martedì 22 dicembre 2015

David ed i suoi alunni

David insegna discipline pittoriche al Liceo Artistico; ha due classi nella sede centrale, il Mafai, e due nella succursale, il Caravaggio. 
Qualche giorno fa l'insegnante di italiano è entrata nella sua aula e ridacchiando gli ha detto: "Senti    cosa mi hanno raccontato i tuoi studenti: tempo fa hai letto alla classe un  racconto e il compito che hai assegnato era quello di realizzare un disegno ispirato a questa storia. Ho chiesto ai ragazzi chi fosse l'autore del racconto e loro con cautela, quasi esitando, mi hanno detto: professoressa, non sappiamo se lei lo conosce questo scrittore. Si chiama Kafka."  
Era successo che David aveva fotocopiato questo racconto di Kafka dal titolo Il messaggio dell'Imperatore e aveva distribuito le copie agli studenti affinchè potessero seguirlo mentre leggeva ad alta voce la storia, anzi la declamava alla Vittorio Gassman. Tutta la classe era attentissima e con entusiasmo si è messa a disegnare, spesso disegni molto ma molto belli che David mette sulla sua pagina facebook valorizzando così i giovani autori di cui è orgoglioso.
Un'altro autore che David ha proposto in classe è John Fante. Una ragazza è rimasta spaesata, delusa. Ha detto che non riusciva a percepire nè la qualità tecnica della narrazione nè l'originalità della storia che per lei era troppo semplice e piatta. David le ha risposto che Fante, cantore delle piccole cose, riesce come pochi a scrivere in maniera diretta e apparentemente semplice e col tempo lei avrebbe sicuramente rivalutato lo scritto e l'avrebbe apprezzato.
Quando poi ha dato il tema "fatevi un ritratto come pensate di essere da grandi, dai 50 anni in su", i lavori che sono venuti fuori e che ho visto su fb li ho trovati incredibili. E sono solo ragazzi di circa 15 anni, maschi e femmine.


Altre volte racconta una storia strampalata inventata da lui e gli studenti si divertono un  mondo a creare disegni fantasiosi. Alcuni alunni dell'anno scorso e che ormai frequentano l'Accademia di Belle Arti sono venuti a trovarlo affermando che a loro mancano le sue lezioni e le sue storie.
Porta sempre la macchina fotografica a scuola e a volte, quando comincia la lezione, la mette al collo di uno dei suoi alunni, gli spiega come farla funzionare e gli dice che per 30 minuti il suo compito è quello di girare per l'aula scattando foto a tutto e a tutti, un vero e proprio reportage che testimoni il lavoro che si svolge in classe. Poi, una volta a casa, David seleziona le foto migliori e le pubblica su fb nell'album Liceo Artistico e Dintorni che è molto visitato e commentato.

L'ultimo compito che David ha assegnato alla classe aveva come tema La Paura. Diceva David ai propri studenti che tutti gli esseri viventi hanno momenti di paura e angoscia: paura di un compito in classe, paura di cadere, timore del temporale, del buio, di un animale con l'aspetto feroce, di una persona. Adesso toccava a loro confrontarsi con le proprie paure, tirarle fuori, rappresentarle, esorcizzarle e tentare di vincerle raffigurarandole coraggiosamente sulla carta.
In classe per circa cinque minuti ha regnato il silenzio, tutti avvolti dai pensieri che indagavano nel profondo, poi  un fermento, un vociare, un elencare le proprie paure. Quando si sono messi a lavorare con carta, matita e colori andavano a verificare che cosa i compagni avessero fissato sul foglio e quindi esternavano ancora altre paure che col passare del tempo venivano in superficie.
Di questa lezione hanno parlato anche con gli amici delle altre classi che poi, incuriositi, sono venuti a dare un'occhiata ai lavori ultimati.
L'anno scorso in un'altra classe David ha dato lo stesso tema da svolgere. C'era una ragazza con una paura matta dei ragni. David l'ha incoraggiata a disegnare un ragno. Dopo molto titubare l'ha fatto, prima con ripugnanza poi con entusiasmo, ed è nato un piccolo capolavoro. L'ho visto in foto.



I giorni che David dopo le lezioni ha le prove col gruppo si porta la chitarra a scuola, quando suona l'ultima campanella sale sul motorino con lo strumento in spalla e si dirige a Trastevere per suonare. Alcuni ragazzi vorrebbero assistere alle sue prove o ai concerti.
I genitori durante i colloqui gli dicono: "prof. lei è un mito". 
Professore, educatore, psicologo e amico paterno.
Quando David leggerà questo mio post sicuramente dirà: "Mamma, stavolta hai esagerato. Ci mancava poco e avresti dichiarato che ho anche un'aureola sulla testa."

  
                

giovedì 10 dicembre 2015

New York, maggio 2015. Ecco Sigrid.

Il 7 maggio, il giorno dopo l'operazione alla mia bocca, Jan ha lavorato la mattina e nel pomeriggio era libero, così, finito di pranzare siamo andati a Tribeca. E forse è cominciato quel giorno il rito di sederci per un pò su una delle panchine fuori dal Vesuvio Playground a vedere la gente che passa, elegante e casual, famosa e non. Quel pomeriggio faceva un caldo afoso e dopo aver camminato parecchio ci siamo seduti con una bibita fresca in mano. Sulla panchina, vicino a noi, c'erano diversi italiani, alcuni di loro Jan li conosceva e ci abbiamo chiacchierato. Una signora mi raccontava che era qui da 36 anni, lei e suo marito, originari del Molise, hanno tre figli e una nipotina, Isabella, di tre anni, lei ha 63 anni, un pacemaker, prende undici pillole al giorno, abitano al sesto piano, niente ascensore. Era molto simpatica. Ogni volta negli anni seguenti quando ero a New York speravo di rivederla ma non è successo mai. Il suo indirizzo non lo sapevo. Poi abbiamo preso la metro per vedere al Guggenheim Museum una mostra sul minimalismo che però non ci interessava molto; solo la piccola sala con lavori di Marcel Duchamp e Boccioni ci è piaciuta. Il bus 3 preso sulla Madison Ave ci ha lasciato sotto casa. Io mi sono sdraiata sul divano e Jan con la sua solita velocità magica ha cucinato. Quando alle 20.00 è venuta K, bella come sempre, la cena era già pronta: per loro pasta al sugo e per me una buona zuppa. Jan ha il dono di dare a tutto quello che prepara un tocco speciale, quasi esotico. Per dessert gelato.
La mattina dopo abbiamo accompagnato K. dal suo parrucchiere nella Amsterdam Ave, aveva tanti impegni di natura sociale quel giorno. Nel pomeriggio Jan ed io abbiamo visto uno spettacolo simpatico con attori molto giovani in un piccolo teatro off-Broadway. La sala era piena. Finito il lavoro teatrale abbiamo camminato nel parco curatissimo lungo il fiume Hudson. C'era il sole ma faceva fresco, meno male che avevo portato una giacca. Lì la Christoffer Street è molto frequentata da omosessuali. Camminando camminando abbiamo fatto delle spese e preso dolcetti in una pasticceria italiana. Entrando un attimo in una chiesetta russa venivamo salutati da un bel canto e al mercatino nella palestra abbiamo acquistato pomodorini e fragole. Poi la metro e alle 20.00 a casa. Jan ha mangiato una banana e si è avviato con la metro all'aeroporto. E alle 22.30 è tornato con Sigrid che aveva un buonissimo aspetto. Che bello averla con noi. Il mio tesoro di figlia a New York con noi! Quell'anno era la prima volta che ha raggiunto me per stare insieme a Jan. Ed è per questo che ho preso il  mio diario del 2004 per rivivere quei bellissimi giorni scrivendone. Gli ultimi due anni il nostro incontro è stato in settembre. Avrei voluto anche David con noi ma il 1° settembre inizia la scuola e non può mancare.
Leggo che a maggio 2004 nell'aereo di Sigrid c'erano dei viaggiatori speciali: 15 cavalli.! Sigrid ha avuto il permesso di andarli a vedere: 15 bellissimi cavalli ammaestrati.


Davanti al locale dove Jan ha suonato con un suo gruppo.


New York maggio 2015 - dentista




Il 4 maggio mattina Jan aveva un appuntamento dal suo dentista. Sono andata con lui e ho fatto controllare anche la mia bocca. Il medico ha visto una parte delle mie gengive molto arrossata e ha diagnosticato un'infezione in atto. Adesso capivo perchè sentivo fastidio da un pò di tempo ma il dentista a Roma sorvolava quando glielo facevo notare. La cosa da fare era di farmi operare da un chirurgo paradentale (specializzato in disturbi delle gengive). L'assistente del dentista mi ha fissato un appuntamento con un paradentologo per la mattina del giovedì seguente, cioè il 6 maggio. Jan mi ha portato col suo motorino fino alla Fifth Avenue. C'erano da riempire delle carte. Il medico Neal V., di poche parole ma gentile ha visto subito il problema e mi ha chiesto: "Facciamolo subito, o vuole tornare un'altra volta?" "Subito." Tre iniezioni e poi sembrava che scoppiasse un bombardamento nella mia bocca, il medico lavorava senza sosta a velocità supersonica. Sentivo raschiare contro l'osso mandibolare e tagliare, un movimento continuo. Sentivo l'assistente dire: "Una grande infezione." Dopo mezz'ora l'operazione era finita. Il medico ha toccato il mio braccio e con un sorriso ha detto: "You were great." Quando mi sono alzata vacillavo. La segretaria mi ha fatto avere una richiesta per antidolorifici e uno sciacquo, raccomandandomi di non prendere l'aspirina, di mangiare per una settimana con l'altra parte della bocca, niente cibo solido, tagliare il pane a pezzettini e bere molto. Tornati a casa Jan ha mangiato la zuppa di piselli che avevo preparato in anticipo ed è uscito per impegni. Io ho aspettato che finisse l'effetto dell'anestesia per poi mangiare un pò di zuppa e un pezzetto di banana, e le mie solite vitamine. Mi sono sdraiata per breve tempo pensando: "Se esco sicuramente mi sento meglio." E così ho preso l'autobus sotto casa fino al Metropolitan Museum dove ho guardato le tante bancarelle dove artisti espongono le proprie opere, e poi, entrando nel Central Park mi sono seduta su una panchina a guardare dei vivaci bambini che si arrampicavano su una statua che raffigurava tre orsi, e che si trova in uno dei bellissimi playgrounds (giardino giochi) del parco. Ho preso il bus 3 per ritornare e vicino casa ho preso un cartone di succo di mele, la mia bibita preferita. Erano le 19.00 e Jan era già a casa ma doveva uscire di nuovo. Mi aveva prese le medicine in farmacia. Dopo aver mangiato qualcosa ho preso l'antidolorifico, più tardi ho sciacquato la bocca, non avevo più dolore. Frattanto ha telefonato la segreteria del medico per informarsi se stavo bene. Una settimana dopo sono stati tolti i punti.



sabato 28 novembre 2015

New York, maggio 2004

In un post precedente ho scritto che anche nel 2004 Sigrid era venuta dall'Olanda per passare due settimane con Jan e con me a New York. Io sono arrivata il primo maggio e Sigrid sette giorni dopo.
Jan allora abitava in un bell'appartamento della Manhattan Avenue, lo conoscevo già perchè nel 2001, tornando dal Canada, mi ci ero fermata per 10 giorni e perciò mi era tanto familiare. Prendo il mio diario di quell'anno che mi servirà come appoggio della mia memoria.
Trascrivo.
Al mio arrivo ho trovato sul tavolo davanti alla finestra un vaso con un enorme bouquet di rose. Sono arrivata di sera e dopo aver cenato ho cominciato a sentire la stanchezza del viaggio e mi sono sdraiata sul letto. Jan si è messo al computer e per curiosità ha cercato su Internet Fennema, il mio cognome, e ha trovato pagine intere dedicate ai portatori di questo nome, sparsi in tutto il mondo.  Incuriosita mi sono rialzata per vederle insieme a lui e tutti e due eravamo più che sorpresi. In un lunghissimo albero genealogico siamo arrivati alla mia famiglia, ai miei genitori, ai miei fratelli ed a me e ho trovato che una cosa non era esatta: dice che i miei fratelli ed io siamo nati a L'Aia (Den Haag o 's Gravenhage) mentre siamo venuti al  mondo a Den Helder. Con la mia famiglia non ho mai vissuto a L'Aia. Non molto tempo fa ho visitato di  nuovo questo sito per trovare dei dati sulla mia bisnonna Johanna Visser che poi ho usato in un post.
Il giorno dopo era domenica e in mattinata in una grande chiesa abbiamo assistito ad un servizio gospel. Il coro sul podio era composto da gente di colore vestita di bianco. Anche il ministro, in un elegante abito bianco, che cantava e predicava, era un afro-americano. Sembrava un lavoro teatrale ben eseguito. Vicino a noi una signora nera ballava con le braccia alzate, era in trance. E non era l'unica in questo stato. Tanti turisti in chiesa. Poi a casa abbiamo chiamato Sigrid in Olanda. Diceva: "Che strano saperti a New York." Lei e Kevin avevano ospiti spagnoli che avevano conosciuto in Spagna, marito,  moglie e bambina ed era come se si conoscessero da sempre. David rispondeva sul suo cellulare. Stava nel suo studio di Via Morin a dipingere. Dopo aver pranzato e riposato un'oretta Jan ed io abbiamo preso la metro per camminare per tantissimi blocks downtown riposandoci poi su una panchina nel Washington Square Park a guardare la gente. La stessa cosa che continuiamo a fare adesso.
Voglio raccontare di una mia piccola avventura. Tre giorni dopo il mio arrivo, il 4 maggio, nel pomeriggio Jan è andato via per lavoro e io ho deciso di fare una passeggiata al centro. Ho preso la metro e ho camminato per le strade del West Village, guardando i bei negozi e poi passando per il parco di Washington Square dove mi sono seduta al sole. Sentivo la stanchezza dovuta al jet-lag ed ho deciso di tornare a casa. Non sapevo dove trovare la metro ed ho chiesto informazioni ai passanti e così all'Astor Place ho preso il treno per la 125a Strada. Il treno era bellissimo, nuovo, ben attrezzato. Pensavo: devo dire a Jan che ci sono dei treni più belli e moderni di quelli che prendiamo di solito.
Sono scesa alla 125th Street. Arrivata su per strada non riconoscevo il posto, mi era completamente sconosciuto. Era strano, non passava quasi nessuno, un quartiere isolato, e alla mia domanda su come arrivare a Manhattan Ave. le rare persone incontrate non avevano una risposta. Camminavo guardandomi intorno. Arrivata ad un grande palazzo illuminato sono entrata, sembrava un albergo di lusso. Alla reception desk  rivolgendo la mia domanda ad una signorina elegante lei si è alzata per chiedere un'informazione ad altri all'interno dell'albergo. E' tornata con un giovane slanciato che indossava un camice bianco: lui mi ha detto che proprio in quel momento aveva finito il suo turno di lavoro e mi poteva dare un passaggio in macchina perchè andando a casa passava proprio nella Manhattan Avenue. Risultava che era un medico filippino e l'albergo un ospedale (Henry J.Carter Specialty Hospital and Nursing Facility) Mi ha lasciato davanti casa. Ringraziandolo gli ho detto che è stata una fortuna averlo incontrato perchè mi ero sentita persa. Erano le 19.30 e mi sono messa a cucinare, ero stancamorta ma cucinando mi è passata la stanchezza. Alle 20.00 è venuto Jan insieme a K., sua compagna di allora. K. bella e carina come sempre. Una volta era venuta da noi a Roma. Questa sera portava un mazzo di fiori, carrot cake e cheese cake, io per lei avevo una collana. Abbiamo mangiato con appetito la cena: borbottone, fatto con peperoni, cipolla, patate e philadelphia, frittata e insalata, come dessert le torte. Poi ho chiacchierato con K su tanti argomenti, eravamo sulla stessa lunghezza d'onda. Jan mi ha detto dopo: "Mamma, sembri così giovane, sai parlare di tutto." L'ho scritto nel mio diario, questo complimento mi ha fatto tanto piacere. Avevo quasi 73 anni. Jan e K. mi hanno preso in giro per diversi giorni perchè accettavo passaggi in macchina dagli sconosciuti. Sigrid il giorno dopo al telefono sentendo della mia avventura ha anche lei fatto una risata.

Henry J.Carter Specialty Hospital and Nursing Facility



mercoledì 28 ottobre 2015

Ritorno a Roma

Il 9 ottobre: giorno di partenza. Alle 16.00 Jan mi ha accompagnato in taxi all'aeroporto, in netto anticipo perchè alle 18.00 aveva un wine tasting in un'enocoteca di Harlem. Ma il traffico era impazzito e si andava a passo d'uomo. Si sentiva forte la pioggia sul tetto e i lampi guizzavano nell'aria. Siamo arrivati all'aeroporto J.F.Kennedy giusto in tempo per il mio aereo e con la compagnia Delta tutto è andato veloce, al check-in neanche c'era bisogno di levarsi le scarpe. Dal taxi Jan aveva già fatto sapere all'amico dell'enoteca che non sarebbe arrivato all'ora stabilita, è stato compreso e rassicurato.  Io e Jan ci siamo salutati e una volta passata attraverso i controlli, girando l'angolo per prendere la strada verso il  gate G14, ho dato un'ultimo sguardo all'indietro e mi è sembrato che da ormai molto lontano Jan mi stesse salutando un'ultima volta con le due braccia alzate, ma con tutta quella folla non ero sicura che fosse lui.
Una volta nell'aereo il capitano del volo ha comunicato al microfono che ci sarebbe stata un mezz'ora di ritardo. Ma invece che alle 19.30 l'aereo è partito due ore più tardi. E' stato sempre il pilota a spiegare ai passeggeri che per colpa dei lampi non era stato possibile rifornire l'aereo di carburante, sarebbe stato troppo pericoloso farlo, ma dato che avremmo incontrato un vento favorevole saremo arrivati  non troppo in  ritardo.
Durante il viaggio i miei pensieri erano rivolti in continuazione ai giorni trascorsi insieme a Jan e Sigrid. Jan così premuroso, lo vedevo mentre alla sera mi preparava il letto sull'ampio divano e la mattina in un lampo lo disfaceva piegando lenzuola e coperta e mettendole nell'armadio. E' sempre pieno di attenzioni. In volo mi distraevo vedendo i films del vasto programma sul piccolo schermo davanti a me. Stavo comoda perchè sugli aerei della Delta c'è più spazio per le gambe. La cena vegetariana era buona, il personale molto gentile. Di turbulenze ce n'erano tantissime: "Rimanete seduti sulle vostre poltrone, tenete allacciate le cinture." Vedevo intorno a me la gente che dormiva ma a me il sonno è rimasto sconosciuto. L'aereo era pieno, solo due posti vicino a me erano vuoti e non è venuta l'amica immaginaria dei miei racconti a trovarmi per chiacchierare insieme degli elementi acqua, fuoco e aria. Si è rintanata in quei racconti e ci è rimasta. Le uniche parole dette da me durante tutto il viaggio sono state: "I should like a glass of applejuice" alla domanda dell'hostess che chiedeva cosa desiderassi bere, e poi "thank you".
Addizionando le ore oziose prima del decollo alle ore di volo, il viaggio è stato lungo. Ho spesso guardato l'orologio.
A Fiumicino c'era David, mi stava aspettando da tanto tempo. Era bello rivederlo. Che fortuna avere dei figli così amorevoli!
Ho lasciato New York con la pioggia e ho ritrovato la pioggia a Roma. Mi aspettavo come gli altri anni giorni ancora caldi ma questa volta l'autunno è arrivato presto e i sandali e i vestiti leggeri non li ho più messi. David ha mandato una mail a Sigrid e Jan per avvertirli che ero arrivata bene. Alle 4 del pomeriggio Jan mi ha chiamato per dirmi che ieri dall'aeroporto ha preso la metro e alle 19.30 si è presentato nell'enoteca dove agli ultimi clienti ha fatto assaggiare i suoi vini. Il proprietario giapponese, amico di Jan, vuole organizzare fra breve un altro wine tasting. Poi, dice Jan, una volta arrivato a casa era strano non trovarmi, gli mancavo. Era comunque un piacere mangiare le carote con cipolle fritte che gli avevo preparato in mattinata, prima di partire: Jan, che è un mago, avrà aggiunto un pò di questo e un pò di quello per far diventare le carote un piatto da ristorante. Dopo la giornata stressante lui, stanchissimo, era a letto già alle 23.00.
La mia vita romana è pian piano ricominciata nonostante il jet lag da smaltire. E continuo a viaggiare senza sosta, mi sposto con grande facilità nei luoghi dove stanno i miei amati. In un racconto del 25 gennaio 2004 ho scritto così: "Sulle ali del pensiero mi sposto in continuazione, non ci sono frontiere, solo passato, presente e futuro. E si viaggia gratis."



giovedì 22 ottobre 2015

Ultimi giorni ad Harlem: aria di Halloween

Mancavano due giorni alla mia partenza e perciò ho portato indietro il mucchio di films presi in prestito. Ho camminato fino alla biblioteca comunale che si trova a fianco del Marcus Garvey Park e consegnando i films ho avuto una brutta sorpresa: mi toccava pagare una multa perchè quasi tutti i films venivano riconsegnati in ritardo. La signorina ha fatto il calcolo ed erano 72 dollari. Mi è venuto un colpo. Ho aperto il mio borsellino ma non bastavano i soldi. Desolata ho detto che non sapevo di queste regole, che abitavo in Italia e che ero in visita qui da mio figlio, ma la colpa era mia perchè ero stata io, usando la tessera di mio figlio, ad aver preso in prestito questi DVD. La signorina ha preso il telefono e con voce sommessa ha parlato con qualcuno, dopodichè ha messo sul banco lo scontrino con la somma finale di 72 dollari cambiata in 0 dollari. L'ho ringraziata molto e come mi sentivo sollevata di non dovermi presentare a Jan con una multa da pagare.
Poi con lui camminando per le strade di Harlem abbiamo visto che come d'incanto era, quasi da un giorno all'altro, avvenuto il risveglio di Halloween. In alto, sugli scalini delle case apparivano oltre le piante fiorite anche zucche di diversi formati e davanti al supermercato Best Market erano sistemati grandi scatoloni strapieni di zucche di varie specie e colori, enormi e minuscole. Ogni anno nella 116a Strada gli abitanti di una casa brownstone addobbano la scaletta d'entrata e il cortiletto antistante in grande stile, ma solo durante la nostra ultima passeggiata abbiamo trovato il tutto avvolto di decorazioni Halloween  talmente abbondanti che abbiamo esclamato: "che esagerazione questa volta." Jan ha scattato qualche foto.



116a Strada


In autunno molti newyorkesi fanno una scampagnata per godersi la natura con gli alberi che si colorano di rosso e giallo-oro; gli agricoltori mettono a disposizione qualche frutteto dove cogliere, a pagamento, con le proprie mani le bellissime mele mature.


Quando ero ormai già tornata a Roma Jan ha immortalato un campo di zucche lo stesso giorno che con Viviana e Leo è andato a cogliere mele in campagna. Solo Viviana le ha raccolte pagando 20 dollari per 20 mele. Il weekend successivo ha preparato per gli amici una cena buonissima a base di mele. Jan mi ha scritto che gli è venuta voglia di zucca, l'ha comprata al supermercato già tagliata a dadini, l'ha cucinata e come se l'è gustata.



campo di zucche (foto di Jan)


venerdì 9 ottobre 2015

Cena a casa

E' un rito che ogni anno invitiamo Jolonda e Jacqueline a cena. Finalmente martedì 6 ottobre eravamo tutti liberi da impegni ed abbiamo chiesto anche ad Andreas di venire. Andreas è greco e l'anno scorso andando in Grecia a trovare dei parenti ed amici, fermandosi un giorno a Roma, è venuto a pranzo da me. Lui e Jan si sono conosciuti attraverso il mondo del vino.
Di mattina ho già preparato il sugo alla genovese e nel pomeriggio, dopo una passeggiata nel parco Morningside, portandomi un libro, e una scappatina a Best Market, ho fatto un dolce alle pesche. Jan si è liberato dal lavoro già alle 19.00 e, come di consueto, dopo una doccia ha fatto mille cose in un lampo. E quando alle 19.30 sono arrivate Jacqueline e Jolonda il tavolo era apparecchiato con sopra  svariate pietanze. Meno male che era tornato il bel tempo ed ho potuto indossare un vestito estivo, mettendo da parte la felpa.
Era un grande piacere rivedere dopo un anno le due "ragazze". Ormai ci conosciamo da tanti anni e le vedo sempre uguali. Jacqueline lavora come personal trainer (allenatore personale) e anche come personal shopper (consulente per gli acquisti) ed adesso sta seguendo un corso di dietologia on line che la tiene molto occupata. Comincia già alle 6 di mattina e perciò ha detto in anticipo che doveva tornare a casa alle 22.00.

Jacqueline
Yolonda fa l'attrice. Fra una puntata e l'altra di uno sceneggiato televisivo in questi giorni ha un breve intervallo. Su Facebook vedo sempre foto stupende di lei. Un attimo dopo è venuto anche Andreas con una torta salata fatta in casa. Le due amiche hanno portato dei dolcetti. E Jacqueline mi ha regalato un bel libro intitolato Advanced Style dell'autore Ari Seth Cohen. La dedica sulla prima pagina è: "Para Aukje, one stylish and sweet lady!! Love Jacqueline." I foulards che avevo portato per loro da Roma sono piaciuti molto. La cena è stata gustata appieno, anche la torta di Andreas era squisita. E il dolce alle pesche è stato un successo. La serata era così gradevole che Jacqueline non aveva voglia di andarsene anche se pensava con spavento all'alzata di buon ora che l'aspettava. Con l'occhio ai tanti impegni che ognuno di noi aveva il giorno dopo Jan alle 23.00 si è alzato dicendo: "Ragazzi è ora per andare a nanna." Non molto dopo se ne sono andati, per rivederci il prossimo anno. Jan, come al solito ha dato ad ognuno una bottiglia di vino e una fetta di dolce da portar via. E mentre Jan impacchettava i cibi, Yolanda ha lavato i piatti.

Yolonda

Il libro Advanced Style è fotografico, raffigura tante signore non più giovani che indossano vestiti  di proprio gusto. A volte di una semplicità ricercata con accessori importanti, altre volte vestite in modo classico oppure sofisticato, ma anche a volte da sbarazzine e persino da stravaganti ed eccentriche. Ma sempre con stile personale studiato. Il motto di molte di loro è "Celebrate ogni giorno e non guardate il calendario". Insomma fashion deve essere divertimento ad ogni età. Una signora dice che da giovane si vestiva per gli altri, adesso per se stessa. Una signora di cento anni afferma che anche per uscire a comprare una cosa sotto casa si veste e si trucca a puntino perchè non si sa mai chi potrebbe incontrare. Un'altra dichiara: "La mia filosofia è che la moda dice "anch'io", mentre style dice "solo io". Una signora con i capelli corti rossi dice: "Feel beautiful inside, and you will be beautiful outside." Tutte le signore nel libro sono bellissime, una diversa dall'altra. Il fotografo è stato molto bravo a captarle per le strade di New York e di coglierle in una posa adeguata.

Unveiling visions e Brooklyn

Ad Harlem, nell'istituto Schomberg Center for Research in Black Culture c'è una mostra intitolata Unveiling Visions: The Alchemy of the Black Imagination che Jan ed io siamo andati a vedere la mattina del 3 ottobre. Era una lunga camminata e le nostre orecchie facevano male per il vento freddo. Nella mostra ci sono illustrazioni, graphic design, letteratura, posters, avvisi di teatro e lavori d'arte mixed media in digitale e analogico di 87 artisti, emergenti, conosciuti e già affermati. Come tutti i popoli di questo pianeta anche nella cultura nera esistono figure esoteriche, da favola e di fantascienza. Questa mostra interessante apre gli occhi sull'immaginario nero, l'Afrofuturismo, science fiction, horror, comics e fantasia magica.
L'istituto ha una vasta biblioteca sulla cultura Afroamericana e i libri si possono consultare ai tavoli nella sua grande sala ben illuminata. Attraverso gli alti vetri ho visto studenti neri e bianchi studiare in santa pace.
Terminata la nostra ora culturale ci siamo incamminati di buon passo verso il nostro supermercato Best Market.
Anche questa volta abbiamo divorato un bel mucchio di blocks. Calcolando erano 34.
Il giorno dopo Jan aveva diversi impegni a Brooklyn ed io sono andata con lui. Più tardi nel pomeriggio ci siamo incontrati con l'amico di Jan, Doyle, e sua moglie Nikki che abitano in un bel loft a Brooklyn. Ci hanno fatto vedere il bel parco nel loro quartiere e le strade con le belle brownstone houses. Ad un certo punto, scendendo le scale, arrivata agli ultimi gradini, il mio ginocchio destro ha ceduto e piegandomi indietro mi sono trovata seduta su di un gradino. Quando Jan si è girato e mi ha visto non in piedi ma seduta si è spaventato. Ma poteva andar peggio, almeno non sono caduta. Le mie ginocchia da tanto tempo non sono in ottime condizioni e salendo e scendendo tante scale qui ad Harlem - in più la camminata veloce del giorno prima - la situazione è peggiorata. Ma nonostante il ginocchio dolorante ho potuto continuare la passeggiata. Nella lunga strada di Doyle e Nikki erano ordinatamente esposti per terra davanti ai cancelletti delle case, a disposizione dei passanti, libri, riviste, vestiti, giocattoli, utensili ecc.ecc. Doyle ha raccolto un bellissimo libro con ricette vegetariane e lo ha dato a Jan. Arrivati davanti alla loro casa ci siamo salutati. Nikki aveva da finire un lavoro sul computer e Doyle voleva continuare a scrivere il libro che aveva iniziato due giorni prima. Non ha scritto mai niente in vita sua e all'improvviso ha scoperto che scrivere gli piace proprio tanto. Gli ho detto che appena finisce il suo libro lo vorrei leggere.
Jan aveva un altro impegno e perciò abbiamo preso la metro per Soho dove voleva salutare il suo amico Roberto che quel giorno aveva organizzato un BBQ per strada, davanti al suo ristorante. Dentro e fuori tutti i tavolini erano occupati da gente che aveva riempito ben bene i propri piatti con tutto il ben di dio esposto sui tavoli. Non abbiamo accettato l'invito di Roberto di servirci anche noi, era troppo presto per cenare. Ci siamo incamminati verso Washington Square. Anche qui come in tutti i parchi vasi enormi con bellissime piante. Su una panchina abbiamo preso gli ultimi raggi di sole.
Da Agata e Valentina Jan mi ha comprato un budino di pane alla mele e noci. Strada facendo una signora ci ha offerto di farci delle foto davanti ad una casa ornata di piante che stavamo ammirando.
A casa ho preparato un piatto saporito a base di cavolo. E dopo cena al cinema "D'Amore" un film della biblioteca abbastanza carino Love is all you need, con Pierce Brosnan.



Cena al Metropolitan Museum

Sigrid è partita ed è cominciato il brutto tempo con freddo e pioggia. Una coperta extra sui letti. Sigrid a Haarlem in Olanda ha trovato tempo bello. Diceva su SKYPE che un raggio di sole solleva sempre lo spirito.  Le bambine vicino a lei, felici con la loro mamma.
E noi ad Harlem? Io ho fatto vita di quartiere dove c'è sempre da scoprire cose nuove e Jan, che lavora sempre tantissimo, una sera è tornato a casa più tardi perchè suonava la batteria con un nuovo gruppo nel quale canta il suo amico Frank. Gli ho fatto trovare la cena pronta con uno dei suoi piatti preferiti.
La sera del 2 ottobre è stata molto particolare. Jan ha presentato i suoi vini ad una cena al Metropolitan Museum. La serata era dedicata ai vini e cibo del sud ed hanno scelto i vini che Jan importa. Sono venute 48 persone, $250 a testa. Jan poteva portare un ospite e così sono andata io e ho chiacchierato con diverse simpatiche persone. L'ambiente era molto elegante e così la gente. Prima della cena Jan ha parlato dei suoi studi, dei suoi lavori, della sua vita musicale e a come era arrivato al mondo del vino. Uno speech con molto garbo e humor, la gente rideva e applaudiva. Poi con ogni nuovo piatto ha parlato del vino che l'accompagnava. Ancora applausi. Solo per noi due c'era un menu vegetariano. Jan ha mangiato poco perchè vari ospiti volevano saperne di più su questi vini. Insomma, Jan è stato bravissimo ed ha avuto un grande successo. Alla fine della cena ci siamo intrattenuti ancora un pò con gli ospiti, tutti molto alla mano e simpatici. I managers hanno ringraziato Jan per come ha condotto la serata e si sono rivolti a me sempre con molta gentilezza. Mi hanno regalato la composizione di fiori che stava sul nostro tavolo. Due signore, sorelle, hanno voluto una foto insieme a noi.



Una piccola avventura imprevista prima della cena: quella sera con freddo e pioggia ci eravamo diretti, portando l'ombrello, verso il Metropolitan Museum prendendo l'autobus sotto casa che si ferma proprio davanti al museo. Nel bus intorno a noi ben cinque persone parlavano al cellulare e  all'improvviso squillava il telefonino di Jan. Un manager del museo informava che per sbaglio dal magazzino avevano portato delle bottiglie di vino rosso di una certa marca invece del bianco della stessa marca. Che bisognava fare? Siamo scesi dall'autobus e fermato un taxi ci siamo avviati verso un'enoteca, un cliente di Jan, l'unico che vende il tipo di vino necessario in questa occasione. Meno male che c'erano ancora bottiglie a sufficienza e Jan ne ha prese otto in prestito. Questo vino è piaciuto particolarmente e in tanti hanno voluto sapere dove fosse possibile acquistarlo. Non tutto vien per nuocere, in questo caso un detto appropriato.... 







Brooklyn - Dumbo

Quest'anno non si è tenuto il DUMBO Festival ma a noi andava comunque di girovagare intorno ai ponti: Manhattan Bridge e Brooklyn Bridge. Così abbiamo fatto, arrivando a Brooklyn con la metro. E' una strana sensazione sapere che ad un certo punto il treno passa sotto l'East River, fiume di acqua salata. Quel giorno, il 27 settembre, non c'era il sole e Brooklyn era avvolta da una luce particolare, il cielo grigio emanava un colore magico. Nel nostro cammino abbiamo passato un dog run, un giardino per cani ed i loro padroni. Mi impressiona sempre di come siano belli questi sfoghi per cani a New York; questo aveva il particolare di essere collinoso e in alto ci correva una fila di cani di diverse razze e colori che si stagliava contro un cielo cupo.



Un quadro. Nei giorni di sole il giardino gode parzialmente dall'ombra regalata dal ponte che lo fiancheggia.
La passeggiata nel Brooklyn Bridge Park lungo il fiume, è stata bellissima. La vista su Manhattan è incredibile. In lontananza si vede la Statua della Libertà e anche una parte del New Jersey. C'è un'abbondanza di alberi, di rocce imponenti, prati invitanti, un sentiero per biciclette, recinti dove giocare a palla, campi da tennis e da calcio, piste da pattinaggio e persino un approdo per il kayak sul'acqua. E come gli alri anni coppie di freschi sposi che posavano per le fotografie di rito. Fra la molta gente che passeggiava intorno a noi abbiamo sentito parlare italiano. Erano due coppie di coniugi non più giovani. Abbiamo scambiato due parole con loro. Una coppia abita a New York, l'altra era in visita. Col telefonino di Jan hanno scattato qualche foto di noi tre e Sigrid a sua volta li ha immortalati con il loro cellulare. Panchine dappertutto e in abbondanza, belle e forti, a prova di vandali.



Sigrid davanti ad un campo di Volley Ball

Arrivati alla fine del parco abbiamo dato un'occhiata ai playgrounds a tema che io avevo già visto due anni fa con Jan. I bellissimi giardini, molto frequentati, sono divisi secondo l'età dei bambini.
Poi per andare alla stazione della metro abbiamo camminato per le strade accattivanti e signorili di Brooklyn Heights, con case belle e negozi eleganti.
Anche questa volta Jan ha preparato la cena, un risotto da leccarsi i baffi.
Che giorni felici.
E il giorno dopo, il 28 settembre, è partita Sigrid. I dieci giorni sono volati in un soffio. La mattina dopo ci siamo sentiti e visti su SKYPE. Quando la mattina Sigrid è arrivata a casa ad Haarlem si aspettava che le bambine fossero già andate a scuola, ma che sorpresa, Kevin, Livia e Flaminia la stavano aspettando e insieme hanno portato le bimbe a scuola; in questa occasione non importava arrivare un pò in ritardo.  





High Line

La mattina del 26 settembre siamo andati per la seconda volta al Highline, il parco sopraelevato che qualcuno chiama anche New York's Park in the Sky. Vale sempre la pena visitare questo parco spettacolare di 2.33 km che offre scorci della New York skyline e del fiume Hudson che scorre a poca distanza. E' stato costruito sui binari sui quali i treni cargo trasportavano la merce del Meatpacking District ai vari magazzini e negozi. Quando i camions hanno sostituito i treni, i binari sono stati abbandonati. Nel 2009 è stato aperto questo parco. Da quando Jan ed io l'abbiamo visitato per la prima volta qualche anno fa la vegetazione è cresciuta enormemente, anzi in certe parti è diventata una giungla. Ci si incontra gente di tutto il mondo e tutti ammirano le bellissime piante, fiori ed alberi sistemati con stile. Ad un tavolino ci siamo riforniti di nuove forze con empanadas e panini.
Siamo poi entrati nel nuovo Whitney Museum. Sigrid c'era stata qualche giorno prima e aveva il desiderio di rivedere i lavori di Willem De Kooning, Lee Krasner e del pittore canadese Philip Guston. Era talmente pieno di visitatori che non siamo rimasti a lungo.
Siamo entrati in qualche galleria d'arte di Chelsea non trovandoci però niente di nostro gusto. In una galleria Jan ha scattato un pò di foto di Sigrid in mezzo ad una installazione di pupazzi a grandezza naturale, adulti e bambini. Noi, scettici, ci siamo detti: ma questa è arte? Ma c'era qualcuno di opinione contraria: Sigrid, che da lì stesso ha mandato qualche foto a Kevin in Olanda. Lui ha avuto una risposta immediata: "Non badare a spese, compra, non temporeggiare." L'ironia di Kevin. A noi piaceva di più quello che si vedeva attraverso la porta di una galleria: una fila di biciclette davanti ad un bel palazzo, che è una vecchia prigione ancora in uso rimasta in quel quartiere ormai di lusso. Tutti possono usare queste biciclette lasciandole a fine corsa ad un'altra stazione.



A casa ci siamo riposati un'oretta per poi dirigerci con un taxi a cena a casa di Viviana, un'amica che vive in un piccolo appartamento nella Upper West Side. Originariamente era una grande casa monofamiliare ma il propietario ha diviso ciascun piano in quattro appartamentini. Per una persona lo spazio è sufficiente ed è veramente molto cosy, accogliente; Viviana ne è molto contenta. La cena era ottima, eravamo seduti attorno ad un bel tavolo rotondo apparecchiato tutto in rosso. E' venuta anche una coppia di amici, Patricia e Eric. Patricia ha antenati italiani e qualche parola d'italiano la conosce. Eric è di origine tedesca ma parla solo inglese. Patricia e Viviana sono colleghe, entrambe insegnano storia dell'arte all'Hunter College. Abbiamo fatto tardi, parlando di mille cose, trovandoci benissimo insieme.
Da un giorno all'altro era venuto il freddo ed abbiamo messo una coperta sul letto.
Una  mail che abbiamo ricevuto da David ci ha fatto molto piacere. Scrive fra altro: "A casa è passata tanta gente, anche per fare foto. La scuola è una lieta sorpresa, ho tre classi nuove e sono stimolato, meno male, che fortuna, i ragazzi sono attenti, anche nella nuova sede, quella più vicina a casa, dove ho 2 classi."

martedì 6 ottobre 2015

Lincoln Center ed altro

Il pomeriggio del 24 settembre siamo andati al Lincoln Center; Sigrid con la metro ed io con Jan sul suo nuovo motorone. Lì c'è sempre molta gente, alcuni aspettavano che fosse ora di entrare per assistere ad un concerto. Vicino al laghetto con due statue di Henry Moore abbiamo scattato delle foto. Sigrid vedeva per la prima volta il prato che si appoggia sul tetto del ristorante; su questo pascolo metropolitano ci si può sdraiare a prendere il sole, tempo permettendo. Sulla scalinata laterale tra la  gente vestita con eleganza Sigrid ha riconosciuto l'attore Steve Martin con la sua bella moglie.  Sicuramente erano diretti alla prima della stagione del Met.




Era la prima volta che Sigrid faceva la spesa da Trader's Joe. Qui, con molta originalità, la gente in coda viene avvisata con delle bandierine quando una delle molte casse si libera. Dopo ancora qualche acquisto da Zabar, sempre su Broadway, siamo tornati a casa. Jan ha preparato pasta allo scarpariello. Squisita!
Dopo cena Sigrid ha preferito coricarsi presto perchè fin dalla mattina avevamo camminato parecchio, mostrando a Sigrid il Marcus Garvey Park ed altro. Nel centro di questo parco, in cima ad una collina, c'è un anfiteatro e anche una delle molte piscine comunali che d'estate sono aperte al pubblico gratuitamente. Jan ed io abbiamo visto, come quasi tutte le sere, uno dei films presi in prestito alla biblioteca: Nothing but a man, che ci è piaciuto molto.
Ogni venerdì mattina in una sala della biblioteca comunale del nostro quartiere si può seguire gratuitamente un corso di Movimenti su Musica, Movement Speaks, per tutte le età. Venerdì 25 settembre, per curiosità ho voluto partecipare ed è stato molto bello. Dalle 10.30 alle 12.00 si stava in continuo movimento a tempo di musica.  Movimenti aggraziati. Durante una minuscola pausa veniva offerto un bicchiere d'acqua. Poco prima del termine l'insegnante ha diviso i circa 24 presenti in coppie ed ogni coppia doveva improvvisare una composizione di movimenti che cominciava in basso verso terra per finire in alto, verso l'universo. Per me era una cosa nuova ma la signora che mi è stata assegnata mi ha guidato ed è andata bene. Finita l'esibizione ogni coppia riceveva un piccolo applauso. Tutti erano molto gentili. Prima di tornare a casa ho fatto le spese e mi sono goduta un attimo il sole su una panchina del mio amato parco Morningside.


Jan quella mattina era occupato col lavoro e Sigrid si era avventurata a downtown. Cioè Union Square, Nolita e Little Italy.

domenica 4 ottobre 2015

Viene Sigrid

Il 18 settembre è arrivata Sigrid dall'Olanda per stare 10 giorni con noi come l'anno scorso e come undici anni fa. Jan è andato all'aeroporto a prenderla. Sigrid aveva un buon aspetto, il viaggio era andato liscio. E' stato bellissimo averla qui e girare per la città insieme.
Con grande anticipo aveva organizzato la tabella di marcia delle figlie in sua assenza e Kevin ha preso più tempo libero per stare con loro. La nonna paterna è venuta dalla Germania perchè per un giorno e una notte Kevin era fuori per un impegno di lavoro in Inghilterra. Poi tutti insieme sono andati in Germania per un fine settimana con i nonni/genitori. Kevin ci ha mandato una foto delle bambine mentre camminano in un bosco. Il mezzo di comunicazione con noi è stato SKYPE. Flaminia ha raccontato che la prima sera tanto ha sentito la mancanza della mamma che ha portato nel suo letto il  cuscino di Sigrid. Ci ha fatto sorridere. Livia consolava la sorellina che piangeva.
Il giorno del compleanno di Sigrid, il 21 settembre, su SKYPE, Kevin, Livia e Flaminia erano in attesa per mandarle un bacio e Sigrid nella propria valigia ha trovato a sorpresa una loro cartolina con parole affetttuose. Sapendo noi che Sigrid desiderava il libro Purity di Jonathan Franzen, Jan era andato alla famosa libreria Strand a procurarglielo. Per la sua festa abbiamo pranzato benissimo da Emilio Ballato, trattoria vecchio stile con atmosfera famigliare e accogliente sulla Houston Street. Emilio conosce Jan da tanti anni, è un suo cliente e mi ha fatto tanti complimenti sul mio figlio eccezionale.  Come tutti gli anni ci siamo seduti un attimo davanti al Vesuvio playground osservando e commentando la varietà di persone a passeggio.
Camminando per Soho Jan ha scattato qualche foto delle piante che adornano case e strade. Ammiriamo sempre come i cittadini e il comune si impegnano con tanta cura e gusto per abbellire il proprio habitat. Da Amy's abbiamo comprato cheesecake e carrotcake per dopo cena. E' stata una giornata felice, bellissima.








Un altro giorno, volendo assistere ad un concerto alla Columbia University, siamo saliti, nel tardo pomeriggio, in cima al Morningside Park. Nella sala del concerto un professore stava terminando la propria lezione; parlava in modo monotono e quasi incomprensibile. Ci siamo meravigliati di come un professore, sicuramente di fama, potesse essere un oratore così mediocre e quindi un pessimo comunicatore: cosa potevano captare ed imparare gli studenti da lui? Il suo speech durava così a lungo che ce ne siamo andati, preferendo camminare sulla Amsterdam Avenue dove, nel rinomato caffè ungherese, piuttosto bohemien e pieno di studenti e professori ai tavolini, non abbiamo resistito ai tanti dolci esposti e ne abbiamo scelti due.
Campus universitario

                                                                                                                                                                                                                                              


venerdì 2 ottobre 2015

Harlem Manhattan settembre 2015

Sono arrivata la sera dell'11 settembre a New York e mi sono sentita immediatamente e familiarmente avvolta dalla calda atmosfera della casa di Jan e Jennifer. E il giorno dopo, facendo con Jan le spese al supermercato Best Market e prendendo in prestito dei films alla biblioteca comunale del quartiere, mi è sembrato impossibile che fosse passato un anno intero dalla mia ultima visita ad Harlem. I bambini di razza mista con le loro mamme o tate, le anatre canadesi e gli scoiattoli nel Morningside Park che si trova alla fine della nostra strada. I miei occhi hanno abbracciato il tutto non più con l'eccitazione del nuovo ma con l'affetto cresciuto nel tempo.
Dopo qualche giorno Jennifer è partita per la Giamaica dove lavora con impegno, migliorando nei dettagli la casa che ha costruito, dedicando anche molto tempo al giardino con bellissime piante esotiche. Ogni giorno comunica con noi al telefono o su SKYPE. Le ho chiesto qualche foto delle piante rigogliose nel suo giardino e sono arrivate già dopo un paio di giorni. Una parte della casa è avvinghiata da sopra a sotto da una folta coltre di fogliame meravigliosa e su un'altra immagine si vede uno strano ramo fiorito che sbuca orizzontalmente da un grande albero. E' come se la foto fosse da girare, ma uno scherzo della natura ha fatto uscire il ramo in questo modo, anzi vedo su Internet che è una sua caratteristica. Questo albero viene chiamato Christmas Palm perchè intorno a Natale le palme germogliano e i frutti prima di colore bianco-verde chiaro diventano rossi. Il nome scientifico di questa palma è Veitchia Merillii ed e' originaria delle piccole isole nelle Filippine. Un'altro suo nome è Manila Palm.




Spesso Jennifer va a fare bagni nel mare. Si sposta in motorino ed impiega solo un quarto d'ora. E fra un lavoro e un altro si riposa sull'amaca nel giardino. Fa sempre molto caldo ma questo clima Jennifer lo sopporta benissimo. 

Già da subito un pomeriggio ho camminato fino al Marcus Garvey Park che mi era  piaciuto molto l'anno scorso. Fuori del parco sono esposti, sullo spazioso marciapiede, grandi vasi con composizioni di varie piante che poi ho incontrato in tutta New York e Brooklyn. Nel parco i numerosi tavolini da gioco degli scacchi erano occupati. Uomini (niente donne) di tutte le età giocavano concentratissimi. Ad un tavolino un uomo di colore, capelli lunghi e barba grigi, un bellissimo personaggio, aveva come partner un ragazzino biondastro di circa 12 anni, tutti e due immersi nel gioco, non consci del  mondo che li circondava. Tutti i parchi di questa città sono forniti di questi tavolini e ho visto degli uomini seduti da soli ad un tavolino chiedere ai passanti se per caso fossero interessati a giocare con loro. E in pochi minuti qualcuno si sedeva a giocare insieme. Ci sono tanti appassionati del gioco degli scacchi. Alcuni senzatetto, puliti e vestiti con molta decenza, passano ore e ore a questi tavolini, ammettendo a voce la loro passione per questo gioco intelligente. Uno di loro ha affermato: "This is my life."

Tanti bambini giocavano nei playgrounds e come l'anno scorso c'erano per loro libri disponibili, da leggere sul posto o da portare a casa. Questa volta ce'erano addiritura due casette da dove attingere. Ho intravisto un libro di Roald Dahl.

Ho preso la 125a Strada per tornare a casa e su una delle tante bancarelle sparse dappertutto ho preso le solite banane giornaliere: quattro per un dollaro.



venerdì 11 settembre 2015

luglio, agosto, 2015, lavori manuali





Le mie nipotine che frequentano la scuola elementare steineriana ad Haarlem imparano a fare la maglia, l'uncinetto etc. Tutta la classe segue questi corsi, anche i maschi. Da bambina ad Haarlem ho anch'io imparato a fare la maglia alle elementari, ma queste lezioni erano indirizzate solo alle femmine, i maschi nella stessa ora imparavano, nel bottegone al piano di sotto, a manovrare martello, chiodi e legno. Mi ricordo che per me era uno sforzo fare la maglia, mi cadevano in continuazione le maglie dal ferro. Ero una pippa. La maestra un giorno disperata ha detto: "come è possibile che non inpari?" E guardando il bel cardigan fatto a mano che indossavo: "e dire che la tua mamma è così brava." Solo molto più tardi e di mia spontanea volontà mi è venuta voglia di riprendere, almeno di provare a fare un pullover con le mie mani. All'inizio le indicazioni pazienti di mia madre che era bravissima in qualsiasi lavoro manuale erano molto utili, poi pian piano mi sono buttata e riuscivo a fare da sola qualcosa di semplice. Durante la guerra non c'era la lana, non c'era niente, solo qualche volta un gomitolo di lana grezza per fare le calze. Mia madre ci raccomandava di racccogliere qualsiasi filo di lana avessimo trovato per strada perchè consegnandone un mucchietto in un negozio ti davano in cambio, pagando, un gomitolino nuovo. Dopo la guerra nel tempo libero ho ripreso a fare la maglia, c'erano i tanti compiti di scuola e leggevo anche diversi libri presi in prestito alla biblioteca: leggere era, ed è, una necessità impellente. Vedo nei miei vecchi diari che avevo sempre un lavoro a maglia tra le mani, prima solo per me e dopo anche per marito e figli. E adesso per le nipotine. Non che sia un'esperta bravissima magliaia, ho spesso dei dubbi: se le maglie sul ferro siano troppe o troppo poche e se la lunghezza e la larghezza vadano bene. Ma alla fine il risultato non è malaccio.
A luglio, ordinando la mia stanza, spostando il cesto con la lana, vedendo i gomitoli di diversi colori, mi ha di nuovo preso la voglia di sentire lana ed aghi fra le mani e ho cominciato un cardigan per Livia.
Sono venuti i graditi ospiti Sigrid, Kevin, Livia e Flaminia. C'era molto da fare, ma ogni tanto trovavandomi un attimo sola prendevo in mano il lavoro per fare qualche ferro. Quando sono partiti l'ho finito e poco dopo ho cominciato un pullover per Livia. Spesso le amiche vengono qui a pranzo  o a prendere un tè. E mentre si chiacchiera  io prendo la maglia e faccio un paio di ferri. E così anche questo pullover l'ho terminato: è il regalo di compleanno per Livia che compie gli anni a marzo. E adesso ho cominciato un cardigan per Flaminia, il cui compleanno è a maggio, perciò c'è ancora tempo. Comunque non posso continuare perchè dopodomani vado da Jan per un mese. Mi aspettano giorni meravigliosi con il figlio americano. E anche Sigrid viene da noi per dieci giorni, come l'anno scorso. Halleluja! Vorrei che potesse venire anche David.
Una settimana fa mi era venuta un'altra voglia, (mica sarò incinta? immacolata concezione!) e ho creato un collage. Questa volta non l'ho finito con l'acrilico ma con le matite colorate su suggerimento di David. Un'altra grandma Moses? Ma quant'era brava Anna Mary Robertson (1860-1961)




Pullover



Cardigan

   

giovedì 10 settembre 2015

Di ritorno a Roma, agosto 1980

Il giorno dopo, il 25 agosto, siamo arrivati a Roma in treno con un'ora di ritardo. C'era Gigi M. che ci aspettava. E con la sua macchina siamo tornati a casa. Strada facendo abbiamo fatto le spese: prima allo spaccio RAI di Viale Mazzini, poi al mercato di Via Sabotino e infine alla drogheria in Via Teulada. Jannuccio era a casa, aveva un buon aspetto, era stato per il fine settimana da un amico a Santa Marinella. Era bello rivedere questo figlio. Le gattine erano contente di rivederci. Noi viaggiatori abbiamo fatto una doccia e poi tutti insieme abbiamo pranzato con un'insalatona di pomidoro, mozzarella, uova e bel pane fresco.
Io mi sono dedicata a mettere a posto la casa e Sigrid già da subito ha fatto un dolce al forno che io ho decorato con le pesche fresche. Immediatamente la vita romana ha preso il via. Gigi veniva spesso da noi e a volte portava Sigrid e me al CAR (Circolo Azienda RAI), lui da solo oppure con Pino. Là Sigrid incontrava  vecchi amici ed io leggevo un libro, scrivevo una lettera, facevo la maglia e mi intrattenevo con altre mamme. Facevamo delle nuotate. Tutta la famiglia era di nuovo occupata con le proprie faccende. Stavamo bene di nuovo a Roma dopo una bella vacanza movimentata. Ma, poco alla volta, giorno dopo giorno, abbiamo scoperto sempre nuove cose che mancavano, sottratteci dai ladri. Ci è dispiaciuto molto che il flauto traverso di Sigrid fosse stato rubato e a me in particolare l'orologio d'oro che era appartenuto a mia madre. L'aveva ricevuto quando aveva compiuto 18 anni, era un regalo dei nonni con i quali era cresciuta. Da bambina lo guardavo ed ammiravo spesso, era custodito in una scatola con pochi altri gioielli, non eravamo ricchi, e mia madre mi diceva: "Quando sarai grande sarà tuo." Volevo bene a quell'orologio, pensando a mia madre che, così giovane, se lo teneva con orgoglio al polso. Lo ritenevo un grande tesoro. Me lo ha mandato dal Canada ed è finito in quel modo. Ancora mi fa male. Non l'ho mai fatto sapere alla mamma. I ladri non dovrebbero esistere, feriscono.
La vita quotidiana distraeva, eventi nuovi ogni giorno, troppi da descrivere in questa pagina. Solo voglio riferire del "Premio della Simpatia" che Pino ha ricevuto sabato 30 agosto in una cittadina vicino a Perugia. Ci era andato insieme a Gigi M. Pino ha avuto dei bellissimi piatti in ceramica. Ancora oggi li ammiriamo.



martedì 8 settembre 2015

Amsterdam - Parigi - Agosto 1980

Il 20 agosto l'abbiamo dedicato allo shopping. I negozi abbondavano di cose belle, in più era il periodo dei saldi ed abbiamo acquistato diverse cose di nostro gusto, anche Jan era nei nostri pensieri.
Il 21, tutti insieme, abbiamo pulito ben bene la casa - David adoperava l'aspirapolvere - e, preparato i panini per il viaggio, abbiamo preso un taxi fino alla stazione. Il treno, molto bello, partiva alle 11.00.
Alle 18.00 siamo arrivati a Parigi. Non ci facevano entrare tutti in un taxi, abbiamo dovuto prenderne due. Nella casa di amici italiani di Franz D. siamo stati ricevuti dalla signora Rosalba. Un pò più tardi è venuto il marito dal lavoro, Adriano. Era presente anche la figlia Lucia. Dopo aver consumato una buonissima cena è venuta una coppia di amici, un medico e sua moglie. Più tardi tutti ci hanno accompagnato all'appartamento di un'amica che con il figlio era andata in campagna affinchè noi potessimo usare la sua casa. Che accoglienza! Nel mio diario leggo: "Abbiamo preso una tessera per turisti per la Metro. Siamo andati alla Torre Eiffel e a Notre Dame.








Dopo un'interruzione pranzo toccava agli Champs Elisées, poi un gelato e Arc de Triomph dove ci siamo seduti a guardare la gente. I negozi non sono molto belli e tutto è molto caro, non c'è la ricchezza e l'abbondanza di Amsterdam. "
Il 23 agosto il Louvre, che bel museo. Si sente dappertutto parlare italiano. Pino veniva spesso riconosciuto. Per strada osservano David, gli uomini qui non sono molto alti.
Il 23 di nuovo a Notre Dame, bellissima. Bel tempo. Mangiato molto bene in un piccolo ristorante vietnamita. A casa ci siamo riposati e poi abbiamo pulito e ordinato l'appartamento. Pino ha lasciato sul tavolo una lettera di ringraziamento a Madeleine, aggiungendo degli zoccoletti olandesi. Adriano e Rosalba ci hanno portato alla stazione. Tutti carinissimi. Il treno partiva alle 19.00



Amsterdam, Agosto 1980

Dopo aver dormito abbastanza bene, dai finestrini del treno guardavamo il giorno che nasceva e il paesaggio che pian pano cambiava. Era bello entrare nei Paesi Bassi con le belle case e i giardini.
Dalla stazione abbiamo preso un taxi che ci ha portato a Nieuwe Achtergracht (gracht=canale). Dall'ultima volta Hanny e Michel avevano cambiato casa e anche questo appartamento era molto carino. Siamo subito usciti a fare le spese al supermercato a Waterlooplein (piazza Waterloo). E ci siamo forniti di una tessera per il tram, valida per due settimane. In questi quindici giorni abbiamo girato tutta la città, a piedi o su ruote, visitato i musei e i bei parchi.
Domenica 10 agosto il signor van A., il papà di Michel, conosciuto da noi in Spagna, è venuto a prenderci in macchina e ci siamo avviati a Haarlem, la mia città. Il tempo era bellissimo e abbiamo visto la mia vecchia scuola, Il Museo Frans Hals, lo Spaarne e sul Grote Markt seduti all'aperto ad un bel café-ristorante ci siamo ristorati per proseguire verso la città universitaria di Delft, famosa per la ceramica blu Delft e per il pittore Johannes Vermeer. E poi alla spiaggia di Scheveningen sul mare del Nord. Il signor van A. era di casa a Scheveningen e dopo, naturalmente, abbiamo fatto una visita alla signora van A. Un bel rivedersi. Quel giorno c'era anche la figlia Monique. Avevamo portato dei pensierini e Pino due belle cravatte per il signor van A. E ancora non era finita la festa: non poteva mancare una visita a Madurodam, una città in miniatura, con perfino navi, treni passeggeri, aerei KLM in  scala ridotta. Alle 20.00 eravamo di ritorno a casa dopo una giornata piacevolissima.

Madurodam
 Il 12 agosto, mentre Pino ci aspettava giù nella Kalverstraat (strada dei Vitelli) guardando le vetrine, Sigrid ed io eravamo da Vroom & Dreesmann, un grande magazzino, per comprare quaderni di scuola, Pino ci è apparso assieme alla nostra amica Irre, di Roma. Si erano visti per caso, che sorpresa! Irre era per una settimana ad Amsterdam. Il giorno dopo è venuta da noi e ci ha cucinato bami, un piatto indonesiano, squisito. Quello stesso giorno mentre David era in giro per musei ha conosciuto una ragazza di Firenze. Un altro giorno sono venuti da noi, direttamente dalla stazione, due amici suoi di Roma, Stefano e Fabrizio. Con gli zaini pesanti sulle spalle avevano fatto il lungo tratto a piedi. Hanno cenato da noi. Il 16 agosto ho chiamato Lili, anche lei di Roma e ci siamo incontrati al Vondelpark. In questo parco è stata scattata la foto di Sigrid sdraiata su un albero inclinato sul lago, un salice piangente, con indosso una tutina comprata a Kalverstraat. Abbiamo avuto tanti complimenti con la nostra bellissima figlia. Una giovane coppia ha riconosciuto Pino e ci siamo intrattenuti con loro.




Stesso albero un anno prima (1979)
Sentivamo sempre Jan. Il 15 agosto non aveva delle belle notizie. Di giorno, mentre era fuori casa, sono entrati i ladri. Diversi cassetti svuotati. A Jan sembrava che mancassero  solo un pò di soldi.
A Vondelpark c'erano sempre dei concerti o delle recite. Un'aria festosa. Ed abbiamo avuto fortuna col tempo che era per lo più sempre bello. In questo parco ci siamo incontrati un pò di volte con Lili. Lei è nata e cresciuta ad Amsterdam e ama la sua città, ma anche Roma, dove abita con suo marito, le è cara.
Il 18 agosto David è uscito con quattro amici e Pino, Sigrid ed io siamo andati al mercato dei fiori galleggiante al Singel. Un'abbondanza di piante e fiori. Non abbiamo resistito e abbiamo acquistato un piccolo vaso bianco a forma di testa con dentro una piantina deliziosa con piccole foglioline. Più tardi a Waterlooplein abbiamo mangiato un uitsmijter che tradotto letteralmente vuole dire buttafuori (questo piatto a base di uova, insalata e pane veniva offerto alla chiusura dei bars con il significato: é ora di chiusura, dovete andare a casa). A Waterlooplein c'è ogni mattina il mercato delle pulci. Neanche qui abbiamo resistito ed abbiamo comprato un paio di giacchine usate molto carine. Quella sera sono venuti a cena, prima della loro partenza per Roma, i ragazzi Fabrizio e Stefano.
La mattina del 19 agosto con Lili siamo andati al mercato coloratissimo e vivace di Albert Cuypstraat che con i suoi più di 250 banchi è il più grande di Amsterdam. Offre prodotti d'abbigliamento di marca e non, nuovi ed usati, verdure, fiori, biciclette, formaggi, scarpe, libri, leccornie ed altro. I venditori con le loro battute piene di humor, fanno ridere. Oltre a frutta e dolci abbiamo preso un bodywarmer beige per Sigrid.


Mercato Albert Cuyp

Dopo cena col tram 13 fino al capolinea. Là ci aspettava Lili e dei coniugi suoi amici. A casa loro l'amico Theo ci ha mostrato i lavori d'arte che creava con oggetti trovati scavando nel giardino: piccole pipe bianche, bottiglie antiche, etc. Lavori belli ed interessanti. Ci siamo trovati tanto bene con gli ospiti che siamo rimasti fino a tardi.