domenica 23 febbraio 2025

Mio padre Jan Fennema



Mio padre è nato il 27 Agosto 1907 a Suameer, Frisland. Era uno dei dieci figli dei suoi genitori Il primogenito era di padre diverso perchè mia nonna, rimasta vedova con un bambino piccolo, si è poi sposata con mio nonno. Mia nonna si chiamava Antje Ketelaar e mio nonno Minze Fennema. Hanno avuto 11 figli dei quali due morti in tenera età. Mio padre amava molto sua madre che era dolce e affettuosa e rimproverava suo padre perchè la metteva sempre incinta. Lei era debole di cuore ed è morta a soli 51 anni. Tutti i figli una volta finita la scuola elementare obbligatoria di sei anni hanno dovuto trovarsi un lavoro. Mio padre in una fattoria dove si trovava bene anche se il lavoro per un ragazzino era troppo pesante. Poi ha fatto il militare. I suoi superiori erano contenti di questo ragazzo in gamba e l'hanno promosso caporale. Dopo il servizio militare ha conosciuto mia madre che abitava in un villaggio vicino, De Tike. I maschi di questo villaggio non vedevano di buon'occhio mio padre perchè si stava prendendo una bella ragazza del posto. Un giorno lo hanno seguito mentre usciva dal villaggio, lo hanno bloccato e lo hanno picchiato intimandogli di non farsi più vedere. Lui però non si è arreso ed ha continuato a frequentare mia madre. Prima di sposarsi mio padre ha deciso di andare per un periodo in America a vedere che aria tirava. E' stato ospite di alcuni parenti e poi  ha trovato lavoro in una fattoria del New Jersey. Più tardi ha raccontato a noi figli di questa sua avventura americana e di come la fattoria fosse moderna ed efficiente e di come le mucche venissero munte meccanicamente. Le stalle erano ben illuminate e pulitissime e c'era una musica soffusa in sottofondo, per rendere le mucche tranquille. Il lavoro andava bene ma un giorno mio padre ha ricevuto una lettera in cui si diceva che il nonno della sua fidanzata era molto malato ed esprimeva il desiderio di rivederlo prima di morire. Mio padre ha preso la nave pensando di rivedere i suoi cari, sposarsi con mia madre e tornare assieme a lei in America. Però è andata diversamente. Una volta in Frisia il nonno era morto. I miei si sono sposati e hanno fatto i preparativi per l'America. La visita medica per poter partire era molto severa, troppo. A mia madre hanno trovato un'unghia del piede incarnita e per questo banalissimo motivo non le hanno dato il visto. Frattanto il contratto di mio padre nella fattoria del New Jersey è scaduto e così è svanito il loro sogno americano. La neo coppia, in compagnia di Beppe (la nonna di mia madre), si è trasferita a Den Helder dove poi siamo nati io e i miei due fratelli.

 

Den Helder 1931. Zio Bouke, nonna Beppe, mio  padre Jan, mia madre Antje, io.



 Haarlem 1942

Quando avevo quattro-cinque anni siamo andati ad abitare a Haarlem, dove vivevano il fratello di mio padre, Hendrik Houwink, con la moglie e i due figli. Erano gli anni '30, i tempi della grande crisi: disoccupazione, pochissimi soldi. Mio padre accettava qualsiasi lavoro per poter mantenere la famiglia. Anche se la vita era dura e piena di ristrettezze non mi sono mai sentita povera o infelice: noi figli eravamo amati e curati e la famiglia era unita. Mio padre però aveva sempre i pensieri rivolti all'America. Con il fratello Hendrik aveva un'attività, un laboratorio in cui aggiustavano e vendevano biciclette. Nel retro poi producevano piccoli pezzi di ricambio per macchinari di fabbrica. Mio padre ha avuto una bella intuizione ed ha inventato un sistema per migliorare la fabbricazione di questi oggetti ma il fratello ha depositato il brevetto a suo nome privando mio padre della giusta ricompensa. Dopo questa grande delusione e dopo mille altre vicissitudini papà ci ha fatto vedere un'offerta di lavoro in Argentina, in una fattoria in mezzo alla Pampa. La casa destinata ai nuovi lavoratori sulla carta sembrava bellissima e dopo molte riflessioni i miei hanno deciso di affrontare questa grande avventura e siamo partiti che io avevo già diciannove anni. Tempo addietro Beppe era morta, a novantuno anni, quando io ne avevo 16. 

A mio padre piaceva molto leggere libri sui viaggi tenendo l'atlante accanto a se. La sera, dopo cena, leggeva ad alta voce un libro per mia madre e Beppe mentre loro rammendavano o facevano la maglia.

 

Mia nonna Beppe a 18 anni

 

I miei nonni con i loro 10 figli nel 1930 (circa). Da sinistra a destra: Ibele, Bouke, Hendrik, Aukje, Johanna, Jan, Hendrikje, Sien, Foeke, Wopke.


Mio padre Jan nel 1927


 


mercoledì 19 febbraio 2025

Dal 15 al 23 Febbraio 2025

 

Lo scorso sabato, 15 febbraio, son venuti qui da noi per una settimana Sigrid, Kevin e Flaminia durante una vacanza scolastica. Livia frequenta il primo anno di filosofia all'università di Amsterdam. Per alcune lezioni è richiesta la presenza e perciò non è potuta venire. Come siamo felici David ed io di averli qua. Il tempo vola, oggi è mercoledi e domenica già partono: vorrei fermare il tempo! Sigrid fa delle cenette squisite, è una formidabile cuoca. David come al solito va a scuola (liceo artistico) e il trio olandese va a spasso per Roma. Oggi qui in camera mia ho fatto una bella chiacchierata con Flaminia: chi l'avrebbe mai pensato che avrei avuto delle nipotine nate in Olanda che parlano bene l'italiano. Kevin che ha le mani d'oro ha aggiustato un pò di cose in casa. David sta realizzando una serie fotografica intitolata School meal. Oggi pomeriggio ha inserito anche Flaminia in questa serie fotografandola sù in terrazza. Flaminia è una ragazza adorabile, ha una grande creatività ed è molto portata per la musica. A maggio compie diciasstte anni e finito quest'anno scolastico le manca solo un anno per conseguire la maturità. Sta già ponderando la direzione da prendere e per questo frequenterà vari open days. Perbacco mi sambra ieri che la tenevo sulle ginocchia leggendole un libro di favole. Ho dei figli e dei nipoti che sono dei tesori, Kevin e Jennifer compresi!

 

Flaminia

 

Claudia       

Jan


Claudia



martedì 18 febbraio 2025

E anche nella Frisia (Friesland) si cantava.

 


 

 


La notte, durante le lunghe ore di insonnia, vengo assalita da pensieri e ricordi, uno dei quali è piuttosto nitido e vorrei chiedere a David di trascriverlo qui, sotto mia dettatura.

Penso di aver avuto undici anni quando mia madre ha subito una grave operazione che l'ha ridotta in fin di vita. La sua resilienza le ha permesso di sopravvivere: non voleva abbandonarci. Per riprendersi ha avuto bisogno di una lunga convalescenza e perciò siamo andati in Friesland dai parenti. Per arrivarci abbiamo preso il treno fino ad Amsterdam e da lì la nave, che, attraversando lo Zuiderzee, ci ha portato fino alla città di Lemmer. Dopo la grande diga (Afsluitdijk) il mare è diventato un lago (IJsselmeer). Da Lemmer poi si prendeva un treno fino alla città di Drachten, cinque ore di viaggio. Là abitavano la figlia di Beppe (la mia bisnonna) che era la zia di mia madre: Tante Janke, con lei il marito Klaas e le due figlie Anna e Metje. C'erano anche due maschi, Libbe e Haje, più grandi e sposati che vivevano per conto proprio. Di cognome facevano Dupont. Noi tre bambini abbiamo frequentato la scuola elementare lì a Drachten. Si insegnava in olandese anche se attorno a noi, fuori scuola, tutti parlavano frisone, che non è un dialetto ma una lingua: i Paesi Bassi hanno due lingue ufficiali: il Nederlandese e il Frisone, lingue che hanno alcune parole in comune ma sono comunque a sè stanti. Un esempio: Padre in olandese si dice Vader, in frisone Heit. Madre si dice Moeder in olandese, in frisone Mem. Nonna si dice Groetemuder, in Frisone Beppe, cavallo in olandese Paard, in frisone Hynder.  Quando ero piccola in casa si parlava solo frisone ma da quando ho cominciato a frequentare altri bambini, in strada e all'asilo, ho smesso di chiamare i miei genitori Heit e Mem ma Vader e Moeder. Quando i miei si incontravano con i parenti parlavano in frisone ma a noi ragazzini si rivolgevano in olandese. Ci si può laureare in Frisone come lingua straniera. Il cugino Libbe e sua moglie, una giovanissima e affabile coppia, mi hanno invitata a stare una settimana in casa da loro. Un giorno, mentre ero in giardino a scrivere un tema assegnatomi, alcuni ragazzi della scuola sono passati in bicicletta davanti alla casa e, vedendomi, sono andati avanti e indietro chiamandomi: "Aukje! Aukje! Aukje!" Io ero imbarazzata ma Libbe e sua mogle erano molto divertiti. I prati da pascolo ai confini della città erano un tappeto giallo di fiori Dotters, grossi e burrosi. I miei fratellini ed io qualche volta coglievamo i fiori e ne portavamo un mazzo a casa

 

I prati erano attraversati da Sloten, piccoli canali, che servivano per irrigare e trasportare mucche, vitelli e tori. Lo sport tradizionale era il salto dello Sloten: si piantava un lungo palo nel centro del ruscello e, facendo leva, si saltava sull'altra sponda. Il difficile era non perdere l'equilibrio quando si era sospesi al centro dello Sloten: in quel momento bisognava issarsi rapidamente sul palo con le mani e atterrare sulla sponda opposta.

 

 

Un giorno, passeggiando sui prati con i miei fratellini, due ragazzetti ci hanno fatto una proposta: se riuscivano a saltare lo Sloten in premio avrebbero avuto un bacio da me. Io sdegnata ho esclamato NO! Ho preso i miei fratellini, Minze, nove anni e mezzo, Henk, sette e mezzo, e ci siamo allontanati in fretta.

Un'altra attrazione lì a Drachten era il grande parco che circondava la caserma dei Marechusses (gendarmi della polizia militare) per via di un ponte che attraversava uno stagno. Questo ponte era fatto di sottili travi di legno con ai lati le balaustre. Bisognava attraversarlo di corsa altrimenti, andando piano, affondava nell'acqua e ci si ritrovava fradici.

 

Marechaussees


Una volta, al mercato del bestiame, che si teneva una volta alla settimana, ho assistito ad una compravendita in cui un allevatore ha comprato un vitello; per suggellare l'affare lui e il venditore si sputavano sui palmi delle mani e soddisfatti se le stringevano: affare fatto.

E in casa si cantava, con Anna bionda e Metje castana, le nostra cugine, più grandi di noi. Le solite canzoni folcloristiche olandesi tra le quali alcune tradizionali frisone. In un quaderno mi ero trascritta i testi di questi motivi ma dopo più di 80 anni il block è andato perso. Di una canzone che mi piaceva molto ricordo ancora melodia e strofa iniziale. Adesso la canticchierò a David e lui cercherà di ricostruirla cercando gli accordi giusti. Queste sono le parole della prima parte della canzone: "Tinske yet, tinske yet aan dat stille fjeld met blommen so wild begroeid we moans de ljurk inde loftens syongt en joons het fiskje djoet. Da metten wi elkar foar 't eerst.".

 

 

                                                                  Io Flaminia e David                 

 

Mia madre cantava con noi ed aveva una bellissima voce. Quando siamo tornati ad Haarlem Tante Janke ha chiesto a Beppe (86 anni) di rimanere con loro ma lei era troppo affezionata a noi ed è tornata con noi: mia madre era come una figlia per lei che l'aveva cresciuta. Ora sfoglio qualche vecchio album e cerco qualche foto da aggiungere qui sotto.


Beppe


Mia cugina Metje


A Drachten


Con i miei fratelli in giardino


 

Mio cugino Libbe e sua moglie

                                                        Mio cugino Haye e sua moglie




mercoledì 5 febbraio 2025

Io futurista

 

 

Primo lavoro (acrilico su carta)

 

Negli anni '90 ho seguito il corso di pittura su stoffa alla Scuola di Arti Ornamentali di San Giacomo, a Roma. In genere, nella maggior parte dei casi, sono i genitori che vanno a trovare i figli a scuola. Nel mio caso era David che veniva a trovare sua madre a scuola per vedere i suoi lavori e conoscere l'insegnante. Il lavoro che iniziavo a scuola non potevo però continuarlo a casa per mancanza di attrezzi e macchinari, troppo ingombranti da tenere in un appartamento. David mi ha quindi consigliato di munirmi di colori e pennelli e cominciare a dipingere. Per la prima volta in vita mia ho preso i pennelli in mano e con grande entusiasmo ho cominciato a sbizzarrirmi sulla carta. Il mio primo dipinto David l'ha incorniciato ed è appeso sopra il mio letto. Nella vecchia casa avevo un grande tavolo da lavoro nella stanza di Jan (che si era trasferito in America). C'era uno stereo sempre acceso con musica classica: come mi piaceva Mahler. Ho cominciato a lavorare su fogli più grandi e poi mi è venuta l'idea di ritagliare delle immagini da riviste e incollarle sulla carta per poi dipingere con gli acrilici intorno alle figure. Il passo successivo è stato quello di eliminare gli acrilici e incollare carta su carta: collages. Non conoscevo questo metodo, una vera e propria novità per me. Trovare vecchie riviste e ritagliare le forme giuste, con i colori adeguati, e incollandole cercando i giusti equilibri compositivi era esaltante e mi portava a lavorare freneticamente. Appena potevo mi dedicavo alla creazione di nuovi collages. Negli anni ne ho fatti tantissimi ed ora che ho difficoltà nel camminare e non posso uscire ne realizzo a catena e ho cartelle e cartelle piene di lavori. Quando Jan e Sigrid vengono a Roma ne scelgono alcuni che poi, incorniciati, fanno bella mostra di sè sulle pareti delle loro case. Qualche giorno fa David e Claudia sono andati a vedere una mostra sul Futurismo al Museo di Valle Giulia. Hanno scattato foto dei lavori di diversi artisti esclamando: "Assomigliano ai lavori di mamma!" Ho visto queste foto e mi meraviglio perchè i miei lavori sono nati spontaneamente, non mi sono ispirata a nessuno. Insomma, io sono una futurista.

 

 

Uno dei dipinti di grandi dimensioni

 


Collage

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Tecnica mista