giovedì 11 dicembre 2014

Twee motten in mijn ouwe jas - Due tarme nel mio vecchio cappotto

Quando apro il mio facebook passo tanto tempo a leggere i nuovi post, spesso molto interessanti e a volte divertenti. Un'amica italiana che vive ad Amsterdam parla di una canzone che il comico olandese Tom Manders, in arte Dorus, cantava nel programma De Showboat che conduceva assieme all'organista Cor Steyn. Il programma ha inizio nel 1956 e la canzone diventa da subito un hit. Allora ero in Olanda per un anno, fino al novembre del 1957. Non so se quella canzone era già uscita ma nella mia memora esiste e me la ricordo simpatica. L'ho cercata su You Tube e ho ascoltato Dorus che canta in dialetto amsterdammese delle due tarme che abitano nel suo vecchio cappotto.
Prima di iniziare a cantare si rivolge all'organista, suo partner: "Zeg meneer Cor Steyn, neem me niet kwalijk dat ik even onderbreek, maar zou u mij misschien effe op mijn rug willen krabbelen?"...
"Signor Cor Steyn, chiedo scusa che la interrompo ma potrebbe grattarmi un pò la schiena?" "Ma Dorus non hai qualcosa di meglio da chiedermi?" "No, mi ascolti un attimo, per favore dia un occhiatina nel mio colletto, ecco qua."  E adesso comincia a cantare raccontando che nel colletto del suo cappotto ci abitano da poco due carinissime tarme (dotte van motte) ed è emozionante vedere questo tenero amore. La tarma lui divora tutto il mio cappotto solo per lei, quella tarma amorevole (dot van een mot). Io lei la chiamo Charlotte e lui Bas. Quelle due carinissime tarme (dotte van motte) nel mio vecchio capotto.
Poi Dorus racconta che all'inizio si è sentito un pò assalito, pensava che qualcosa lo stesse rosicchiando, ma scoprendo quei buchi capisce tutto perchè vede due tarme che nei buchi stanno chiacchierando. Afferra il DDT però capisce che distruggerebbe quel matrimonio e decide di lasciare i coniugi dove stanno.
A intermittenza canta e parla di quella cara Charlotte e di quel tarmoloso Bas che si riempiono la pancia con il suo cappotto, ma dopotutto anche loro devono vivere e a lui, Dorus, vagabondo solitario, fa molto piacere che nel cappotto gli facciano compagnia due tarme e i loro dieci bambini.
Ho abbreviato la canzone ed è impossibile far rivivere la rima ritmata delle parole originali. Ho visto su You Tube che questa canzone piaceva e forse piace ancora molto ai bambini.

https://www.youtube.com/watch?v=L5PbBj8gfG4 
 
Il motivo per il quale ho tirato in ballo questa canzone è il seguente. All'inizio di novembre la mia amica Junko mi ha comunicato che a giorni sarebbe partita per assistere sua figlia e il suo genero in Svezia durante e dopo la nascita della loro bambina che dovrebbe nascere alla metà del mese.
In primavera pulendo la piccola cassapanca che sta di fianco al mio letto, e rimettendoci dentro i plaids invernali e dei foglietti antitarme, ho ritrovate un pò di magliette nuovissime fatte da me qualche anno fa. Le ho tirate fuori per sceglierne una da regalare alla nipotina di Junko. Grande è stato il mio sgomento quando ho visto che le tarme avevano fatto un grande banchetto: con due magliette avevano fatto colazione, pranzo, merenda e cena, non ne rimaneva quasi niente ed erano da buttare. Altre tre, avendo le tarme la pancia già piena erano servite come abbondantì stuzzichini. Miracolosamente un piccolo cardigan era rimaso intatto e, dopo averlo lavato, l'ho dato a Junko da portare in Svezia. Ho lavato anche le tre magliette bucate per poi aggiustarle con molta pazienza, le volevo conservare perchè mi piace l'abbinamento dei colori, amo lavorare con i colori.
I miei sentimenti nei confronti di queste tarme italiane, Carlotta e Sebastiano, non sono affatto dolci.
Non so se avevano preso la pillola o se avevano proliferato, ma con la loro ingordigia danni ne avevano fatti eccome. Vado a dare un'occhiata se da un'erboristeria troverò un antitarme efficiente. Sono anti matrimonio tarmistico.


P.S. Tutte queste magliette le avevo fatte a maglia per il mercatino della mia amica Eliane: un bazar in favore degli orfani in Africa e in Brasile. Andavano via come biscotti ma i nipotini delle signore/amiche che le acquistavano sono cresciuti e sono rimaste invendute perchè troppo piccole. Ho provveduto quindi a farle di qualche misura più grande. L'amica Lucia quando i suoi nipoti erano piccoli ne comprava tante, mi diceva che lei andava matta per questi miei lavori. 

giovedì 4 dicembre 2014

Scarpe e ancora buche

Quando il 2 novembre del 1957 sono venuta a Roma mi sono accorta che tutte, ragazze e donne, indossavano scarpe con tacchi, le scarpe basse erano tabù. Per me andava bene, mi ero abituata in Argentina alle scarpe col tacco alto e ci camminavo benissimo, con grazia. Ma fuori dal lavoro mi mettevo scarpe sportive per andare in bicicletta, per saltare la corda e per camminare lunghe distanze. Il mio primo paio di scarpe con tacchi l'ho avuto a 17 anni, comprate con il mio primo stipendio. Le usavo per andare alle festicciole e mi piacevano tantissimo. Erano di colore blu.

A Roma negli anni '50 vedevo già molti turisti in giro, i giovani americani vestivano in shorts, T-shirts, scarpe da ginnastica e calzerotti. I romani li guardavano con disgusto dicendo "come si vestono male".
Cinque mesi dopo essermi sposata ho preso la nave e poi il treno per andare a trovare i miei in Canada e sono tornata a Roma con un paio di belle scarpe basse grigie di camoscio che indossavo con una gonna grigia, un blazer grigio (olandese), calze a minuscoli quadretti rossi e verdi (canadesi) e in testa un berretto rosso. Un outfit allora inusuale per l'Italia. Un parente napoletano mi criticava: "Le straniere vestono male, le donne non devono usare scarpe basse, ma solo scarpe con tacco".
Dovendo prendere a New York la nave di ritorno sono stata per qualche giorno ospite di un cugino di Pino e di sua moglie nella Grande Mela e muovendomi con la metro per la città in un grande magazzino mi sono comprata un paio di bermuda che solo dopo diversi anni sono stati di moda in Italia. Con questo bermuda sono scesa dalla nave a Napoli dove Pino mi aspettava. Che felicità rivederci! Per non dare troppo nell'occhio ho dovuto aprire la valigia per mettermi l'impermeabile che mi aveva comprato mia madre in Canada per coprire gli shorts o, per meglio dire, le ginocchia, dato che indossavo calzettoni.
Leggendo l'intervista al regista Bernardo Bertolucci che ho inserito nel post precedente mi è venuto in mente che tante volte in passato sono rimasta incastrata con i tacchi nelle imperfezioni delle strade, rovinandoli. In Via Teulada tornando dal mercato tenendo con una mano il carrello della spesa e con l'altra un figlio, per circomnavigare una buca ho messo il piede in una crepa adiacente e ho preso una storta. In quei giorno la mia amica Olga si è storta un piede in una buca in Viale Angelico e non potendo lavorare per qualche settimana un amico avvocato le ha procurato un indennizzo dal Comune.
Adesso uso solamente scarpe basse, così è stato anche domenica scorsa quando sono andata ad un té-concerto nella bella casa dell'amica Allegra, al ghetto. Per tornare a casa ho preso un bus a Largo Argentina, davanti al teatro. Alla fermata, dove si fermano tanti bus, c'era la folla e molti erano i turisti. L'87 si faceva attendere e, mentre camminavo avanti e indietro aspettandolo, ho osservato che la pavimentazione a tegole era ben fatta. Una volta a casa, mentre mangiavo un piatto di verdure, ho sfogliato una rivista del 25 ottobre. Un articolo parlava dei balli delle debuttanti a Mosca e dei miliardari russi che vivono a trenta chilometri dalla città nelle loro ville-fortezze in una strada che sembra di periferia. Dice l'articolo: L'unica reale diferenza, a farci caso, è l'asfalto liscio, ben curato, sempre fresco di manutenzione. Una rarità assoluta per un paese dove, sin dai tempi delle trojke di Gogol, le condizioni delle strade sono un disastro assoluto. Questa strada nel quartiere per oligarchi è in effetti una specie di pista privata, liscia e senza buche.
Mosca e Roma hanno molto in comune per quel che concerne la pavimentazione.

Quando a settembre ero da Jan per un mese, prima di partire mi ha comprato un paio i scarpe da ginnastica, ormai anche qui le chiamano sneakers, e come me le sto godendo, sono comodissime e carine.  





lunedì 1 dicembre 2014

Buche e disabili: Roma Capitale bocciata

Cliccando su altri siti che parlano di buche nelle strade di Roma incontro un avvertimento scritto su un giornale straniero e diretto agli invalidi che hanno in mente di passare un periodo di vacanza a Roma: sappiate che troverete molti ostacoli. Per prima cosa ci sono le innumerevoli buche sui marciapiedi e sulle strade che impediscono il passaggio alle carrozzelle, pochi autobus sono forniti di un saliscendi e molte stazioni della metro non hanno un ascensore; se c'è una scala mobile succede spesso che sia fuori uso. Inoltre, anche se d'estate fa molto caldo, Roma è una città provvista di pochissime piscine pubbliche all'aperto. 
Il regista Bertolucci, costretto da anni su una sedia a rotelle ha realizzato, filmando in prima persona, un cortometraggio intitolato Red Shoes - Scarpette Rosse, che è un grido di dolore contro la Capitale che umilia i disabili. Bernardo Bertolucci seduto sulla sua carrozzina filma con rassegnazione e rabbia denunciando le strade devastate di Roma. Si vedono solo le punte delle sue scarpe: rosse.  La telecamera si concentra sulle ruote della carrozzina che cerca una stabilità impedita da sampietrini sconnessi, buche, tombini e rifiuti lasciati per strada. Il rumore del motore della carrozzina viene coperto dalla voce di Charles Trinet che canta "Je chante, je chante."
Dice il regista: "Lo scorso anno a Venezia il tema dei supercorti era dove va la cultura. Ed io ho voluto ricordare che la cultura finisce tra i sampietrini abbandonati di Trastevere, vergognosamente dissestati. "Io canto" dice Trenet nella sua bella canzone, in realtà verrebbe la voglia di dire "Io piango."
Racconta Bertolucci degli anni vissuti a Parigi. "Parigi è come una grande storia d'amore. Ma niente nostalgie. Roma è più bella, più struggente ma la qualità della vita è peggiore. Parlo di me, parlo di tanti come me che vivono in carrozzina. Ma parlo anche di mamme con i bimbi piccoli in braccio costrette a camminare su strade ridotte a crateri vulcanici. Ma anche di chi si appoggia ad un bastone e di chi si avventura nelle notti di Trastevere con un tacco 15. Questa è una città segnata come unfriendly per i portatori di handicap. Lo sanno tutti, tranne il Comune. Ma non mi meraviglio, fa parte della nostra cultura, non siamo storicamente attenti al mondo di chi non è autosufficiente."
Nelle rampe laterali della bellissima Via Garibaldi si contano 3.254 sampietrini mancanti, 6 buche, 25 tombini saltati e 10 rattoppi di asfalto. E' Trastevere ma potrebbe essere un quartiere di qualsiasi altra città italiana.
Tanti altri personaggi in vista si esprimono con sdegno sull'abbandono in cui versa la pavimentazione italica. Sorge spontanea una domanda: ma gli introiti derivati dalle multe, somme enormi, dove vanno a finire? E quelli ricavati dal Contributo di Soggiorno imposto ai turisti che affollano la città  in tutti i mesi dell'anno? Questo contributo è entrato in vigore dal 1° gennaio 2011 ed è richiesto a chi soggiorna nelle strutture ricettive presenti sul territorio della città Roma Capitale, con la sola eccezione degli ostelli. Tutte queste entrate non erano destinate alla manutenzione delle strade? E allora che fine fanno?"
Altre osservazioni su Internet: "Ho viaggiato sulle strade dell'Europa del nord, mai visto nulla di simile."  "All'estero, nei paesi d'oltralpe, assai più colpiti dal maltempo non ho mai visto buche del genere nelle città e sulle autostrade. Verranno utilizzati materiali più costosi e di miglior qualità dei nostri."  "Qui in Inghilterra in quanto a neve, ghiaccio, sale e acqua piovana non ci batte nessuno. Resta da capire quali miracolosi materiali usano qui, come anche in Spagna e in Francia." "Mai visti in Germania i crateri che ci sono in Italia". "Perchè gli italiani non vanno a studiare all'estero come costruire una strada?".


Trastevere





New York


New York 




Roma



Roma






Roma

mercoledì 26 novembre 2014

L'Italia bucherellata

Cliccando su Internet "Cause al Comune" si scopre che in tutta Italia, dal Nord al Sud, per via di incidenti causati da buche nelle strade, la gente fa causa al proprio Comune. Mostrando referti medici e foto delle crepe, e avendo un testimone, spesso viene elargito un risarcimento ma sempre inferiore alla somma richiesta. Ogni anno in Italia si spendono dai 30 ai 40 miliardi di euro a causa degli incidenti stradali. Buche, avvallamenti, tombini dissestati: il Comune è sempre responsabile essendo considerato custode della strada. 
Così leggo:
Lucca. Raffica di cause al Comune. Richieste di risarcimento per gli innumerevolo sinistri avvenuti a cause di buche e tombini malmessi.
Torino. Le strade di Torino sono la copia in formato gigante di un famoso formaggio svizzero, delle groviere, che possono mettere in serio pericolo la salute di chi guida e di chi cammina. Un pensionato infortunatosi anni fa in un dislivello provocato dalla sconnessione tra il lastricato aveva fatto causa al Comune. Solo adesso è arrivata la sentenza: la buca non era abbastanza profonda e perciò il Comune non è tenuto a sborsare un soldo. In più il pensionato si deve sobbarcare tutte le spese processuali. 2.200 euro. Oltre al danno la beffa. Risulta anche che la buca a suo tempo è stata riempita e dopo non molto si sono formate due buche sullo stesso posto.
Roma. Le buche sono una vera piaga per i cittadini: marciapiedi e strade da terzo mondo. Ogni anno centinaia di cause. Trastevere: regno delle buche. Cercasi Comune di Roma latitante.
Sardegna. Camminare a Cagliari è un'impresa.
Firenze. Oltre mille infortuni all'anno per colpa delle buche nelle strade.
Mazara del Vallo. Numerose buche in tantissime strade. Richiesti decine di risarcimenti da ciclisti, automobilisti e pedoni.
Sassuolo. I dati rilevati mostrano che al primo posto delle pericolosità delle strade sassolari ci sono le buche seguite da disconnesioni e tombini e dall'asfalto danneggiato e irregolare.
Verona. Le denunce al Comune rispetto al 2008 sono aumentate del 35%. Ci sono sempre meno soldi in bilancio per le spese pubbliche.
Milano. La situazione del manto stradale è drammatica con danni ai mezzi di trasporto e ai pedoni. Seguono indicazione su come fare causa al Comune.
Insomma è una malattia nazionale questa varicella stradale e non bisogna dare retta al giornalista che in un quotidiano consiglia caldamente di camminare con il naso all'insù per godersi balconi e terrazze fiorite. E' più prudente tenere gli occhi fissi all'ingiù per eseguire ad arte gli slalom attorno agli ostacoli. Chi ci riesce potrebbe puntare un occhio verso l'alto e l'altro verso terra.









lunedì 17 novembre 2014

Piede gonfio


Alla fine di marzo facendo una camminata serale per le strade dell'Esquilino ho avvertito all'improvviso una forte fitta di dolore al piede sinistro, come un taglio. Sentivo di aver poggiato il piede su qualcosa di irregolare. Quel tratto di strada era mal illuminato e il pavimento era coperto da uno strato di foglie. Col piede destro ho smosso le foglie e nel quasi buio ho intravisto una crepa. Sicuramente la metà del mio piede era finito sull'orlo di questa irregolarità. Comunque ho continuato la mia strada, riuscivo a camminare perchè il male era sopportabile e pensavo che il fastidio sarebbe passato da solo. Ma il giorno dopo il piede era gonfio e persino la gamba fino al ginocchio. Sentivo dolore e mi muovevo zoppicando. Sono stata seduta il più possibile, appoggiando il piede offeso, avvolto in una calza elastica, su di una sedia, e applicandoci sopra una borsa con ghiaccio. Di mattina e di sera spalmavo sul piede e sulla gamba una pomata a base di arnica. Quei giorni avevo due ospiti, Sarah e Carlos. Carlos dopo qualche giorno è tornato alle Isole Canarie, dove vive, e Sarah è rimasta più a lungo. Poi all'improvviso è morta nel sonno la mia amica Rieteke, aveva 67 anni;  mi è dispiaciuto molto. Zoppicando sono andata alla cerimonia della cremazione. Poi il medico di famiglia mi ha prescritto una crema di arnica più potente e gocce via bocca. Ma i miglioramenti si facevano attendere. Una radiografia dimostrava che non c'era frattura, ma questo si era già capito. Con Jan, venuto in Italia per lavoro, ho camminato a passo di lumaca sui sentieri del giardino di Piazza Vittorio. Sono stati, nonostante tutto, tre giorni molto belli.
Sigrid mi aveva prenotato da tanto tempo un biglietto aereo per il 15 maggio e anche se il piede era spesso dolorante e gonfio come anche la gamba, ho deciso di andare comunque in Olanda. Sigrid ha voluto organizzare un servizio speciale per me: fatto il cheque-in all'aeroporto e salutato David una ragazza mi ha portato su una sedia a rotelle fin dentro l'aereo. A piedi sarebbe stato un lungo tratto. Ad Amsterdam un'altra ragazza mi ha aspettato con una sedia a rotelle e ha preso lei la mia valigia per poi consegnarmi a Kevin che da lontano già mi aveva visto e salutato. In Olanda sono stata benissimo ma sempre con un piede salsiccia e spesso dolorante. Durante il viaggio di ritorno, il 10 giugno,  non ho voluto usufruire della sedia a rotelle. A Roma il medico mi ha prescritto una risonanza magnetica e ritirando dopo qualche giorno il risultato un dottore radiologo mi ha mostrato, tenendo la radiografia contro un vetro illuminato, che non c'era frattura ma si vedeva che il piede aveva subito un forte trauma. Mi consigliava di non stancare il piede, potevo camminare ma per brevi
distanze e piano piano, e sarebbe stato importante riposarmi spesso. Il medico di famiglia ha ritenuto che, siccome il gonfiore durava già da tanto, bisognasse prendere il toro per le corna e fare assolutamente dei massaggi idro-linfatici.  Per cominciare mi ha prescritto 10 sedute. Ho cercato nel mio quartiere ed ho deciso di rivolgermi ad uno studio cinese dove una signora riflessologa ha trattato piede e gamba. I massaggi erano dolorosi ma pian piano il dolore ha cominciato a diminuire e gamba e piede a sgonfiarsi. Dopo altre sei sedute il piede è completamente guarito.
Diverse persone mi avevano detto di fare causa al comune, ma io non avevo testimonianze nè mi ricordavavo, da viandante sognatrice quale sono, l'esatto posto di quella "benedetta" buca per scattarle una foto. Ho sentito un'amica al telefono che ha esclamato che a lei era successa la stessa cosa, ma nella caduta si era fatta talmente male da essere portata al Pronto Soccorso: ha avuto un risarcimento dal Comune. Il caso ha voluto che anche sua sorella, un paio di mesi dopo, nel buio della sera è stata vittima di una grossa crepa nella pavimentazione e le è andata malissimo: è caduta pesantemente sulla faccia e sul seno. Ha sofferto tanto e i dolori ancora perdurano. Anche a lei è stato versato un indennizzo.
Mi è venuta l'idea di guardare su Internet "Causa al Comune" per saperne di più e ho scoperto che non solo Roma ma  TUTTA l'Italia è una groviera.

giovedì 13 novembre 2014

Arte contemporanea? Ma no, classica.





Camminando per le strade di Roma si può ammirare sui marciapiedi un'arte straordinaria. Magnifiche buche e toppe dappertutto: un'installazione a cielo aperto. In nessun altro paese si ammira quest'arte ineguagliabile. Molti anni fa avevano deciso di riempire le buche, i giornali affermavano che sarebbe stato un lavoro da miliardi di lire. E infatti c'è stato un riempimento generale. Peccato, scompariva un'arte nazionale. Ma non c'era di che disperarsi poichè è bastata qualche forte pioggia e il materiale di dubbia origine versato nei vuoti è subito scomparso e alleluja, l'arte italica è tornata più bella che mai perchè con l'acquazzone nuove buche si sono formate e qualche crepa rattoppata di fresco con forma bizzarra ha resistito per il momento alla pioggia. Arte contemporanea? No, classica! E invidiata da tutto il mondo! La fantasia e l'inventiva degli italiani sono insuperabili, da sempre.
Intorno al Colosseo c'è una pavimentazione liscia ed i turisti, peccato per loro, sono privati dell'arte astratta stradale Made in Italy che altrove è presente in abbondanza e si devono accontentare di aiuole con piante fiorite e del solito, banale Colosseo.












domenica 9 novembre 2014

David ed i suoi alunni

E' iniziato il nuovo anno scolastico al Liceo Artistico dove insegna David e questa volta gli sono state assegnate tre classi del secondo anno. Gli è subito sembrato un compito non facile insegnare solo a   ragazzi così giovani. L'anno scorso infatti con gli studenti del primo e del secondo a volte non è stato semplice: alcuni elementi riuscivano a creare caos dove regnava l'armonia. Ma stavolta dopo poche settimane già si è reso conto che quest'anno ci sono tanti alunni entusiasti e attenti, vogliosi di apprendere cose nuove. Mentre disegnano e dipingono David si muove per l'aula, osserva il lavoro di ciascuno, incoraggia, stimola, suggerisce e cattura la loro attenzione con i suoi racconti ultra fantasiosi che aumentano la loro ricettività e creatività. Anche lui ha ripreso a disegnare. Quando suona la campanella diversi ragazzi si dispiacciono che la lezione sia finita e dopo, nel corridoio, fuori dall'aula, sono ansiosi di sapere da lui come finisce il racconto. Ormai David è un mito, tutti lo vorrebbero avere come insegnante.
Sono ragazzi nuovi per David e quindi ci vuole un pò di tempo per imparare il nome di ciascuno di loro. Associare i nomi a tutti quei visi è arduo e perciò David all'inizio di ogni anno scolastico si fa scattare una foto con ogni classe, e così il giorno del colloquio con i genitori, questi, in caso di momentanea amnesia di David, possono indicare sulla foto quale è il proprio figlio o figlia.
Sentendo raccontare David con fervore delle bellezze naturali che circondano Barbarano e delle misteriose grotte e tombe etrusche sparse dappertutto, l'anno scorso un gruppetto di alunni del quinto anno è andato a trovare David e Laura in questo piccolo villaggio. Insieme hanno fatto una lunghissima escursione che è stata una rivelazione per i ragazzi. La sera David e Laura hanno preparato una cena per tutti nel loro appartamento situato nell'antico centro storico dopodichè il gruppetto ha passato una notte in una grotta. Questo pernottanamento era previsto e perciò avevano portato tutto il necessario. L'entusiasmo durante questa avventura è stato grande.
L'anno scorso un ragazzo dell'ultimo anno, molto bravo nel disegno, grazie anche  all'incoraggiamento e alle lodi di David, ha avuto l'animo, dopo la maturità, di partire per l'America in cerca di fortuna artistica. 

mercoledì 5 novembre 2014

Jan batterista




Una volta alla settimana, dopo il lavoro, Jan suona la batteria con un gruppo. Una settimana con un gruppo che si chiama Gods of Fire che però è in procinto di cambiare nome e una settimana con un altro gruppo di nome Black Alley Preachers.
Anche se è stanchissimo dopo una giornata impegnativa, non manca mai all'appuntamento.
Terminata l'Accademia di Belle Arti qui a Roma e dopo un anno di università (Storia dell'Arte) è andato con il suo gruppo, Astaroth, a Los Angeles a cercare fortuna. Hanno suonato in tanti locali ma ad un certo punto si sono divisi e Jan si è trasferito a New York. L'anno scorso però i membri della vecchia band si sono riuniti a L.A. e, con un nuovo cantante, hanno registrato propri brani inediti degli anni ottanta. Una volta stampato il CD è stato spedito a critici e riviste del settore Heavy Metal. Mesi dopo un amico di Jan gli ha spedito una recensione pubblicata a maggio su una rivista olandese. Jan mi ha chiesto di tradurla, il che ho fatto assieme a David. Trascriverò qui l'articolo olandese e la traduzione.


Nel 1985 è uscito il disco cult The long loud silence, una bella prova di speed metal di ispirazione "New Wave of British Heavy Metal". Peccato sia rimasta finora l’unica testimonianza ufficiale.
Sembrava che tutto andasse per il meglio: gli Astaroth dividevano il campo con Metallica, Anthrax, Motörhead e Manowar ed erano una delle più valide band italiche; avevano anche ottenuto un contratto con la Rave On Records.
Quando l’etichetta ha cambiato gestione la band è purtroppo caduta fuori dalla nave. La ricerca di un nuovo contratto li ha portati a LA dove era in atto una rinascita glam metal e sleaze rock. Risultato: nessuno era ansioso di metterli sotto contratto con lo stile da loro rappresentato e momentaneamente si sono arresi. 25 anni dopo i membri originali hanno ripescato da sotto la polvere il materiale scritto a metà anni '80 e scegliendo un titolo appropriato hanno realizzato il nuovo disco. Ascoltando questo recentissimo lavoro ho avuto due impressioni: che non ci sia l’attesa continuità tra il primo disco e questo, e  che i pezzi non siano tutti degli anni '80, soprattutto sono assenti elementi speed metal. Solo i pezzi My Sleeping Beauty e Nero's Fire danno l’immagine della velocità di allora. Il frontman originale è stato sostituito da
Ace Alexander e il cambiamento è notevole. Gli anni trascorsi hanno fatto si che l’insieme sia più “tranquillo”. Le novità meno favorevoli le ho dette. Le cose positive sono che ci sono ancora vecchi elementi di New Wave of British Heavy Metal a rallegrare il mio vecchio cuore metal.
La moderna produzione offre dieci numeri spigliati strapieni di ritornelli catchy, bel lavoro solista e canto melodioso. La voce di Cattani era adatta ai vecchi numeri ma il nuovo cantante possiede una voce più potente.
Gli interventi solisti sono meno veloci ma di alta qualità. Continua ad avere rilievo il basso di Valerio Principini che contribuisce all’insieme melodioso. Con piacere lascio a riposo il passato e considero The end of silence come un nuovo inizio degli Astaroth e spero che la rinascita non sia di breve durata.





Het Italiaanse Astaroth bracht in 1985 de cult ep The Long Loud Silence uit, een sterk staaltje van NWOBHM geïnspireerde heavy metal/speedmetal. Jammer genoeg bleef het bij deze ene ep… tot nu.
Nochtans leek het toen voor Astaroth allemaal de goede kant uit te gaan. Zo deelde het onder andere de affiche met Metallica, Anthrax, Motörhead en Manowar en was één van de eerste Italiaanse metalbands die een internationaal platencontract wist te versieren bij het legendarische Nederlandse label Rave On Records (die toen ook onder andere Mercyful Fate onder hun hoede hadden).
Met de overname van Rave On Records door Roadrunner viel de band echter uit de boot en de zoektocht naar een nieuw platencontract bracht hun uiteindelijk naar Los Angeles waar ondertussen volop glam metal en sleaze rock aan een opmars bezig was. Resultaat: niemand stond te springen om Astaroth en de stijl die de band vertegenwoordigde te tekenen en het bijltje werd er dus bij neergelegd.
25 jaar later besluiten originele bandleden Saverio Principine, Max Cipicchia en Jan D’Amore de nummers die midden jaren tachtig werden geschreven van onder het stof te halen en krijgt het nieuwe schijfje de zeer toepasselijke titel The End Of Silence mee.
Laat ik maar beginnen met te stellen dat het beluisteren van het “nieuwe” werk mij een tweeledig gevoel heeft bezorgd. Aangezien deze nummers voor de opvolger van de ep waren bestemd verwacht je toch een zekere voortzetting van de bestaande stijl.  Ik heb dus het donkerbruin vermoeden dat er serieus werd gesleuteld aan de nummers of zelfs helemaal niet in de jaren tachtig werden geschreven. Zo is vooral het speedmetalelement grotendeels losgelaten en alleen nummers zoals My Sleeping Beauty en Neros Fire geven nog hints naar de snelheid van weleer.  Ook origineel frontman Bob Cattani is er niet meer bij, hij werd vervangen door de Amerikaan Ace Alexander en dat maakt toch een serieus verschil in stemgeluid. De jaren hebben dus ook op Astaroth hun werking gehad en het is dus allemaal iets gezapiger geworden.
Tot zover het minder goede nieuws want eigenlijk zal al het vorige mij worst wezen, ik hou namelijk enorm van dit schijfje. Er zijn nog voldoende traditionele (NWOBHM) elementen aanwezig om mijn al iets ouder metalhart te verblijden maar in combinatie met een moderne productie levert dit tien vlotte nummers op boordevol catchy refreinen, mooi soleerwerk en melodieuze zang.
Het ijlere en hogere stemgeluid van Bob Cattani was prima geschikt voor de oude nummers maar nieuwkomer Ace Alexander beschikt dan weer over een krachtige en meer melodieuze zangstem.
Het flitsende soleerwerk heeft ook wel iets in snelheid moeten inboeten maar is niettemin nog altijd van hoge kwaliteit. Vaste waarde is nog steeds het bassspel van Saverio Principine  die weer een mooie bijdrage levert aan het melodisch geheel.
Ik laat in dit geval het verleden met plezier rusten en beschouw The End Of Silence als een nieuw begin voor Astaroth en  hoop dat de wedergeboorte niet van korte duur zal zijn.
Tracklist :
  1. My Sleeping Beauty
  2. Dilemma
  3. Nero's Fire
  4. Apocalypse in the Living Room
  5. The Siren Song
  6. Dreams Die First
  7. Stand or Fall Together
  8. In Spite of Destiny
  9. Mystic As Tarot
  10. Chainless Slaves   

martedì 4 novembre 2014

Compleanno di Jan. Vacanze di Jan e Jennifer

A metà giugno l'amico di Jan, Doyle, ha fatto sapere a Jan e Jennifer che lui e sua moglie Nicki avrebbero invitato gli amici più cari per festeggiare il nuovo lavoro di Nicki, un lavoro che le andava proprio a genio. Jan e Jennifer si sono avviati a Brooklyn il giorno stabilito, il 22 giugno. Enorme è stata la sorpresa e anche l'imbarazzo di Jan quando entrando in casa di Doyle e Nicki ha scoperto che la festa era in realtà organizzata per lui, per il suo cinquantesimo compleanno (è nato il 16 giugno). Tanti suoi amici erano presenti, persino Max, venuto da Los Angeles, per il cui matrimonio Jan e Jennifer erano volati in California qualche giorno prima. Chi ha organizato tutto a puntino è stata Jennifer. Doyle e Nicki, carissimi amici, hanno voluto che la festa si tenesse nella loro grande casa e sulla terrazza/giardino.

Jan con Doyle


Jan e Max

In terrazza

Il giorno prima che Jennifer partisse per la Giamaica, il 14 settembre, abbiamo guardato insieme le foto delle vacanze che lei e Jan hanno passato in Colombia, Sud America: tre settimane di luglio. Hanno girato il paese in lungo e in largo. Una volta, prendendo una piccola nave, un'onda grande e improvvisa ha bagnato il cellulare che Jan aveva in tasca, sempre pronto per l'uso. Purtroppo le foto sono andate distrutte ed erano in assoluto le più belle. Quelle fatte dopo col nuovo cellulare le ho trovato comunque molto belle e ho chiesto se potevo metterne qualcuna sul mio blog. Per loro andava benissimo, eccole.




giovedì 30 ottobre 2014

Tornata a Roma

L'altro ieri mattina sono tornata a Roma. Questa volta ho viaggiato, di notte, con l'Alitalia. E' venuto David a prendermi all'aeroporto di Fiumicino ed era bellissimo rivederlo e rivedere Roma, la bella cenerentola con i suoi bei monumenti e colori e le sue strade e marciapiedi sporchi e pieni di buche. Abbiamo preso un pullman/shuttle che ci ha portato alla stazione Termini. Il pullman era pienissimo e si capisce, il prezzo del biglietto è di 5 euro (mentre l'andata è di 4 euro). Il prezzo del treno aumenta di continuo ed è arrivato a 14 euro.
Scesi dal pullman siamo passati, con la valigia, per il "nostro" mercato Nuovo Esquilino e dato che la casa era sprovvista di tuttto, ci siamo riforniti al mio solito stand di frutta e verdura. La signora, pesando l'uva, le banane etc, ha espresso il suo piacere che io fossi tornata, è sempre molto gentile. A casa c'erano Laura e Seila, la cagnolina, tutte e due di buon aspetto. La prima cosa che David ha fatto è stata mandare una mail a Jan e Sigrid per comunicare il mio buon arrivo. Quel giorno sono rimasta a casa, ho disfatto la valigia ed il borsone e me la sono presa con calma per smaltire il lungo viaggio. I miei pensieri però non riposavano, viaggiavano avanti e indietro, ma più che altro indietro, rivivendo il mese passato con Jan durante il quale anche Sigrid è venuta per dieci giorni. Siamo stati così bene insieme, in armonia. Ripassavo con la mente tutti i momenti di tutte le giornate. E' vero quel detto che dice che ci si rende conto il giorno dopo di come si era felici il giorno prima.
Il tempo a Roma questi giorni è bellissimo e così nel pomeriggio mi sono messa a leggere sul balconcino il libro che Jan mi ha dato per il viaggio: "Murder in Amsterdam" - The Death of Theo van Gogh and the Limits of Tolerance di Ian Buruma. Jan  l'aveva letto e gli era piaciuto molto. Sulla prima pagina di ogni libro attacca un it con la sua opinione e qui leggo: "Well written. Fast reader. Balanced view. Bi-partisan but insightful on Holland and its mentality." 
Hanno bussato alla porta ed era la mia vicina di casa Flavia che voleva verificare che fossi tornata e mentre parlavamo si è unita a noi Rosa, l'altra vicina, dicendo: "Che piacere che sei tornata." L'amicizia di queste amiche mi fa sentire bene. Il pomeriggio del giorno dopo, era domenica, sono venute a prendere un tè da me. I biscotti speculaas che avevo portato da New York sono piaciuti molto (piacciono anche a David). E lunedì mi ha telefonato Marcella, un'altra amica del palazzo ed abbiamo camminato per il parco di Colle Oppio. E ancora, il giorno dopo sono andata con Flavia al Mercatino. Insomma la mia vita romana ha avuto un buon inizio. Ho ricominciato anche a fare la maglia e mentre le mie mani lavorano, i pensieri danzano.



Union Square

Tre volte alla settimana c'è il Farmer's Market o Greenmarket all'Union Square e ci siamo andati il sabato pomeriggio del 4 ottobre. Tutt'intorno sulla grande piazza agricoltori espongono i propri prodotti coltivati in loco, offrendo direttamente ai consumatori newyorkesi il cibo più fresco e nutriente della regione.
La piazza nei giorni di mercato si trasforma in un quadro variopinto. Oltre a frutta e verdura appena colte è una profusione di fiori recisi e piante, vino, cidro, sciroppo d'acero, torte fatte in casa e tantissimi tipi di pane, perchè non solo americani espongono qui ma anche molti immigrati. Il pane affascina sempre, viene la voglia di assaggiarne tutte le varietà. Lo scrittore americano Louis Bromfield ha detto bene: "Bread is the king of the table, and all else is merely the court that surrounds the king."
Si avvicina Halloween ed è tempo di zucche. E quante ce n'erano, di diversi colori e forme. Bellissime. Jan ha scattato delle foto.




Poi abbiamo camminato tanti blocks per comprare una mozzarella da Eataly. Il negozio/ristorante era pieno zeppo di gente. Tanti mangiavano ai tavolini dove intorno si muovevano in continuazione camerieri e clienti. C'erano un vocio e un rumore tali da non potersi cibare in tranquillità. Un manicomio.
Tornando in Union Square, dov'era parcheggiato lo scooter, Jan ha fatto una foto di me con sullo sfondo il grattacielo Fuller Building, meglio noto come Flatiron Building perchè assomiglia a un ferro da stiro. La punta dell'edificio è larga soltanto 2 metri, l'altezza è di 86,9 metri, divisi in 22 piani. E' situato sulla 175 Fifth Street ed è stato completato nel 1902.



  
Ho dimenticato di raccontare che prima di Union Square abbiamo visitato alcune gallerie nel quartiere Chelsea che il sabato sono aperte al pubblico. Come sempre molta gente faceva il tour artistico. Certi quadri astratti mi sono piaciuti molto ed altri mi hanno lasciata sorpresa: com'è che questi lavori sono finiti in una galleria? In un'altra galleria grandi installazioni appese al soffitto, incredibilmente ornamentali erano già state tutte vendute.

A casa, dopo cena, abbiamo visto il vecchio film "Dieci incredibili giorni" con Orson Welles, Anthony Perkins e Marlene Jobert che ho definito La Grande Pepata.

mercoledì 29 ottobre 2014

HARLEM MUSEO BIS


Sulle cartoline del museo di Harlem c'erano testi molto simpatici, ne trascrivo tre:

Birthdays are good for you
Statistics show that
People who have the most
Live the longest

How old would you be
If you did'nt know
How old you are?

Thank you for being!


E qui seguono i quadri dell'artista Charles Gaines, Gridwork 1974-1989, esposti nello stesso museo. La mostra si intitola Numbers and trees

 




martedì 28 ottobre 2014

Harlem Museo, passeggiate, cena

Il 5 ottobre siamo saliti fino in cima al Morningside Park per fare qualche spesa a Broadway. Poi lungo la strada abbiamo trovato tante bancarelle di agricoltori con i loro prodotti freschi di raccolto ed una piccola zucca si è fatta da noi acquistare. Nell'Amsterdam Avenue abbiamo dato un'occhiata alla Hungarian Pastry. Era piena di studenti della Columbia University occupati con il loro brunch. Le paste in questo negozio sono squisite e l'ambiente molto accogliente, studentesco.
Il sole era caldo, all'ombra faceva quasi freddo, un tempo ideale per camminare ed abbiamo macinato una trentina di blocks
Ogni domenica il museo "The Studio Museum" alla 125a Strada dedicato all'arte afro-americana è aperto gratis al pubblico da mezzogiorno in poi. Ogni anno ci piace molto visitarlo, i lavori esposti sono sempre nuovi. Questa volta erano in mostra quelli dell'artista Charles Gaines eseguiti fra il 1974 e il 1989  parte dei quali non è mai stata mostrata prima. I quadri esposti erano gridwork sarebbe a dire lavoro di reticolato, a grata. Una maniera antichissima per prima dividere la tela in piccoli quadretti con numerini e poi dipingerci sopra. Ci piaceva che i quadri al muro formassero quasi un collage.


 In una seconda sala una simpatica signora ci ha chiesto di dove eravamo, lei e sua sorella erano venute in vacanza dall'Inghilterra. Nel piccolo negozio del museo vendevano delle cartoline con su scritte delle frasi che ci hanno fatto sorridere.
Il tempo era bello e perciò abbiamo optato per non fare ancora ritorno a casa e, camminando per belle strade con bellissime case brownstones, siamo arrivati al Marcus Garvey Park. Mi sono ricordata che in questo parco ci sono stata diversi anni fa con Jan e Jennifer in occasione di uno spettacolo nell'anfiteatro.


Siamo passati vicino ad una scalinata che porta su fino ad una grande piattaforma chiamata Acropolis sulla quale si fanno spettacoli e concerti ed ogni tanto si organizzano feste. Naturalmente tutto è gratis.


Vicino ad uno degli spazi giochi ho visto una casetta su di un piedistallo. Mi sembrava una casetta per uccellini. Da vicino ci siamo accorti che all'interno c'era una fila di libri e sulla porticina c'era scritto che tutti i bambini potevano attingerne a volontà. I volumi vengono sempre sostituiti con nuovi esemplari.


Anche qui c'erano dei tavoli dove si gioca a scacchi e le grandi rocce nere erano immancabilmente presenti. Ci ha colpito un cespuglio con voluminosi fiori rossi.


D'estate c'è una piscina aperta a tutti dove danno anche lezioni di nuoto. New York offre innumerevoli piscine sparse per tutta la città: gratis.
Anche questa volta abbiamo camminato per circa 30 blocks.
A casa abbiamo subito preparato il grande tavolo in soggiorno e dato gli ultimi tocchi in cucina: la maggior parte della cena l'avevamo già preparata. Verso le 19.30 sono venuti i nostri ospiti Yolonda, Jacqueline e Ron Merlino. Era bello rivederli dopo tanto tempo. Con le due ragazze ci seguiamo su Facebook. Yolonda è attrice ed abbiamo scoperto che dipinge anche, non lo sapevamo mica. Questa sera ci ha fatto vedere per la prima volta qualche sua opera sul telefonino e sono quadri molto belli. Jacqueline è personal trainer e personal shopper. Ron organizza concerti classici e operistici in tutto il mondo, ha una sua impresa affermata, in più è un conoscitore di vini. Lui e Jan si sono conosciuti un paio di anni fa ad un wine tasting. Mentre si mangiava abbiamo parlato di mille cose e si vedeva che la cena è piaciuta: zuppa di piselli molto speziata, un sartù di riso e un abbandonante insalata mista con a fianco pane e formaggi e diversi vini. Per dessert c'era il gelato portato da Yolonda, chocolate chip e speculaasjes, biscotti olandesi trovati per caso qui a New York e che sono piaciuti particolarmente.
Di Ron c'era un porto dolce, un prodotto di Madeira che era ottimo accompagnato alle cose dolci.
Verso mezzanotte gli ospiti se ne sono andati con ognuno due bottiglie di vino regalate da Jan e Yolonda con un doggy bag.  Per me era un "arrivedederci al prossimo anno" Adesso mi godo ancora i fiori portati da Jacqueline che ho aggiunto a quelli rimasti dal compleanno di Sigrid.

 

lunedì 27 ottobre 2014

Musei


Il 3 ottobre, nel pomeriggio, assieme a Jan ho visto nel Folk Art Museum una mostra dell'artista olandese Willem van Genk (1927-2005) intitolata Mind Traffic. Oltre 40 lavori d'arte: pitture panoramiche, collages, disegni, sculture di trolleys ed un'installazione di impermeabili. Questo artista, internazionalmente conosciuto, viene considerato un outsider. Ho letto sul dépliant che ha avuto una vita difficile: a 5 anni ha perduto la mamma rimanendo con il papà e nove sorelle più grandi. Autistico, solitario ed incompreso si è immerso nell'arte. Mi dispiace molto, vorrei che tutti fossero felici.

Nella sala attigua c'erano i lavori di Ralph Fasanella di origini italiane e anche lui autodidatta, è considerato uno dei maestri dell'arte primitiva americana. Dipingeva soggetti legati al movimento operaio.
Bench Workers
Nella piccola sala centrale del museo era in corso un concerto blue-grass con tre musicisti molto bravi. La fiddler, Melody Allegra Berger, aveva anche una voce potente. E così i nostri occhi e le nostre orecchie sono stati contemporaneamente e gradevolmente impegnati.



Ancora non stanchi d'arte ci siamo fermati alla Asia Society per vedere l'esposizione dell'artista sudcoreano Nam June Paik (1932-2006), intitolata "Becoming Robot" che sì, era interessante, ma non ci ha affascinato. Questo artista viene considerato il pioniere della video arte. Nella sala erano esposte grandi videoinstallazioni con televisori modificati.


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giovedì 16 ottobre 2014

Live Poultry Markets


Qualche giorno fa quando stavo sullo scooter con Jan ho sentito all'improvviso un odore sgradevole; ho girato la faccia e ho fatto in tempo a vedere che avevamo passato uno dei posti più brutti e infernali su questo pianeta: il Granja (cascina) Live Poultry Corp nella 126a Strada angolo Amsterdam Ave. A New York ce ne sono 90 di questi orribili campi di concentramento per galline, anatre, ma anche per capre e pecore. E vengono tenuti malissimo. L'anno scorso ne ho già parlato su un post e adesso me lo sono ricordato con una grande tristezza nel cuore. Esistono perchè c'è gente che vuole carne fresca, non quella del supermercato e quindi si sceglie un animale vivo che poi viene amazzato in una stanza sul retro. Le galline vengono quasi tutte dalla Pennsylvania, non sono più in grado di fare uova e così vengono spedite a questi posti affrontando viaggi funesti ammassate in scatoloni senza bere nè mangiare. Ho visto su Internet che i clienti sono per lo più latini e cinesi che nei loro paesi si cibavano di animali allevati da loro. C'erano anche dei commenti. Una ragazza dice: "Sono italiana ed i miei genitori come i miei nonni erano abituati a mangiare animali allevati nella propria fattoria in Italia. Perciò si servono da questi Live Poultry, e lasciamoli fare perchè anche io m'accorgo che i loro polli sono più saporiti di quelli del supermercato". Ci sono dei gruppi di persone che si battono per eliminare questi negozi disumani ma fino ad ora senza risultato. Sarà che finchè ci sono migliaia di clienti gli interessi sono tali da far rimanere tutto com'e.


Ma non bisogna illudersi perchè le galline allevate fuori dalle gabbie non vivono una vita migliore. Non staranno rinchiuse, ma si vede dalle foto che anche loro vivono con grande sofferenza stipate come non mai. Sono considerate oggetti che portano soldi e niente più.

Come sono contenta che tutti noi in famiglia siamo vegetariani.
La cosa simpatica che mi è capitato là sullo scooter è che poco dopo aver passato il Live Poultry c'era un uomo che aspettava sul marciapiede di poter attraversare la strada e che indossava una T shirt con la scritta: FRIENDS NO FOOD.