domenica 17 novembre 2019

God is good


Per il suo lavoro Jan si sposta di frequente per la città e se incontra qualcosa di interessante scatta una foto per mandarmela, per rendermi participe delle curiosità sparse per New York. Con lui avevo visto un paio di anni fa ad Harlem gli addobbi di Halloween esposti davanti alle case, a volte impressionanti, comunque divertenti. E zucche ovunque. Tutte quelle decorazoni mi piacevano tanto. Trovandosi a Brooklyn Heights Jan ha scattato un paio di foto per la  mia delizia. Me le ha mandate con le parole "A Brooklyyn Heights impazzano i tricks e treats e le scenografie sempre più elaborate".


 
E ancora a Brooklyn gli alberi di Ginkgo Biloba che col primo freddo, accompagnato da un vento potente quasi su appuntamento, in contemporanea si sono spogliati di tutte le foglie che con l'autunno si tingono di un bel color giallo. Un tappeto d'oro. Queste foglie a ventaglio le trovo bellissime. Quest'albero, la cui origine risale a 250 milioni di anni fa, solo nel 1730 è giunto in Europa dalla Cina e dal Giappone  espandendosi poi a macchia d'olio in altri continenti.
Un'altra foto che Jan mi ha mandato è di un van (furgoncino) bianco che porta la scritta GOD IS GOOD. Proprio quel giorno accendo il  computer e su Facebook leggo un messaggio speditomi dalla pagina L'insostenibilità del Cristianesimo e il mito di Gesù che riporta le parole di papa Francesco: "Per questo bisogna prendere confidenza con la Bibbia: leggerla spesso, meditarla, assimilarla. La Bibbia contiene la Parola di Dio, che è sempre attuale ed efficiente."  Il commento è il seguente: "La Bibbia: Ora dunque uccidete ogni maschio tra i bambini, e uccidete ogni donna che ha avuto rapporti sessuali con un uomo, ma tutte le fanciulle che non hanno avuto rapporti sessuali con uomini, lasciatele in vita per voi. Numeri 31: 17-18." 

Qualche frase che ho incontrato qua e là e che ho annnotato:
Victor Hugo: "Inferno cristiano: fuoco. Inferno maomettano: fuoco. Inferno indù: fiamme. A credere alle religioni Dio è un rosticciere."
Robert G.Ingersoll: "Se un uomo seguisse, oggi, gli insegnamenti del Vecchio Testamento, sarebbe un criminale. Se seguisse rigorosamente gli insegnamenti del Nuovo Testamento, sarebbe un folle."
Ruth Hurmence Green: " C'è stato un tempo in cui la religione regnava sul mondo. Erano chiamati Secoli Bui."
Richard Jeni: "Le guerre di religione: in pratica vi state uccidendo per decidere chi abbia l'amico immaginario migliore."
Mark Twain: " La bibbia ci rivela il carattere del nostro dio con esattezza e dettagli senza rimorso. E' forse la biografia più accusatoria che sia mai stata stampata. Al confronto rende Nerone un angelo."
Mark Twain: La bibbia è molto interessante. Contiene nobili poesie, favole argute, storie sanguinose, buoni principi morali, una miniera di oscenità e più di un migliaio di menzogne."
Woody Allen: "Di nascita sono di confessione ebraica, poi crescendo mi sono convertito al narcisismo."

giovedì 14 novembre 2019

Battezzo, sbattezzo..


I miei genitori sono cresciuti in Frisia (Friesland), dove si praticava la religione riformata. Ogni domenica si andava in chiesa indossando il vestito della festa. Quel giorno bisognava seguire delle regole molto rigide perché era il giorno del riposo. A noi figli raccontavano che il settimo giorno era di una noia totale, tutto era proibito. I miei, da giovani adulti, si sono allontanati dalla chiesa e sono diventati atei. Ai loro tre figli hanno dato libertà di scelta: dovrete decidere voi, una volta adulti, di adottare un credo o un non-credo. Ho frequentato la scuola elementare pubblica che è una scuola senza religione e perciò anche senza simboli. Poi c'era la scuola cattolica e quella protestante. Ho accompagnato qualche volta di domenica delle amichette del quartiere nella loro chiesa. Mentre gli adulti seguivano la funzione i bambini si radunavano in una bella stanza dove si sedevano per terra intorno ad un adulto che raccontava storie della bibbia, e si cantava. E sentire raccontare delle storie affascina sempre i  bambini.
Poi mi sono sposata a Roma. Pino voleva per forza che ci sposassimo in chiesa. Non essendo cattolica ho avuto un permesso speciale, con la richiesta che eventuali figli sarebbero stati battezzati. Non avevo nessun pregiudizio e ho acconsentito.
La domenica accompagnavo Pino in chiesa e quando ha cominciato a leggere il telegiornale assistevamo alla messa nella cappella della RAI in Via Teulada officiata da Padre Igino da Torrice. Una persona amabile e sensibile che avvolgeva tutti i presenti con il suo calore e con la sua fede. Quando è nata Sigrid ho deciso, per convinzione e per essere un tutt'uno con la famiglia, di farmi battezzare insieme a lei ed è stato Padre Igino a battezzarci nella nostra parrocchia di Santa Lucia alla Circonvallazione Clodia. Mi ricordo che Padre Igino era molto emozionato.
Dopo circa due anni David che allora aveva 10 anni ha cominciato ad andare da solo o con gli amichetti al campetto della chiesa a giocare a pallone. La chiesa distava cinque minuti da casa e il traffico allora era minimo. A David piaceva tanto la musica per organo ed un prete si è offerto di dargli delle lezioni che seguiva con profitto. La primavera seguente siamo andati per una settimana a Capri: un albergo per inaugurare la stagione offriva ai dipendenti RAI una breve vacanza ad un prezzo eseguo. Ci siamo goduti a pieni polmoni questa bella isola con ancora pochissimi turisti. Diverse volte abbiamo visitato la Certosa, ci affascinavano le tante cose strane conservate nelle stanze e, specialmente i lavori del pittore tedesco Karl Diefenbach, non ci stancavano mai. Nella cappella David si è messo all'organo suonando a sua fantasia. Una coppia tedesca si è fermata ad ascoltare e avevano parole di lode.





Gli anni passavano e i figli diventavano grandi ed è successo che, leggendo e ponderando molto, la religione cattolica mi andasse sempre più stretta, non mi ci sentivo a mio agio, volevo uscire dalla chiesa, qualsiasi chiesa. Insomma, non volevo più appartenere ad un partito religioso. Sono andata alla chiesa Santa Lucia e al parrocco ho espresso il  mio desiderio di esere cancellata dai loro registri. La risposta è stata: "non è possibile". Nel tempo ho fatto altri tentativi ma sempre con esito negativo. Anni dopo ho letto da qualche parte dell' UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) e 5-6 anni fa con l'aiuto di questa associazione in un attimo mi sono sbattezzata.




Voglio annottare qualche frase che ho incontrato strada facendo:
Josè Saramago: "Il mondo sarebbe molto più pacifico se fossimo tutti atei."
George Bernard Shaw: "Sono ateo e ringrazio Dio per questo."
Dalai Lama: "Questo è la mia semplice religione: non c'è bisogno di templi, nessun bisogno di filosofie complicate, il nostro cervello, il nostro cuore sono il nostro tempio; la filosofia è la gentilezza. Se avete un credo religioso è di grande aiuto, ma se non l'avete si sopravvive lo stesso felicemente."
Emile Zola: "La civiltà non raggiungerà la sua perfezione finchè l'ultima pietra dell'ultima chiesa non cadrà sull'ultimo sacerdote."
Anonimo: "Se un uomo ha un amico immaginario è pazzo, se tanti hanno un amico immaginario è religione." 
Georg Lichtenberg: "La religione: una faccenda domenicale."
Seneca: "La religione è considerata dalla gente comune come vera, dai sapienti come falsa, e dai governanti come utile."
Mahatma Gandhi: "Chi pensa che la religione non debba avere nulla a che fare con la politica, non ha capito nulla nè della religione nè della politica. Dio non ha una religione."


giovedì 7 novembre 2019

Intervista di Gisy Scerman (a David).


 

Intervista di  Gisy Scerman.


D.  La prima cosa che mi ha colpito è il tuo nome d’arte, David D’Amore, che sembra contrastare con le opere che realizzi le quali hanno sempre una forte connotazione necrofila. Infatti se si può dire che tra eros e thanatos c’è un legame diretto in qualche modo non si può dire altrettanto di amore e thanatos…come nasce la scelta di questo nome…?
R.  La scelta di questo nome è dei miei genitori. Infatti David è il mio nome di battesimo e D’Amore è il cognome di mio padre.

D.  Il corpo è sempre al centro delle tue opere. In qualche modo il richiamo antropomorfo anche in assenza di donne e uomini è sempre presente ma in senso distruttivo, o, ancora meglio, alcune immagini le trovo cariche di un’aggressività svogliata. Perché la scelta dominante di questa presenza antropomorfa? 
R.  Mi hanno accusato di essere un apologeta del nulla, un epidermico, e forse è vero ma sono troppo pigro per fare autocritica. Credo comunque che rappresentando il corpo si possa lavorare sulla mente. Il corpo come mezzo per scavare nel profondo a patto che il profondo esista. Il richiamo del corpo è sempre irresistibile, le colline sono belle, i tramonti stupendi, una notte stellata può essere molto romantica, ma vuoi mettere un bel paio di chiappe? 

D.  Nel tuo caso da cosa nasce l’esigenza di creare così tanto materiale; perché è una vita che fotografi, dipingi ecc, ecc…quale è la molla che ti fa scattare i pensieri e di conseguenza le creazioni? 
R.  Per  uno che non sa fare niente l’arte era l’unico mezzo per passare il tempo. In genere le idee più brillanti mi vengono quando, in sella al mio motorino, percorro le strade di campagna in cerca di una grotta in cui infilarmi per qualche ora.     

D.  Il tuo è anche un atteggiamento nichilista; un voler confermare la “nienteficazione” dell’azione dell’uomo, della donna, l’inutilità della ripetitività, o una forma di misantropia, o altro ancora… 
R.  Non sono un misantropo, in me, purtroppo, è  più  presente il vizio della filantropia.  

D.  Tu utilizzi il corpo come un oggetto, lo scomponi per poi ricomporlo con oggetti esterni a lui, in modo tale da confondere organico e inorganico in un’unità frammentata. A me quest’armonia dà una sensazione di blasfemia nel senso buono del termine, una blasfemia poetica…
R.  Sono un pessimo esempio per le nuove generazioni, lo ammetto. Nella prossima vita giuro che dipingerò solo prati in fiore e fotograferò esclusivamente località sciistiche con annessi impianti di risalita. Il termine che hai coniato,”blasfemia poetica”, mi piace, potrebbe essere il titolo della mia prossima fotografia. 

D.  La morte è qualcosa di liberatorio o di dissacrante? 
R.  La morte sarebbe motivata se la vita avesse una sua logica, un significato. Purtroppo, o per fortuna, la vita  è un percorso immobile, un cosiddetto “Falso movimento”. La morte è un accadimento innaturale per il semplice motivo che è preceduto dalla vita, artificio per eccellenza.     

D.  L’amore è sopravvalutato?  
R.  Si, come tutti i vizi e le perversioni. 

D.  Credi nell’uomo? 
R.  Ci vorrebbero cento vite per tentare di decifrare la natura umana. Io di vita ne ho solo una e cerco di dedicarla a cose più elementari e piacevoli. 

D.  Per te, da un punto di vista tecnico, esiste un preciso o usuale modo di procedere per costruire e dare vita alle tue opere, oppure no? E che rapporto hai con le tue opere una volta create?"   
R.  Durante il giorno ho delle vere e proprie visioni ad occhi aperti. Subito corro nel mio studio, ricreo la scena che ho visto e la fotografo. La foto che ho fatto ieri rappresenta una sposa sul cui  ginocchio spicca una ferita sanguinante e grossolanamente fasciata. Il  rapporto con le mie opere è difficile, a volte arrivo a odiarle.  

D.  Non credi che la misantropia per molti validi artisti e scrittori sia qualcosa che giovi all'arte, nonostante poi l'arte dovrebbe (?) essere di dominio pubblico. Non è un controsenso?

R.  Siamo esseri fallibili e soprattutto volubili. A causa delle nostre altalenanti vicende quotidiane  un giorno siamo fieri filantropi e il giorno dopo siamo misantropi convinti. In genere negli artisti subentra la misantropia quando si è incompresi o sottovalutati. E posso anche capirlo. Pensa che nel mondo ci sono delle importanti riviste che ogni anno fanno la classifica dei migliori artisti e sai in base a cosa? In base al loro successo commerciale. Se tutto va bene, a noi umani ci attende l’inferno. 

D.  Ho visto che spesso nelle tue opere compare l’immagine di una melanzana, o cucita o dipinta…se esiste una ragione, perché hai scelto proprio quell’ortaggio? 
R.  Ho scelto la melanzana per motivi estetici, non filosofici o esoterici. I riflessi sul corpo liscio di una melanzana sono fantastici da dipingere e anche da fotografare. Una mia foto del 1998, intitolata “Dissidente”, rappresenta una melanzana con un profondo taglio ricucito chirurgicamente. 

D.  Nella tua produzione artistica, almeno in alcuni dipinti, si può notare una certa assonanza con Munch. Ti sei sentito o ti senti influenzato da alcuni artisti, da alcuni autori, anche letterari, nel tuo modo di produrre?
R.  L’espressionismo nordico mi ha molto attratto, ma troppe sono le cose che mi affascinano, potrei fare un elenco infinito di pittori, musicisti, registi, scrittori e fotografi importanti per la mia crescita artistica. Tra i pittori al momento ammiro il Guariento e Dierick  Bouts.  

D. Sofferenza, schifo, noia, inettitudine, angoscia, dislocazione, morte sembrano i temi forti che rappresenti, e dai quali sei ispirato (e in cui riesci egregiamente). Secondo te, può esistere un arte vera che nasca da sentimenti positivi e solari? Io personalmente non ci credo, tu?
R.  Io vorrei crederlo.

D.  In un’intervista di qualche tempo fa hai detto: “Il sesso, come ogni pratica disgustosa che si rispetti, attrae e nel contempo terrorizza; facendo sesso ripetiamo all’infinito la lezioncina imparata a memoria e, fingendo di non annoiarci diamo vita alla solita, eterna pantomima tra i sessi: gli stessi gesti ripetuti meccanicamente, lo stesso repertorio di parole false e insignificanti pronunciate per conquistare nuovi partners; i quali spesso fingono di ignorare di essere  inclusi in una lista di nomi più o meno lunga: numerati, catalogati e archiviati. E’ giunta l’ora di essere sinceri e dire basta all’orrore: il sesso è il demone della ripetizione da cui difenderci. Ora o mai più”. Bisogna quindi in un qualche modo difendersi dal sesso? E se esiste un modo qual’è secondo te? 
R.  Il sesso dovrebbe essere praticato solo all’interno della legittimata, confortevole e rassicurante quiete matrimoniale. E' pacifico che marito e moglie debbano presentarsi illibati al matrimonio. E' tassativamente vietato introdurre legumi misti e cereali tostati negli orifizi corporei. Il raggiungimento dell’orgasmo è facoltativo

D.  Cos’è che ti schifa profondamente, e cosa invece ti sublima profondamente?
R.  Sono decisamente contrario all’uso improprio dell’arte. L’uomo primitivo, ad esempio, con la scusa dell’arte ha deturpato centinaia di caverne. Hanno fatto bene gli ambientalisti dell’epoca a condannare questi gesti inconsulti.

D.  Cosa rimane (se rimane) di non noioso nella vita di un essere umano?
R.  Andare allo stadio e invadere il campo di gioco a fine partita mi annoiava profondamente ma l’ho fatto per anni.   

D.  Oggi c’è qualcuno o qualcosa che “eleggi” nettamente, o qualcuno o qualcosa che vorresti al rogo? 
R.  Manderei al rogo tutte quelle persone che mi stimano, mi amano, mi supportano, mi assecondano, mi accettano per quello che sono, mi rispettano e mi trattano bene. Dedico un applauso a tutti coloro i quali mi calpestano e mi disprezzano intensamente.   

D.  Per essere un “personaggio pubblico” i compromessi sono inevitabili oppure, per quel che ti riguarda, c’è un modo per essere “pubblicamente se stessi”? 
R. Viviamo nella società, a stretto contatto con gli altri, e per questo motivo tutti siamo personaggi pubblici. I compromessi nella vita sono inevitabili e a volte neanche spiacevoli, guarda al rapporto di coppia, che è bello nonostante spesso sia basato su instabili e delicati  equilibri.   

D.  C’è qualcosa che non hai ancora fatto e che ti piacerebbe fare? 
R.  Mi piacerebbe essere un artista ricco e famoso, possibilmente senza vocazione, che dipinge, suona o fotografa solo per il mercato. 

D.  E qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare o lavorare?  
R.  Già collaboro e lavoro con un sacco di gente. Pensa a tutti quelli che posano per me. Persone coraggiose. Il loro compito è spesso difficile, faticoso e mai passivo.     

D.  Se c’è, una frase che vorresti dire a tutti… 
R.  Abbiamo tutti bisogno di maggior concentrazione. Penso che, nell’insieme, tre noci al giorno e una banana possano bastare.

 
 





 

Autobiografia David: Storie di plagi.

 
Due fotografie. Due fotografie iconograficamente similissime, concettualmente identiche perchè entrambe pervase da una buona dose di humor noir. Entrambe realizzate con cura e utilizzando gli stessi elementi: uno zampone (cotechino), un orologio, un piatto oblungo. Direbbe Breton: "Una raggelata allucinazione sottratta al tempo."
Le due immagini, gemelle nel pensiero obliquo e dissacratorio e sorelle nella forma, non sono però dello stesso autore. Un caso, si dirà, può succedere. No, non deve succedere. Non almeno quando una delle due foto è pubblicata tre mesi dopo l'altra e ne mantiene, seppur ingraziosite, le caratteristiche iconografiche. La volontà di copiare, anzi, il plagio, risulta poi conclamato quando la foto non originale viene utilizzata da una nota casa produttrice di orologi per pubblicizzare il proprio prodotto su scala nazionale. 


Il caso è emblematico e dimostra come molti autori di opere originali non vengano in nessun modo tutelati e incoraggiati ma anzi, spesso, danneggiati e beffati.
Ci si chiede infine perchè un'agenzia pubblicitaria a corto di idee e profumatamente pagata dal committente per il proprio impegno "creativo" debba appropriarsi indegnamente del lavoro altrui.

 
Egregio signor D'Amore, ho preso in esame il materiale da Lei trasmessomi con Sua del 9.10.2001.
Il caso rientra nella fattispecie del plagio ed è meritevole di tutela non soltanto civile (onde ottenere la cessazione dell'abuso e il risarcimento del danno materiale) ma anche penale (onde ottenere la condanna dell'autore del delitto e il risarcimento del danno morale).
Mi tenga informato sulle sue determinazioni.
Cordiali saluti
Italo Tomassoni
Avvocato patrocinante in Cassazione
 
 
 
 
 

 
 
 


Roma, Aprile 2001. Bella giornata, c'è il sole e sto percorrendo in sella al mio motorino il Lungotevere Flaminio. Supero una serie di cartelloni pubblicitari e.....accidenti! Inchiodo e torno indietro. Avevo visto bene: la copia di una mia fotografia campeggia perentoria su di un manifesto. E' un'imitazione davvero spudorata e chi l'ha realizzata non si è nemmeno preoccupato di apportare delle sostanziali modifiche. Si tratta dell'immagine di una bambina con le trecce sulla cui bocca e sui cui occhi sono stati applicati dei cerotti; la voce e la vista della bimba sono annullate. Lo spettatore è aggredito da un senso di ansia e di angoscia perchè i cerotti, invece di proteggere e di curare, impediscono di parlare, di respirare, di vedere. Un'icona di dolente denuncia che non ha bisogno di didascalia. Sarebbe tutto perfetto, peccato che l'ideatore e l'autore della foto originaria sia io.
 
 
 
 

martedì 22 ottobre 2019

Autobiografia di David (i disegni)






Non molto tempo fa David è andato ad una mostra di un suo ex professore dell'Accademia di Belle Arti. Quando è entrato in galleria il professore era attorniato da amici ed ex allievi. Ha abbracciato David con affetto rivolgendosi agli altri: "Ecco il più grande incisore vivente".
So che David ha scritto delle sue peripezie artistiche e gli voglio chiedere di pubblicarne qualcuna qui sul mio blog.

I miei disegni
I miei disegni, dove li metti li metti, non c’entrano mai niente: incollocabili e sempre fuori posto, troppo imbarazzanti per trovare spazio sulle pareti di una  galleria, eccessivi, diretti, e senza compromessi formali, hanno attraversato con continuità gli anni '60, gli anni '70, gli ottanta, i novanta, fino ad oggi, senza trovare mai il benchè minimo consenso. Mai legittimati e guardati ora con sospetto ora con insofferenza questi disegni mantengono inalterata nel tempo la propria ambigua vitalità: da una parte si offrono sguaiati, rumorosi e irrefrenabili, dall’altra, dosati e laconici si rivelano con solennità nel loro severo bianco e nero. Da sempre orgogliosamente figurativi, i miei disegni sono stati spesso criticati proprio dalle vestali dell’arte figurativa; dimostrazione pratica di come questi lavori tendano a spiazzare davvero tutti. In pochi hanno apprezzato i miei disegni: qualche amico, due o tre parenti. Critici e galleristi si sono debitamente tenuti alla larga. Perché? Sinceramente non lo so, né mi avventuro in acrobatiche analisi del fenomeno. Un mio amico ha azzardato: “David, mettiti nei loro panni: come si fa a prendere in considerazione un disegno raffigurante una donna barbuta che, mentre frigge un uovo nel tegame, si morde una spalla?” Sempre osteggiati e, secondo alcuni, pervasi da eccessive dosi di “visionarietà da peyote” questi lavori si distinguono invece per una totale assenza di tirchieria immaginativa: spendono da ricchi.
Quando i tuoi disegni vengono ignorati per una vita intera il dolore quotidiano, acuto e perforante, non si attenua mai. Ma ci si abitua, sembra impossibile, ci si abitua. E si impara a convivere con la rassegnazione. Anche se nel profondo ti ribelli e continui a sperare che un giorno qualcuno esca dal letargo e dichiari al mondo che i tuoi disegni sono degni di far parte della temperie culturale, possano finalmente essere resi di dominio pubblico ed essere amati o odiati, ammirati o derisi, comunque discussi. Ma se questo dovesse accadere sai anche che non saresti in grado di gestire l’improvvisa notorietà: saresti stupito e ti sentiresti un usurpatore, abituato come sei alla più totale assenza di attenzione.
Sei vivo, respiri, esisti, e i disegni sono la testimonianza più diretta del tuo passaggio sulla terra e se un giorno (e sarà comunque troppo tardi) dovessero essere sdoganati il loro presente sarà ormai passato.
I miei disegni ridono, piangono senza vergogna, gridano, scherzano, soffrono, giocano, parlano, a volte tacciono: i miei disegni sono vivi.  
 
 
 
 
 
 

Quadri fuori casa


Mentre Sigrid era con noi a New York un pomeriggio è andata al Metropolitan Museum a vedere l'arte moderna. Due anni fa eravamo andate insieme commentando i lavori che più ci colpivano. Mi ricordo che i quadri di Irene Rice Pereira ci piacevano molto, i suoi sono lavori dipinti ma possono sembrare collages, in qualche modo come certi miei lavori. Anche questa volta rivedendo questa pittrice Sigrid è rimasta impressionata e ha scattato una foto ad altri quadri di suo gusto. Le pubblico qui.

Helen Frankenthaler


Hans Hofmann

Joan Snyder




Irene Rice Pereira
 
Nel suo tempo libero Jan va spesso per musei. Mi ha mandato una foto di un piccolo lavoro esposto nel Brooklyn Museum che gli è piaciuto molto.

George Copeland Ault

 

lunedì 21 ottobre 2019

Quadri e quadri


Nella casa di Jan e Jennifer ci sono tanti quadri alle pareti e mentre ero a New York ho chiesto a Jan e a Sigrid di scattare qualche foto che con i cellulari è una cosa semplice e veloce. I lavori di David e Jan li ammiro sempre, sono incredibili, bellissimi, li trovo da museo. Da Roma Jan ha portato con sé anche dei miei lavori e camminando con lui per la sua casa al Bronx mi ha indicato la parete con un mio collage e un piccolo lavoro acrilico accompagnando il gesto con le parole: "Questi tuoi due lavori sono da museo".  Ero incredula e anche emozionata. Ecco un po' di foto.

Jan

 
Aukje
Aukje


Aukje



Studio

Jan

David

Jan



David


David

Jan

 


Graffiti a New York ed altro al Bronx.


New York è un arcipelago e adesso che Jan è di casa al Bronx, dopo una giornata di lavoro va spesso a fare un giro in bicicletta sull'isola di Randall dove, come in tutte la città ci sono bellissime piste ciclabili. Per arrivarci attraversa, al South Bronx, il fiume Bronx Kill sul ponte che è solo per ciclisti e pedoni. Se ha intenzioni di andare ad Harlem attraversa il fiume Harlem River. Tutti i ponti di New York hanno comunque sempre anche un percorso per coloro che vanno a piedi o che pedalano. Nelle sue passeggiate Jan  a volte scatta una foto di qualcosa che lo colpisce e che vuole condividere con me e che poi mi manda per mail.  
Così mi è arrivata una mail, con foto, intitolata Double Dutch. La discalia è: Arte su un palazzo del Bronx del 1982, ragazzi che giocano a corda, gioco che qui si chiama Double Dutch.
E mi ricordo che quando io ero bambina ad Haarlem, negli anni '30 - '40 (sono del 1931), dopo scuola si giocava per strada e questo era uno dei giochi più amati, specialmente dalle bambine. Si saltava con una corda o con due come su questo murales. In gruppo o da soli. Eravamo tutti agili e scattanti e non ci stancavamo mai.



Quando nel 1600 New York si chiamava ancora Nieuw Amsterdam  i fondatori olandesi hanno portato con se questo gioco nella Hudson River Valley. Poi sono arrivati gli Inglesi e vedendo i bambini tutti presi da questo gioco mentre cantavano canzoncine in olandese, l'hanno chiamato Double Dutch. Per lungo tempo per le strade di New York bambini e adolescenti saltavano la corda ma con l'arrivo della televisione e l'aumento del traffico questo gioco è finito nel dimenticatoio. Negli anni '70 però c'è stata una rinascita ed è diventato uno sport internazionale da competizione: World Class Sport. In diverse scuole viene praticato negli ampi cortili ricreativi. E ci sono gare fra le scuole.
Altri anni, in visita a New York, ho visto sparsi per la città  murales e graffiti a non finire: un museo a cielo aperto. Si sa che i graffiti ci sono sempre stati, fin dalla pittura rupestre risalente alla preistoria. Comunicano un messaggio, un'emozione, una denuncia, una protesta. A New York hanno cominciato a dipingere con lo spray i muri ed i treni della metropolitana e negli anni '70 gli artisti sono saliti dai corridoi della subway verso le strade usando i muri dei palazzi abbandonati, dando colore e vivacità alla città. Ed è nata la Street Art che si è propagata per tutto il mondo. E quest'arte è ormai entrata nei musei e nelle gallerie d'arte. Molti "graffitisti" newyorkesi degli anni 70/80 sono diventati famosi e celebrati.
Altre foto che Jan mi ha mandato sono le seguenti:


Halloween in arrivo
 
 
 
Pochi giorni fa Jan è arrivato pedalando fino al suo vecchio quartiere Harlem. Lì si usava fare le spese al supermercato più vicino a casa che si chiamava Best Yet che poi è diventato Best Market. Ci piaceva tanto quando, mentre io ero ospite da Jan e Jennifer, a settembre mettevano fuori grandi contenitori con diversi tipi di zucche e di mele. Jan mi ha mandato una foto accompagnata dalle parole: "Oggi una passeggiata nel vecchio quartiere, sempre bello. Magari avere qui al Bronx un Best Market pieno di zucche e mele". Vedo nella foto che non sono ancora esposte le tante varietà di mele e zucche di forme miste.
Era bello abitare ad Harlem ma anche il Bronx ci sta entrando nel cuore.


 
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Agosto, Sigrid, Kevin, Livia e Flaminia a Roma




Dopo una vacanza in Francia, ospiti di due agriturismi, Sigrid, Kevin e le figlie sono tornati in Olanda per starci una settimana. La sera che sono arrivati ad Haarlem hanno cenato insieme a Jan e Jennifer con pasta e sugo preparato da Jan. La mattina dopo, il 27 luglio, Jan e Jennifer hanno preso in affitto una barca a motore e hanno girato per i canali dando così un ultimo saluto ad Haarlem; nel tardo pomeriggio si sono avviati verso Schiphol dove hanno preso l'aereo per New York. E già la sera del giorno del loro arrivo avevano ospiti a cena: la cugina di Jan, Lydia, con suo figlio Lorenzo e il compagno di lei Ugo accompagnato dalle sue due gemelle che erano a New York per una breve vacanza. Jan mi ha fatto poi il resoconto della serata. La casa è piaciuta molto a tutti e Ugo, che è architetto, ha ammirato molto la costruzione. E' stata una bella riunione di famiglia.



 
Il 6 agosto Sigrid, Kevin, Livia e Flaminia sono venuti a Roma per la consueta vacanza italiana. Alle 18.15 hanno citofonato. Le bambine hanno preso le scale fino al 6° piano, Sigrid e Kevin l'ascensore con le valigie. Che bel rivedersi! Tutti in bella forma. Le nipotine cresciute ancora. Livia 14 anni alta quasi come la mamma che è 1m75, Flaminia 11 anni 1m65. Ormai ragazzine, appena entrate in casa non si dirigono più alla cassapanca che contiene bambole e tanti altri giocattoli.
L'8 agosto loro quattro e David sono andati ad Avellino. Per l'occasione Kevin ha noleggiato una macchina. Sono stati accolti a braccia aperte dalle cugine Rita, Paola, Rosa, Ilaria e Lydia. Diego non c'era perché in vacanza con moglie e figlio. Era la prima volta ad Avellino per Livia e Flaminia. Lydia la conoscevano già perché durante una vacanza in Olanda con figlio e compagno una sera hanno pranzato da loro ad Haarlem. E' stata una giornata intensa ad Avellino, me l'hanno raccontata al loro ritorno. Hanno portato dei biscotti alla mandorla del pasticciere De Pascale, i miei preferiti. Me li portava sempre Pino quando andava a trovare i suoi.
In un cassetto conservo qualche maglietta fatta ai ferri da me di quando Sigrid era ragazzina. Flaminia le ha provate e due le stavano già molto bene, le altre sono ancora troppo grandi.
La mattina del 10 agosto sono partiti in un auto a noleggio per l'Umbria dove avrebbero passato la notte in un'agriturismo per poi continuare per la Toscana dove ogni anno finiscono in bellezza le vacanze estive nel solito agriturismo Le Macchie Alte. Il 19 agosto erano di nuovo a Roma, soddisfatti. Le bambine mi hanno chiesto di poter fare un collage. Ho messo tanto materiale sul tavolo in cucina e per ore sono state occupate. Sono  molto creative e il risultato era bellissimo. Flaminia poi ne ha fatto un altro più piccolo.

Collage di Livia
Collage di Flaminia

Collage di Flaminia

Poi hanno mangiato un gelato da Fassi. Come ogni estate David ha scattato tante foto sul terrazzo condominiale e il 21 agosto sul quel terrazzo abbiamo cenato insieme a Flavia, Massimo del quinto piano e Mauro, amico di David. Flavia ha portato un piatto di melanzane alla parmigiana, io avevo una grande ciotola con insalata russa, Mauro un cesto di fichi del suo giardino, Massimo una crostata  e David bottiglie di vino e taralli. Finito di mangiare David e le nipotine si sono sdraiati sul pavimento a guardare le stelle e David ha raccontato le sue storie strampalate che Livia e Flaminia ascoltano ancora volentieri ma con sempre maggior scetticismo: non sono più bambinucce. Anche Mauro e Kevin si sono sdraiati e anche loro si sono goduti ridendo i racconti di David. Una bellissima serata e spero che le nipotine si ricorderanno questi momenti felici.
Il giorno seguente, dopo aver pranzato, sono partiti per l'Olanda. Nel salutarci Flaminia mi ha detto: "Nonna, per favore non dare via niente di quello che sta nella cassapanca, mi piace ancora tutto." Forti abbracci. Hanno lasciato la casa troppo silenziosa e vuota. Mi sono data da fare con mille cose.













domenica 13 ottobre 2019

J & J in Olanda dal 12 al 26 luglio

 
Due settimane di vacanze estive Jan e Jennifer le hanno passate ad Haarlem nella casa di Jan a Popelingstraat. Sono arrivati il 12 luglio e quel giorno sono stati insieme a Sigrid, Kevin, Livia e Flaminia che il giorno dopo sarebbero andati in vacanza in Francia. Nel loro giardino Sigrid ha scattato qualche foto del fratello e della cognata. Su mia richiesta, perché di questa coppia non ho nessuna foto recente da mettere nell'album di famiglia.


 
Attraverso mails che Jan mi mandava ho potuto seguire i loro spostamenti olandesi.
Jan e Jennifer sono andati in bicicletta al mare di BloemendaalZandvoort e hanno pedalato per tutta la città scoprendo nuovi quartieri. Lungo lo Spaarne sono arrivati fino a Spaarndam, una cittadina attorniata dall'acqua e dove si trova la statua del bambino che con un dito nella diga ha evitato un'inondazione.

Spaarndam

Un altro pomeriggio si sono fermati per un drink al bar davanti al  mulino De Adriaan su una sponda del fiume Spaarne. Hanno passeggiato anche ad Amsterdam, lungo il Prinsengracht: dal quartiere bohèmien De Jordaan fino al quartiere vivace e multietnico De Pijp. Amsterdam affascina sempre.
Un altro giorno hanno visitato Rotterdam e, dato che si trova sulla stessa linea del treno, di ritorno si sono fermati anche a Delft. E poi ancora a Leiden.

Casa di Jan Steen a Leiden

 
Jennifer, dopo aver visto a New York un film che si svolge nell'incantevole cittadina di Bruges in Belgio, aveva molta voglia di vedere questa città. Ci sono andati il 22 luglio e hanno camminato per le strade di questa città e anche di quelle di Gent. Jan mi ha scritto: Bruges (Brugge) e Gand (Gent) in Belgio, molto belle, ma che gioia tornare ad Haarlem, più ridente e verace.
Sono arrivati dei giorni di caldo forte, una cosa molto rara in Olanda. Il mare è vicino e ci sono andati in bicletta. E nella mail del 25 luglio Jan mi scrive: Solo in piscina si trova un pò di sollievo. Sono 37° alle 19. Fra un po' arrivano gli olandesi, ho preparato un sugo e faccio un piatto di pasta così non si devono preoccupare di cucinare. La mail è accompagnata da una foto che ritrae Jan e Jennifer seduti sotto l'insegna della piscina. La didascalia è The Two Baldies. Già a New York Jennifer si era disfatta dei suoi capelli e questa "pettinatura" le sta molto bene ed è talmente comoda che pensa di non cambiarla mai. 
Quella sera Sigrid, Kevin, Livia e Flaminia tornavano dalla Francia e Jan, attento com'è, aveva la cena pronta. Tutti felici e contenti.
 
 
Avevo suggerito a Jan di dare insieme a Jennifer un'occhiata alla Warehouse Action che piace molto a David e a me perché è fornita di un'infinità di cose di ogni genere e a prezzi accessibilissimi, e ci abbiamo trovato oggetti belli e originali. Ci sono andati e manco a dirlo Jennifer ha voluto tornarci più volte. Ha fatto anche amicizia con un negoziante inglese di un negozio di articoli per animali.
In casa per loro c'erano sia libri in italiano che in inglese (per me anche in olandese) e la radiolina forniva musica e notizie. E quando erano seduti, rilassati, nel cortiletto dietro casa, circondati da piante, Jan ha provato momenti di intensa felicità.
 
 









mercoledì 9 ottobre 2019

Ritorno a Roma, 21 settembre 2019

 
Verso le 11 del 21 settembre Jan ed io siamo usciti per l'ultima passeggiata nel quartiere. Il tempo era bellissimo, da Indian Summer. Io camminavo al braccio di Jan perché per una cervicalgia la mia camminata era instabile. Già a Roma avevo fastidi al collo che erano sicuramente dovuti alla posizione sbagliata che assumo quando leggo per diverse ore durante le notti insonni, e nel viaggio aereo di 9 ore la situazione è peggiorata. Ma uscire con Jan era bello comunque. Dopo aver comprato al supermercato Pioneer i kiwis giornalieri per Jan siamo passati per la 139a Strada e davanti a casa sua c'era Olimpia che stava parlando con un signore e una signora. Olimpia era tanto contenta di vederci, mi ha abbracciata e ci ha presentato ai signori, suoi vicini di casa che, chiacchierando ci hanno detto che erano di origine italiana. Erano molto simpatici. Olimpia dando un'occhiata alla collana che indossavo, creazione della mia amica Flavia, mi ha detto: "Aspetta un po', anche io faccio gioiellini e ti voglio regalare qualcosa." E' entrata in casa ed è uscita con una piccola scatola, e seduta su uno scalino l'ha aperta invitandomi a scegliere un oggetto. Indossavo una camicia verde scuro e ho preso una semplice collana di un verde più chiaro. Ma Olimpia ha messo nelle mie mani due altre collanine, un anello, un braccialetto e due orecchini. Io ho protestato: "Ma no, è troppo". E Olimpia: "Queste cose le voglio regalare alla mia amica che oggi torna in Italia." L'ho baciata e ringraziata commossa. Ci siamo salutati anche con i signori e ci siamo avviati verso il Farmer's Market nella 138a Strada. Guardando frutta e verdura esposte dagli agricoltori abbiamo sentito una voce che chiamava forte "Jan, Jan". Erano i signori Piazza, di prima. Volevano presentarci il giovane amico Brian, garden designer. Anche lui abitava nella loro strada, una persona gradevole. Sentendo che io sono olandese ha esclamato: "Io poco fa sono stato ad Amsterdam per un matrimonio, "an amazing city with those canals, beautiful beautiful!" ecc. ecc."
Jan e Jennifer da un anno abitano al Bronx e piano piano cominciano a conoscerci sempre più gente.
Alle 19.00 con un taxi Jan mi ha accompagnata all'aeroporto. E ho dovuto abbracciare e salutare questo tesoro di figlio, che ha dimostrato tante premura nei miei confronti. Ci rivedremo in primavera  quando verrà in Italia per Vinitaly.
Come alll'andata anche durante il viaggio di ritorno ho avuto assistenza all'aeroporto ed è andato tutto liscio. A Fiumicino mi aspettava David. L'amato primogenito. E ha ripreso inizio la vita romana. Con i pensieri mi trovo ancora spessissimo al Bronx.

Nella valigia ho portato con me qualche numero della rivista The Newyorker e ho fatto un collage con dei ritagli; l'immagine della forchetta col fiore l'ho presa altrove. Al collage ho dato un titolo ovvio: Una Forchettata di New York.

 
 

lunedì 7 ottobre 2019

Jacqueline



 
E’ una consuetudine che ogni volta che mi trovo a New York le amiche Jacqueline e Yolonda una sera vengano a cena da noi. Quest’anno Yolonda sta quasi sempre a Chicago dove ha un ruolo da protagonista in una serie televisiva e Jacqueline, che è un personal trainer, questo mese era oberata di lavoro. Ma non voleva non salutarmi prima che io partissi e così mercoledì scorso, 18 settembre, ha preso un taxi e alle 9.30 di mattina ha bussato alla porta, ed era bello rivederla. Ormai sono piè di 10 anni che ci conosciamo ed è nato un affetto reciproco. Ci seguiamo anche su Facebook. Jacqueline ha preso un caffè e un pezzo del vanilla cake fatto da Jan e me e le è piaciuto così tanto che ha fatto il bis. Dal deck ha ammirato il rigoglioso giardino e poi abbiamo parlato di tutto. Un paio di ore dopo ha preso di nuovo un taxi per avviarsi verso i suoi impegni giornalieri. Con il suo cellulare ha scattato foto di noi tre. Il suo mazzo di fiori delicati stanno sul tavolo insieme al suo libro con ricette vegan. Ed è un rito ormai che Jan le regali una bottiglia di vino ed io un foulard.
 
 
Foto scattata dal taxi da Jacqueline
 
 
 
 
 
 
 
 

Sigrid di nuovo in Olanda


Nel pomeriggio di sabato 14 settembre Sigrid è tornata in Olanda. Jan l’ha accompagnata all’aeroporto. Ha viaggiato di notte arrivando a Schiphol la mattina molto presto dopo solo 6 ore di volo. Aveva un bagaglio a mano e perciò si è avviata direttamente all’uscita per prendere il bus per Haarlem. Grande era la sua sorpresa quando ha visto davanti ai suoi occhi Kevin e Flaminia che l’aspettavano.
In giornata ci ha fatto sapere che anche se le mancavano i tanti bei momenti passati con noi a New York era comunque felice di ritrovarsi con marito, figlie e gattina. Anche a Jan e a me la presenza di Sigrid è mancata, le nostre chiacchiere dopo cena, le uscite insieme. Ma ci rende felici saperla ad Haarlem circondata dall’affetto della sua famigliola.
I dolci di Mottley Kitchen se li sono gustati, erano buonissimi. Per Kevin c'era della cioccolata speciale e per le figlie dei vestiti che erano proprio di loro gusto e a scuola ne hanno subito indossato uno. Di Flaminia, con la tutina di Target e poi con la camicia di Old Navy, ci ha mandato delle foto. Con Livia ancora non ci è riuscita, ha orari scolastici diversi dalla sorella.