle stanze cose interessanti e spesso spiritose.


Il Mercatino







venerdì 8 marzo 2013

Lettera di Anneke del 7-11-1958

Ricomincio a trascrivere per grandi linee la mia corrispondenza di tanti anni fa con la mia amica Anneke.
Il 7 novembre 1958 Anneke mi scrive da Hurlingham, Argentina, dove lavora per la Goodyear. Dice che il suo capo è andato per una settimana in Brasile e quindi ne approfitta per pensare finalmente alla sua corrispondenza personale. Porta al lavoro anche dei numeri della rivista olandese femminile "Libelle" che il marito di sua sorella Thea, ufficiale di marina, le ha procurato durante i suoi viaggi in Olanda. Anche le sue colleghe argentine guardano con entusiasmo le pagine della moda olandese. Anneke dice che è stupefacente notare come i prezzi degli articoli esposti nelle riviste rimangano invariati mentre in Argentina il prezzo di qualsiasi articolo aumenta di giorno in giorno. Il valore dei pesos crolla e c'è una situazione da manicomio, un'atmosfera da guerra. La gente si butta a comprare di tutto per spendere i soldi prima che si svalutino. E c'è da diventare matti per come, principalmente i prezzi dei generi alimentari, aumentino senza sosta. Chi vuole cambiar i propri soldi in altra moneta trova insormontabili difficoltà. Dice: "Anche io mi darò da fare, domani, sabato, vado all'Avenido Cabildo a comprarmi un paio di scarpe bianche e qualche altra cosa che mi serve."
Continua la sua lettera dicendo che proverà a raccontarmi le tante cose che ha in testa, anche piccole cose, come per esempio la volta che lei e sua cognata Carola prima di andare a ginnastica, all'imbrunire, hanno raccolto vicino ai binari del treno dei grandi cardi viola che hanno trovato posto in un grande vaso di vetro verde. Descrive con gusto e sensibilità la vita dei genitori nella loro nuova casa appena costruita. Parla del cane Tuso che trasporta il gatto Theo per la cucina tenendolo per un orecchio. Theo non graffia, non fa altro che lamentarsi forte chiedendo aiuto, che arriva subito. Ho davanti agli occhi le scene descritte, mi coinvolgono molto le lettere della mia amica.
Nella seconda pagina Anneke scrive:
 "La tua ultima lettera è arrivata qualche settimana fa, era un sabato e stavo giusto uscendo per andare in città. Ho perso il tram e aspettando il prossimo, seduta su una panchina, nella raggiante luce solare mattutina,  ho cominciato a leggerla con tutta calma e assaporandola con gusto. Poi una volta nel tram l'ho continuata. A metà strada sono tornata in me, con la tua lettera sulle ginocchia, in uno stato di serena beatitudine che non era però privo di una dolce melanconia. Ogni tanto, nel mezzo della calca, nelle vie di Carlos Pellegrino e del Diagonale, lampeggiava in me il pensiero: la lettera di Auk. E continuavo la mia strada con un sorriso da Mona Lisa e con passo danzante.
La foto dei cagnolini è carinissima. Per un pò di giorni l'ho tenuta vicino a me per attingere nuovo coraggio e affrontare meglio le mie giornate qui. La settimana scorsa ho avuto con il mio capo una delle nostre rare conversazioni. Gli ho detto che non mi acclimo in questo paese. Mi attira la Finlanda con i suoi grandi limpidi laghi e alti scuri pini. Alchè lui mi ha consigliato di non rimanere qui. Forse il Canada sarebbe un paese ideale per me.
La lettera che hai mandato a Thea me l'ha fatta leggere. Lei era toccata per come fosse personale e piacevole e io sono d'accordo con lei sul fatto che hai l'attitudine di scrivere lettere attraenti e belle da leggere."
Poi Anneke mi racconta di una sua amicizia affettuosa che, in un ambiente che non riesce ad apprezzare e che persino di tanto in tanto detesta, le è necessaria come l'acqua e il sole. Al momento non se la sente di analizzare quest'amicizia: vivere alla giornata e non pensare al futuro ha anche il suo fascino.
Con il suo amico è andata, una sera che faceva molto caldo, a Costanera. Ci hanno trovato un mucchio di gente che mangiava servendosi da tante bancarelle rifornite da cuochi vestiti di bianco. Anche loro due si sono messi là a masticare, con la vista sull'acqua scura che batteva contro la riva. Finita la cena hanno continuato la loro gita e, mentre Anneke imparava a guidare, sono arrivati al Parque Palermo dove hanno camminato sui sentieri orlati di cespuglie di rose e hanno attravversato un ponticello illuminato da una luce lunare e spettrale. Vicino al laghetto anche lui sfiorato dai raggi della luna c'erano panchine basse di pietra. Sembrava un posto tranquillo e si sono seduti ma, quando i loro occhi si sono abituati al buio, hanno visto che erano in abbondante compagnia. Delusi si sono alzati e avviati verso la macchina.
Ci sono tanti posti e tante cose bellissime in Argentina. Con la mia famiglia ci ho vissuto cinque anni, a tratti belli, a volte difficilissimi. Da immigrati. Avrei forse voluto rivedere questo paese con spensieratezza da turista, ma non mi ci sarei stabilita per sempre. Quando sento la chitarra e la voce di Eduardo Falù, però, sento nostalgia.

Thea, Tom e la mamma in Argentina

Anneke in Argentina







venerdì 1 marzo 2013

Già partenza

Domani Sigrid parte, torna in Olanda. Non ci devo pensare, questa settimana è volata via troppo velocemente. Sicuramente la stessa cosa l'avremmo detta se Sigrid fosse venuta per due o tre settimane. Comunque ha fatto bene a venire qui per staccarsi un attimo dalla vita di tutti i giorni. Separarsi ogni tanto fa bene a tutte e due le parti. Ma trovo giusto che adesso torni, deve stare con la sua famigliola che la adora. Oggi su SKYPE Flaminia le ha detto parole dolci e ha riferito che anche Busha le manda tanti baci. Livia ha fatto un saltello di gioia quando Sigrid ha detto che domani torna a casa,  manca solo una notte.
Sigrid ed io questi giorni siamo state spesso insieme. Ieri sera eravamo sole a cena perchè David, Laura e Seila si sono avviati a Barbarano Romano dove passeranno qualche giorno di vacanza dato che per via delle elezioni la scuola di David rimane chiusa. Da un anno non abbiamo più la televisione e così, finito di mangiare, abbiamo chiacchierato e poi ci siamo messe a leggere. Sigrid un libro italiano che tempo fa Jan aveva lasciato qua e che proviene da una biblioteca di New York (withdrawn): a me era piaciuto molto: "La Verità Bugiarda", di Raul Montanari. Io mi sono reimmersa in un libro olandese: "Vals Licht" di Joost Zwagerman, che mi era stato regalato nel 1997 dai genitori di Kevin per il mio compleanno.
Sigrid ed io ci siamo ricordate che quando abitavamo a Via Govoni, alla Balduina (Monte Mario) e lei ancora studiava, di sera ci sedevamo al grande tavolo nella stanza di Jan (che si era trasferito in America) e facevamo la maglia ascoltando musicassette: Grieg, Mozart, Beethoven, Sergio Endrigo, Piet Veerman, Demis Roussos e tanti altri. Dopo una giornata impegnativa a Sigrid piaceva rilassarsi facendo qualcosa con le mani e così le ho insegnato a fare la maglia, ed era brava. Erano serate molto felici, c'era una dolce unità. Pino frattanto guardava la televisione, leggeva o lavorava ad un suo libro e a volte si sedeva vicino a noi sul letto di Jan.
Su quel grande tavolo io scrivevo a macchina le mie lettere e facevo composizioni di foglie secche. Quando componevo un collage-tecnica mista spesso, contemporaneamente, mettevo sulla carta delle frasi che formavano poi il racconto da portare al corso di Scrittura Creativa.  Seduta al tavolo ogni tanto alzavo lo sguardo per vedere, alla fine del lungo corridoio, una parte della cucina con accese le belle luci calde ed a una parete un quadro di Walter Dorin ben illuminato. I miei occhi ed il mio essere si beavano dei colori e del tutto. Ancora oggi, nella nuova casa, questo quadro è appeso in cucina.
Sigrid, ricordando quelle serate dei tempi passati, mi ha detto che le piacevano tanto e spesso, invece di andare ad un appuntamento o ad una festa, avrebbe preferito rimanere a casa.
Anche questa settimana ho trascorso tanti momenti piacevolissimi con la mia bella, amorevole figlia.



Il quadro di Walter Dorin
Sigrid a diciassette anni