mercoledì 22 aprile 2015

Carlos

Ieri, domenica 12 aprile, di sera, è arrivato Carlos dalle Marche dove è stato per una settimana dal padre Julio, la matrigna Paquita e la figlia di lei, Alicia. Carlos sarebbe poi dovuto andare in Calabria per il battesimo di Giorgia, la seconda bambina del suo fratellastro Miguel (figlio di Julio e Paquita) e della sua moglie calabrese Isabella, ma all'improvviso il nonno di Isabella è stato ricoverato in ospedale e la ceremonia è stata rimandata. Per questo Carlos può stare qualche giorno in più con noi a Roma: tornerà nelle Isole Canarie il prossimo sabato. E a sorpresa arriva da noi dalla Francia anche il suo fratellastro Carlo di dieci anni minore. Hanno la stessa madre, Cristina, ma padri diversi. Sarà la prima volta che David ed io lo vedremo. In Francia ci sono anche i gemelli Vanessa e Mirko che sono anche loro figli di Cristina ma di un'altro padre ancora.
Carlo viene a Roma per conoscere i fratelli italiani più grandi, figli di un precedente rapporto di suo padre, il quale è morto diversi anni fa.
Cristina è stata da noi come ragazza alla pari quando Jan era piccolo. Jan è nato il 16 giugno 1964 e ho letto tutto il mio diario di quell'anno per vedere quando esattamente lei è entrata nel nostro mondo. Bisogna arrivare al 16 settembre del 1965 quando a mezzogiorno una giovane messicana/cubana ha bussato alla porta dicendo che sarebbe venuta volentieri da noi come ragazza alla pari per mezza giornata. Quella sera stessa Cristina si è stabilita da noi. Tutto è andato molto bene fin quasi dall'inizio. Solo che durante le prime settimane i pranzi consumati insieme non erano facili. Quando io preparavo un gustoso risotto, Cristina aveva più voglia di patate, ne lessava qualcuna e la mangiava senza condimento. Pensando di farle un piacere il giorno dopo preparavo un piatto a base di patate ma no, Cristina aveva voglia di pasta. Così siamo andati avanti per un paio di settimane finchè Pino le ha detto che i pasti preparati da me erano sani e saporiti e lei doveva mangiare quelli insieme a noi. Dopo qualche mese ci ha ringraziato  perchè nutrendosi in modo sano era dimagrita e si sentiva meglio. Infatti è diventata molto più carina fisicamente. Per mezza giornata lei ed io dividevamo le faccende di casa, usciva con noi e a volte rimaneva con i bambini mentre Pino ed io andavamo al cinema; capitava che anche lei andasse al cinema con David. Spesso chiacchieravo con lei di tutto, eravamo diventate amiche. Nel suo tempo libero Cristina frequentava una comunità religiosa spagnola/sudamericana e là ha conosciuto uno spagnolo, Julio, che faceva il sarto in quel centro. Si sono fidanzati e sfogliando il mio diario del 1996 vedo che si sono sposati il 24 giugno 1966. Leggo che Cristina e Julio hanno pranzato da noi e dopo ci siamo preparati tutti per andare alla cerimonia: David e Jan erano carinissimi (allerschattigst). Cristina molto bella con un tailleur celeste. E' venuto a prenderci Padre Guglielmo che poi, nella chiesa spagnola, ha sposato Cristina e Julio. Dopo la cerimonia tutti in macchina a casa di Padre Guglielmo, casa che lui divideva con altri dieci giovani eclesiastici e dove veniva offerto un modesto rinfresco: biscotti, fichi del giardino e coca cola. I giovani uomini giocavano a pallone con i nostri due maschietti che si divertivano un mondo. Tutti erano terribilmente carini. Accompagnati dal suono delle chitarre si cantava. Il papà di Cristina, Oscar, venuto appositamente dalla Francia, e che di mestiere faceva il cantante, cantava a pieni polmoni. Alla fine della festa Padre Guglielmo ci ha accompagnato a casa. Poi il 17 marzo 1967 è nato Carlos, e Cristina mi ha chiesto di essere la sua madrina.
Continuerò a parlare di Carlos nel prossimo post. Frattanto sono stati qui da noi Carlos e Carlo. Carlo ha voluto una foto con me e così sul terrazzzo condominiale David ha scattato diverse foto di noi. E' stato bello averli qui. Carlos come sempre ci ha già mandato una mail ringraziandoci dell'ospitalità. Da Carlo ancora nessuna notizia.




lunedì 13 aprile 2015

Jan a Roma

L'altro ieri, il 2 aprile, è venuto Jan a stare con noi a Roma per due giorni e mezzo: già domani riparte per New York  E' venuto in Italia per assistere alla fiera del vino Vinitaly che si è svolta a Verona dal 22 al 25 marzo. Su Internet leggo una notizia per me nuova, non sapevo mica che per la produzione dei vini usassero anche prodotti animali: "A Vinitaly, il Salone internazionale dedicato al vino, espongono tantissimi produttori italiani e stranieri. In Italia attualmente cresce la produzione di vini da agricoltura biologica e a fare il loro debutto tra i padiglioni, in questa edizione 2015, sono i produttori di vini vegani, ovvero ottenuti senza sostanze di origine animale, con 35 cantine presenti rivolte ad una nicchia di mercato di 800 mila vegani e vegetariani solo in Italia. Vini biologici e vegani sono sempre più richiesti."
Conclusasi la fiera Jan è andato a trovare qualche produttore in Umbria con una macchina presa a nolo a Milano. Ci ha telefonato regolarmente per dirci dove si trovava giornalmente e, a sorpresa, il 26 aprile ci ha comunicato che il giorno dopo avrebbe fatto una capatina in Olanda per vedere Sigrid, Kevin e le bambine. Sigrid ne era felicissima e anch'io: c'è un forte legame  tra i miei tre figli. Le nipotine vedono raramente lo zio Jan, ma lo hanno accolto con grande disinvoltura, come se fosse uno di casa. Gli hanno mostrato le loro stanzette e i loro giocattoli, raccontando della scuola e degli amichetti. Quando la mattina dopo il suo arrivo sono scese al pianterreno dove Jan dormiva sopra un materasso gonfiabile, Flaminia si è subito sdraiata accanto a lui, la testolina sulla sua spalla e carezzando le sue braccia gli ha chiesto di raccontare una storiella. Jan ha raccontato che là ad Haarlem aveva incontrato una bella bambina che chiedeva l'elemosina; lui l'aveva poi seguita fino a  casa, che era lussuosa, accorgendosi che i genitori della bambina erano ricchi. E Flaminia:  "Ma perchè allora la bambina mendicava?" E Jan: "Con i soldi che la loro figlia racimolava per strada la famiglia era diventata ricca." E Livia: "Non ci credo per niente a questa storia. Tu fai come zio David che inventa tutto." Ma Flaminia voleva sapere il seguito della storia e, quando poi è tornata da scuola, ha messo una sedia vicino a quella di Jan, si è seduta, ha accavallato le gambe e guardando in faccia lo zio ha detto: "Di cosa vogliamo parlare?" La mattina dopo, di nuovo sul materasso vicino allo zio, Flaminia ha chiesto: "Tu parti domani? Oh, allora abbiamo ancora tutta questa giornata per stare insieme." Jan è rimasto incantato delle bambine. La domenica, il 29 marzo, è venuto da L'Aia anche Patrick, il fratello di Kevin, per una visita di qualche ora. Sigrid ha scattato un paio di foto degli zii con le nipotine. Erano giorni di pioggia e di vento fortissimo e perciò l'aereo che Jan ha preso a Schiphol il giorno dopo per Milano è partito con tre ore di ritardo.


Jan è passato ancora da un pò di produttori nelle Marche e poi ha guidato verso Roma. E così il 2 aprile, nel tardo pomeriggio è arrivato da noi. Abbiamo passato bellissimi giorni insieme. Con David ha fatto camminate chilometriche.


Un pomeriggio siamo andati insieme da Shirley e io le ho ridato un libro che mi aveva prestato. Ad un certo punto David e Jan ci hanno salutato ed io sono rimasta a chiaccherare con Shirley. C'è stata una telefonata da un'amica comune, Shirley le ha comunicato che c'ero io con lei e che i miei huge sons erano appena andati via. A Shirley piace molto che ci sia tanta armonia nella nostra famiglia, ormai una cosa rara, e che i tre fratelli vadano tanto d'accordo. Dice: "Siete una bellissima famiglia."
Ed io ho preparato dei pranzetti e delle cenette sfiziosi con tante verdure fresche fresche prese al mercato. Jan ha gustato tutto e da bravo cuoco qual'è penso che a New York queste ricette le rifarà per sè e per Jennifer.
Sigrid al telefono ci ha riferito le parole di Flaminia: "Perchè zio Jan non è rimasto con noi per almeno un mese?"




 

mercoledì 8 aprile 2015

Non c'è due senza tre (la terra)






 Mi ero riproposta di troncare per un lungo lasso di tempo la relazione con la mia amica immaginaria ma non durò molto che mi sorpresi a pensare a lei con nostalgia: dove sarà, perchè non si fa più viva? Non mi era antipatica quest'amica ma, perchè affetta da logorrea, con quel suo continuo flusso di parole mi lasciava stremata. Quando, dopo la sua ultima visita se ne andò, ed io mi ripresi solo dopo un'oretta di riposo, ripensando alle sue esternazioni mi venne da ridere: delle volte era proprio buffa. Un pò di risate tirano su il morale, fanno dimenticare le cose che ci affliggono.
I giorni e le settimane passarono. Le imcombenze quitidiane mi tenevano occupata. Un giorno assolato mi dedicai alle piante sul balcone. Con delle amiche ci eravamo scambiate delle talee, bastava piantarle nei vasi e in un batter d'occhio si sarebbero formate le radici. Che piacere sentire con le mani la terra soffice, fare con le dita dei piccoli fori e inserirci le talee. Con l'immaginazione vedevo crescere le piantine momento dopo momento fino a trasformarsi in rigogliosi arbusti o addiritura in alti alberi.
Di soprassalto sento una presenza vicino a me venuta da chissà dove. Neanche mi spavento perchè capisco immediatamente chi è venuto a trovarmi: è la  mia amica immaginaria della quale ho sentito la mancanza. Come sono contenta che sia qui con me in questo momento. Dopo esserci salutate con molto affetto mi dice: "Ti acchiappo proprio al momento giusto, perchè come sai non c'è due senza tre." Vedendo le mie sopracciglie alzate si spiega meglio: "La prima volta che ci siamo incontrate abbiamo trattato l'argomento acqua, la seconda volta era il fuoco il centro della nostra attenzione. Adesso che ti ho visto affaccendata con le piante mi rendo conto che dai nostri discorsi non possiamo escludere la terra." "Va bene", dico, "parliamo di terra, intanto sediamoci che faccio riposare un pò la mia schiena." Su un tavolino metto due bicchieri e del succo di mela, la mia bibita preferita. Vedo che piace anche a lei. Guardando la lunga fila di vasi da me riempiti dice: "Hai fatto un gran lavoro, capisco che sei a terra." Mi guarda con affetto e dice: "Ti ho cercato per mare e per terra, ho girato tutto il globo terraqueo. Per poco non andavo anche nelle viscere della terra. Non trovandoti sentivo mancarmi la terra sotto ai piedi. E' stato l'stinto che mi ha fatto volare raso terra per trovarti qui a lavorare la terra." Mi abbraccia ed io mi scuso: "Sono stata via, mi trovavo altrove. La prossima volta che vado via ti avviserò in anticipo." Sono curiosa e perciò cambio argomeno, chiedo: "Come va col tuo collega e col tuo amante?" Alla mia domanda la sua espressione cambia, diventa assorta e so già che significa: di quel che il cuore è pieno la bocca trabocca. Parte come un razzo, dice: "Finalmente ho capito che il mio collega è una persona terra terra, le cose che mi racconta non stanno né in cielo né in terra, ascoltando le sue frottole mi spaventai tanto che caddi lunga distesa per terra, tra lui e il  mio amante ci corre quanto dal cielo alla terra. Le sue fandonie non voglio più bere, gli ho dato un calcio nel sedere, di lui non desidero più sapere." L'ansia di sfogarsi invece di farla balbettare la fa rimare. Chiedo: "E il tuo amante? Che ne è di lui?" Questa volta l'espressione della sua faccia diventa sognante, dice: "E' lui l'uomo della mia vita, me ne sono accorta l'altro giorno alla stazione: saltai a terra dal treno in corsa e m'affrettai da lui in macchina pur avendo una gomma a terra. Con lui vivrei su una lingua di terra, su una zolla di terra. Andrei con lui fin nelle terre polari, con lui mi trasferirei nelle terre selvagge e non avrei nostalgia della mia terra. Vivrei con lui sulla terra di nessuno. Gli ho dichiarato il mio amore e lui mi ha stretto con calore tra le sue braccia, sono la donna dei suoi sogni. Lui possiede un pò di terra al sole, vivremo là coltivando la terra, nutrendoci con i frutti della terra. Sul mio, sul nostro futuro, non ho più dubbi: siamo fatti l'una per l'altro." Dopo queste appassionate confidenze beve un altro bicchiere di nettare. Ha l'aria appagata: Si alza, mi abbraccia, dice: "Volo da lui, è stato bello stare con te." Faccio giusto in tempo ad augurarle tutto il bene di questa terra che sparisce. Già  mi manca, è come aver letto delle pagine di un bel romanzo.
Con i pensieri altrove continuo ad occuparmi delle piante e della terra.

venerdì 3 aprile 2015

Livia 10 anni

Il 19 marzo Livia ha compiuto 10 anni, a colazione ha aperto i regali avuti da genitori, sorellina e nonni. Come al solito ha portato a scuola, per i compagnetti e le maestre, un vassoio con biscottini e una torta alla ricotta, il tutto fatto dalla mamma, ed è stata una mattina eccitante. La vera festa di compleanno però, con le amichette scelte per l'occasione, si è tenuta il sabato dopo, il 21 marzo, dalle 13.00 in poi. Dopo aver scartato i regali e mangiato la torta (produzione di Sigrid), Livia e le sue ospiti si sono avviate ad un atelier poco distante da casa dove hanno trascorso diverse ore a cucire, con l'aiuto della proprietaria-artista una bellissima borsa, ognuna scegliendo le stoffe e gli ornamenti da applicare. La signora ha poi offerto bibite e dolcetti alle piccole ospiti che, orgogliose e contente delle proprie creazioni sono tornate a casa dove ad aspettarle c'era pizza ed altro. Verso le sei e mezza sono venuti i genitori a riprendersi le figlie che stavano giocando per tutta la casa.
Direi che anche quest'anno è stata una festa molto originale.


Come gli anni passati pure questa volta Livia ha fatto un disegno col quale sono stati realizzati poi gli inviti per la sua festa. Anche a noi a Roma ne è arrivato uno, raffigurava una composizione di piccoli disegni geometrici così precisi da sembrare fatti con lo stampino.





E' incredibilmente creativa e fantasosia Livia. Durante il colloquio con i genitori che ha luogo ogni due mesi la maestra ha detto a proposito di quest'invito che Livia è geniale. E parlando del suo carattere, dei suoi atteggiamenti e delle sue osservazioni ha espresso un'altra cosa che ha commosso i genitori: "Livia è un dono al mondo (een geschenk aan de wereld), lo sono tutti i bambini ma Livia è un esserino particolare." Quando Sigrid me lo ha riferito al telefono mi sono commossa anche io.
Mi sembra quasi inverosimile che sono già passati dieci anni da quando è nata Livia. Quando aveva quindici giorni sono andata in Olanda per dare una mano. Era una bellissima vispa neonata che però di notte non dormiva mai e per fare riposare la mamma nel pomeriggio mi mettevo in poltrona, avevo la vista sul giardino e lei in grembo e allora sì che dormiva, stavo anche 5 ore di seguito seduta così, non muovendomi per non svegliarla, canticchiando, leggendo e. . . scrivevo haiku, perchè allora in quei giorni avevo scoperto l'esistenza della poesia haiku e ne ero rimasta colpita, tanto che ne ho scritto molti e con quella creaturina amata sopra di me era naturale fosse lei, in quelle ore, il soggetto dominante.
Eccone qualcuno:

Zo'n warm lijfje                                        Corpicino caldo
dicht tegen me aan                                    stretto contro di me
dierengeluidjes                                          versi da animaluccio

Voor mijn kleindochter                             Per la mia nipotina
neur ik al de liedjes                                   canticchio tutte le canzoni
van toen ik klein was                                 di quando io ero piccola

Kindje op mijn schoot                               Bimba sul mio grembo
je bent een prachtig kleinkind                   sei uno splendore
een volle luier                                            pannolino pieno

 Quando tre anni dopo è nata Flaminia, un altro splendore, ho scritto anche per lei degli haiku. Dopo ho smesso, ho cominciato questo blog e ad intervalli faccio dei collages.