venerdì 25 marzo 2011

La festa di Sigrid a sei anni

Parlando al telefono dei preparativi delle festiciole di Livia, Sigrid mi ha detto di non ricordare di come avesse festeggiato i suoi compleanni da piccola. A lei sembrava che non ci fossere state feste per niente. A me invece venivano in mente tante di quelle feste ben riuscite e perciò ho pescato tra la fila dei miei diari quello del 1974. Pensavo che forse a Livia e Flaminia, una volta cresciute, sarebbe piaciuto saperne di più della loro mamma da piccola. E anche degli zii e dei nonni giovani. Perciò avrei scritto di quei giorni su questo blog. Sfogliando il diario ho visto che è stato un anno strapieno di avvenimenti. Leggevo basita: come è possibile che in un anno si potessero ficcare tutti quegli eventi. Molti li avevo dimenticati. Ma leggendo e prendendo l'album di foto di quell'anno è stato un tuffo nel passato dolce e nostalgico. Su questo blog ho già scritto sui tempi passati e seguirò a farlo, perciò continuerò spesso a vivere contemporaneamente il presente e il passato. Il mondo reale e un mondo di sogni.
Il  21 settembre Sigrid compie gli anni. Quei giorni di settembre avevamo un ospite da Avellino per due settimane: Diego, il cugino dei miei figli dì due anni più grande di David. Qui a Roma veniva con noi al Circolo della RAI dove con i suoi cugini andava in piscina, giocava a pallone o a ping pong. Assieme a lui facevamo anche delle lunghe passeggiate romane. Poi, per un paio di giorni è venuto anche un cugino di Pino a stare con noi, Luigi, che veniva a Roma da Salerno per partecipare ad un concorso. Insomma avevo una combriccola da sfamare e da seguire.
Però Sigrid è stata festeggiata. Ed è stata una bella giornata. Appena alzati gli auguri, e come regali un libro e vestiti per le Barbie. Era proprio quello che Sigrid desiderava. In mattinata David e Jan avevano i loro sports, io andavo al mercato col carrello per frutta e verdura e a comprare la torta da Antonini in Via Sabotino. Pino quel giorno ha preparato pasta e fagioli per pranzo, poi ordinavo la casa e preparavo tanti sandwiches per la festa. Un dolce l'avevo già fatto la sera prima.
Alle 4 e mezza sono arrivati  i primi ospiti e dopo, quasi tutti insieme, gli altri; alcuni di loro con la loro mamma o il papà. Gli amichetti erano Claudia, Domitilla, Paolo, Cristina, le sorelline Claudia e Ivana, Catia e ancora tre sorelline del palazzzo. Tutti portavano un regalo. Hanno cominciato subito a mangiare e bere. Pino è andato al lavoro fino a mezzanotte, e ha portato con sè Diego e Luigi per fargli vedere la RAI. David aveva un impegno. Jan (10 anni) con dei giochi intratteneva i bambini che si divertivano un mucchio, persino ballavano, si scatenavano. La torta era enorme e squisita. Gli adulti chiaccheravano e osservavano divertiti. Alle 8 e mezza come per incanto la festa era finita. Saluti ed abbracci.
Sigrid con un vestitino a quadretti e un colletto bianco stava un amore. Non abbiamo scattato delle foto. Peccato.




giovedì 24 marzo 2011

E la festa continua




La festa di compleanno di Livia veniva festeggiata a casa il 19 marzo e il lunedì seguente, il 21, c'era una piccola festicciola al suo asilo. Sigrid, Kevin e Flaminia hanno accompagnato Livia nella sua classe, come d'abitudine in Olanda in queste circostanze.  Tutti i bambini erano seduti sulle loro piccole sedie in cerchio. Flaminia si è subito seduta in mezzo a loro, lei non si fa pregare, si sente a suo agio facilmente, ovunque. Tutti i presenti hanno cantato per Livia la canzone di buon compleanno: "Er is er een jarig..." Livia che si sentiva troppo al centro dell'attenzione si è rifiutata di mettersi la corona in testa che spetta sempre al festeggiato. Poi si è dovuta scegliere un'assistente. Ha scelto Noelle. E con un grande vassoio con tante salviettiene dagli  allegri colori e un mucchio di biscotti: una parte con la cioccolata, l'altra senza, hanno fatto in due il giro del cerchio. I biscotti Sigrid li aveva preparati il giorno prima secondo una sua ricetta che usa da anni e che viene sempre gradita. Tutti i compagnetti, con una salvietta in mano, aspettavano con gli occhi chiusi che Noelle prendesse dal vassoio che Livia reggeva due biscotti che deponeva sulla salvietta. Quando tutti erano stati riforniti potevano aprire gli occhi. Secondo me una cerimonia molto carina. La maestra, Daphne, ha poi raccontato qualcosa della vita di Livia: che Livia parla anche l'italiano e che va spesso in Italia dalla nonna e dallo zio. E che le piace tanto bere dalle tante fontanelle nelle strade e nei parchi di Roma. La maestra ha voluto sapere da Livia come era stata la sua festa a casa, con tutte le amichette, e quale regalo avesse gradito di più. Livia si è girato verso la mamma e a lei ha dato la sua risposta in italiano: "La festa è stata bellissima e i regali mi sono piaciuti tutti." Sigrid ha tradotto le parole di sua figlia.Sigrid e Kevin hanno poi portato Flaminia al suo asilo antroposofico Het Bonte Huis ( La Casa Variopinta) dove va ogni lunedì dalle 9 fino alle 5. Nel pomeriggio Sigrid ha portato Livia in piscina e finita la lezione di nuoto sono andate in due a prendere Flaminia all'asilo. Giornate piene. Quella stessa sera Sigrid mi ha mandato le foto che accompagnano questo mio spot. Una volta finita la trepidazione delle feste le bambine si divertono con i nuovi giocattoli ma si vede che i loro pensieri sono già rivolti verso nuovi orizzonti.

mercoledì 23 marzo 2011

Il compleanno di Livia.



Il 19 marzo, in mattinata, mi ha chiamato Sigrid. Erano in piena azione con i preparativi per la festa di Livia. Aveva preparato già una torta al cioccolato, da coprire ancora con un glacé rosa e le candeline. Una seconda torta di pan di Spagna con sopra crema pasticciera era in lavorazione. Ho avuto anche Kevin al telefono che tornava appena con Livia dal fare le spese. Sentivo la voce allegra di Livia e ho chiesto a Kevin: "E' eccitata Livia?" "Sì che lo è, ma in modo felice. Le sono piaciuti molto i vostri regali." (il libro La Bella e la Bestia con un DVD e una camicia/T shirt). La festa era dalle 2 alle 5 e guardando spesso l'orologio ne ho seguito da lontano l'andamento. Sapevo che le undici bambine avrebbero fatto ognuna un collage. Su un cartoncino colorato avrebbero incollato dei ritagli di riviste, finendo il tutto con le matite colorate. Patrick (il fratello di Kevin) avrebbe organizzato dei giochi. Poi c'erano gli snacks.... e le torte.
Io avevo Junko, la mia amica giapponese a pranzo, e parlavamo come al solito di tutto, ma ogni tanto i miei occhi andavano in su verso l'orologio a muro e le ho spiegato il perchè. Mi ha fatto gli auguri e quando è andata via alle 3 e mezza ha detto: "Adesso mancherà poco alla torta."
Dopo aver riordinato la cucina sono andata con la mia vicina di casa Flavia al Mercatino dell'usato dove si festeggiava il giorno del papà. Tanti palloncini colorati fuori e dentro e su tutti i tavoli e mobili piantine primaverili; ogni ospite ne poteva scegliere una e portarsela a casa. Ho preso delle tenere violette bianche. Tre giovani suonavano dal vivo musica d'epoca. Tanta gente che sembrava di camminare al Corso. Una bella atmosfera. I giovani proprietari organizzano spesso un evento interessante e sempre più gente scopre l'esistenza di questo mercatino portandoci oggetti e mobili che non servono più per svariati motivi. Su tanti tavoli, sedie, armadi, quadri, ho visto attaccata un'etichetta: Venduto-Prenotato. C'erano persino delle chitarre e un pianoforte.
Verso le otto e mezza mi ha chiamato Sigrid per raccontarmi di come era andata la festa. Sapeva che ero ansiosa del resoconto. Diceva che era stato un bellissimo pomeriggio con un sole splendente che illuminava la casa di una luce dorata  Le bambine si erano divertito un sacco. Flaminia si era anche data molto da fare con il cartoncino e colla in abbondanza. Le piccole artiste però erano troppo eccitate per fare un collage capolavoro. I giochi con Patrick erano molto riusciti . Tante risate e gioia. La festeggiata con una faccia felice e contenta partecipava con intensità a tutto. Alle cinque sono venuti i genitori a prendersi i propri pargoli, ma Robin e Riochar protestavano: "Ancora no, ancora no." E dato che abitano a due passi da Livia potevano rimanere un'altra oretta.
Livia e Flaminia sono andate a letto presto. Flaminia si è addormentata all'istante, Livia ancora adesso la sentono camminare per la sua stanza, troppa adrenalina da smaltire. Quando Kevin ha portato le bambine a letto ha chiesto a Livia: "Di tutti i regali di oggi quale ti è piaciuto di più?" E Livia, ponderando un attimo ha risposto: "Il sole, il sole ha fatto diventare bello tutto."

martedì 22 marzo 2011

Haiku per Livia neonata




Nei due mesi che sono stata a Haarlem, dopo la nascita di Livia, ho scritto diversi haiku. Già quando stava ancora nella pancia della mamma ne ho scritti. Sigrid mi telefonava spesso ed io condividevo i suoi stati d'animo. Ma li ho scritti tutti in olandese. Traducendoli perdono la regola del 5-7-5 sillabe. Ed è un fatto che tante parole vanno bene in una lingua ed in un'altra per niente. Ho composto più di 100 haiku e solo qualcuno riesco a tradurlo abbastanza decentemente. I primi due sono di quando Livia stava ancora nella pancia della mamma.

Bambinuccia in arrivo                    Lief kindje op komst
salva ed al sicuro                           zo geborgen en veilig
nuoti, scalci e batti.                        je zwemt, schopt en klopt

Esserino amato                              Liefste kindjeklein
tutto per te è pronto                       alles is voor je gereed
anche sole e pioggia                       ook zon en regen

Piccola sulle mie ginocchia             Kindje op mijn schoot
sei una nipote splendente                je bent een prachtig kleinkind
pannolino pieno                              een volle luier

Per la mia nipotina                         Voor mijn kleindochter
canticchio tutte le canzoni               neurie ik al de liedjes
di quando io ero piccola                 van toen ik klein was

Oggi dodici settimane                     Vandaag twaalf weken
sei una piccola pin-up                      Je bent een kleine pin-up
guance di pesca                               Perzikwangetjes

Canto prolungato                             Langgerekt gezang
bimba sogna con occhi aperti            kindje dagdroomt
guardando il soffitto                           kijkend naar plafond




                 

Livia sei anni!


Oggi è la festa di Livia. Non è da credersi che compia già sei anni. Sembra ieri che è nata. Mi ricordo ancora  il 19 marzo di sei anni fa. Io stavo a pranzo da un'amica e alle due mi ha chiamata David:  "Mamma, è nata Livia, ci è voluto parecchio prima che nascesse ed è stato molto doloroso, ma tutto è andato bene. Sigrid dice che Livia di sicuro rimane figlia unica. Quando torni a casa chiama Sigrid sul cellulare di Kevin." Che forte emozione e che sollievo sapere che la bambina era nata bene. Un pò di ore dopo stavo a casa e sentivo Sigrid dire: "Mamma hai una nipotina bellissima, è un tesorino con un nasino a patata e capelli marrone chiaro. Dopo una nottata di tremendo travaglio durata tredici ore è nata alle 13.32. Il suo peso è 3 chili e 650 grammi. Sarà stato papà a farla nascere il giorno del proprio onomastico, San Giuseppe?'" Io avevo le lacrime agli occhi. Di sera ci siamo sentite di nuovo e Sigrid mi ha detto: " Il dolore è stato talmente forte che non lo auguro nemmeno a degli ipotetici nemici. Adesso guardo con altri occhi tutte le mamme. Appena nata la piccolina mi è stata messa sulla pancia col cordone ombelicale ancora attaccato che, dopo un paio di ore, è stato tagliato da Kevin. Domani mattina presto torniamo a casa. Come è d'uso qui in Olanda, grazie alla nostra assicurazione verrà tutti i giorni, per una settimana, una puericoltrice a dare una mano col bébé e con la casa. La bambina succhia con avidità al mio seno. Non mi stanco di guardarla. Jan mi ha chiamato da New York  e anche lui pensa che papà ci ha messo lo zampino a far nascere Livia il giorno di San Giuseppe."
Già da subito sono arrivate le foto via mail che noi abbiamo fatto stampare. Una bambina bellissima. Che però dormiva pochissimo tenendo svegli anche Sigrid e Kevin.
Il 3 aprile sono andata da loro per dare una mano e ci sono rimasta per due mesi. Sono stati mesi bellissimi. Dormiva poco Livia, ma sulle mie ginocchia, io seduta in poltrona nell'angolo soggiorno, si addormentava beata e stavo immobile per ore in modo che Sigrid su nella stanza da letto potesse riposare. Frattanto leggevo e scrivevo tanti haiku. E per il resto aiutavo con tutte le facende di casa. Kevin era bravissimo con la bambina, la cambiava, le faceva il bagnetto e a turno cantavamo per lei. Kevin ci faceva tanto ridere quando, con Livia in braccio, camminava per casa avanti e indietro a passo veloce, cantando e inventando delle buffe parole in rima su una melodia conosciuta. Livia smetteva di piangere e sembrava che si divertisse anche lei. Le raccontava anche delle storielle buffe e simpatiche. Ha una vena comica ed estroversa questo Kevin. Succedeva che mentre Sigrid dava il seno a Livia e noi tre ridevamo, Livia smettesse di bere per sorriderci, voleva partecipare.
E' venuto Jan dall'America per vedere la nipotina. Passeggiate per Haarlem e nelle dune, tutti insieme appassionatamente.
Sigrid scattava tante foto bellissime della piccola, ha occhio da fotografa, come David.
Era bello fare tutto insieme, insieme veder crescere Livia, insieme notare i piccoli cambiamenti, il primo sorriso. E ci sembrava quasi incredibile, un miracolo, di avere una figlia-nipotina così carina.E adesso ce ne sono due di figlie-nipoti. E anche Flaminia è per noi un dono degli dei. Ma su Flaminia scriverò quando è il suo compleanno, in maggio.Se ne avrò l'occasione, perchè sarò immersa nella vita della famigliola Haarlemmese.


venerdì 18 marzo 2011

Some animals are more equal than others

Jan dall'America segue il mio blog e visto l'argomento che sto trattando mi ha mandato via e-mail un articolo apparso su The New York Times scritto dal noto opinionista Mark Bittman che parla di come gli animali non vengano trattati allo stesso modo: Why do we protect pets more than farm animals? Una ragazza, Monique, in un attimo di rabbia ha sbattuto il criceto del fratello per terra provocandone la morte. Membri della Protezione degli Animali (ASPCA American Society for the Prevention of Cruelty to Animals) sono venuti alla sua porta e Monique ha trascorso una notte in prigione. E' da condannare quello che ha fatto.  Però all'industria degli allevamenti è permesso di commettere crudeltà inaudite. Qualcosa non va. Quel "qualcosa" è il seguente. Noi proteggiamo animali da compagnia come criceti, cani, gatti ignorando largamente (in gran parte) l'ammontare delle torture commesse su polli, mucche e maiali. In breve, se io possiedo un maiale come animale domestico non gli posso dare un calcio. Se allevo un maiale per venderlo come cibo posso  torturarlo liberamente. Leggi dello Stato note come "Common Farming Exemplions" consentono agli allevatori, piuttosto che ai legislatori, di autoregolamentarsi. "In altre parole", come Jonathan Safran Foer, autore di "Mangiare Animali" mi ha scritto via e-mail "L'industria ha il potere di definire la crudeltà. E'  folle come dare ai ladri il potere di definire lo sconfinamento."
In questo paese (USA) uccidiamo quasi 10 miliardi di animali ogni anno, circa un sesto del totale mondiale. Molti, se non la maggior parte di questi animali vengono allevati (oppure no, dato che probabilmente un paio di centinaia di milioni sono uccisi alla nascita) industrialmente, in condizioni che il filosofo Peter Singer ed altri hanno paragonato ai campi di concentramento.
Grazie al Common Farming Exemptions, finchè allevo animali per il cibo posso mettere circa 200 milioni di pulcini maschi vivi nella macchina tritatrice, castrare per lo più senza anestesia 65 milioni di vitelli e maialini l'anno, allevare animali malati (da non dimenticare il più di mezzo miliardo di uova ritirate l'ultima estate in due sole fattorie dello Iowa), che muoiono senza cure veterinarie, imprigionare animali in gabbie talmente piccole da non poter permettere il benchè minimo movimento, o uccidere animali in massa per arginare focolai di malattie.
Tutto questo è legale perchè noi li mangiamo. Abbiamo scopi giustificabili.
Dovremmo trattare meglio gli animali e allevarne di meno; questo vorrebbe dire ridurre il consumo di carne. Tutto sommato, una situazione migliore per noi, per gli animali e per il mondo.
Se Monique  fosse finita davanti al giudice nessuno avrebbe difeso la sua azione, perchè il suo era un animale domestico e quindi non nato per essere costretto a vivere l'inferno degli animali commestibili.
Un video di Smithfield, il più grande produttore di carne porcina al mondo, fa sembrare celestiale il suo allevamento. Ma il video segreto della Humane Society degli Stati Uniti, racconta una storia diversa, una storia ripugnante. Ciò spiega perchè amici dell'agrobusiness hanno proposto leggi nello Iowa e in Florida che vietino di realizzare questi video segreti.
Cominciano finalmente a spuntare leggi che muovono i primi passi verso un generale miglioramento delle condizioni degli animali da fattoria e sicuramente la maggior parte dei piccoli agricoltori, ed anche alcuni tra i più grandi, allevano gli animali con più umanità. Almeno questi pochi animali, finchè sono in vita, vengono trattati con lo stesso rispetto che si deve tributare ad un criceto.
Per la maggioranza dei non-pets, però, è sfortuna.

Theodor Wiesengrund Adorno, filosofo: "Auschwitz inizia quando si guarda a un mattatoio e si pensa: sono soltanto animali."

Un esperimento: "Date a un bimbo una mela e un coniglio vivo. Non accadrà mai che il bimbo giochi con la mela e mangi il coniglio."

ed io: "Non può fare bene mangiare la sofferenza altrui."


Voi, uomini di chiesa.

Durante le mie ricerche, cliccando qui poi là, mi sono imbattuta per caso in un sito che si intitola La Vera Bestia Animal Video Community (http://www.laverabestia.org/). Leggendo i paragrafi delle loro pagine mi sono sentita stravolta per l'estrema crudeltà dell'uomo verso l'animale. Tra tutti i loro articoli c'era anche una confessione che si intitola "Voi, uomini di chiesa". Eccola:
"Questa è la confessione di peccati delle Chiese Tedesche Evangeliche fatta a Clamberg nel 1988.
Noi confessiamo davanti a Dio creatore degli animali e davanti ai nostri umani compagni che abbiamo fallito come cristiani perchè abbiamo dimenticato gli animali nella nostra fede. Abbiamo tradito la missione di Gesù e non abbiamo servito i nostri fratelli ultimi, gli animali. Come pastori abbiamo avuto paura di dare spazio agli animali nelle nostre chiese, come chiesa siamo stati sordi al travaglio e allo sfruttamento dei nostri fratelli animali.
Voi popolo di cristiani dite di seguire le orme di Colui che era buono e misericordioso mentre dimostrate di essere il popolo più insensibile e crudele nei confronti degli animali, negando loro ogni pietà ed ogni compassione. I lamenti, le grida imploranti degli animali sgozzati, scorticati, smembrati, arpionati, per voi non sono che rumori inarticolati, senza alcun valore.
Voi ministri di Dio, prelati e uomini di chiesa, voi che non provate vergogna quando anche le pietre chiedono amore e rispetto per le creature del Signore e dite: "ammazza e mangia, non avere pietà, il vostro occhio non li compianga: per la nostra mensa Dio ha fatto gli animali per servircene a nostro piacimento." Qualunque congregazione umana è più giustificabile della vostra che ha per vessillo l'amore e la pietà.
Voi ubriachi di orgoglio e presunzione, voi che vi ritenete ad immagine di Dio, siete gli ultimi sulla terra a riconoscere la fratellanza universale, a rispettare la sacralità della vita, a valorizzare le differenze fondamentali che consentono alla stessa vita di manifestarsi.
Voi pregate il vostro Dio di preservarvi dal male, dal dolore e dalla morte su una ecatombe di animali massacrati per il piacere del vostro stomaco, mentre negate il diritto alla libertà e alla vita di tante creature innocenti che forse più di tanti esseri umani meritano di esistere.
Il vostro Dio, indifferente verso il dolore delle sue stesse creature è solo un'invenzione del vostro orgoglio e della vostra presunzione per giustificare le vostre debolezze e le vostre ghiottonerie.
Voi uomini di chiesa non sapete che giustificando l'uccisione degli animali contribuite a rendere peggiore l'animo umano? Non sapete che mangiando la carne vi rendete complici della fame nel mondo? Della distruzione delle foreste, dell'inquinamento del pianeta?
Ma il vostro Dio non è nostro Dio: il nostro Dio è padre equanime di tutte le creature e chiede rispetto, amore e compassione per tutti gli esseri viventi, mentre il vostro Dio è insensibile, ingiusto e crudele verso le sue stesse creature."

giovedì 17 marzo 2011

E Gesù? E Plutarco.......



Uno studio dal greco originale dal Nuovo Testamento rivela che Gesù, avendo fame, non chiedeva "avete della carne?"  La traduzione corretta della sua domanda sarebbe invece:  "Avete qualcosa da mangiare?" In tutti i casi il greco originale parla di "cibo" in generale.
Il problema allora si sposta sull'interpretazione del materiale originale, sulle traduzioni e, a volte, sulle cattive traduzioni.
Che cosa dire del miracolo del pane e dei pesci?
Alcuni studiosi della Bibbia, tenendo conto della natura misericordiosa di Gesù, suggeriscono che i "pesci" fossero una sorte di polpette fatte con una pianta marina conosciuta come pianta del pesce. Un tipo di cibo difuso ancora oggi. Esiste una considerazione di carattere pratico: le polpette fatte al forno si conservavano, il pesce crudo, in quel clima caldo, andava a male molto rapidamente rovinando qualsiasi altro cibo contenuto nella stessa cesta.
Importante è che nei primi manoscritti del Vangelo non si fa menzione del pesce; il miracolo è descritto come pane e frutta.
Le giustificazioni cristiane del mangiare carne si basano su traduzioni inesatte o su interpretazioni letterali del simbolismo cristiano del tutto soggettive.

Genesi 1,29 E Dio disse: " Ecco, io vi do ogni erba che produce seme sulla superficie di tutta la terra ed ogni albero fruttifero che produce seme, questo vi servirà di nutrimento."

Plutarco (Cheronea, 46-127), scrive nel De esu carnium: "Tu chiedi in base a quale ragionamento Pitagora si sia astenuto dal mangiare carne; io invece domando, pieno di meraviglia, con quale disposizione, animo e pensiero il primo uomo abbia toccato con la bocca il sangue e sfiorato con le labbra la carne di un animale ucciso, imbandendo la tavola con cadaveri e simulacri senza vita; e abbia altresì chiamato "cibi prelibati" quelle membra che solo poco prima muggivano, gridavano e si muovevano e vedevano. Come potè la vista sopportare l'uccisione di esseri che venivano sgozzati, scorticati e fatti a pezzi, come l'olfatto resse il fetore? Come una tale contaminazione non ripugnò al gusto, nel toccare le piaghe di altri esseri viventi e nel bere gli umori e il sangue di ferite letali?"

Una volta Pino, mio marito, ci disse: "Con questa nostra dieta vegetariana mi sento moralmente veramente bene."

Quinto Comandamento...e Cinque Colpe

Piove tantissimo, sono andata a fare le spese e per un pò di ore rimango a casa. Una signora del palazzo mi ha chiesto di andare insieme ad un cinema, ci penso, ma già di sera capita che vedo con David e Laura dei films nella loro stanza che David scarica dal computer. Films recenti o datati, a volte notevoli. Sento della bella musica su Classical 102 e mi va proprio di buttarmi sulle ricerche, che sono come una matrioska: cerchi un argomento e ne trovi dentro un altro e un altro ancora. Copio tante pagine, faccio una cernita e poi farne un collage è un impegno. E' un hobby-lavoro che riempie la mia mente e tanti momenti delle mie giornate e anche di notte capita che i pensieri vadano verso i miei blogspots. Meglio che comincio a scrivere.

Le parole di Cristo da "Anima Cosmica". Il Quinto Comandamento "Non uccidere"
Pur essendo un comandamento semplice e diretto, raramente viene preso alla lettera. L'ebraico letterale dell'Esodo 20.13, che lo presenta, dice "lo tirtzach". Secondo Reuben Alcalay, il termine tirtzach si riferisce a "qualsiasi genere di uccisione". La traduzione esatta, quindi, ci chiede di astenerci in toto dall'uccidere. E' indubbio che un animale sia un essere vivente: nasce, cresce, si mantiene, si riproduce, invecchia e infine muore. Ciò che ha vita può essere ucciso, e uccidere vuol dire trasgredire un comandamento sacro quanto gli altri.


Associazione Vegetariana Animalista:
Secondo il Buddha la carne non va mangiata in nessun caso e aggiunge: "chi toglie la vita agli animali acquista cinque volte grave colpa".
Prima colpa: "Perchè egli comanda: portate qui quell'animale.Quindi egli è colpevole di avere ordinato di catturare quell'animale"
Seconda colpa: "Perchè l'animale trascinato, tremante e riluttante, prova dolore e tormento"
Terza colpa: Perchè egli ordina: uccidete quest'animale" In effetti, chi mangia carne è proprio colui che, sia pure indirettamente, dà l'ordine di uccidere l'animale.
Quarta colpa: "Perchè poi l'animale nella morte prova dolore e tormento".Sempre per lo stesso motivo, chi mangia carne provoca dolore e tormento agli animali.
Quinta colpa: "Perchè egli poi fa ristorare sconvenientemente, perciò egli s'acquista per la quinta volta grave colpa". Ossia far mangiare questo cibo ad altri, portandoli in colpa, ed in più con un alimento sconveniente non atto all'uomo.

Monsignor Mario Canciani (18-1-1928/20-10-2007)

Saranno stati una decina d'anni fa che uno dei miei figli ed io siamo andati alla chiesa di San Giovanni dei Fiorentini per conoscere di persona il parrocco Don Canciani, l'amico degli animali. Leggevamo sui giornali che ogni domenica apriva le porte delle sua chiesa agli animali domestici e li benediceva. Ci era venuta la voglia di incontrare una persona così speciale. Me lo ricordo amabile, dolce e colto.
E' morto il 22 ottobre 2007 a ottant'anni e su Il Corriere è apparso questo necrologio dedicato a lui:
"Addio a Don Canciani, il parrocco degli animali. San Giovanni dei Fiorentini è una chiesa romana nota a tutti gli animalisti e zoofili italici, credenti, praticanti, agnostici ed atei. Il parrocco era un uomo noto per la sua apertura mentale nei confronti agli animali non umani. Tanti sono i religiosi e gli esponenti del clero diocesano che si circondano di cani, gatti, cavalli e altro, ma pochi quelli che sostengono così apertamente la loro difesa e la loro dignità. Monsignor Canciani lo faceva. E in modo ben chiaro e udibile."



Don Mario Canciani era vegetariano. Fu noto per il suo impegno verso i poveri, i carcerati e gli ammalati oltre che per le sue teorie a sostegno dei diritti degli animali. Si era sempre opposto alla tradizione di uccidere gli agnelli durante il periodo pasquale. Da biblista sosteneva che Gesù apparteneva agli Esseni, un gruppo che notoriamente non si cibava di carne, e che guariva con le mani. Fu tra i primi a sostenere che gli animali vanno in Paradiso.
La frase che Don Mario amava ripetere spesso: "Nel dolore gli uomini  hanno grida bestiali.....e le bestie grida umane."
I suoi libri: Ultima Cena dagli Esseni (195), Vita da Prete" (1991), Nell'Arca di Noè, religioni ed animali (1990).

Monsignor Canciani, nel suo libro "Nell'Arca di Noè", afferma che nella chiesa non tutto è stato ancora approfondito e compreso.

Leonardo Da Vinci: "L'uccisione di un animale verrà considerata alla stessa stregua dell'uccisione di un uomo."

Achille Croce: "I nemici degli animali sono anche i peggiori nemici dei loro simili. La bistecca nel piatto degli occidentali afama il terzo mondo, togliendo anche la minestra dal piatto dei poveri, e non sono i vegetariani a dirlo!"

A. Schopenhauer: "La morale cristiana contiene in sè la grande ed essenziale imperfezione di limitare i suoi precetti agli uomini e di lasciare senza alcun diritto il mondo animale."

Charles Darwin : "La classificazione per forma, funzione organiche e regime (alimentare) mostra in maniera inconfutabile che il nutrimento normale dell'uomo è vegetale come quello degli antropoidi e delle scimmie, che i nostri canini sono meno sviluppati dei loro e che noi non siamo destinati a competere con le bestie selvagge o gli animali carnivori."

Fonti: "Cristiani vegetariani", "Cattolici vegetariani", "Il vegetarismo nel mondo"

martedì 15 marzo 2011

Buddha ciccione



Nel mio quartiere noto diversi bambini cinesi sovrappeso accompagnati dai loro genitori di corporatura normale. Questi bambini non seguono più la dieta dei loro antenati? Mangiano troppe merendine come i compagnetti di scuola italiani? In qualche vetrina nei tanti negozi orientali all'Esquilino sono esposte delle statue di diverso formato che rappresentano un Buddha extra large, rubicondo, con un sorriso contento e beato. Penso: "Come si nutriva quest'uomo per diventare così enorme? Esistevano già allora e in quella parte del mondo delle persone obese?" Prima non ci pensavo ma da quando abito qua circondata da gente asiatica, per lo più snella, la curiosità si è fatta viva. Mi sono messa a cliccare sull'amico computer e questo è quanto è venuto fuori.
In realtà il Buddha ridente e panciuto raffigura Pi-pu-tai Ho-shang che signifioca Piccolo-monaco Sacco-di-canapa, abbreviato Pu-tai, un maestro buddhista cinese di scuola Ch'an, vissuto nel X secolo d.C. il cui vero nome era Ch'i-tz'u e che dimorò itinerante nel'attuale provincia di Chekiang. Il fatto che Pu-tai venga raffigurato grasso non vuole dire che in realtà lo sia stato. Nella cultura raffigurativa i "saggi" vengono sempre rappresentati in questo modo. Pu-tai non aveva alcun desiderio di definirsi maestro di Ch'an nè di radunare discepoli intorno a sè. Invece girava per le strade con un grosso sacco di canapa pieno di canditi, frutta e frittelle. Dolci da distribuire ai bambini che intorno a lui giocavano. Dava ai bambini e chiedeva agli adulti: "Dammi un centesimo." In giapponese Pu-tai è diventato Hotei.
Arrivato all'illuminazione ha meritato l'appellativo di Buddha.
Adesso so che non si tratta del Buddha Siddharta Gautama (563-483 a.C.), che, a differenza di Pu-tai era snello come un giunco. Il titolo Buddha deriva dalla radice sanscritto budh, che significa "conoscere", "realizzare", "risvegliare".
Il Buddha come il Cristo non ha lasciato niente di scritto. Tuttavia le sue parole vennero registrate dai discepoli e tramandate agli altri. Molta è la confusione che questo sistema ha generato; col tempo si sono formate migliaia e miliaia di diverse sette che, direttamente o indirettamente, rivendicano il loro "buddhismo". Comunque, sono due i punti che vengono accettate all'unanimità: che Buddha raggiunse l'illuminazione suprema e che la sua compassione, ma sarebbe meglio dire "il suo assoluto rispetto" abbraccia tutto ciò che  vive..
Il buddhismo non chiede ai suoi discepoli una fede, una pratica di culto e un consenso incondizionato, in quanto reputa legittime tutte le altre religioni e non accetta l'intolleranza.
Nello stesso secolo in cui Buddha insegnava la dottrina della contemplazione e della non violenza, idee analoghe venivano predicate da Confucio (Kong Fuzi 551 a.C.-479 a.C.) in Cina, da Zoroastro (Zarathustra, intorno all'800 a.C.) in Persia, da Pitagora (575 a.C.-495 a.C.) in Grecia, da Isaia (765 a.C.) a Gerusalemme e, in un'altra parte dell'India, da Mahavira (599 a.C.-527 a.C.).
Andando al Museo Orientale a due passi da casa mia è stato l'inizio per fare mille passi in paesi lontani. E non finisce qui, ci sono ancora altre filosofie e religioni con il loro pensiero in tema. Perciò altre ricerche da fare.
Mi sto facendo una cultura, peccato che ho la memoria labile.

domenica 13 marzo 2011

1981

Ieri pomeriggio sotto casa ho incontrato la mia vicina di pianerottolo Flavia. Con il suo carrello andava a fare la spesa. Mi ha detto: "Domani sera avrò dei parenti a cena e voglio preparare una cosa che non faccio da tanto tempo: polenta con diversi tipi di carne." E con un sorriso ha continuato: "A te non posso invitare, non è cibo per te."
Prendendo l'ascensore ho calcolato: dal 1981 siamo vegetariani, sono trent'anni. Nel 1981 con Jan e Sigrid sono andata in Canada. Era luglio. Da poco avevamo unanimamente deciso, tutti e cinque, per ragioni etiche, di cancellare dalla nostra dieta carne e pesce. Io da subito ho cominciato la nuova dieta, Jan e Sigrid hanno deciso per il dopo Canada. Una sera mia madre ha preparato un tacchino al forno, con purea di patate e crema di mele come contorno. Mi ricordo ancora l'odorino invitante, ma ho resistito. Se quel tacchino fosse cresciuto su un albero sarebbe stata un'altra cosa. Magari. L'avrei mangiato con gusto. Ma sapendo da dove veniva veramente, no, non c'erano dubbi. Basta. Le uova e i latticini sì che li mangiamo e quanti gustosi piatti si possono preparare con verdure e legumi. Le melanzane alla parmigiana sono da leccarsi i baffi. E i finocchi con la bechamelle al forno! E la pasta con le zucchine. E le patate con i peperoni. Le ricette vegetariane sono infinite.
Chiedo come al solito l'assistenza di Google ed ecco delle parole basate su uno scritto di Radhika Abeysekera:
"Secondo l'insegnamento del Buddha, la mente viene prima di tutto. Cosi, ogni volta che ci si astiene dal mangiare un piatto di carne, si gode della felicità  che ne deriva pensando, con compassione, alla vita risparmiata. Se si fa uso di questa opportunità per approfondire la pratica della compassione e dell'amorevolezza verso tutti gli esseri senzienti, allora si matura pienamente il frutto del dono della vita che si fa tramite l'astenzione della carne.
Che gli altri capiscano oppure no, che siano d'accordo o meno, non deve fare per te alcuna differenza. Continua ad assaporare la gioia che deriva dalla compassione che provi astenendoti dalla carne. Allora otterai il pieno beneficio del tuo dono, che è il dono della vita."
Segue quello che dice il XIV Dalai Lama:
"Gli animali uccidono solo quando hanno fame, e questo è un atteggiamento assai diverso da quello degli uomini, che sopprimono milioni di animali solo in nome del profitto."
E ancora www alberosacro.org/buddhismovegetarianesimo.htm :
"Se in una società tutta la gente ottemperasse ai precetti di non uccidere o di non guadagnarsi da vivere con mezzi che incrementino la sofferenza di altri esseri, non si troverebbe certamente carne in vendita e il vegetaresimo sarebbe obbligatorio anche senza essere espressamente prescritto."
Mahaparinirvana Sutra dice: "Mangiare la carne spegne il seme della grande compassione."
Sulle pagine di questi scritti c'erano in fondo dei commenti. Uno, da una certa Giulia, lo trascrivo.
"Amare gli animali non significa avere un cane o un gatto e poi fregarsene di tutte le altre povere creature. Guardo il male che gli uomini fanno senza provare alcuna pietà nei confronti di chi non ha possibilità alcuna di difendersi. Persone che si ritengono superiori agli animali, perchè "sensibili" e con una coscienza e poi sono capaci delle peggiori atrocità."
E' mezzanotte e finisco questo paragrafo con il Primo Concetto Buddhista: "Non uccidere, anzi mantieni e tutela ogni forma di vita."
Buonanotte. Continuerò, ho trovato un argomento che è come il ricettario vegetariano: infinito.



Canada 1981
Casa di Oma (nonna) - Canada 1981

venerdì 11 marzo 2011

Il Giappone e la cucina

Huoguo


A Via Merulana 248, a breve distanza dalla basilica di Santa Maria Maggiore c'è il Museo Nazionale d'Arte Orientale "Giuseppe Tucci". Questo museo è stato fondato nel 1957 e aperto al pubblico il 16 giugno 1958. Le raccolte artistiche e archeologiche provengono principalmente dalle esplorazioni di Giuseppe Tucci in Tibet nonchè dagli scavi condotti in Iran, Afghanistane e Pakistan.
Circa un anno fa in una sala di questo bel museo c'è stata una dimostrazione dell'ikebana, cioè l'arte giapponese della disposizione dei fiori recisi ed altri elementi di natura organica come rami, foglie, erbe. Tanti anni fa (ma sembra ieri) ho visto per la prima volta come una signora realizzava queste composizioni giapponesi per una sfilata di alta moda in stile nipponico, dove io ero la sposa, bionda, truccata e pettinata da giapponese. Ne rimasi sensibilizzata, tanto che poi, raccogliendo del materiale nella natura, l'ho disposto su una ciotola, scegliendo, spaccando, provando, finchè ne ero soddisfatta. Era ikebana a modo mio. Solo dopo ho saputo che quest'arte si impara con un maestro e ci vogliono tante lezioni. Sono andata all'evento di ikebana nel museo ed è stato bellissimo.
L'altro ieri, domenica, nello stesso museo c'era una lettura sulla cucina giapponese. Ne volevo sapere di più e ci sono andata. Risultava che l'ingresso era gratuito per tutte le donne per l'iniziativa "Donne e arte". C'erano due sorelle che illustravano l'incontro al pubblico in sala. Una sorella, Maria Laura, conoscitrice di tutto quello che concerne il paese del Sol Levante, anche la lingua, raccontava di come gli abitanti di quel paese si nutrissero e con le diapositive mostrava tanti piatti di bel aspetto e i loro nomi. Il racconto di Maria Laura veniva intercalata da sua sorella Antonella, attrice, che leggeva dei brani di scrittrici contemporanee giapponesi, pagine nelle quali si parlava spesso di cibo e di com'è bello soggiornare a lungo in cucina. Preferibimente una cucina spaziosa. Una scrittrice dice addiritura di come sarebbe bello, quando la sua ora fosse arrivata, morire in cucina.
Su Google ho attinto come al solito a un pò di notizie.
Il popolo giapponese è uno dei pù longevi del mondo, a questo dato si aggiunge la constatazione relativa a  una scarsissima incidenza di malattie cardiovacolari e patologie tumorali. Sembra che si possa attribuire buona parte del  merito al  tipo di alimentazione adottata dagli abitanti del Giappone. Il pasto tradizionale è composto principalmente dal piatto principale (spesso pesce) completato da una quantità di contorni vari. Utilizzano molte spezie, le bevande come il tè verde, il tofu,  la soia ed i suoi derivati, la salsa e il miso, le alghe col loro basso apporto calorico ma ricche di vitamine, aminoacidi e Omega 3, lo zenzero riconosciuto dalla medicina cinese per essere attivo contro l'astenia e l'impotenza. Ai sushi si riconoscono le qualità di cibo sano e nutriente dalle enormi potenzialità preventive nonchè curative.
Anche in Italia ci si è accorti che la dieta a base di carne e latticini ha apporti di calorie e colesterolo che la dieta giapponese, usando poco olio o grassi, tranne in rari piatti, non ha, pur rimanendo altamente nutriente.
In nessun posto come in Giappone è  vero il modo di dire "mangiare qualcosa con gli occhi": ogni piatto è preparato con maniacale cura per colori e proporzioni, e viene servito su stoviglie in genere semplici per non distogliere l'attenzione dal cibo, che è e deve rimanere l'obiettivo principale dlla nostra attenzione.
Adesso mi è venuto l'appetito però e vado nella nostra cucina che è piuttosto ampia e mangerò un piatto di minestrone con delle saporite polpettine a base di soia. E i miei occhi si alzano ogni tanto dal piatto per vedere in alto i dipinti di David del suo periodo "Amico degli Animali".



Ramen

martedì 8 marzo 2011

Una paura irrefrenabile frenata (8-3-2004)


Decisero, i miei tre figli, come facevano spesso quando erano riuniti a Roma, di fare una gita fuori città con i rispettivi fidanzati ed amici. I soliti libri e cartine da consultare apparivano sul tavolo e venne anche questa volta stabilito il posto dove andare. Gira e rigira i ragazzi scelsero un luogo dove erano già stati anni prima e del quale erano entusiasti. Sentivo come di consueto parlare di grotte e di tombe etrusche. Era il figlio maggiore che con il suo spirito di avventura trainava gli altri nella sua scia. Già piccolissimo era più che felice quando in Canada, insieme a zii, cuginetti e nonni si andava per sentieri sperduti una volta percorsi dai pellirosse. O quando poteva bivaccare per tutta una lunga notte insieme a qualche cuginetto in una tenda piantata nell'enorme giardino e, anche se non c'erano tigri e leoni, i tanti animali selvaggi che si vedevano e sentivano erano per lui sconosciuti.
David - 2009.
A Roma gli era venuta la passione per le grotte. I suoi racconti in proposito erano terrificanti. Una volta gli successe, in una caverna, di dover strisciare lungo lungo per terra per passare da una stanza all'altra essendo il soffitto talmente basso da non permettere altra via di passaggio. Un'altra volta lui ed i suoi compagni di speleologia si separarono nei sotterranei. Ad un certo punto la luce sul suo casco urtò contro il soffitto spegnendosi e lui, mantenendo la calma, si sedette contro la parete nel buio più assoluto aspettando che gli altro tornassero.
Sentendo queste storie rabbrividì avendo io paura del buio e dei luoghi chiusi. No, non potevo condividere questa sua passione.
I suoi fratelli ed amici andavano con lui solo se si trattava di una grotta facile da esplorare e dove in breve tempo si potesse tornare alla luce.
Gli zaini venivano preparati con panini, frutta e acqua. Mamma, vieni anche tu, il tempo è bellissimo, la natura altrettanto, tu puoi rimanere al sole. Potevo? Si, non c'erano problemi.
Dalla macchina si vedevano intere famiglie sostare sotto gli alberi ai bordi della strada trafficata intente nei preparativi del picnic.
Una volta parcheggiate le nostre automobili c'era ancora parecchio da camminare prima di arrivare alla meta. Lasciata la strada ed entrando nella fitta vegetazione non incontravamo più nessuno, solo, a volte, segni del passaggio dei barbari: buste, piatti, bicchieri di plastica, residui di cibo ed altro. C'era un grande silenzio con musica celestiale di sottofondo: l'orchestra divina della natura, di tutto quello che vive lontano dalla presenza umana.
Un ruscello con acqua limpida e gelata dove riempire le nostre bottiglie e bagnare i nostri piedi. Fiorellini ed animalucci dappertutto. Colline, un abisso profondo, un prato con mucche che ci guardano incuriosite, occhi grandi, buoni, innocenti, fiduciosi. Esseri inermi. Le salutiamo con calore. Un tratto di mondo talmente bello da non trovare parole adatte per esprimere la nostra ammirazione.
Poi le tombe etrusche. Davamo un'occhiata dentro, un popolo affascinante, un'umanità sofferta e gioiosa a pochi passi da dove sorge adesso il mondo moderno. Quante storie interessanti da scoprire sul loro conto.
Arrivammo alla grotta agognata, una  bocca spalancata e nera, delizia per tanti del gruppetto, diffidenza per una: me. Mangiammo il nostro parco pranzo con gusto. Dopodichè rimasi sola, appoggiata ad un tronco. Sentii piano piano le voci allegre diventare cavernose e poi sparire. Il silenzio era profondo, il calore del sole mi faceva venire un bel torpore, finchè il caldo ad un certo punto diventò così forte che decisi di ripararmi nell'entrata della grotta. Mica si stava male là dentro. C'erano dei disegni sul muro che mi affascinavano. Erano questi dei graffitti grotteschi? I miei occhi seguivano il loro corso, giravano l'angolo, i miei piedi seguivano gli occhi. Trovai un buio pesto, volevo tornare indietro, tastando non ci riuscivo. Panico, una paura senza freni, sighiozzi, disperazione, stavo per perdere i sensi. All'improvviso una dorata luce e una voce fuori di me e dentro di me che diceva in parole non parole, in tutte le lingue: "Non avere paura, don't be afraid, habe keine Angst, no tengas miedo, niet bang zijn." Il mio turbamento svanì all'istante, una grande quiete s'impadronì di me, ero felice. Con grande facilità trovai l'uscita. Assorbivo con avidità tutto il bello davanti a me. Invasa da un benessere formidabile mi sedetti appoggiandomi ad un albero e nella sua ombra mi addormentai. Mi svegliarono le gaie voci degli avventurieri. "Mammuccia, hai dormito, si vede, stai proprio bene." E giù racconti sulle meraviglie della grotta.
Laura in una grotta preistorica, 2010.
Quel giorno tornai a casa con il  mio segreto. Chisssà, avrebbero detto forse che mi facevo troppo influenzare dai libri di Shirley McLaine e Carlos Castaneda. E poi se fosse stato semplicemente un sogno? Magari venissero sempre simili sogni nei momenti di così grande paura. Lo augurerei a tutti.
In ogni caso questa giornata è stata bella, felice e particolare. Da reiterare dalla a alla zeta.

sabato 5 marzo 2011

Pittura grottesca


Alla fine del XV secolo, un giovane romano cadde accidentalmente in una fessura sul versante del Colle Oppio, si ritrovò in una strana grotta, piena di figure dipinte. Ben presto i giovani artisti romani presero a farsi calare su assi appese a corde per poter vedere loro stessi.
Le sale sotterranee della Domus Aurea, ricoperte dal terreno erano simili a caverne e proprio per questo il popolo romano le definiva grotte. Alcuni affreschi scoperti allora sono ormai sbiaditi in pallide macchie grigie sul gesso, altri sono ancora in discrete condizioni. L'effetto di queste decorazioni "grottesche" furono elettrizzanti per l'intero Rinascimento.
Le grottesche sono un tipo di decorazione parietale che propone forme vegetali, figure umane, motivi geometrici, liberamente combinati tra loro, secondo ritmi leggeri e fantasiosi.


Tra i pittori dell'epoca che spesso si fecero calare per studiare le fantasiose pitture rinvenute ci furono il Pinturicchio, Raffaello, Giovanni da Udine, il Morto da Feltre (così chiamato perchè trascorse più tempo sotto che sopra la terra), Bernardo Poccetti, Marco Palmezzano (il primo a portare le grottesche a nord dell'Appennino), Gaudenzio Ferrari.
Il pittore Bernardino di Betto detto "Pinturicchio" fu uno dei primi ad utilizzare la decorazione grottesca nelle
sue pitture, tanto che essa diventò quasi l'elemento caratteristico e distintivo del suo stile.
Durante il Cinquecento molti teorici dell'arte disprezzavono questo tipo di decorazione, tra i quali il Vasari. Ma la loro diffusione fu inarrestabile.
La parola "grottesca" è passata poi a significare in italiano qualcosa di bizarro e inconsueto, assumendo la connotazione di "ridicolo", ironizzante e caricaturale.
Una volta, da noi in famiglia, la parola "grotta" era di casa, perchè David, i suoi fratelli ed amici andavano spesso ad esplorare le grotte nelle vicinanze di Roma. Tornati a casa, raccontavano con entusiasmo le loro avventure ed io ne rimanevo esterrefatta. Incuriosita sono andata con loro una volta e ne ho scritto una storia che trascriverò nel prossimo paragrafo.
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giovedì 3 marzo 2011

Domus Aurea


Cammino per il parco di Colle Oppio e vedo come al solito, e sempre al solito posto, un gruppetto di ragazzini che gioca a pallone con grande passione. Una volta c'erano qui i fastosi giardini e la dimora di Nerone. Leggendo le sue diverse biogafie, spesso contrastanti, concludo che al contrario di questi ragazzini calciatori lui ha vissuto una gioventù e un' infanzia tormentate, circondato com'era da assassini e avvelenatori. La costrizione al suicidio era la norma. Un ambiente ambiguo e crudele. Sua madre, ambiziosa, per motivi politici e dinastici combinò il matrimonio del figlio, appena sedicenne, con la sorellastra dodicenne Claudia Ottavia. Nerone era istruito avendo come tutore Seneca. Secondo le ultime ricerche sembrerebbe che sia stato un grande artista. Finora la storia ce l'ha tramandato come un dilettante sia nel campo della musica che della pittura. Sicuramente momenti felici li avrà passati, me lo auguro.
Vedendo la foto di Pino e me seduti su una panchina con alle nostre spalle i resti della casa di Nerone mi sono tuffata sulle tante pagine di Google che toccano questo argomento. Ecco due parole sulla residenza dell'imperatore.
Dopo il disastroso incendio del 64 d.C., che devastò Roma, l'imperatore Nerone (Lucio Domizio Enobarbo, Anzio 15 dicembre 37 - Roma 9 giugno 68) fece costruire la Domus Aurea. Fu progettata dagli architetti Severo e Celere e fu realizzata in mattoni; l'imperatore si interessò ad ogni dettaglio del progetto e supervisionò personalmente i lavori. Nerone la fece costruire con l'obiettivo di creare un'immensa residenza che doveva essere la più vasta e preziosa del mondo. Divenne una villa per feste con più di 300 stanze tra le quali nemmeno una camera da letto, neanche cucine e latrine sono state ritrovate. La vera residenza di Nerone rimase comunque nei palazzi imperiali del Palatino. La Casa Dorata era riservata probabilmente solo allo svago e all'ozio dell'imperatore e dei suoi ospiti. Sui vari piani v'erano piscine, e fontane nei corridoi. Per le sue ricche decorazioni in oro e per i suoi prestigiosi arredi acquisì il nome di Domus Aurea (Casa Dorata). La residenza era estesa circa 2,5 km. Era circondata da giardini con padiglioni per feste. I giardini comprendevano boschi,  vigne e laghetti in parte artificiali ed animali selvatici. Nerone commissionò anche una colossale statua di bronzo di 35 metri raffigurante se stesso vestito con l'abito del dio-sole romano Apollo, il Colossus Neronis. Si suppone che nel medioevo l'anfiteatro Flavio prese il nome Colosseo, proprio da questa statua.
Quando Nerone entrò per la prima volta nella sua Domus Aurea esclamò: "Bene! Finalmente posso cominciare a vivere come un essere umano!"
Dopo la morte per suicidio dell'imperatore avvenuta a trent'anni d'età, l'edificio neroniano, spogliato dei marmi e delle opere d'arte, nel 104 d.C. fu raso al suolo da un incendio e successivamente colmato di terra durante la costruzione delle Terme di Traiano consentendo così la conservazione fino ai giorni nostri del nucleo residenziale del Colle Oppio formato da circa 150 stanze. In questo modo, i "grotteschi" dipinti sopravvissero. La sabbia funzionò come le ceneri vulcaniche di Pompei proteggendoli dal loro eterno nemico, l'umidità.     

                    


                         

Colle Oppio

Dato che ne sono affezionata e ci vado spesso, da sola o accompagnata, voglio fare una piccola ricerca sul Colle Oppio e il suo giardino bellissimo. Segue un riassunto di quello che ho trovato.
Il Colle Oppio è una delle tre alture, che con Fagutal e Cispius costituivano il Mons Esquilinus. Il suo nome deriva da Opiter, un personaggio leggendario attivo nella difesa di Roma. I numerosi resti disseminati nel Parco del Colle Oppio appartengono alle Terme di Traiano. Lo straordinario complesso termale fu costruito in cinque anni, nel 104 d C, a pochi anni dall'incendio della Domus Aurea i cui resti  furono riutilizzati come fondamenta. L'architetto era Apollodoro di Damasco.
Il Parco di Colle Oppio è una perla nel cuore del Rione Monti. Con una superficie di 11 ettari è incastonato nella zona probabilmente più ricca ed importante dal punto di vista archeologico. Mirabili resti costellano ogni metro quadrato della sua area.
Nel 1871, quando Roma diventa capitale, l'area venne destinata a giardini pubblici "in stile inglese". Negli anni che vanno dal 1928 al 1936, durante il fascismo, il Colle Oppio assunse l'assetto attuale. Il parco fu arrichito da fontane e giochi d'acqua. Alcune tra le fontane più mirabili sono la Fontana delle Anfore, le Fontane Gemelle e l'imponente ninfeo decorato da A.Giorgiutti.
La vegetazione è molto gradevole. A piante mediterranee come pini, cipressi, lecci ed oleandri si affiancno esemplari esotici di palme ed alcune specie tipicamente derivate dal gusto dei giardini antichi, ovvero rose, alloro e mirto.
Mi siedo spesso sul muretto-panchina che circonda la vasca ottagonale (la Fontana delle Anfore) ideata dall'architetto Raffaele De Vico. Molti bambini giocano fuori e dentro la vasca che non contiene più acqua. Anche le mie nipotine ci si divertono un mondo. Purtroppo la vasca sta andando in malora. Come del resto molte parti del parco.  Sampietrini staccati e accumulati qua e là e nessuno che intraprenda un restauro. Vicino alla vasca c'è una bella fontanella dove è difficile abbeverarsi, bisogna fare molta attenzione a non cadere per via delle radici degli alberi e ai sampietrini sparsi a terra. Davanti a questa fontanella David gioca con Livia, facendo finta che da uno zampillo esca acqua frizzante e dagli altri due coca cola oppure limonata. Livia dice con convinzione: "Buonissima questa, questa un pò meno." E beve bicchiere dopo bicchiere per assaggiare tutti i gusti che David propone.


martedì 1 marzo 2011

Parco del Colle Oppio

Prima di sposarmi abitavo vicinissimo al Parco di Colle Oppio, a pochi metri dall'entrata di Via Mecenate, in Via Ruggero Bonghi. Dividevo un appartamento con dei giovani studenti americani. C'era un andirivieni. Una volta c'è stata anche una ragazza francese e poi c'è stata Nina che era inglese. Era una vita da bohèmien. Ma comunque in casa ci si atteneva alle regole e tutti noi eravamo puliti e ordinati, e si andava d'accordo. Vivendo in questa casa ho conosciuto Pino. Nella parrocchia del quartiere ci siamo sposati. Non avrei mai pensato che un giorno mi sarei trasferita di nuovo in prossimità di Via Ruggero Bonghi. Questa volta dall'altra parte di Via Merulana. Durante i miei spostamenti quotidiani vedo di continuo il vecchio palazzo e anche la nostra chiesa dei Santi Marcellino e Pietro. I miei vecchi diari nella casa precedente stavano in cantina, dimenticati. Non avendo adesso una cantina li ho collocati sullo scaffale vicino al letto in ordine di data e quando di notte il sonno va a spasso ne apro uno. Penso: i più bei libri mai letti, la mia vita. I diari antecedenti il mio matrimonio li ho buttati. Una nuova vita cominciava. Dopo il trasloco in questa casa all'Esquilino ho vissuto per tanti mesi in due mondi, avvolta come ero da un dolce involucro nostalgico. C'era il mondo attuale, nuovo, di adattamento, con impressioni vivide, a raffica. E il mondo retrospettivo quando c'era la bellezza della gioventù e con tutti gli amici giovani si lottava per la sopravvivenza senza farsi troppo sopraffare dalle preoccupazioni. Si era giovani, forti, coraggiosi e non soli. Non ho mai chiesto aiuto ai miei, ma sapevo che stavano là, in Canada, volendomi bene. Partendo, il mio proposito era quello di viaggiare per un pò di tempo per l'Europa mantenendomi lavorando e un giorno tornare in Canada. Mai avrei  pensato di sposare un Italiano. E' stata una sorpresa anche per i miei che, quando lo hanno conosciuto, gli hanno voluto subito bene ma soffrivano per la distanza che ci divideva. Noi, Pino ed io, innamorati e ansiosi di stare insieme, e col solo pensiero di mettere su un nido nostro al  più presto.
Per far conoscere Pino ai miei, Shirley e Bert hanno scattato delle foto di noi nel Parco di Colle Oppio.


Roma 1959.